Famiglia, matrimonio, eutanasia: "opinioni" a confronto...
Nella prima pagina de "Il Messaggero" del 14.12.00 compare un breve "innocuo" commento di Maurizio Costanzo sul matrimonio:
"Ci si sposa di meno. Accade in Italia ma anche nel resto del mondo. I giovani sono propensi alla convivenza ma non vedono di buon occhio l'ufficializzazione del rapporto. A dire la verita' i ragazzi, ancor piu' delle ragazze, non hanno grande interesse ad uscire dalla casa dei genitori. Un tempo si guadagnava presto un minimo di indipendenza economica per essere 'liberi'. Oggi i genitori non sono oppressivi come in passato e quindi non c'e' ragione di andarsene. Torniamo ai pochi matrimoni. Non vuol dire amare di meno, ma piuttosto rifuggire dalla responsabilita'. La vita media si e' allungata. I giovani hanno percio' deciso di rimandare la maturita' e gli impegni. Non riesco a dare torto a chi la pensa cosi'".
Ecco il parere di una persona che, grazie alla TV, assume il ruolo pubblico del "buon padre di famiglia", della persona saggia i cui consigli fanno opinione, e indirizzano le coscienze verso il retto agire (non minore e' in tal senso l'apporto delle trasmissioni della moglie di Maurizio Costanzo, Maria De Filippi, parte evidentemente dello stesso progetto di "strategia culturale"). Un pensiero semplice, diremmo "bonario", la cui pericolosita'* neppure si avverte se non viene messo a confronto per esempio con quello del Magistero ecclesiale, che sembra rimasto oggi l'ultimo "baluardo** in difesa di una certa concezione del mondo. Diamo allora i punti salienti del Documento "Famiglia, matrimonio e unioni di fatto", 21.11.00, del Pontificio Consiglio per la Famiglia***.
"In questi ultimi anni stiamo assistendo a ripetuti tentativi di conferire una validita' legale alle unioni di fatto. Si tratta di unioni che ignorano o persino rifiutano l'istituzione in se stessa del matrimonio o almeno lo rimandano ad un futuro incerto. [...] Il Papa Giovanni Paolo II, rivolgendosi ai genitori il sabato 14 ottobre 2000, in occasione del Giubileo delle Famiglie, ha detto: "Nessuno come voi, cari genitori, puo' costatare quanto sia essenziale per i figli poter contare su di voi, su entrambe le vostre figure - quella paterna e quella materna - nella complementarieta' dei vostri doni. No, non e' un passo avanti nella civilta' assecondare tendenze che mettono in ombra questa elementare verita' e pretendono di affermarsi anche sul piano legale". Ai politici e parlamentari poi ribadiva, nel suo storico discorso rivolto loro il 4 novembre 2000: "Ogni legge che danneggi la famiglia e attenti alla sua unita' e indissolubilita' oppure dia validita' legale a unioni tra persone, anche dello stesso sesso, che pretendano di surrogare con gli stessi diritti la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna [...] non e' una legge conforme al disegno divino". Nella consapevolezza delle gravi ripercussioni che comporta questa situazione d'incoerenza umana e cristiana per la societa' e per la Chiesa, il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha ritenuto opportuno compiere un attento ed approfondito esame di una cosi' delicata questione [...] [e di prendere] in considerazione la famiglia come bene sociale, i valori oggettivi da incoraggiare e i doveri che la societa' dovrebbe giustamente proteggere e promuovere, custodendo la sua radice, che e' il matrimonio. [...] Una delle finalita' di questa pubblicazione e' quella di stimolare, in maniera positiva, un dialogo che aiuti a chiarire la verita' delle cose e le esigenze che procedono dallo stesso ordine naturale, partecipando al dibattito socio-politico e alla responsabilita' per il bene comune. La grave sfida alla famiglia nel mondo contemporaneo colpisce il nucleo stesso del tessuto sociale e riguarda un tema centrale concernente il bene comune dei popoli. Si tratta di proteggere un bene essenziale di quella struttura prioritaria e fondante della societa' che