Sull'origine lontana di certe idee e pratiche

 

"L'uomo, nella sua arroganza, si considera

una grande opera., degna dell'intervento della

divinita'. Piu' umile e, io credo, piu' verosimile,

ritenerlo creato dagli animali"

(Charles Darwin, 1838)*

1. E' ovvio che il ricorso all'aborto come pratica ordinaria per interrompere gravidanze indesiderate passa attraverso la "derubricazione" di quest'atto nella coscienza collettiva, dalla categoria del peccato grave a quella dell'intervento lecito (quasi come togliersi un dente), fino addirittura al punto da essere considerato parte dei diritti personali (peraltro, della sola madre del nascituro). In cio' esso si accompagna alle tante rivendicazioni sociali del "femminismo", ed e' tale connotazione psico-ideologica quella che rende la discussione sull'argomento sempre tanto accesa, e difficile.

La detta trasformazione progredisce evidentemente in parallelo con l'affermazione della "concezione darwinista" del mondo, con la quale espressione non va intesa tanto la teoria scientifica dell'evoluzione in se', quanto piuttosto la sua interpretazione comune, la "vulgata" del darwinismo, al cui fianco tanta parte del "partito modernista-mondialista" si e' schierata con fanatico entusiasmo. Come dice in modo esemplare Aldo Mola, nella sua poderosa "Storia della massoneria italiana..." (Bompiani, 1992, p. 104):

"La vulgata dell'evoluzionismo divenne presto uno dei punti d'incontro di certi massoni che, anche senz'avere una precisa cognizione dei contenuti scientifici del darwinismo e delle sue possibili implicanze socio-politiche, dalle strenua lotta sostenuta dalla Chiesa di Roma contro la sua diffusione e per la sua stessa provenienza dalla terra di Desaguliers ed Anderson deducevano ch'esso fosse comunque un buon compagno di strada, se non verso la Vera Luce almeno per dissipare le tenebre piu' fitte ... A cominciare dalla improvvisa scaturigine di vegetarianesimo motivato con patetiche dichiarazioni...".

Che la riduzione dell'uomo a puro e semplice "animale" sia un'opzione intellettuale razionalmente possibile (la negazione dell'esistenza di una componente spirituale dell'essere umano e' del resto gia' nel Seicento alla base dell'opposizione al sistema cartesiano del mondo), indipendente da eventuali teorie scientifiche di supporto, lo dimostra peraltro la sua "anticipazione" nel pensiero del "famoso" marchese De Sade:

"Un modello di società nato nel 1789 come rivolta contro le radici cristiane dell'Occidente e sfociato, per logica necessaria, nel relativismo filosofico (e dunque morale ed etico), non ha più un'idea di "bene comune" valida per tutti. E il liberalismo è condannato ad oscillare tra il libertinismo e il totalitarismo senza trovare un equilibrio che non sia precario. E' il peccato d'origine.

Infatti, proprio mentre la Convenzione giacobina si apprestava a scatenare il Terrore, l'illuminista marchese De Sade poteva del tutto coerentemente scrivere nel suo "Francesi ancora uno sforzo" frasi del tipo: "Mai la lussuria fu considerata un crimine presso nessuno dei popoli saggi della terra. Tutti i filosofi sanno bene che è solo agli impostori cristiani che dobbiamo di averla costituita in delitto. Nessuna passione ha bisogno più di questa di tutta l'estensione della libertà, nessuna senza dubbio è così dispotica".

Oppure: "La corruzione dei costumi, spesso molto utile in un governo, non può nuocere sotto nessun profilo".

Per poi concludere: "Tra distruggere un uomo e distruggere una bestia non c'è nessuna differenza. Di più: l'atto dell'uccidere è vantaggioso, perché quest'azione fornisce alla natura la materia prima delle ricostruzioni e delle trasmutazioni di cui essa vive. L'uomo che uccide segue gli impulsi della natura che glielo consiglia".

Nella mente del geniale marchese libertinismo e totalitarismo finivano l'uno nelle braccia dell'altro come gemelli siamesi: "La specie umana deve essere epurata fin dalla culla".

