LETTERA A INDRO MONTANELLI

E A DIVERSE ALTRE PERSONE…

 

 

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[So bene che le lettere ai giornali dovrebbero essere limitate in estensione, ma la gravita' degli argomenti trattati imponeva una loro adeguata illustrazione; le DUE domande specifiche che le pongo sono state comunque evidenziate con un asterisco]

 

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"Ma chi l'ha detto che la rabbia

non e' un sentimento nobile?

La provo' anche il Cristo nel Tempio,

prima di scacciarne i mercanti,

e dovremmo tutti esprimerla in piazza, con forza,

di fronte a situazioni inaccettabili…"

 

 

In nome del popolo italiano?!

 

Caro Dott. Montanelli (e altri destinatari di questo messaggio),

sa certo meglio di me come sia usuale indirizzare da parte dei "cittadini" sfoghi quali il seguente soltanto quando incappano in qualcuna delle numerose "storture" della nostra beneamata repubblica, ma io le scrivo anticipatamente, senza che mi sia ancora accaduto nulla, nella piena consapevolezza, pero', che qualcosa potrebbe capitarmi da un momento all'altro, come del resto, di questi tempi, a tutti (o quasi; esiste invero una frazione, neppure troppo limitata, di persone che si trovano abbastanza fuori dalla portata di certi rischi).

Leggo ultimamente in rapida successione, nelle cronache dei quotidiani, di un giudice di Perugia che infligge una multa di 1 milione di lire a una donna che aveva asportato merce (di un valore superiore a quello della sanzione) da un negozio di abbigliamento, usando allo scopo una borsa appositamente concepita (con un'idonea schermatura) contro i dispositivi elettronici antifurto (quindi, volontarieta' e premeditazione, e chissa' quante altre volte e' stato commesso, sara' commesso, l'identico crimine). Un giudice di Terni invece eroga (piu' o meno) la stessa "pena" nei confronti di una coppia di "fidanzati" responsabili di una serie di (numerose) effrazioni nelle case di campagna intorno alla citta' (in questo caso, associazione a delinquere, reiterazione del reato, etc.). E' certamente al corrente che potrei andare avanti a lungo citando esempi del genere (e non parlo di alcune recenti tanto eclatanti quanto dubbie "assoluzioni"), a conferma del fatto che il messaggio inviato in tal modo dalla nostra "giustizia" al mondo della malavita non e' altro che: crescete e moltiplicatevi. D'altronde, lo si sente ripetere in continuazione, le carceri italiane sono insufficienti, pero' qui vicino a Perugia ce n'e' una gigantesca completamente vuota, mai messa in funzione (ma ho letto che ne esistono diverse in simili condizioni, costate i soliti inutili miliardi alla collettivita'), e anche una detenzione di breve periodo (di piu' non si potrebbe dare) servirebbe a poco per il conseguimento di determinati fini, meglio che le potenziali future vittime si rassegnino.

Qualche giorno fa i giornali raccontavano di una persona che, risvegliata da rumori sospetti nella sua villetta vicino Prato, trova tre malviventi all'interno della sua abitazione. Si arma di una pistola (che immagino legittimamente detenuta; il giornalista che riferisce dell'evento non fa cenno a quest'eventuale responsabilita' aggiuntiva, e non si sarebbe certo lasciato sfuggire l'occasione), ingaggia una colluttazione, e uno dei rapinatori (uno slavo) resta ucciso. Commento: "Ma le autorita', primo tra tutti il prefetto, sono concordi: non si puo' tornare al Far West e farsi giustizia da soli ... Il sindaco [...] non ha dubbi: 'E' sbagliato armarsi. E non si puo' rovesciare una scatola dei valori mettendo la difesa delle ricchezze davanti alla vita umana'". Aggiungo che nell'interno dell'articolo veniva riconosciuto che l'episodio aveva "alzato un sipario tragico su una miriade di episodi di furti di denaro, auto, gioielli, spesso ad opera di immigrati, negli ultimi mesi, nelle zone residenziali sulle colline pratesi". Il giornale (Il Messaggero, 30.6.2000, p. 13) titola: "Il pm: omicidio volontario". Mi chiedo: prefetto, sindaco, magistrato, parlerebbero nel medesimo modo se le vittime dell'aggressione fossero state loro stessi, o qualcuno dei loro cari? Si potrebbe scommettere di no, e viene allora spontaneo interrogarsi sulle origini di tanta propensione all'ipocrisia, a un "buonismo" di facciata, che squalifica ogni sensata obiezione facendo ricorso alla facile emotivita' suscitata da gratuiti appellativi quali razzista, xenofobo, etc. (ma faccio osservare che i primi due casi che ho commentato non si riferivano ad immigrati: nella tentazione di prendere "scorciatoie" puo' cadere chiunque, indipendentemente dal suo luogo di nascita)...