e' la famiglia fondata sul matrimonio, attaccata frontalmente da progetti radicati su una antropologia sbagliata e su una visione giuridica che non e' coerente con la verita' sull'uomo e sulla donna. [...] Come ha affermato il Santo Padre: "Nessuna societa' umana puo' correre il rischio del permissivismo in questioni di fondo concernenti l'essenza del matrimonio e della famiglia! Un simile permissivismo morale non puo' che recar danno alle autentiche esigenze della pace e della comunione fra gli uomini. Si comprende cosi' perche' la Chiesa difende con forza l'identita' della famiglia e stimola le istituzioni competenti, specialmente i responsabili della politica, come pure le Organizzazioni internazionali, a non cedere alla tentazione di un'apparente e falsa modernita'" (Lettera alle Famiglia, Gratissimam Sane, 17). Ed ancora: "Urge dunque, per l'avvenire della societa' e lo sviluppo di una sana democrazia, riscoprire l'esistenza di valori umani e morali essenziali e nativi, che scaturiscono dalla verita' stessa dell'essere umano ed esprimono e tutelano la dignita' della persona: valori, pertanto, che nessun individuo, nessuna maggioranza e nessuno Stato potranno mai creare, modificare o distruggere, ma dovranno solo riconoscere, rispettare e promuovere". (Evangelium Vitae, 71). [...] Si [tratterebbe] di leggi inique che non sono conformi al disegno divino. Le leggi devono fondarsi sul "riconoscimento di una legge morale obiettiva che, in quanto 'legge naturale' iscritta nel cuore dell'uomo, e' punto di riferimento normativo della stessa legge civile" (Evangelium Vitae, 70). [...] La progressiva diminuzione del numero dei matrimoni e delle famiglie riconosciute come tali dalla legge di diversi Stati, e l'aumento in alcuni paesi del numero di coppie non sposate conviventi, non possono essere sufficientemente spiegati da un movimento culturale isolato e spontaneo, bensi' rispondono a cambiamenti storici intervenuti nelle societa' contemporanee, in questo momento culturale che alcuni autori chiamano 'post-moderno'. [...] In questo processo che potremmo denominare di graduale destrutturazione culturale e umana dell'istituzione matrimoniale, non deve essere sottovalutata la diffusione di una certa ideologia di 'gender'. L'essere uomo o donna non sarebbe determinato fondamentalmente dal sesso, bensi' dalla cultura. Tale ideologia attacca le fondamenta della famiglia e delle relazioni interpersonali. [...] La tendenza attuale di alcune comunita' politiche a discriminare il matrimonio riconoscendo alle unioni di fatto uno statuto istituzionale simile o equivalente a quello del matrimonio e della famiglia o perfino equiparandolo, e' un grave segno di deterioramento della coscienza morale sociale, di 'pensiero debole' di fronte al bene comune, quando non si tratta di una vera e propria imposizione ideologica esercitata da gruppi di pressione influenti. [...] Il matrimonio e la famiglia rivestono un interesse pubblico e sono il nucleo fondamentale della societa' e dello Stato; come tali, devono essere riconosciuti e protetti. Due o piu' persone possono decidere di vivere insieme, con o senza relazione sessuale, pero' questa convivenza o coabitazione non riveste per questo interesse pubblico. I poteri pubblici possono evitare di intromettersi in questa scelta, che ha carattere privato. Le unioni di fatto sono la conseguenza di comportamenti privati e su questo piano privato dovrebbero restare. [...] Il Concilio Vaticano II segnala che il cosiddetto amore libero costituisce un fattore disgregante e distruttore del matrimonio, mancando dell'elemento costitutivo dell'amore coniugale, che si fonda sul consenso personale e irrevocabile mediante il quale gli sposi si donano e si ricevono reciprocamente, dando origine in questo modo a un vincolo giuridico e a un'unita' suggellata da una dimensione pubblica di giustizia. Cio' che il Concilio qualifica come amore "libero", contrapponendolo al