E, singolarmente, nelle sue parole c'è già tutto il dilemma del liberalismo contemporaneo, dalla rivoluzione sessuale illimitata all'aborto, all'eutanasia, alla trapiantistica selvaggia, alla manipolazione genetica."

[Rino Cammilleri; ricevuto il 12.9.2000 da: it.politica.cattolici - Lista di informazione su cattolici e politica sotto la protezione di Giuseppe Tovini; vedi "consenso" N. 2]

Che il darwinismo abbia comunque implicazioni etico-sociali e' cosa del tutto manifesta, anche se e' usuale per gli "uomini di scienza" cercare di evitare surrettiziamente tale spinosa questione, sostenendo la netta separazione tra conoscenza scientifica e fede religiosa. Fa scempio di tale posizione proprio un darwinista, James Rachels, che nel suo sincero "Creati dagli animali - Implicazioni morali del darwinismo" (Edizioni di Comunita', 1996) sostiene apertamente che:

"Cosi', sulla base del modo in cui il dibattito si e' sviluppato, sembrano possibili solo due soluzioni: la tesi fondamentalista che il darwinismo mini i valori tradizionali, e debba dunque essere respinto; e la risposta evoluzionista secondo cui il darwinismo non costituisce affatto una minaccia per tali valori. Quando le linee vengono tracciate in questo modo, risulta difficile prendere sul serio la possibilita' che la teoria di Darwin abbia conseguenze morali - e in particolare l'idea che essa mini la moralita' tradizionale - senza dar l'impressione di schierarsi con i nemici dell'evoluzione ... Si e' cosi' persa nella nebbia la possibilita' di una terza soluzione: che la teoria darwiniana sia incompatibile con la moralita' tradizionale, e fornisca dunque una ragione per respingere tale moralita' e sostituirla con qualcosa di meglio ... La teoria di Darwin, se e' corretta, riguarda questioni di fatto ... Esiste una relazione tra la teoria di Darwin e queste piu' ampie questioni, anche se si tratta di qualcosa di piu' complesso di una semplice implicazione logica. Io argomentero' che la teoria di Darwin mina in effetti i valori tradizionali. In particolare, essa mina l'idea che la vita umana abbia un valore speciale e unico. Cosi', pur essendo un darwinista, difendero' una tesi cui gli amici di Darwin si sono in genere opposti. Ma non assumero', con i nemici di Darwin, che tali implicazioni siano moralmente perniciose ... La moralita' tradizionale dipende dall'idea che gli esseri umani si situino in una categoria etica particolare: dal punto di vista morale, la vita umana ha un valore speciale e unico, mentre la vita non-umana ha relativamente poca importanza ... Ci si riferisce comunemente a cio' come alla dottrina della dignita' umana. Ma tale dottrina non esiste in un vacuum logico. Tadizionalmente, essa e' stata suffragata in due modi: innanzi tutto tramite l'idea che l'uomo sia fatto a immagine di Dio, e in secondo luogo, tramite l'idea che l'uomo sia l'unico essere razionale ... [Il darwinismo] mina tanto l'idea che l'uomo sia fatto a immagine di Dio, quanto l'idea che l'uomo sia l'unico essere razionale ... se il darwinismo e' corretto, e' improbabile che si trovi un qualsiasi ulteriore sostegno per la dottrina della dignita' umana. Tale dottrina risulta pertanto essere l'emanazione morale di una metafisica screditata""(op. cit. pp5 e segg.).

Analisi logica del tutto ineccepibile, che mostra inoltre un'affinita' ideale, di cui non c'e' diffusa consapevolezza, tra certe posizioni ecologico-animaliste, apparentemente innocue e condivisibili, ed altre piu' palesemente urtanti, almeno ancora per il momento, la coscienza comune. Rachels indica anche quale siano le linee caratteristiche della "nuova morale".