Mah, per contro, assisto continuamente allo spettacolo di pattuglie di polizia e carabinieri impegnate sulle nostre strade a favore della lobby dei produttori di autoveicoli (non parlo di quella degli assicuratori), in una puntigliosa, capillare opera di controllo dei possessori di auto vecchiotte (di solito, appunto, povera gente; spesso anche anziani, che si sono tramutati d'improvviso in temibili minacce per la società, andando in giro con la loro Volkswagen "d'epoca"), probabili evasori dell'obbligo di revisione. Per non dire della spietata "caccia" a cinture di sicurezza non indossate, a guidatori di motorini che portano un passeggero, o hanno dimenticato il casco da qualche parte (che deve essere omologato secondo le norme "europee": vale a dire, chi era gia' in regola, ma con materiale "vecchio", se lo deve ricomprare), quando non abbiano trovato proprio insopportabile imprigionarvi dentro la testa con questo caldo per andare a comprare il pane o il giornale, cimentandosi in un viaggio di brevissimo corso a velocita' ultraridotta. Tra un po' introdurranno l'uso obbligatorio del casco anche per i ciclisti (pure per i tricicli dei bambini?!), tutte misure che, al pari di quella dei "tesserini" per la ricerca dei funghi, etc., sotto il falso pretesto della "sicurezza" dei cittadini, nascondono soltanto interessi economici, la volonta' di raschiare quanto piu' si puo' il fondo del barile...

 

* Questo preambolo (che abbrevio, lei sa naturalmente meglio di me quanto avrei potuto abbondare in citazioni e precisazioni) porta all'inevitabile domanda: ma siamo sicuri che un'intera generazione di giudici, magistrati, politici, stia davvero ancora operando NEL NOME DEL POPOLO ITALIANO? Siamo sicuri che la coscienza del comune cittadino - nonostante l'indottrinamento a senso unico dei mezzi di comunicazione di massa: il suo collega Maurizio Blondet, che stimo molto, affermava recentemente che la gente "e' cosi' rincretinita dal sistema mediatico che non sta ancora capendo" cosa gli sta succedendo intorno - abbia depenalizzato furti, scippi, rapine, commercio di droga, prostituzione, etc., e ritenga che siano criminali da punire molto piu' severamente coloro che circolano con un'auto non proprio nuovissima ma tuttora funzionante? (le ricordo per esempio che in sede di revisione non ci si limita a verificare giustamente se la macchina sia pericolosa o meno per la pubblica incolumita', ma si controllano caratteristiche come se i fanalini siano tutti uguali e originali - pezzi che l'industria automobilistica rende ovviamente da un certo punto in poi irreperibili - e altre amenita' del genere).

 

Per cio' che concerne il nostro concittadino di Prato, cosa avrebbe dovuto fare?, restarsene a letto a morire di paura, o sottoporre i suoi aggressori, prima di difendersi, a un test attitudinale per accertare quali fossero le loro intenzioni, fino a che punto si sarebbero spinti nella propria auto-difesa? (sembrerebbe che quest'ultima venga da alcuni magistrati considerata molto piu' naturale, legittima, e quindi meno punibile, di quella inversa, esercitata da parte del detentore di "ricchezze" - ma da quando in qua cercare di starsene a dormire tranquillamente in casa di notte e' divenuto un "privilegio"? E nel caso dei commercianti vittime di innumerevoli rapine, perche' una loro reazione dovrebbe essere meglio interpretata come una difesa di opulenza, anziche' di un posto di lavoro?!).

