EFFICERE DEOS

 

(ovvero, come si "inventano" gli Dei - Pillole di Storia della Scienza)

 

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PARTE I

 

Una sezione della famosa Biblioteca di Alessandria era annessa al cosiddetto Serapeo, il tempio del Dio Serapide. L'introduzione di questa divinita' si deve al Re Tolomeo I (366-283 A.C.), padre di Tolomeo II, il fondatore della Biblioteca, attraverso quello che viene definito "un raro esempio di istituzione di un culto totalmente nuovo, privo di tradizioni locali". In effetti, simili operazioni di TEURGIA ("creare gli Dei necessari ai propri fini"), non sono proprio cosi' rare, e unicamente confinate al mondo antico (l'infanzia dell'umanita', secondo Francesco Bacone). Anzi, se ne possono rinvenire tracce sino ai nostri giorni, alimentate da una "storiografia ufficiale distorta e ridotta a macchina del consenso per le elites al potere", che utilizzano "l'azione complessa e potente delle idee, dei miti, delle allucinazioni".

Ne offriamo qui uno splendido esempio, in relazione alla creazione del "mito Einstein" (da un supplemento al "Corriere della Sera", I Grandi Avvenimenti del Novecento, n. 17, feb. 2000).

 

Prima troviamo la notizia che "Einstein offre l'intero ammontare del premio [il Nobel, ricevuto secondo questa fonte, nel 1921] in beneficenza";

 

*** Vedi Figura 1 ***

 

Poco dopo, e sempre nella stessa pubblicazione, la notizia (questa si' vera!) che Einstein "al momento del divorzio le [alla prima moglie Mileva Maric] versa come liquidazione tutti i soldi del premio Nobel".

Citiamo l'intero passo (che potrebbe essere per molte persone assai istruttivo!), dal titolo "Tutti i peccati di un genio del secolo".

 

"All'immagine del genio, che tutto sacrificava alla scienza, e del santo laico impegnato nella difesa dei diritti umani e della pace, se ne sta ora per sovrapporre un'altra, che lo dipinge nella vita privata con debolezze, e peccati, e una condotta assai poco rispettabile.

Albert Einstein non ha alcun requisito per un eventuale processo di beatificazione e la sua santita' rimane confinata nel freddo cielo della scienza. Ha avuto una figlia illegittima, Lieserl, dalla donna che avrebbe poi sposato, e non si e' mai preoccupato di andarla a trovare dopo che era stata adottata; ha praticamente abbandonato i suoi due figli, uno dei quali e' morto giovanissimo in una clinica psichiatrica; era manesco in casa e pare picchiasse regolarmente tutte e due le mogli, che tradiva con disinvoltura. (…)

Il silenzio sulla vita privata di Einstein era stato imposto dai suoi esecutori testamentari, decisi a consegnare alla storia solo l'immagine aulica del padre della relativita'. Nel '58, con un brusco intervento, essi ottennero da un tribunale di bloccare la pubblicazione di un "ritratto intimo" dello scienziato, che il figlio Hans Albert e sua moglie Frieda stavano per dare alle stampe. (…)

Delle due mogli, e' quasi certamente la prima – Mileva Maric – quella che piu' ha subito le intemperanze domestiche del genio. Lo sposa nel 1903, dopo avergli dato, un anno prima, quella bambina che, ancora in fasce, sparira' nel nulla. Quando divorziano, nel '19, Einstein attribuisce a lei la responsabilita' della separazione, definendola instabile, inaffidabile, gelosa. E' emerso invece che era stata Mileva la vittima. Scienziata pure lei, collaboro' intensamente con il marito alla nascita della teoria della relativita': un credito che lo scienziato deve aver riconosciuto, se AL MOMENTO DEL DIVORZIO LE VERSA COME LIQUIDAZIONE TUTTI I SOLDI DEL PREMIO NOBEL. Ma dopo tanti adulteri, e' la relazione appassionata che Einstein intraprende e mantiene con Elsa (cugina di sua moglie [sic – in realta', Elsa era cugina dello stesso Einstein]) a portare Mileva alla rottura definitiva.