"In luogo della dottrina della dignita' umana, io propongo una diversa concezione, l'individualismo morale, che e' a mio parere piu' in armonia con una visione evoluzionistica. Per l'individualismo morale, il mero fatto di essere umani non da' titolo ad alcuna considerazione speciale. Come un individuo debba essere trattato dipende dalle sue particolari caratteristiche ... [cio'] comporta conseguenze pratiche. La vita umana non sara' piu' oggetto di quel genere di superstiziosa reverenza di cui gode nel pensiero tradizionale, e le vite dei non-umani non saranno piu' guardate con indifferenza. Cio' significa che la vita umana verra' in un certo senso svalutata, mentre il valore attribuito alla vita non-umana aumentera'. etc." (op. cit., p. 8).

Ed ecco cosi' trovata anche una base "scientifica" per l'EGOISMO alla base dell'etica del capitalismo moderno, e quasi postumamente riabilitato il proprietario terriero di cui parla sgomento Dostojevsky ne "I fratelli Karamazov", quello che aveva orribilmente punito un suo "servitorello, un ragazzetto sugli otto anni", responsabile di aver inavvertitamente ferito con un sasso "la cagna preferita del generale" (si tratta della famosa invettiva di Ivan contro il male nel mondo, e sulla irreparabilita' del dolore da esso provocato, sia pure da parte di Dio - Parte II, Libro V, Cap. IV).

Potremmo aggiungere al "programma" di Rachels un altro commento: che esso fa piazza pulita di certe posizioni moderniste-democratiche, che riempiono le bocche (e le menti) di troppe persone con tante "contraddizioni", facendo credere per esempio che ci sia compatibilita' tra teoria della dignita' umana (che ha appunto tutt'altre radici ideologiche), ed "uguaglianza", in un ambito concettuale che e' invece cosi' ben descritto dall'autore citato.

2. Ma lasciamo stare queste, che in fondo sono ovvieta' "astratte", per passare a qualcosa di assai meno noto, ed a cui e' impossibile arrivare per sola via di speculazioni logiche, essendo all'uopo indispensabili delle precise informazioni: come si affermano certe idee, chi sostiene in concreto modo programmatico i cosiddetti "salti di paradigma", chi si occupa a pieno tempo dei mezzi per indurre nella societa' occidentale (prima, e poi in tutto il resto del mondo) dei "valori nuovi"?

Per un tentativo di risposta a tale domanda, il lettore interessato potra' proficuamente consultare per esempio le opere di Maurizio Blondet a cui lo scrivente fa spesso riferimento (citiamo la sua serie "Complotti - I fili invisibili del mondo", Ed. Il Minotauro, 1995, 1996, 1997), oppure: Riccardo Cascioli, "Il complotto demografico", Ed. Piemme, 1996; Franco Adessa, "O.N.U. - Gioco al massacro", Ed. Civilta', Brescia, 1996 (di questo libro si parla anche al punto C/8 della pagina Attualita' del presente sito, mentre nel punto C/2 si danno informazioni su come reperirlo).

Forniamo per finire qualche interessante citazione dall'ultimo testo segnalato, cosi' che tante donne orgogliose della loro raggiunta "emancipazione" possano rendersi conto da dove essa proviene, e per quali finalita' sia stata loro "consentita" (altro che conquista "autonoma", si vedano gli altri "Dissensi" relativi a questo argomento).

"Deluso dalle due guerre mondiali, Russell [il famoso filosofo inglese era membro ed ispiratore di quelle elites dal cui pensiero nasce il progetto della Societa' delle Nazioni, progenitrice dell'attuale O.N.U., al primo presidente della quale, Gilbert Murray, l'aristocratico inglese scriveva nel 1902: "Nell'ultimo periodo non sono stato che oppresso dalla noia, dal tedio e dalla vanita' delle cose: non c'e' nulla che mi ecciti, nulla che sembri aver senso ... l'unica cosa che fortemente sento, che val la pena di fare, sarebbe quella di uccidere il maggior numero possibile di persone, cosi' da diminuire la coscienza globale mondiale" - op. cit., p. 12] nel 1951, auspicava mezzi di sterminio ancora piu' efficaci: "Attualmente, la popolazione mondiale aumenta di circa 58.000 unita' al giorno. La guerra, finora, non ha avuto effetti consistenti sul rallentamento della crescita demografica ... La guerra e' stata deludente sotto questo aspetto" ... Durante il biennio 1965-66 l'ONU riconosceva la necessita' di attuare alcune misure per rendere efficace il controllo delle nascite, sia in Occidente che nei paesi poveri del Terzo Mondo [U.N., "Measures, policies and programs affecting fertility"]:

