UNA REPLICA ALLE PRECEDENTI CONSIDERAZIONI, CON RELATIVO COMMENTO… (agosto 2000)
* * *
Esimio Professore,
Ho letto la Sua lunga lettera e, se mi permette, arrivo subito al punto cruciale.
Alla Sua domanda se "Prefetto, Sindaco, Magistrato, parlerebbero nello stesso modo se le vittime dell'aggressione fossero stati loro stessi o i loro cari?" Lei perentoriamente risponde "Si potrebbe scommettere di no".
Ognuno, com'è ovvio, ha diritto di pensarla come meglio crede, però Le voglio dire il mio punto di vista. Penso di essere, al pari di tutti gli altri cittadini, una possibile vittima di aggressioni, furti, scippi e quant'altro. Però ho scelto di non dotarmi di un arma; la mia è una scelta ragionata in quanto ritengo che chiunque prenda in dotazione un'arma ha dentro di sé maturato il convincimento di poterla, prima o poi, usare.
Credo converrà che nella emozione del momento particolare di un furto o di una aggressione è per chiunque difficile controllare la propria emotività e quindi l'arma può essere usata anche in modo "sproporzionato" rispetto al pericolo che in quel momento si sta correndo (non è detto che si possa essere sempre in grado di valutarne la reale portata).
La soluzione al problema della sicurezza non è facile, ma a me pare che Lei stesso accenni a qualche possibilità. Per esempio quando sottolinea, giustamente, l'uso più razionale delle Forze di Polizia e Carabinieri che vengono invece utilizzate per operazioni di vigilanza in settori tutt'altro che di allarme sociale.
Per spostare l'attenzione delle Forze dell'Ordine su i veri obiettivi della difesa della nostra convivenza civile, occorre che il legislatore predisponga le norme e trovi le risorse per contrastare la criminalità. Ma per l'appunto chi legifera è stato eletto dal popolo italiano (e quindi il Suo dubbio, relativo al fatto che i responsabili delle Istituzioni stiano operando nel nome del popolo italiano, non mi pare motivato) e sempre da chi è stato eletto deriva il Governo che Lei ritiene "inefficiente, impotente, ostaggio di forze assai più grandi di lui".
Sono certo concorderà che il dovere di noi cittadini è quello di cambiare con il nostro voto Parlamenti e i Governi che non operano nel nostro interesse; fintanto però che esistono leggi, queste vanno rispettate anche se possono non avere il nostro gradimento.
Il quadro della nazione che Lei descrive mi sembra molto negativo: Lei rivolge accuse contro il mondo della politica, della scuola, le Istituzioni locali, facendo intendere di essere d'accordo con chi sostiene che tutto questo disastro derivi dal "vuoto intellettuale riempito da propagandisti e da specialisti della persuasione occulta al servizio e controllati dalle centrale del comunismo sovietico e dal capitalismo americano". Questa analisi, per qualcuno alquanto fascinosa, mi sembra onestamente molto debole.
Il mio timore è che chi sposa certe fantasiose analisi non riesca poi a trovare una qualunque soluzione per cambiare lo stato delle cose presenti. E' quanto purtroppo traspare anche dalla Sua lettera.
Contraccambio cordiali saluti, […]
* * *
Caro […],
nessun timore di una querelle infinita da parte mia, tanto più che gli argomenti in discussione non hanno un carattere strettamente scientifico, e non si può sperare quindi in alcuna convergenza obiettiva di opinioni. Do comunque riscontro alla cortese sua del 19.7 u.s. sia per accusarne ricevuta, sia per dirle che ho piuttosto apprezzato la sua risposta. Aggiungo anzi che spero abbia più ragione di me, soprattutto per il futuro dei nostri figli (immagino sia padre anche lei), seppure debba ahimé rilevare che la sua lettera mi è giunta assieme a numerose sgradite conferme alle mie "fantasiose" analisi (di fantasia interpretativa c'è viceversa molto bisogno, dato il dilagante conformismo, per non dire peggio, nel quale affonda oggi la "cultura" italiana).