vero amore coniugale, era allora - ed e' ora - il germe che genera le unioni di fatto. [...] si presta un'attenzione appena sufficiente al grave problema (del presente e del futuro) della protezione del matrimonio e della famiglia attraverso politiche familiari appropriate che abbiano un'incidenza reale sulla vita sociale. L'esaltazione indifferenziata della liberta' di scelta degli individui, senza alcun riferimento a un ordine di valori di importanza sociale, obbedisce a una concezione completamente individualista e privatizzata del matrimonio e della famiglia, cieca alla loro dimensione sociale oggettiva. [...] Accordando un riconoscimento pubblico alle unioni di fatto, si crea un quadro giuridico asimmetrico: mentre la societa' assume obblighi rispetto ai conviventi delle unioni di fatto, questi non assumono verso la stessa gli obblighi propri del matrimonio. L'equiparazione aggrava questa situazione poiche' privilegia le unioni di fatto rispetto al matrimonio, esonerandole dai doveri essenziali verso la societa'. [...] Non si tratta, pertanto, di pretendere di imporre un determinato "modello" di comportamento all'insieme della societa', ma che sia riconosciuto, nell'ordinamento legale, il contributo imprescindibile apportato al bene comune della famiglia fondata sul matrimonio. Laddove la famiglia e' in crisi, la societa' vacilla."
Ogni commento e' superfluo, ma val la pena di aggiungere qualcosa su un'altra questione, oggi di grande attualita', l'eutanasia. Non conosco il pensiero dell'opinionista in parola al riguardo, ma scommetterei 10 contro 1 che esso e' favorevole pure alle aperture moderniste che provengono dall'illuminato parlamento olandese (sarei anzi grato a chi dei lettori volesse farmi pervenire qualche chiarimento in proposito, anche per eventualmente confutarmi, e permettermi di riconoscere l'errore di previsione). Al solito, naturalmente, tutto espresso in modo paterno ed "umano": in fondo che male c'e' se si risparmiano tante inutili sofferenze a un malato terminale? E in effetti l'argomento sembra non fare una piega, e in molti naturalmente cadono nella rete [mi piace sempre ripetere a questo proposito che ci sono argomenti in parte evidentemente condivisibili, ma che non bisogna dimenticare che ogni "male" mescola nelle sue argomentazioni un po' di verita', "perche' l'intelletto si lascia condurre alla falsita' dall’apparenza della verita', cosi' come la volonta' si lascia trascinare al male dall'apparenza del bene" - S. Giovanni Crisostomo, "De Revelatione"). Peccato pero' che non si aiuti a distinguere opportunamente tra eutanasia e "non-accanimento terapeutico" (quante operazioni del tutto inutili vengono oggi inflitte a vecchi che non sanno opporsi, per pura e semplice venalita' dei medici?!), che non si discutano le facilmente prevedibili conseguenze negative di certe proposte, che non si evidenzino le loro radici ideologiche pseudo-razionaliste, e l'analogia tra queste e l'eugenetica nazista - dalla quale invece il sentimento del pubblico e' stato abituato a rifuggire con spavento, quasi una sorta di riflesso condizionato.
In verita', il problema della "buona morte" e' importante (una morte consapevolmente accettata come termine della vita, tra l'affetto dei propri familiari, e non mal tollerati in una corsia d'ospedale), e l'Occidente lo ha sempre piu' rimosso dalle dimensioni intimistico-familiari sue proprie per delegarlo a strutture scientifico-tecnologiche gestite da una classe di funzionari "specialisti": non sembra proprio quella olandese la "giusta" direzione per risolverlo [ispirata peraltro da concezioni che hanno origine antica, vedi per esempio: Jean Ziegler, "I vivi e la morte - Saggio sulla morte nei paesi capitalisti", 1975; ed. it. Mondadori, 1978]. Ma vediamo ancora una volta sulla questione alcune opinioni provenienti dall'ambiente cattolico, e quindi di carattere nettamente antitetico a quelle divulgate dall'elite modernista.
