Un'incredibile polemica in margine al convegno cartesiano del 1996, che la dice lunga sul "clima" in cui si e' costretti a svolgere certe attivita' di ricerca.

 

 

Nel libro presentato nel punto B della pagina dedicata alla Storia della Scienza, compaiono le seguenti considerazioni. Offriamo qui al lettore successivamente l'intera documentazione a cui si fa cenno nel testo.

 

 

"Per coloro che non hanno voglia di affrontare certi problemi fondazionali risulta quindi utilissima l’assurda connessione della teoria della relatività con la questione generale della II Guerra Mondiale, del nazismo e dell’antisemitismo1, dal momento che questa sorta di rimando ideologico ha fatto sì che a critiche anche fondate si sia instaurata l’abitudine, considerata più che giustificata, di non rispondere affatto (ma vedremo più avanti che la strategia di non rispondere viene applicata anche in assenza di siffatte coperture pseudo-politiche); addirittura, nei casi più rozzi, con il semplice espediente di assimilare quasi gli autori delle critiche ai responsabili dell’Olocausto, e di attivarsi quindi per emarginarli immediatamente dagli ambienti accademici nei quali ci si fa un punto d’onore di essere "politicamente corretti", a prezzo talvolta anche della ‘verità’, della morale e dell’obiettività scientifica.

Merita forse a questo proposito illustrare quanto asserito con un’incredibile testimonianza personale del presente autore. Questi infatti, accogliendo un suggerimento del citato amico e compagno di studi Rocco Vittorio Macrì, ha promosso recentemente, insieme ad altri, un convegno internazionale dedicato a "Cartesio e la scienza", con l’intento di celebrare il IV centenario della nascita del grande filosofo francese, e di approfittare dell’occasione per tentare di riproporre l’attenzione sulla posizione centrale che il pensiero cartesiano dovrebbe occupare nella storia della fisica (di ciò riparleremo nel Capitolo III). Un po’ dopo la fine del convegno, e quindi ‘a freddo’ (si era per l’esattezza nel mese di novembre; l’incontro si era svolto presso il Dipartimento di Matematica dell’Università di Perugia dal 4 al 7 settembre 1996), comparve sulla rivista Micropolis, un supplemento mensile del quotidiano Il Manifesto, un articolo (il nome del cui autore non vale la pena citare) che riferiva all’organizzazione del convegno, definito una "cloaca [...] pestilenziale ed oscena", l’appellativo "Una cattiva azione", e proseguiva poi con accuse di irrazionalismo, quello stesso irrazionalismo di cui "si è nutrito il fascismo". Il commentatore proseguiva nella sua foga intimidatoria avvertendo anche che "Di questa cattiva azione, i responsabili, in una forma o nell’altra, un giorno o l’altro, dovranno pur rendere conto. Noi ci staremo attenti. Terremo gli occhi aperti. Caccia alle streghe? No! Caccia ai cretini (forse non così irresponsabili come sembra) che minano la democrazia"!

Ecco così dimostrata, almeno in un caso, la connessione latente "critica alla scienza - minaccia alla democrazia" di cui stiamo qui parlando.

Un tale peraltro ridicolo attacco non è stato senza conseguenze, dal momento che molto premurosi e sensibili colleghi si sono precipitati a chiedere preoccupati in sedi ufficiali quale potesse essere il danno in termini di ‘immagine’ che siffatte polemiche possono avere arrecato al ‘prestigio’ delle strutture di cui lo scrivente fa ancora parte, e proponendo poi più o meno apertamente che tali attività non fossero più nel futuro autorizzate.