Avrà senz'altro letto di quell'uomo massacrato da due clandestini rinvenuti all'interno della sua casa di famiglia in Calabria, alla quale faceva ritorno durante l'estate; degli esami di maturità conclusisi con un numero massiccio di promozioni, e dei ricorsi a magistrati - che si mostreranno certamente "commossi", e pronti ad assumere il ruolo di "professori" - da parte dei rari bocciati; degli scandali relativi a concorsi in cui i commissari (degli intellettuali!) si sono lasciati corrompere da profumi, maglioni firmati, e addirittura, ho sentito dire, prestazioni sessuali; leggo (cito alla ricerca di obiettività, ma è solo riprova di ciò che osservo da me) che "sempre più bambini sono depressi, soli, incapaci di concentrarsi", abbandonati sostanzialmente a se stessi (agli asili, alle scuole o alle nonne) dalle madri-lavoratrici, che hanno finalmente raggiunto (peccato che nessuno si chieda se è stata loro imposta!) un'assai poco apprezzabile parità; che nel campo del lavoro è "a spasso un giovane su tre", e, come se non bastasse, che "un terzo degli occupati è stressato"; "Più single e coppie senza figli … aumenta l'instabilità familiare"; "Troppi errori nel tema d'italiano i ragazzi non sanno più scrivere"; etc., sa bene che potrei continuare a lungo. Se questi non le bastano come segni di una società allo sbando, economico ma soprattutto morale! Povera Italia, come si è (come l'hanno) ridotta...
Termino con un'ultima citazione, in cauda venenum, in risposta a quanto lei scrive a proposito della "democrazia", e dell'attuale autentica rappresentatività-responsabilità dei "politici" nei confronti del popolo che li ha eletti: un'intervista dell'attuale Capo del Governo, di cui le invio uno stralcio. Spero converrà con me nel ritenere le opinioni espresse dal Prof. Amato - definito anche dal Pres. Cossiga, che di queste cose si intende, come una persona di cui l'establishment mondialista dice: "è uno di noi" (le invio pure brani di questa intervista; non ci vuole troppa fantasia per decodificare le neanche troppo celate allusioni, contenute sia in un'intervista che nell'altra) - quanto meno inquietanti ("alto tradimento", e "intesa con il nemico", sono termini che non si usano più).
In ogni caso, grazie per l'attenzione, vive cordialità, e auguri di buona estate
Perugia, 1.8.2000
P.S. Le allego, per sua ulteriore curiosità, copia di un mio recente messaggio Internet sulla situazione universitaria italiana [vedi sezione A in questa stessa pagina web] (anche perche' vi si fa cenno a qualche possibile soluzione, piccola ma significativa, alla questione che lei giustamente solleva alla fine della sua replica: come "cambiare lo stato delle cose presenti"?), ma non voglio contraddire troppo i propositi di sinteticità espressi all'inizio, se crede cestini pure senza guardare...
Allegato 1:
Subject: [politica_cattolici] Giuliano Amato: poteri forti e democrazia totalitaria
Date: Wed, 19 Jul 2000 12:50:15 -0000
From: "David Botti" <botti.d@tiscalinet.it>
Reply-To: politica_cattolici-owner@egroups.com
To: politica_cattolici@egroups.com
[...] in questa conversazione, il Presidente fa capire che i
progetti possono essere arditi, ma che per superare gli ostacoli
in politica occorre nasconderli, dissimularli. Bisogna agire
"come se", in Europa: come se si volessero poche cose, per
ottenerne molte. Come se gli Stati restassero sovrani, per
convincerli a non esserlo più. La Commissione di Bruxelles,
ad esempio, deve agire come se fosse un organo tecnico, per
poter operare alla stregua di un governo. E così via,
dissimulando e sottacendo.
[...]
"la sovranità che si perde sul piano nazionale non passa ad
alcun nuovo soggetto. È affidata a entità senza volto: la
Nato, l'Onu, infine l'Unione. L'Unione è
all'avanguardia nel mondo mutante: indica un futuro di
Prìncipi senza sovranità.
[...] Il nuovo è senza testa, e chi ha i comandi non è
afferrabile né eleggibile".
[...]
"Di fatto la metamorfosi è già fra noi: basteranno alcuni
ritocchi, e molta, molta furbizia. Perché i più non sanno,
che il Mondo Nuovo già esiste".
[...]
"È vero, l'Unione così com'è oggi non somiglia
all'istituzione pensata dal federalismo. Sono troppo esigue
le sovranazionalità, è ancora predominante il diritto di
veto esercitato dagli Stati, e il Consiglio dei ministri
rimane preponderante
[...]