"L'Olanda ha voluto percorrere la sua strada, legittimando l'eutanasia chiamata ipocritamente "diritto a morire con dignita'" o "dolce morte". E' solo da augurarsi che l'effetto Olanda non si ripercuota in altri Stati attraversati dalla stessa filosofia della cultura della morte autodecisa. I precedenti, purtroppo, non lasciano spazio all'ottimismo. Le prime reazioni di circoli interessati sono di approvazione e quasi di elogio. Il fattore "contagio" potra' essere neutralizzato solo se gli altri Stati dell'Unione e del mondo faranno blocco comune nella difesa della vita terminale e destineranno piu' risorse alla cura di malati incurabili e alimenteranno forme di assistenza e di solidarieta'. [...] Il suicidio assistito autodeciso e praticato da personale sanitario, benche' consentito dalla legge dello Stato, e', a tutti gli effetti, un crimine contro la vita della persona umana, una abdicazione della scienza medica, un'aberrazione giuridica. Lo Stato da garante e promotore di diritti fondamentali assume la veste di "decisore" di morte anche se poi l'esecuzione vera e propria e' rimessa ad altri: a medici autorizzati. [...] Nessuno ignora che la pratica dell'eutanasia e' una realta' che non si puo' lasciare alla volonta' e alla liberta' dei singoli. Ma e' doveroso rilevare che a favorire un si' elevato numero di suicidi eutanasici concorre anche un'eccessiva tolleranza da parte di quegli organi preposti alla tutela della vita e alla salute dei cittadini. Negli Stati, nei quali si dibatte lo stesso problema e si sono manifestate tendenze analoghe, cio' non e' avvenuto per il comportamento diverso delle istituzioni democratiche. La loro decisa intransigenza ha neutralizzato le rivendicazioni dei gruppi elitari favorevoli all'eutanasia. E' vero che lo Stato moderno deve confrontarsi con la cultura dei cittadini e con le loro istanze. Ma e' altrettanto vero che non e' tenuto a recepirle quando sono lesive di diritti fondamentali. Contro la cultura della morte e' necessario unire gli sforzi di tutti coloro che credono alla inviolabilita' della vita umana, anche di quella terminale. E' necessario inoltre potenziare le strutture di accoglienza e rendere piu' efficienti le forme di solidarieta' familiare, civile e religiosa."
[Gino Concetti (©L'Osservatore Romano), ricevuto il 10.12.00].
" Reazione della Conferenza Episcopale della Chiesa cattolica in Olanda sulla proposta di legge relativa all'eutanasia su richiesta e il suicidio assistito e sull'emendamento del Codice Penale - Utrecht, 29 novembre
[...] La legislazione proposta ora ci offre una nuova opportunita' per prendere posizione. Basiamo la nostra reazione su principi etici e filosofici. La consideriamo importante non solo per la nostra comunita' di fede, ma per tutta la societa' in generale. [...] Lo scopo della proposta e', secondo il Memorandum Esplicativo, di regolamentare "che il medico che, con la dovuta cautela, pratica l'eutanasia o partecipa al suicidio assistito e poi lo riferisce al patologo municipale, sia depenalizzato". Se queste proposte vengono accettate, significa che l'eutanasia e il suicidio assistito praticati dal medico diventeranno, per l'assenza di penalizzazione, autorizzati de facto nei Paesi Bassi. Questo e' il risultato pratico della legislazione proposta. Significa anche che la decisione sulla presenza o meno di un atto criminale non sara' piu' compito del pubblico ministero. Se le proposte verranno accettate e diverranno legge, potremo parlare di legalizzazione dell'eutanasia e del suicidio assistito. [...] Questa depenalizzazione contraddice il principio per il quale la vita umana va tutelata, principio che e' sempre stato determinante nella nostra societa'. Quando riguarda l'ordine sociale umano, riguarda i rapporti fra le persone. La nostra societa' ha sempre creduto che la liberta' di una persona cessa quando quest'ultima cerca di privare della vita un altro individuo, o detto diversamente, che nessuno ha il potere di determinare la vita e la morte. La legislazione proposta minaccia questa tutela della vita umana, della vita dei membri della societa'. Cio' rimane tale anche se l'eutanasia o il suicidio assistito vengono praticati su richiesta. Non affrontiamo qui la questione relativa alla capacita' o meno di una persona di fare questa richiesta in piena liberta' e senza pressioni esterne. In tutti i casi significa uccidere in modo diretto e volontario; si tratta di un intervento letale da parte di una persona nella vita di un'altra. [...] La nostra concezione si basa essenzialmente su dei principi. Oltre a questo sottolineiamo le varie conseguenze che riteniamo potrebbero scaturire dalla legislazione proposta dal Governo. Un fattore significativo e' l'effetto sanzionatorio e l'influenza etica che la legislazione civile ha sulla moralita' pubblica nella societa' olandese: "E' la legge, quindi e' permesso".