Ma qual è il peccato che viene rimproverato agli organizzatori da parte di questo misterioso gruppo di vigilanza, naturalmente se quel "Noi" non è un plurale majestatis che l’articolista si concede quale auto-ricompensa per la propria integrità morale? Di avere concesso in una sede universitaria libertà di parola, in onore di Cartesio e del suo dubbio metodico (ma proprio per questo attributo un dubbio provvisorio, e quindi dinamico, diverso dal dubbio universale e statico dello scettico) nei riguardi di ogni imposizione culturale, a tutti coloro che, anche non dell’‘ambiente’, si sentissero comunque capaci di portare qualche ‘critica’ nei confronti delle teorie correnti, o qualche contributo che avesse trovato difficile ascolto attraverso i normali canali della comunità scientifica - di solito così in altre faccende affaccendata da non aver tempo di concedere almeno un po’ di soddisfazione a quelle poche persone che si occupano ancora, per autentica passione della ‘verità’, di questioni scientifiche (ma al convegno hanno anche partecipato illustri personalità del mondo scientifico ‘ufficiale’, quali il René Thom dianzi citato, o il Waldyr A. Rodrigues che pure citeremo poco più avanti; e l’autore cessa qui l’elencazione per non fare ulteriore torto a nessuno). La concessione di mezz’ora di tempo per un intervento libero viene definita frutto di "insana stupidità", che non può giustificarsi con uno "pseudo-liberalismo", soprattutto perché "Non si gioca con l’oscurantismo quando ‘è ancora gravido il ventre della bestia immonda’"2. Di fronte a tanta violenza verbale di una persona (o di persone) che, pur professandosi sinceramente democratiche, sono evidentemente di opinione fortemente contraria a quella di Pietro Abelardo, secondo il quale "Nessuna dottrina è così falsa da non contenere qualche verità [...] nessuna discussione tanto frivola da non poter trarre da essa qualche insegnamento"3, c’è da stupirsi poi se la maggioranza dei responsabili dell’educazione delle future generazioni cerca soprattutto di vivere tranquilla, e si preoccupa principalmente di stringere e mantenere alleanze che consentano qualche possibilità di carriera e ‘onori’ a se stessi e ai propri ‘protetti’?!

 

NOTE

 

1 Su tale particolare aspetto della questione avremo modo di tornare nel successivo Capitolo III. Per ora informiamo soltanto che in effetti la discussione sulla relatività fu inquinata anche da considerazioni di questo genere, e che una particolare ostilità alla teoria fu manifestata proprio in Germania nei difficili tempi del nazionalsocialismo. Sulla particolare situazione della fisica tedesca nel periodo del III Reich si veda l'interessantissimo testo di A.D. Beyerchen, Gli scienziati sotto Hitler - Politica e comunità dei fisici nel Terzo Reich, Ed. Zanichelli, Bologna, 1981. Va tenuto però presente che non furono solo dei fisici di quella nazione a opporsi alla teoria della relatività su basi (anche) ideologiche: la stessa cosa accadde per esempio in Unione Sovietica, dove alla teoria fu contestata l’accusa di "idealismo" (vedi i ricordi del fisico russo Georges Gamow, uno dei primi teorizzatori della teoria del big-bang, in My World Line - An Informal Autobiography, Viking Press, New York, 1970).

 

2 Una replica degli organizzatori a una così esplicita intimidazione è stata pubblicata nel numero di gennaio 1997 della stessa rivista, dopo aver ottenuto la promessa di un ‘confronto’ pubblico sui temi in discussione, confronto che naturalmente non è stato invece mai successivamente avvenuto.

 

3 Dal Dialogo tra un filosofo, un giudeo e un cristiano.".

 

 

Quello che segue e' l'articolo all'origine dei sopra citati commenti:

 

"Dal 4 al 7 settembre si e' svolto al Dipartimento di Matematica dell'Universita' di Perugia un convegno internazionale su "Cartesio e le scienze". Mascherata? Idiozia? Questo sedicente convegno e' una macchia sulle manifestazioni cartesiane di questo felice mese perugino. Ci mancano le parole per qualificare questa cloaca, questa manifestazione pestilenziale e oscena - opportunamente non finanziata dalla Regione - in cui si sono visti sfilare, malgrado qualche presenza prestigiosa e qualche comunicazione seria, che forse sono servite da alibi, tutti gli scienziati falliti dell'Europa e dei Carpazi, tutti i miserabili studenti in cerca di pubblicita', tutti i venditori di dischi volanti venuti a liquidare la loro sudicia mercanzia. Certamente il lettore avra' difficolta' a credere che, in un Dipartimento di Matematica di un'Universita' italiana, potesse aver luogo una simile buffonata. Io lo posso affermare agevolmente: gli atti del convegno sono a disposizione - Facolta' di Matematica, Perugia - di chiunque voglia controllare. Chiromanzia, pseudo-grafologia, dubitosa omeopatia, fenomeni detti paranormali: tutto c'era all'appuntamento sotto l'egida della ragione! E della razionalita' cartesiana, che certamente non e' piu' il canone dell'attivita' scientifica attuale e collettiva, ma che puo' ancora ispirare la lucidita' di una condotta morale personale. E' passato di tutto: "dimostrazioni" che Einstein era un fantasista, pretese di demolire la meccanica quantistica con l'aiuto di piccole manipolazioni matematiche di livello liceale. Nessuna discussione seria sul grande problema della fisica contemporanea: l'unificazione concettuale delle acquisizioni della Relativita' e della Meccanica ondulatoria! Piacevolezze da fisici incompetenti sulle basi operative della teoria relativista! Dopo un'esposizione "alchimistica" sull'alchimia, un simpatico moccioso ha potuto proclamare - ed essere pubblicato: "In questa mia comunicazione non si parla di "spin" o di "neutrini" ne' tanto meno di "orbitali". Il motivo e' che questi concetti fanno parte di quella serie di complicazioni e di errori che sottopongono gli studenti a torture psicologiche degne della vecchia Inquisizione".