Ma anche Elsa una volta sposata, si accorge presto che il genio ha un concetto molto elastico della vita coniugale. E' un uomo famoso, ricco, ancor giovane, massiccio e muscoloso, ha un'intensa attivita' d'alcova che non sembra nuocere alla magia creativa del suo cervello. Elsa lascia fare, abdicando al ruolo di sposa per assumere quello di madre.

Non ha un gran senso dell'igiene, Einstein, e non pretende lo abbiano le signore cui s'accompagna: "Anzi" – ha scritto il suo amico medico Janos Plesch – "piu' le donne erano sudaticce e puzzolenti, piu' gli piacevano". Plesch ha accennato alla possibilita' che la morte dello scienziato sia stata provocata dalla sifilide. (…) I nuovi biografi dello scienziato sembrano propensi a sottolineare che, nonostante la frenetica sensualita', Einstein era in fondo, un misogino. Provava disprezzo per le donne, per la debolezza del loro intelletto e del loro carattere.

Evelyn Einstein, una sua nipote che risiede in California, mette un suggello definitivo riconoscendo che il nonno "era un porco maschilista". La povera signora Elsa, che durante il giorno tentava, invano, di persuaderlo a farsi il bagno, doveva subire per ore, durante la notte, il lacerante suono del violino, lo strumento che consentiva al grand’uomo, sofferente di insonnia, di sfuggire all’aridita' della matematica".

 

 

PARTE II

 

Ci sarebbe ancora da notare che Einstein ebbe il Nobel nel 1922, e non nel 1921, perche' era ancora cosi' forte l'ostilità nei confronti della sua teoria della relatività da non consentire un accordo della Commissione sulla destinazione del premio per la fisica nel 1921. L'anno successivo i partigiani di Einstein, che erano all'opera gia' da diverso tempo, riuscirono finalmente a vincere le resistenze, e a fargli assegnare il Nobel con i fondi dell'esercizio finanziario precedente rimasti inutilizzati (ma senza avere la soddisfazione di fare citare nella motivazione del riconoscimento la teoria della relatività), mentre il "regolare" Nobel per la Fisica per il 1922 andava a Niels Bohr. L'impegno a versare l'importo del premio alla Maric risale almeno al 1918 [come dicono bene R. Highfield e P. Carter, in "The Private Lives of Albert Einstein", Faber & Faber, 1993, p. 187: "It is a striking confirmation of Einstein's sublime self-belief that he felt sure in 1918 that the Nobel prize - and its money - were bound to come to him eventually"], ed ebbe l'effetto di riuscire ad ottenere il consenso al divorzio da parte della moglie, che era stata già abbandonata nel 1914 (l'atto formale di divorzio risale al 14 feb. 1919). PRIMA quindi del "grande successo" sperimentale della spedizione di Eddington - che "conferma" una previsione "astrusa" della teoria della relativita' generale - sul cui esito sempre la stessa fonte riferisce con tali toccanti parole:

 

"Il 29 maggio 1919 Sir Arthur Eddington, un compassato astronomo dell'Osservatorio Reale di Londra, armeggiava attorno a un telescopio trasportato, non senza difficolta', nell'isola di Principe, vicino alla costa occidentale dell'Africa equatoriale. Era pieno giorno, ma il Sole stava per scomparire, inghiottito da un'eclisse totale. Nel cielo oscurato sarebbero apparsi, per pochi attimi, gli astri piu' luminosi e Sir Arthur Eddington doveva fare in modo che un gruppo di stelline, le Iadi, vicine al bordo eclissato del Sole, venisse impressionato su una lastra fotografica montata sul telescopio. Quell'impresa avrebbe potuto convalidare le astruse teorie del suo amico Albert Einstein.