 

Spero che vorra' farmi cortesemente partecipe di una sua, sia pure non benevola, opinione al riguardo, e per il momento le esprimo molto francamente la mia, che del resto avra' gia' intuito. Abbiamo un governo del tutto inefficiente, impotente, ostaggio di "forze" assai piu' grandi di lui, che svuotera' presto le prigioni, mettendo in liberta' un sacco di persone che commetteranno un'infinita' di nuovi reati contro gente semplice, comune, a cui questo Stato sembra capace solo di chiedere, ma che non vuole proteggere, o non e' piu' in grado di farlo. In compenso, siamo molto impegnati in campagne a sostegno della ricerca medica, degli handicappati, degli animali, dell'ecologia, dei diritti di tutte le specie di "minoranze", etc., che ci fanno sentire tutti piu' "civili", nei momenti in cui non siamo "drogati" da un successo della Ferrari o della nazionale di calcio. Ritengo invece che verso il Far West (con la differenza che li' era consentita la difesa personale, la Costituzione degli Stati Uniti conserva ancora traccia di questo "diritto") ci stiamo avviando a grandi passi, se non ci siamo gia' (campagne come quelle pugliesi progressivamente abbandonate perche' terra di scorrerie, intere zone, quartieri, degradati), grazie a magistrati nell'operato dei quali tutti dicono di avere "piena fiducia", ma per quel poco che ho avuto la ventura di constatare di persona (un caso di affidamento, qualche problema con un figlio difficile) brillavano piuttosto per arroganza che non per "sapienza", e attenzione verso i guai del cittadino, la sua ansia di vederli comunque presto risolti, in un verso o nell'altro.

Ma non ce l'ho naturalmente in modo particolare con questa classe di "intellettuali" sfornata dalle Facolta' di Giurisprudenza del nostro bel paese: sovente, quattro dispense neppure troppo ben digerite, una prova d'ingresso talora subordinata alle necessita' di ampliamento degli organici - il paese "reclama giustizia" - et voila', les jeux sont fait, pronti a riempire vuoti legislativi improvvisando personali contraddittorie norme di comportamento per la politica, la scuola (promozioni d'ufficio imposte dai TAR), la famiglia (intromissioni discutibili nella vita dei minori, assegni di mantenimento sanzionati come una condanna a vita dopo matrimoni burletta,…), la proprieta', etc.. Non e' infatti usuale manifestare altrettanta incondizionata fiducia, e neppure io ne ho troppa!, nei confronti per esempio dei professori (di scuola come di universita'), dei commissari dei diversi concorsi di ogni tipo, dei politici, degli amministratori, direi che la sfiducia (a volte neppure giustificata) sia anzi la norma. Sono del parere che un tale atteggiamento psicologico rappresenti comunque un fenomeno rilevante e preoccupante, da analizzare, a prescindere dalla circostanza se esso sia in casi particolari fondato o meno.

 

Potrei smetterla qui, e lasciarla a meditare sulla risposta che vorra' darmi, ma un'altra domanda, piu' sostanziale, e grave, mi preme rivolgerle (in cauda venenum - e, in effetti, e' proprio questa richiesta di un giudizio etico-storico la ragione che mi induce a scegliere la sua persona di studioso, oltre che di "testimone", come primo destinatario del presente messaggio).

 

* Sempre in relazione a quanto precede, in che maniera commenterebbe il parere del giornalista e scrittore romano Piero Baroni, il quale - nel suo sconvolgente "Una Patria Venduta" (Ed. Settimo Sigillo, Roma, 1999), un libro ispirato dalla ricerca di "una verita' che rischia di perdersi nel nulla della indifferenza" - scrive esplicitamente che: "L'ipoteca della sconfitta militare [ovviamente, quella nell'ultimo conflitto mondiale] continua ad esercitare un oscuro potere condizionante sulla comunita' nazionale, vincolando all'ignavia la sua capacita' di esprimere una volonta' degna del suo rango potenziale ... [Essa ha avuto] effetti micidiali sulla formazione culturale e sociale dei giovani, mancanza di punti di riferimento morali; vuoto intellettuale riempito dai propagandisti e da specialisti della persuasione occulta al servizio e controllati dalle centrali del comunismo sovietico e del capitalismo americano [le prime naturalmente non esistono piu', ma non si puo' purtroppo dire altrettanto delle seconde]"?

 

Grazie per l'attenzione, e vive cordialita'

 

dal suo UB

 

Perugia, 10.7.2000