1- diffondere il preservativo, al cui presenza dovra' essere massima e a basso prezzo;

2 - promozione di matrimoni tardivi e modelli di famiglia ridotta;

3 - includere gli orientamenti del controllo delle nascite nelle materie di studio delle scuole mediche;

4 - combattere l'idea cristiana di astinenza...;

5 - diffondere la sterilizzazione chirurgica;

6 - promuovere l'aborto come mezzo anticoncezionale ... [visto che esso] puo' costituire, oggi, l'unico metodo di largo impiego per il controllo delle nascite su scala mondiale. ...

In questa guerra contro la popolazione mondiale, i controllori dell'ONU si servono del potere e dell'influenza di ogni agenzia, istituzione e organizzazione facente parte o associata alle Nazioni Unite. Dal Segretariato Generale alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale, l'UNESCO e l'OMS... Tra le personalita' piu' influenti, che non esitano a schierarsi in campo per la riduzione della popolazione mondiale, un posto d'onore spetta a Robert Mac namara, ex presidente della Banca Mondiale, che impose ai paesi in via di sviluppo l'uso dei mezzi contraccettivi quale conditio sine qua non per ottenere aiuti finanziari." (op. cit., Cap. III).

Ci si puo' chiedere in effetti come questo possa avvenire, come si possano indurre intere nazioni a un consenso di massa nei confronti di politiche decise altrove, e spesso non corrispondenti agli interessi di coloro che le debbono subire. Ci soccorre ancora il "pensiero" di Bertrand Russell: "Penso che l'argomento di piu' grande importanza politica sia la psicologia di massa ... Gli psicologi del futuro dovranno avere classi di bambini ai quali dovranno, con metodi diversi, inculcare la convinzione che la neve e' nera ... l'influenza della famiglia e' di ostacolo ... non si puo' fare molto se l'indottrinamento non inizia prima dell'eta' di dieci anni ... [tutto cio' per] imparare a sottometterci alla legge, perfino quando e' imposta da stranieri che noi disprezziamo e odiamo..." ("The impact of Science on Society", 1953; op. cit, pp. 19-20).

 

* Fa eco a queste parole Sigmund Freud, quanto scrive (nella sua 18ma lezione di "Introduzione alla Psicanalisi", 1915-1917; Boringhieri 1969) che: "Nel corso dei tempi l'umanita' ha dovuto sopportare due grandi mortificazioni che la scienza ha recato al suo ingenuo amore di se'. La prima, quando apprese che la nostra terra non e' il centro dell'universo ... La seconda [...] quando la ricerca biologica anniento' la pretesa posizione di privilegio dell'uomo nella creazione, gli dimostro' la sua provenienza dal regno animale e l'inestirpabilita' della sua natura animale." (E l'autore prosegue affermando che: "la terza e piu' scottante mortificazione, la megalomania dell'uomo e' destinata a subirla da parte dell'odierna indagine psicologica..." - sappiamo bene dove certe concezioni hanno portato, alla continuamente invocata "irresponsabilita'" di fronte al male - che vale naturalmente soprattutto per i "ricchi", che possono permettersi buoni avvocati in quei fulgidi templi della giustizia che sono i tribunali "americani").

 

(UB, 10.10.2000)

 

P.S. Non e' difficile d'altro canto stabilire dei collegamenti logici tra certe politiche che hanno costantemente sfavorito la famiglia, e l'attuale campagna a favore dell'immigrazione (vedi i relativi "Dissensi"), condotta sempre da parte delle stesse "forze", sicche' tutto il quadro interpretativo qui descritto sembra ricevere ulteriori conferme…