La verità è che il potere sovrano, spostandosi, evapora.
Scompare.
[...] In esso non esistono più singoli, identificabili sovrani.
Al loro posto esiste una moltitudine di autorità a diversi
livelli di aggregazione, a ciascuna delle quali fanno capo
diversi interessi degli esseri umani: livelli che posseggono
competenze ambigue, condivise con altre autorità.
[...] spostandosi, il potere sovrano cui eravamo avvezzi
scompare. Così peraltro si è fatta l'Europa: creando
organismi comunitari senza che gli organi dove sono presenti
gli Stati avessero l'impressione che si imponesse loro un
potere superiore. La Corte di giustizia come organo
sovranazionale nacque per questa via: fu una sorta di
atomica non vista, che Schuman e Monnet infilarono nei
negoziati sulla Comunità del carbone e dell'acciaio.
La stessa Ceca fu questo: una casuale miscela di egoismi
nazionali diventati comunitari.
Non mi sembra opportuno sostituire questo metodo lento ed
efficace — che dà agli Stati una tranquillità non ansiogena
nel momento in cui li spoglia di poteri — con i grandi salti
istituzionali
[...] Quanto alla Commissione, vorrei essere chiaro. Per me
il ruolo politico dell'esecutivo è indiscutibile. Sono solo
convinto che lo eserciti al meglio usando i poteri tecnici
che il Trattato le attribuisce in quanto organo esecutivo.
[...]
Quindi preferisco andar piano, sbriciolare a poco a poco
pezzi di sovranità, evitare bruschi passaggi da poteri
nazionali a poteri federali.
[...]
"Così penso che si dovrà fare le politiche comuni
dell'Europa".
Quali? "La locomotiva o il cuore dell'Europa dovrà
occuparsi del governo comune dell'economia come di comuni
regole sull'immigrazione. Dovrà definire diritti comuni per
gli immigrati regolari: diritto di mandare i figli a scuola,
diritto all'assistenza sanitaria, diritto della seconda
generazione a essere integrata. Poi bisogna dar vita a
comuni discipline del lavoro, e creare forze che presidino
i comuni confini esterni. Come vede, i cantieri sono immensi".
© La Stampa, "Amato: all'Europa non serve un sovrano", a
cura di Barbara Spinelli, 13 luglio 2000
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Allegato 2:
Subject: [politica_cattolici] Cossiga: Governo, Poteri Forti e Polo
Date: Wed, 17 May 2000 08:27:24 -0000
From: "David Botti" <botti.d@tiscalinet.it>
Reply-To: politica_cattolici-owner@egroups.com
To: politica_cattolici@egroups.com
Non è l'opinione di uno qualsiasi, quella di Francesco Cossiga,
quando si parla di Centro.
[...]
Secondo lei dura, questo governo?
"Il bipolarismo - lo dice la parola - ha bisogno di due poli.
Elezioni ravvicinate, precedute da un cambio di premiership a
sinistra, vorrebbero dire l'annichilimento di una parte, e dunque del
bipolarismo. Non me lo auguro, io.
E mi auguro invece che Berlusconi capisca di dover collaborare con
Amato, se vuole costruire un vero bipolarismo europeo.
E che la finisca sia con la storia del "teatrino della politica",
perché lui sta sulla ribalta come tutti, sia con la favola dei
comunisti mascherati: forse aveva almeno un senso propagandistico,
contro D'Alema.
Contro Amato è ridicolo, e velleitario.
Chi conta, qui e fuori, sa bene chi è Amato".
Sta parlando dell'establishment, se capisco bene.
"Sì, certo. Dell'establishment che consentì a Scalfaro di
liquidare Berlusconi.
E che è stato determinante, e se lo dico io è vero, per l'
ascesa di D'Alema a Palazzo Chigi.
Margareth Thatcher mi spiegò una volta che in Gran
Bretagna "l'establishment è la cosa per cui di uno si può dire:
è uno di noi".
Ecco, non so se ne faccio parte io: ma so di sicuro che di Amato
l'establishment italiano e internazionale dice "è uno di noi"".
E di Berlusconi?
"Direi che fa fatica. Non lo sente suo. Ma Berlusconi ha i voti. E
l'establishment non ha più molto tempo".
di Stefano Marroni
(c) La Repubblica
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