[…]

Quasi tutto il 1900 e' un succedersi di esperimenti per mettere alla prova la fisica di Einstein e le sue piu' strampalate conseguenze. Per effetto della forza di gravita' … un raggio di luce deve deviare passando vicino a un corpo di grande massa. L'eclisse del 1919 offre l'opportunita' di un primo esame cui viene sottoposto il genio di Ulm, a quei tempi appena trentenne. SI RACCONTA che, dopo mesi di accurate misure sulle lastre fotografiche, sia lo stesso Sir Eddington, commosso e soddisfatto, a portare a Einstein la notizia che l'immagine delle Iadi e' spostata esattamente di quel tanto previsto dalla sua teoria…"

 

Peccato, per i seguaci del nuovo "culto", che, a proposito dei "mesi di accurate misure", e soprattutto del termine "esattamente", la verità sia piuttosto quella descritta brillantemente da Marco Mamone Capria (MMC - in "La crisi delle concezioni ordinarie di spazio e di tempo", apparso su "La costruzione dell'immagine scientifica del mondo - Mutamenti nella concezione dell'uomo e del cosmo dalla scoperta dell'America alla Meccanica quantistica", Ed. Città del Sole, Napoli, 1999):

 

"In occasione dell'eclisse solare del 29 maggio 1919 due gruppi di astronomi inglesi partono per due posti remoti del globo, Sobral (in Brasile) e Principe (in Africa occidentale). Lo scopo e' - come nelle precedenti spedizioni - quello di fotografare le stelle intorno al Sole mentre esso e' oscurato, in modo da poterne confrontare le distanze con quelle mostrate da una fotografia notturna (eseguita, ovviamente, in un diverso periodo dell'anno in cui il Sole non e' d'ingombro). Se Einstein ha ragione, si dovrebbe osservare una maggiore vicinanza (apparente) delle stelle nel secondo caso che nel primo.

Il gruppo di Principe e' diretto dall'astronomo inglese Arthur Eddington. L'esito della sua spedizione e' pero' compromesso, in buona parte, dal maltempo. Delle 16 lastre fotografiche ottenute (con un telescopio astrografico) SOLO DUE sono utilizzabili. Le lastre di Sobral sono 26, di cui 7 buone (ottenute per mezzo di un telescopio a 4 pollici) e 19 scadenti (ottenute per mezzo di un telescopio astrografico). Le 7 lastre buone di Sobral danno un valore medio per la deflessione significativamente superiore a quello previsto da Einstein (1,98'' contro 1,74''), le 19 scadenti favoriscono la previsione newtoniana (0,86'', in accordo con gli 0,87'' previsti).

Eddington pero' preferisce i valori ricavati dalle sue due lastre (media: 1,62''), e dichiara confermata la teoria di Einstein. L'anno dopo, nel rievocare ''l'evento piu' emozionante che io ricordi della mia connessione con l'astronomia'', ammettera' molto schiettamente (e senza mostrare segni di pentimento) di non essere stato ''del tutto imparziale''.

Comunque sia, l'astronomo reale, F. W. Dyson, e' d'accordo con la valutazione di Eddington, e J. J. Thomson, Presidente della Royal Society, annuncia solennemente il 6 novembre 1919, in una riunione congiunta della Royal Society e della Royal Astronomical Society, che le previsioni di Einstein sono state verificate; le parole di Thomson non sono pero' prive di cautela: "E' difficile per i presenti valutare pienamente il significato delle cifre che ci sono state presentate, ma l'astronomo reale e il professor Eddington hanno studiato accuratamente il materiale, ed essi considerano l'evidenza come decisivamente in favore del valore piu' grande per lo spostamento".

Il Times del 7 novembre notava che il Presidente ''dovette confessare che nessuno era ancora riuscito ad enunciare in un linguaggio chiaro che cosa la teoria di Einstein fosse veramente''. […]

Nei giorni seguenti il Times e il New York Times dichiarano che le idee newtoniane sono state rovesciate, che la luce va tutta storta nei cieli, e che Einstein ha appena consegnato agli editori un libro che non piu' di 12 uomini saggi potranno capire. La relativita', da teoria, e' ormai stata promossa a 'fatto'. D'ora in poi gli esperimenti riguardanti i postulati della teoria della relativita' si diradano, quelli a sfavore vengono messi in quarantena o ignorati, fioriscono le interpretazioni filosofiche della teoria, il suo creatore e' accolto in tutto il mondo come una celebrita'".

 

Commento: del resto, quel "SI RACCONTA", rimandava proprio, inconsciamente, alla struttura narrativa della FIABA...