- Un numero maggiore di persone nella nostra societa' accettera' l'eutanasia come una cosa normale.
- Il rispetto per la vita umana continuera' a diminuire.
- I medici saranno sottoposti a una pressione sociale sempre piu' forte affinche' pratichino l'eutanasia e il suicidio assistito, come se fosse parte della loro responsabilita' di medici e parte della loro normale attivita' professionale. Inoltre diminuira' la fiducia nei medici.
- Ci sara' meno disponibilita' emotiva ad assistere malati allo stadio terminale, ad affrontare la loro sofferenza, ad alleviarla e condividerla.
- Intorno al malato potra' crearsi un clima che lo fara' sentire obbligato a sollevare gli altri dal fardello che egli e' diventato a causa delle terapie intensive a lungo termine.
- Sarebbe assurdo che la rimozione del divieto dovesse nel tempo portare a situazioni nelle quali i pazienti terminali, le loro famiglie e i loro medici si sentano in dovere di giustificare il loro essere contrari all'eutanasia e al suicidio assistito.
Supplica: Abbandonate questa via
Esortiamo i politici e i membri degli organismi governativi ad abbandonare questa via. Speriamo che impieghino le loro energie per creare un clima che promuova una maggiore consapevolezza del significato dell'autodeterminazione nelle questioni relative alla vita e alla morte, nel contesto del rispetto e della tutela che le persone devono l'una all'altra. Cio' implica un atteggiamento che accetta il declino e la dipendenza nella vita umana, un atteggiamento caratterizzato dall'interazione nella sofferenza e nella morte, interazione per mezzo della quale le persone comprendono le necessita' degli altri e il loro chiedere aiuto, incluso l'aiuto a morire con dignita'. Come abbiamo gia' detto piu' volte e in maniera energica, l'eutanasia come morte su richiesta e' diversa in linea di principio dalla scelta contro il prolungamento artificiale della vita. In quest'ultimo caso alle persone non viene impedito di morire quando il momento e' inevitabilmente vicino. L'eutanasia differisce anche da azioni intese ad alleviare la sofferenza, anche quando esse accelerano indirettamente e non intenzionalmente la morte. Morire con dignita' umana richiede in particolare una "buona assistenza palliativa e una buona ospedalizzazione". Lo sviluppo di questi ultimi aspetti merita di essere prioritario nella politica del Governo."
[I membri della Conferenza Episcopale dei Paesi Bassi (©L'Osservatore Romano)]
"QUANTO CI METTEREMO A SPARIRE?
