Giustizia italiana - N. 5 (La diffusione della droga)
Quanto sarei contento di poter smettere di occuparmi della nostra "giustizia", e di chi la dovrebbe amministrare "in nome del popolo italiano", ma non passa giorno senza che qualche notizia sgradevole venga ad attirare ancora l'attenzione dei cittadini su questo tema. Del resto, lo sfascio ideologico che ha coinvolto l'intera classe dirigente italiana del dopoguerra non poteva non colpire, con conseguenze tanto vistose, i magistrati (i quali non hanno ovviamente questa poco lusinghiera esclusiva: gli educatori-insegnanti, e i professori universitari che dovrebbero prepararli, non sono genericamente da meno, soltanto che gli strascichi del loro mediocre comportamento sono piu' subdoli, meno immediatamente appariscenti).
Si legge infatti sui giornali del 7 ottobre che "Dalla Corte dei diritti umani parte una pesante accusa ai nostri tribunali per la lentezza dei processi - Italia, la peggior giustizia d'Europa" (titolo scelto da "La Nazione").
MA FOSSE SOLO LA LENTEZZA! SONO I CONTENUTI DI QUESTA "GIUSTIZIA" CHE SPAVENTANO NON MENO!!
Mentre infatti c'e' chi combatte contro il fenomeno (apparentemente inarrestabile) della diffusione della droga nel nostro paese (che avviene addirittura all'interno delle scuole, o nelle loro immediate vicinanze), moderno flagello dei nostri tempi, una delle prime preoccupazioni delle (esautorate) famiglie in cui ci sono dei giovani fragili, cosi' interpreta esemplarmente il suo ruolo di katéchon un altro dei "difensori" della societa' italiana attuale (citiamo integralmente da "La Nazione" dello stesso giorno).
"USO LA COCAINA SOLO PER DIMAGRIRE. IL GIUDICE L'ASSOLVE.
Il giudice ha ritenuto valido il motivo addotto da una giovane nigeriana che pesa 95 chili per giustificare le "sniffate".
Sniffava cocaina per dimagrire e dimenticare cosi' i morsi della fame. E proprio sostenendo la tesi della cura dimagrante una nigeriana di 31 anni d'eta' e 95 chili di peso, arrestata dalla polizia con una quarantina di grammi di polvere bianca, e' stata assolta dal giudice unico del tribunale di Perugia, Beatrice Cristiani, "perche' il fatto non sussiste". L'incredibile episodio e' avvenuto ieri in un'aula d'udienza. L'extracomunitaria, commessa in un negozio di generi alimentari per africani di Perugia, era stata bloccata dalla polizia lo scorso giugno con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio di droga. Dalla sua borsetta erano spuntati fuori infatti quattro involucri, ognuno con 9 grammi di cocaina gia' tagliata. Abbastanza, secondo la scientifica, per confezionare 75 dosi di droga...".
Episodi di questo genere sono purtroppo numerosissimi (tanti quanti il seguente: "Armato di pistola e con berretto sul volto, ha rapinato in tre mesi l'intero quartiere - Arrestato confessa 16 rapine - Il padre: "Si e' rovinato con l'eroina", da "Il Messaggero", 22.9.2000), e mi ricordo che gia' trent'anni fa un tenente dei carabinieri di Brindisi (dove svolgevo il servizio militare) mi diceva che i suoi uomini erano restii a faticare tanto per arrestare spacciatori, ladri, contrabbandieri, etc., per vederli poi immediatamente rilasciati da qualche giudice di cuore tenero, e grazie all'intervento di avvocati senza scrupoli.
Il caso che abbiamo appena raccontato mostra tra l'altro che e' cosi' trovato addirittura un bel pretesto "ufficiale" per gli spacciatori, e un impiego sicuro per la gente grassa: non tutto il male (in questo caso estetico) vien per nuocere...
(UB, 8 ottobre 2000)