Liberi gli organizzatori di presentare queste stupidaggini in un luogo diverso dalla Facolta'. Ma essi spendono il denaro dei contribuenti! Hanno degli incarichi! Occupano dei locali! Soprattutto: si accaparrano l'insegna prestigiosa di una facolta' di Matematica e di un Istituto di Filosofia. Anche questo potrebbe non essere troppo grave. Ma e' dell'irrazionalismo che si e' nutrito il fascismo.

Questa insana stupidita' potrebbe giustificarsi con uno pseudoliberalismo: "Diamo la parola a tutti". Ma gli organizzatori dovrebbero riflettere. Non si gioca con l'oscurantismo quando "e' ancora gravido il ventre della bestia immonda ..." Ed e' molto d'attualita', hic et nunc, nell'Italia del novembre 1966.

Questo convegno non e' stato solamente uno scandalo. Ne' un'idiozia, ne' un errore. E' stato una cattiva azione.

Di questa cattiva azione, i responsabili, in una forma o nell'altra, un giorno o l'altro, dovranno pur rendere conto. Noi ci staremo attenti. Terremo gli occhi aperti. Caccia alle streghe? No! Caccia ai cretini (forse non cosi' irresponsabili come sembra), che minano la democrazia.

 

Alexandre Bouviatsis".

 

 

A queste "critiche" fu risposto come segue da parte dello scrivente e di un altro degli organizzatori del convegno, Marco Mamone Capria. Questa replica fu pubblicata sul numero di "Micropolis" del Gennaio 1997, p. 15, insieme a due commenti, dell'estensore dell'articolo e della redazione della rivista, che pure di seguito vengono riportati.

 

"[…] Critiche volgari e poco perspicaci come quelle che A. Bouviatsis ha rivolto al convegno "Cartesio e la scienza" non meriterebbero una replica, se non fosse per la disinformazione sparsa a piene mani dall'articolo "Una cattiva azione" (Micropolis, novembre 1996) e che ci obbliga almeno alle seguenti rettifiche:

 

1) Bouviatsis non puo' aver consultato gli "atti del convegno", perche' essi non esistono; il volume dei sunti, a cui forse allude, e' incompleto e non fa distinzioni di spazio fra comunicazioni di 30 o 20 minuti e conferenze plenarie (45 minuti), queste ultime tutte tenute da eminentessimi studiosi di fama internazionale.

 

2) Proprio per evitare che ci fosse una presenza indesiderata di 'paranormalisti' (e nessuno di essi e' intervenuto!) sono stati invitati (e sono intervenuti) il presidente e il vicepresidente del Cicap, il notissimo Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale, di cui sono membri onorari i Nobel Rita Levi-Montalcini e Carlo Rubbia.

 

3) E' solo per il lettore che incautamente abbia pensato di poter prendere sul serio l'articolo in questione che aggiungiamo che nessuna delle comunicazioni ha avuto come tema i "dischi volanti" o la "chiromanzia", neanche per confutarli; e che il solo intervento dedicato alla grafologia aveva come scopo di fornirne una versione scientifica e controllabile, del tutto in linea con le finalita' del convegno.

 

4) Quanto alle "dimostrazioni che Einstein era un fantasista", bastera' osservare che al nostro convegno era presente, e autore di una delle conferenze plenarie, il Presidente della Societa' Italiana di Relativita' Generale e Fisica della Gravitazione!