Tutto comincio' con la legge sull'aborto, che in Olanda passo' per un solo voto. Con essa passo' anche il principio che la vita stessa dipende dalle maggioranze. Infatti, di antiproibizionismo in antiproibizionismo, ora gli olandesi sono arrivati all'eutanasia legale. Da notare che la Camera dell'Aja ha approvato la legge solo per combattere la piaga dell'eutanasia "clandestina". Si', il Leitmotiv e' sempre il solito: poiche' le norme sulla "morte assistita" erano spesso disattese, per far emergere il "fenomeno" tanto valeva legalizzarlo****. Il governo ha infatti ammesso che nel 1995 (anno dell'ultima indagine) in almeno novecento casi l'eutanasia era stata praticata in pazienti che non l'avevano chiesta. Cio' perche', diffusasi la mentalita' (le leggi permissive creano costume, com'e' noto; si aggiungano gli strilli, le interviste "pro e contro", i sondaggi e gli echi dei media, che fanno da cassa di risonanza e lentamente erodono anche le convinzioni piu' ferme), i progressi sulle terapie del dolore sono rimasti al palo. Specialmente i medici di base largheggiano in morfina e, se sbagliano la mira, il risultato e' la morte del paziente. Mettiamoci poi i casi (quasi diciottomila l'anno, in Olanda) in cui le cure vengono sospese per affrettare il trapasso ai "terminali". La mentalita' crea mentalita': i vecchi si sentono di peso, le famiglie cominciano a pensare la stessa cosa, gli ospedali hanno sempre fame di letti liberi. In Olanda, poi, la Societa' per l'Eutanasia Volontaria (Nvve) vanta, tra gli oltre centomila iscritti, addirittura il ministro della sanita', signora Els Borst. La Societa' in questione ha convinto mezzo Paese a tenere in tasca una "dichiarazione" da esibire in ospedale quando ci si ricovera: in essa si autorizza, se del caso, l'eutanasia. Il che lega "moralmente" le mani anche a quei medici che vorrebbero far di tutto per non ricorrervi. Gia', perche' il sentire morale e' ormai fortemente mutato, e non solo in Olanda. Non c'e' piu' giuramento di Ippocrate che tenga, cosi' come non c'e' piu' una verita' oggettiva a cui ancorarsi. Quest'ultima costituiva il fondamento del buonsenso quando i "sentimenti" non avevano ancora fatto aggio sulla ragionevolezza. Non e' piu' vero qualche e' vero ma quel che "sento" tale. Da qui l'argomentare che sembra liberale e democratico ma e' solo crudele, ipocrita e disumano: se uno vuole suicidarsi, se uno vuole drogarsi, se una vuole abortire, se uno vuole smettere di curarsi, sono fatti suoi. Il corpo e' suo, la vita e' sua, il cervello e' suo, l'utero e' suo (e' il suo karma, direbbero i buddisti; forse per questo il buddismo ha tanta presa nell'Occidente post-moderno). In realta', il desiderio di farla finita non e' altro che un estremo grido di aiuto, come ben sanno gli psicologi. Lo stesso dicasi per quella forma tutta particolare di suicidio a rate che e' la tossicodipendenza. E possiamo mettere nel conto anche il ricorso all'aborto. A un certo punto un essere umano diventa un peso, un fastidio, un costo, diventa qualcosa che costringe qualcun altro a rinunciare a far della propria vita quel che gli pare. Di fronte a questa scelta drammatica, alcuni si fanno carico della croce che e' piombata loro addosso. Altri, i piu', scelgono soluzioni "finali". Imboccata la via dell'egoismo (perche' di questo si tratta, e' inutile nascondersi dietro un dito), la teorizzazione ideologica e' poi facile: "liberta'", "volonta' popolare", "sensibilita' mutata" e via sproloquiando. La verita' e' che la societa' "globalizzata", la new economy, le "sfide" della modernita' hanno deciso di sgravarsi dei pesi morti e di quanto rallenta la corsa a rotta di collo verso dove non si sa. I figli indesiderati, i tossici, i malati gravi e cronici, i sofferenti e i bisognosi in genere non sono "funzionali" al mondo perfetto ed efficiente in cui ci tocca abitare. Chi si ferma e' perduto.