 

[Il "vero" svolgimento di questo episodio cruciale della storia della fisica del XX secolo e' forse ancora piu' "oscuro" di quanto la precedente analisi possa riuscire a mettere onestamente in evidenza, sulla base dei DATI DI FATTO pubblicamente disponibili: si vedano i Documenti 1, 2 e 3. Essi costituiscono una sintesi di una lettera giunta anonima agli amici romani dell'ASPS – vedi pagina Links – da parte di un fisico dell'ex-URSS. Nonostante qualche inesattezza (per esempio, Einstein era consapevole del "primo" valore indicato per la deflessione sin dal 1911), questa comunicazione costituisce comunque un reperto alquanto istruttivo; per esempio, in ordine alla testimonianza in essa contenuta dell'inesistenza in campo scientifico di un'atmosfera favorevole al dibattito aperto e sincero. Comunque, se dalla sua lettura si evince, una volta di piu', che le "elites" non agiscono (sempre) in modo del tutto "trasparente" - considerando la scienza una parte del "potere", secondo l'ammaestramento baconiano: Scientia et potentia humana in idem coincidunt - la lezione che se ne trae, dal punto dei vista dei "contenuti", e' che cercano in ogni caso di andare il piu' possibile "sul sicuro". Nel caso in esame, la "previsione" era stata adattata al dato sperimentale, ed Eddington sapeva gia' quali dati avrebbe dovuto selezionare tra quelli, sfortunatamente per lui di valenze affatto diverse, che aveva in ogni modo dovuto mostrare al mondo intero essere stati determinati "sul campo": anche la scienza esige la formalizzazione pubblica dei suoi "riti"].

 

[Sullo stesso argomento cfr. pure: Paul Marmet, "The Deflection of Light by the Sun's Gravitational Field: An Analysis of the 1919 Solar Eclipse Expeditions", in "Einstein's Theory of Relativity versus Classical Mechanics", Gloucester, Canada, 1997 – Vedi anche la pagina "Links"]

 

 

PARTE III

 

La questione di cui ci si e' precedentemente occupati, coinvolge, oltre a quelli relativi alla raccolta dei dati sperimentali, anche aspetti puramente teoretici. Fino a che punto la deflessione dei raggi luminosi e' peculiare della teoria di Einstein? Abbiamo visto che pure nelle classiche concezioni newtoniane, che riguardano la luce come composta di "corpuscoli" (probabilmente dotati di massa, ancorche' piccolissima), una deflessione si puo' prevedere, in misura quantitativa inferiore a quella prevista dalla relativita' generale. Ma si tratta dell'unico modo di interpretare i risultati sperimentali, ammesso che siano soddisfacenti? Citiamo ancora da MMC.

 

"Il 22 dicembre del 1919 … Silberstein complet[a] un articolo che sarebbe apparso sul numero di febbraio di una delle più importanti riviste scientifiche inglesi, il Philosophical Magazine. In esso egli propone di interpretare la deflessione dei raggi luminosi in prossimità del Sole come un effetto della condensazione dell’etere prevista dalla "quasi dimenticata" teoria di Stokes modificata da Planck. In effetti se a Lorentz era sembrato poco plausibile che l'etere si condensasse attorno ai corpi senza che cio' avesse alcuna influensa sulla luce … i risultati dell’eclisse possono ora essere interpretati come una conferma di precisamente quell'effetto. Tale è, del resto, l’interpretazione che sarebbe venuta in mente a tutti se non fosse stato per la presa che la teoria della relatività ha ormai conquistato sull’immaginazione […] Assistiamo qui ancora una volta al caso di osservazioni empiriche che confermano allo stesso tempo teorie agli antipodi da un punto di vista concettuale - e non teorie meramente concepibili, ma teorie effettivamente proposte e sostenute da scienziati competenti".

 

Il ruolo di Silberstein nella critica all'interpretazione "vincente" dei dati raccolti da Eddington & C. non si ferma qui. Proseguiamo con il racconto che ne offre MMC.

 

"Nell'articolo suddetto Silberstein osservava che, prima che si fosse dimostrata l'esistenza del redshift gravitazionale, gli sembrava ''prematuro'' considerare la teoria di Einstein come verificata dai risultati dell'eclisse. Del resto … e' proprio in relazione a questo effetto che Einstein aveva dichiarato che, ove non fosse stato osservato, la sua teoria sarebbe stata da abbandonare.