 

5) Non solo si e' parlato della questione dell'unificazione tra relativita' e meccanica quantistica, ma ne ha discusso uno dei suoi massimi esperti mondiali, il professor Julian Barbour, che ha tenuto sul tema una mirabile conferenza plenaria. (Qui il dubbio e' se Bouviatsis fosse incapace di individuare nel volume dei sunti il suo tema prediletto, oppure se sia il caso di riprendere al suo proposito le note considerazioni evangeliche su perle e porci).

 

6) Siamo personalmente orgogliosi del valido contributo di molti giovani autori di comunicazioni, e giudichiamo detestabile e vile che essi siano stati stigmatizzati come "miserabili studenti in cerca di pubblicita'".

 

Ma non e' stato sufficiente a Bouviatsis accumulare fandonie su fandonie, con chiara volonta' diffamatoria: egli ha anche deciso di tacere sugli importanti dibattiti svolti nel quadro del convegno, e a cui sono stati presenti alcuni dei massimi esperti italiani e mondiali: dalla fisica della materia vivente alle basi scientifiche delle medicine 'alternative', dal ruolo dell'eresia' nella scienza alla questione dei limiti del sapere scientifico attuale. E' questo che non possiamo perdonargli: la decisione di non informare, oltre che quella di disinformare - in altre parole il totale disservizio nei confronti del lettore. Ci stupiamo, infine, che un mensile associato a un quotidiano di sinistra non si vergogni di pubblicare un articolo, degno del peggior Zdanov, in cui si sostiene che la liberta' di parola sia un pericolo per la "democrazia".

Ci piacerebbe discutere in pubblico di questo come degli altri temi con Bouviatsis, o con chi si senta di condividere la stessa animosita' (o il "noi" della chiusa e' un 'modesto' plurale maiestatis?), preferibilmente alla presenza dei "miserabili studenti" e dei comuni cittadini per i quali Micropolis mostra di nutrire tanto disprezzo.

 

Umberto Bartocci

Marco Mamone Capria".

 

 

"Non facciamola troppo tragica! Se Einstein e Louis de Broglie furono in un primo tempo incompresi, non basta essere emarginati dalla comunita' scientifica ufficiale per figurare per questo solo fatto nel rango dei precursori.

Naturalmente sono disponibile a partecipare a un dibattito pubblico sui temi di cui abbiamo parlato e che ci vedono contrapposti.

 

Alexander Boviatsis [sic]".

 

 

"Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera dei professori Bartocci e Mamone Capria, organizzatori del convegno tenutosi presso la Facolta' di matematica, in occasione del centenario cartesiano. La lettera merita alcune puntualizzazioni da parte della redazione. Avremmo pubblicato comunque il loro intervento anche senza la rituale richiesta ai sensi della legge sulla stampa. Un periodico di dibattito non vive senza polemica e scontri, e li ringraziamo anzi per darci l'occasione per tornare su una questione che ci sembra tutt'altro che irrilevante. Puo' darsi che qualche tono dell'articolo sia stato sopra le righe, fortunatamente il tono usato dai professori Bartocci e Mamone Capria, sul quale non eccepiamo nulla, ci esime dall'onere di scuse.

Venendo infine alla sostanza della critica al convegno non possiamo non riconfermarla. Altri periodici ben piu' autorevoli del nostro, hanno manifestato stupore nei confronti delle "stranezze" del convegno. Anche volendone apprezzare lo spirito iconoclasta e di rottura nei confronti dell'establishment scientifico, pur essendo convinti da sempre della necessita' d'una critica radicale alla neutralita' della scienza, ci lascia scettici e ci pare anzi pericoloso che a cio' si possa rispondere mettendo in discussione i paradigmi della ragione, anzi esaltando propensioni irrazionaliste, contro cui ci sembra doveroso e, purtroppo, controcorrente opporsi.

Siamo insomma ancora convinti che il sonno della ragione generi mostri e questa convinzione i professori Mamone Capria e Bartocci non ce la potranno togliere dalla testa neppure denunciandoci alla magistratura.

 

La redazione di 'micropolis'".

 

 

A parte la precedente risposta "pubblica", lo scrivente aveva indirizzato la seguente lettera personale all'autore della feroce critica.