Ma un paio di osservazioni ci sembrano azzeccate. Una: anche i nazisti volevano costruire un mondo perfetto ed efficiente. Infatti, sono stati i primi a sperimentare su larga scala l'eugenetica, l'eutanasia e l'ecologismo salutista. La seconda osservazione: quanto tempo ci metteremo a sparire, noi occidentali? Infatti, prima o poi qualcuno dovra' sommare le nascite mancate, i morti "aiutati", quelli naturali, quelli da overdose, quelli del sabato sera e le ecatombi stradali del fine settimana. Cui si puo' utilmente aggiungere l'escalation progressiva degli omicidi (quelli "vecchi": passionali, per rapina, per futili motivi di parcheggio e/o vicinato; e quelli "nuovi": seriali o per raptus). Tutti esseri umani che mancano alla conta. E in tempo di pace. Tranquilli, ci sostituiranno gli islamici. Questi figliano che e' un piacere; e non parlate loro, per piacere, di aborti, eutanasia e droga libera. Nemmeno di omosessualita': preferiscono i rapporti fecondi."
[Rino Cammilleri (c) Il Giornale - ricevuto il 12.12.00]
* Una siffatta giustificazione dell'egoismo e della deresponsabilizzazione e' diretta ad occultare le conseguenze sociali negative di certi fenomeni sociali (dettati dalle esigenze della moderna economia) proprio nei confronti di quei giovani che si pretende di voler difendere: coppie che, formatesi nel periodo naturale della prima giovinezza, si rompono inevitabilmente dopo un certo numero di anni vissuti senza matrimonio e senza figli (passi a cui sono costretti da difficolta' pratiche, ma che grazie al Costanzo-pensiero diventano quasi frutto di una libera scelta intelligente ed apprezzabile!), prime madri sempre piu' vecchie (come viene detto nel gergo ginecologico, primipare attempate), numero dei figli di coppie "mature" ovviamente decrescente, etc.. I seguenti dati USA, la cui tendenza seguiamo passivamente [vedi anche il punto A/10 della pagina Attualita' di questo stesso sito, "In ordine a proposte di nuovi modelli di universita'..."], possono forse essere utili: divorziati, dai 4.3 milioni del 1970 ai 20 milioni di oggi; coniugati nel 1970: il 72% della popolazione adulta, oggi: il 60%; piu' del 40% dei matrimoni finisce oggi in divorzio; un milione di bambini l'anno vedono i loro genitori divorziare; la durata media dei matrimoni che finiscono in divorzio e' di 8 anni, che scendono a 6 per i secondi matrimoni; il 25% della popolazione tra i 20 e i 45 anni e' rappresentato da figli divorziati che non hanno vissuto l'infanzia con entrambi i genitori. [Dati estratti da "Il Baluardo", Bollettino ufficiale interno del movimento cattolico "Militia Christi", N. 9, dicembre 2000].
** E' doveroso precisare, per chi conoscesse le opinioni dello scrivente in tema di fondamenti storici delle "religioni di Abramo" (vedi per esempio, in questo stesso sito, "Episteme" N. 2, la recensione del libro di Flavio Barbiero, "La Bibbia senza segreti"), che non si tratta qui tanto di basarsi su presunte rivelazioni divine, roveti ardenti, tavole della legge e resurrezione dai morti, etc., bensi' su semplici constatazioni di "etica razionale", bene espresse dalle segìuenti parole: "riconoscimento di una legge morale obiettiva che, in quanto 'legge naturale' iscritta nel cuore dell'uomo, e' punto di riferimento normativo della stessa legge civile" (secondo le parole del documento pontificio che verra' parzialmente riportato nel seguito).
*** Informazioni ricevute grazie alla spesso citata: it.politica.cattolici - Lista di informazione su cattolici e politica sotto la protezione di Giuseppe Tovini.
**** Il parallelismo con il caso della droga e' manifesto, e talune tendenze "liberiste" in questo campo altrettanto nocive per la nostra societa' in generale.
(UB, 15.12.00)