In realta', le prime misurazioni di spettri solari, effettuate da astronomi indiani, tedeschi e americani prima, durante e dopo la I guerra mondiale, avevano dato esito negativo. Lo stesso Eddington, in un celebre libro divulgativo pubblicato nel 1920, aveva dovuto ammettere che il redshift, benche' ''a lungo cercato […] non e' stato trovato'' […] Tuttavia Eddington non si rassegno' a questo stato di incertezza, e individuo' nel sistema stellare binario costituito da Sirio e dalla sua compagna (Sirio B) l'oggetto astronomico ideale per una verifica dell'effetto relativistico. In effetti, poiche' il redshift gravitazionale doveva dipendere dalla densita', e poiche' la teoria di Eddington sulla natura delle nane bianche (come, appunto, Sirio B) attribuiva ad esse un'altissima densita', il suddetto sistema binario si prestava in maniera eccellente a confermare TUTT'E DUE LE TEORIE IN UN SOLO COLPO".

 

A questo punto, diventa esilarante sottolineare l'OBIETTIVITÀ con cui si comportano i fisici alla ricerca del redshift gravitazionale, quando hanno ormai capito che quella di Einstein sarà la teoria vincente. Proseguiamo il racconto che ne fa MMC.

 

"Cosi' Eddington chiese nel 1924 a W. Adams, dell'osservatorio di Monte Wilson, dove si trovava il telescopio piu' grande del mondo, di eseguire misure del redshift di Sirio B. Quello che accadde si puo' all'incirca descrivere cosi': via via che Eddington modificava le sue previsioni e le comunicava a Adams, anche i risultati osservativi di Adams assumevano nuovi valori! Alla fine si creo' un tale mirabile accordo da indurre la Royal Society a premiare, per l'occasione, Einstein con una medaglia (1926), mostrando quindi una fiducia nella validita' delle osservazioni del redshift addirittura superiore a quella manifestata nel caso della deflessione della luce. Ma stavolta fu proprio Eddington, alcuni mesi dopo, ad esprimere qualche dubbio: bisognava attendere le verifiche da parte di altri ricercatori prima di poter essere assolutamente sicuri …

In effetti le osservazioni successive, e piu' recenti ipotesi teoriche sulle nane bianche, hanno completamente distrutto le osservazioni di Adams e di un altro astronomo che aveva confermato i suoi risultati nel 1928: il valore reale avrebbe infatti dovuto essere all'incirca quattro volte superiore a quello da essi riportato.

Oggi nei libri si legge che la prima vera misura del redshift gravitazionale e' stata effettuata nel 1960, da Pound e Rebka - e che essa fornisce una splendida conferma della relativita' generale".

 

 

Conclusione (ce n'e' bisogno?!) - La storia della scienza non sfugge purtroppo alla generale constatazione di essere anch'essa redatta con intenti apologetici, quando non proprio mitopoietici, dietro indicazione di "fonti interessate".

[Vedi Figura 2, di Dino Marsan, per gentile concessione delle Ed. Andromeda; Figura 3, copia di un disegno conservato nella Niels Bohr Library, American Institute of Physics, New York (visionabile in L. Pyenson: "The young Einstein – The advent of relativity", Adam Hilger Ltd, Bristol, 1985), eseguito in occasione del X Anniversario dell'Associazione di Gottinga per la Matematica Applicata e la Fisica - cfr. anche quanto se ne dice nell'articolo N. 1 della pagina dedicata ai Fondamenti della Matematica; Figura 4, un documento tratto da un libro decisamente di parte anti-relativista, Der Sundenfall der Physik, Monaco, s.d., di un certo Georges Bourbaki – uno pseudonimo?! – comunque, un reperto che, se autentico, e' assai interessante!].

Spesso nient'altro che INIZIATIVE TEURGICHE, quindi: nel caso di cui ci siamo interessati il "Dio" e' stato il modesto Einstein - ma prima era stato Newton! - e la "costruzione" si e' concretizzata attraverso le (numerose e non tanto piccole) "aggiustature" che sono state elaborate per favorirne la "venerazione". Non a caso oggi questi viene unanimemente designato come "uomo" del secolo, se non addirittura del millennio (e perche' no, di tutti i tempi?!)...