 

 

"Al Dott. A. Bouviatsis

e p.c. alla Redazione di "Micropolis"

 

Egr. Dott. Bouviatsis,

durante il culmine della "crisi" susseguente al suo incredibile commento al convegno cartesiano organizzato tra gli altri anche da me stavo piuttosto male, e non ho potuto farmi vivo in modo personale e diretto come avrei desiderato (e dico incredibile perche' non riesco ancora oggi a capire cosa possa avere ispirato tanto livore: semmai, di fronte a persone che inseguono chimere, quali quella di provare che la teoria della relativita' puo' essere dimostrata errata sperimentalmente, o il moto perpetuo, o la trasmutazione degli elementi, si potrebbe provare un senso di compassione, ma non gia' di odio).

Adesso che su Micropolis sta per comparire anche la nostra replica la questione rischia di essere piu' che esaurita addirittura ammuffita, pure sento ancora il bisogno di scriverle questa lettera, la cui prima parte almeno e' proposta anche a tutta la redazione di Micropolis, che sembra come lei aver paura che vengano esaltate "propensioni irrazionaliste", con quel che ne puo' seguire. Ma quale irrazionalismo in un convegno dedicato a Cartesio, padre del razionalismo, ed organizzato per la maggior parte da persone che si rifanno al pensiero di Cartesio quasi con venerazione, includendo con cio' anche la fisica cartesiana (ai piu' sconosciuta perche' considerata irrimediabilmente sorpassata)?

Come dicevo prima, se una critica puo' essere mossa alla parte piu' discutibile del convegno (ce n'era un'altra assolutamente ortodossa, e per di piu' di altissimo livello scientifico), e' proprio quella inversa, di aver voluto cioe' riproporre la possibilita' di una trattazione classica dei concetti fondamentali della fisica, quali spazio, tempo, causalita', che le correnti teorie fisiche sembrano aver messo in discussione. Ovvero, semmai un eccesso di razionalita', della razionalita' classica per intenderci, visto che senza dubbio spazi-tempi curvi, principio di indeterminazione, inizio del tempo, ed altre cosette del genere sarebbero state sentite certamente irrazionali da Galileo, Cartesio, Newton, ed altri, non trova? Cosi' per l'appunto come da parte di alcuni di noi, che a quella razionalita' delle origini vorrebbero ritornare, cercando di dimostrare che e' stato un errore allontanarsene.

Dal punto di vista che sembra stare a cuore alla redazione di Micropolis, e cioe' dei mostri che il sonno della ragione puo' generare, credo personalmente, ma potrei fare autorevoli citazioni, che sia proprio nel genere di fisica che oggi abbiamo, incomprensibile ai non iniziati, anti-intuitiva, quasi "magica", che si annidino quei germi dell'irrazionalismo che e'/puo' essere oggi causa di una grave crisi ideologica e morale della nostra societa', e non viceversa. Persone come me, Marinov, Monti, Galeczki, Pappas, Cornille, etc., si ispirano a Cartesio, Galileo, Faraday, Maxwell, ... e, ripeto, possono essere forse commiserati perche' stanno combattendo una guerra impossibile, di retroguardia, ma non gia' di collusione con il punto di vista avversario!

Forse la redazione di Micropolis e' stata tratta in errore dal tono del suo articolo, che citando chiromanzia, dischi volanti, etc., poteva lasciar pensare ad un convegno di tipo New Age, ma lei sa bene che cosi' non era. Abbiamo discusso ad esempio dell'omeopatia non perche' convinti che si tratti di una terapia che agisce in modo "magico", ma proprio per discuterne le sue possibili basi elettromagnetiche, e potrei andare avanti con le esemplificazioni, ma preferisco chiudere qui questa prima parte della mia lettera per entrare con lei un po' piu' sullo specifico, dal momento che mi dicono si intenda di certi argomenti, nel tentativo di persuaderla che ha sbagliato completamente bersaglio.

