L'Europa e il "caso" Haider
A proposito della vocazione all'intolleranza che dimostra l'Occidente nei confronti di chi non e' disposto a venerare i suoi dogmi socio-politici, mi piace ospitare il seguente articolo [pervenuto il 18.9.2000 da: it.politica.cattolici - Lista di informazione su cattolici e politica sotto la protezione di Giuseppe Tovini; vedi "consenso" N. 2].
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"E' stato peggio di un crimine, è stato un errore".
Chissà se la famosa frase di Talleyrand, il geniale e spregiudicato politico dell'Europa della restaurazione, sarà tornata alla mente del presidente francese Chirac quando ieri sera ha dovuto annunciare la revoca delle sanzioni diplomatiche all'Austria decise a febbraio da 14 Paesi dell'Unione europea.
Un epilogo inevitabile dopo che venerdì scorso il rapporto dei tre "saggi" aveva sconfessato a chiare lettere l'ostracismo nei confronti di Vienna definendo "controproducenti" le sanzioni ed elogiando addirittura "il rispetto del diritto delle minoranze garantito in modo più ampio che in altri Paesi europei".
Eppure fino all'ultimo si è tentato di mascherare l'errore e di nascondere la sconfitta rilanciando una nuova guerra diplomatica nel sacrosanto nome dei "comuni valori europei".
Per ironia della sorte è toccato alla Francia, il Paese che insieme al Belgio si era mostrato il più inflessibile nei riguardi del governo liberal-democristiano di Vienna, gestire l'imbarazzante retromarcia dei 14 Stati dell'Unione europea, presieduta in questo semestre da Parigi.
Si è assistito così per tutta la giornata di ieri ad un balletto surreale fra chi intendeva chiudere in fretta la vicenda (in prima fila la Danimarca che tra qualche settimana sarà chiamata ad un cruciale referendum per l'adesione alla moneta unica) e chi cercava di uscirne a testa alta, come appunto la Francia.
L'idea era quella di mettere a punto uno speciale "meccanismo di sorveglianza" su governi in cui entrano partiti e movimenti politici ambigui, sospetti di razzismo e xenofobia, quali ad esempio i liberal-nazionali austriaci.
Ci si è accontentati di una generica dichiarazione con cui i 14 s'impegnano ad una "vigilanza particolare" del partito di Jörg Haider e ad un'ulteriore riflessione sul modo di prevenire e agire in situazioni analoghe.
Toni sommessi, quasi timidi, ben lontani dal furore precipitoso ed improvvido con cui sette mesi fa l'Europa stese un cordone sanitario attorno all'Austria.
Le sanzioni (decise in modo bilaterale, val la pena ricordarlo, in quanto non trovavano alcun fondamento giuridico negli statuti che regolano l'Unione europea) si limitarono al congelamento dei rapporti diplomatici con Vienna senza alcuna conseguenza sul piano economico.
Ma l'effetto propagandistico fu enorme, sfiorando spesso il ridicolo.
Si cominciò con il boicottaggio del gran Ballo all'Opera di Vienna da parte d'illustri personaggi internazionali, cui seguì il rifiuto degli albergatori francesi d'ospitare ignare scolaresche austriache in gita a Parigi, per finire con la netta presa di posizione dei taxisti di Bruxelles che incrociavano le braccia e spegnevano il motore se il cliente chiedeva d'essere portato ad una sede di rappresentanza austriaca.
E Chirac ha il coraggio di definire "utile" un simile clima di sanzioni?
La realtà è che con la decisione di mettere l'Austria in quarantena diplomatica, politica e sociale, l'Europa si era cacciata in un vicolo cieco, come notava recentemente il Financial Times.
E da un vicolo cieco si esce solo facendo retromarcia, una manovra che rischia sempre d'apparire un poco goffa.
L'importante comunque è imboccare la strada giusta.
Adesso che l'ira funesta dell'Europa s'è acquietata sarà forse possibile trarre qualche lezione pacata per il futuro.
E la prima è che i giusti richiami ai valori europei di civiltà, democrazia e tolleranza non possono diventare un meccanismo politico di sfiducia preventiva nei riguardi di un governo eletto democraticamente. Mettere in guardia dai rischi del populismo, della xenofobia e del razzismo che si annidano in certi movimenti politici è più che legittimo.
Ma le sanzioni si possono prendere solo nei riguardi di comportamenti concreti e non di confuse ideologie che vanno condannate e combattute sul piano educativo e culturale.
L'Unione europea non può e non deve trasformarsi in un tribunale supremo dei valori democratici. Sarebbe una tragedia.
Ma è augurabile che acquisti sempre più potere per intervenire in modo efficace laddove una minoranza è repressa, un diritto viene conculcato, un individuo o un intero popolo viene tenuto in scacco dal suo stesso governo.
Confondere i due piani, direbbe Talleyrand, è stato peggio di un crimine.
È stato un errore che ha fatto perdere prestigio all'idea d'Europa, ancor più della caduta inarrestabile della moneta unica.
Luigi Geninazzi, © Avvenire
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Ben detto, peccato che questa goffa retromarcia non basti a far dimenticare il pericoloso ruolo di "pastore" delle genti di cui il capitalismo liberista si e' auto-investito, con grave evidente pericolo per la pace nel mondo*. Per quanto riguarda il caso Haider, forse non gli si e' perdonato di pensare, e aver detto sinceramente, che:
L'UNIONE EUROPEA E' IMMORALE E DECADENTE COME L'ANTICA ROMA...
(vedi per esempio "la Repubblica", 27.4.2000, p. 20).
Siamo proprio sicuri che Haider sia tanto lontano dal vero?!
* Citiamo dal punto D/1 nella pagina Attualita' di questo sito:
"Russia, China and India, representing half the human race, got it right about the Kosovo crisis. NATO, the only alliance left after the Cold War, committed aggression on Serbia. This is all about saving NATO's face at a very heavy price for the Serbs. If NATO is above international law, then so is every other state and organization. It has set a terrible precedent. A Times of India editorial of April 29th, 1999, concluded rightly that "just as the US cannot afford to lose, the rest of the world cannot afford to let it win. If NATO's aggression against Yugoslavia is allowed to prevail, the alliance will eventually turn its destructive attention to other 'out of area' operations."
Raju G. C. Thomas
(UB, 25.9.2000)
P.S. Il popolo e' evidentemente SOVRANO quando sceglie come viene raccomandato da certi "centri di potere", mentre e' SOMARO quando si comporta in modo autonomo, e indesiderato. Del resto, bisogna ben considerare che certe "forze" hanno fatto di tutto per favorire l'avvento di un sistema politico "debole", che non intralciasse in alcun modo gli affari del vero "governo permanente e riservato" delle alte oligarchie finanziarie e burocratiche (vedi per esempio quanto ne dice Maurizio Blondet nel suo straordinario "Gli 'Adelphi della dissoluzione' - Strategie culturali del potere iniziatico", Ed. Ares, Milano 1994, p. 33).