A questo proposito le invio, oltre al mio curriculum, qualche recente scritto, in cui spero si tocchi almeno qualche questione di suo interesse, e poiche' eravamo in argomento voglio illustrarle almeno un poco quello che mi sembra piu' notevole e pertinente a quanto stavo dicendo. La questione riguarda le equazioni di Maxwell, che sono uno dei piu' comuni (quasi abusati) punti di forza delle argomentazioni relativistiche, tanto e' vero che anche Preparata, che oscilla tra ortodossia ed eterodossia, lo ha ripreso a Perugia per contestare gli anti-relativisti. Cio' che i fisici sembrano aver dimenticato e' che il programma di Maxwell e' quello di determinare univocamente (con l'aggiunta di altre condizioni "fisicamente sensate") il campo elettrico e quello magnetico, assegnate densita' di carica e densita' di corrente. Ovvero, dimmi come e' distribuita la materia carica e con quale velocita', ed io ti sapro' dire chi sono i campi generati (cio' che nella pratica si fa attraverso la considerazione dei potenziali ritardati cosiddetti di Lienard e Wiechert - by the way, e' proprio il punto di vista eterista che giustifica il ritardo nella propagazione di un campo, e non gia' quello dello "spazio vuoto", che sembrerebbe piu' coerente con le velocita' infinite!).

Con questa premessa, le equazioni di Maxwell per ragioni fisiche non possono mai essere omogenee (come si puo' pensare ad un campo che non sia generato da alcunche'?!), e la circostanza della Lorentz-invarianza di queste ultime e' una proprieta' matematica innegabile che ha pero' scarsa rilevanza dal punto di vista fisico. Come dire che: se le due densita' non sono Lorentz-invarianti allora il complesso della situazione fisica ovviamente non lo sara'. Mentre, viceversa. assumere a priori (non c'e' altra via!) che esse lo siano (cio' che puo' conseguire in effetti dal trattamento relativistico dei tempi e degli spazi), equivale ovviamente ad imporre a priori il punto di vista relativistico, e non gia' a posteriori come si vorrebbe, dato per l'appunto il successo sperimentale delle equazioni di Maxwell.

Si "dimostra" nel lavoro che le invio (uso questo termine perche' si tratta di un lavoro matematico indiscutibile, non certo di un lavoro sperimentale) che nella teoria di Maxwell "classica" (vale a dire quella che non sia relativisticamente interpretata) i casi di asimmetrie prevedibili sono molti di piu' di quei casi particolari di simmetrie che Einstein assunse invece paradigmaticamente a fondamento (e, si noti bene, teorico e non gia' sperimentale: chi ha mai davvero fatto esperimenti di questo tipo, come dicono bene Pappas, Galeczki, etc., quelle persone che lei ha incontrato al convegno perugino e che ha cosi' violentemente rifiutato?) della validita' incondizionata da lui proposta del principio di relativita' in elettromagnetismo. A questa validita' io personalmente credero' soltanto quando un certo tipo di esperimenti verra' davvero fatto (ancora per inciso, io non conosco esperimenti elettromagnetici che confermino la validita' del principio di relativita' in elettromagnetismo, tranne quello di Trouton-Noble, che ho studiato a fondo e su cui potrei dire molto - noti che ho scritto elettromagnetici, e non ottici, e se questa mia e' una lacuna di informazione le sarei gratissimo se potesse segnalarmi qualche altra evidenza sperimentale).

Per il momento, ho piuttosto una serie di (pretesi) risultati sperimentali di segno contrario, ed ammetto che essi provengono per lo piu' da persone che possono essere in qualche modo tacciate di una non altissima professionalita' (proporzionale peraltro alla scarsita' di mezzi di cui sono dotati). Del resto, ho l'impressione che di certe cose oggi si occupino ben pochi, e pochissimi di questi ad un certo livello, dal momento che pressoche' tutti oggi sono convinti, per quel fenomeno di acquiescenza a quelle mode culturali che cerchiamo appunto di combattere, della piena validita' dell'approccio relativistico, sicche' e' prevedibile che questo tipo di esperimenti resti, oggi e nel prossimo futuro, in mano a persone in qualche senso discutibili e di parte (nel senso che sono ispirate prima di tutto da ragioni ideologiche, ed uso questo termine senza alcuna intenzione dispregiativa, nella convinzione anzi che ciascuno ne sia ispirato), ma che non sono comunque dei veri e propri "dilettanti", e soprattutto "irrazionalisti".

Nel lavoro in oggetto si smentisce anche un altro luogo comune della fisica di oggi, e cioe' che la differenza tra approccio classico ed approccio relativistico si faccia avvertire solo alle "alte velocita'", ma adesso la smetto perche' non voglio troppo abusare della sua pazienza ed attenzione, trovera' ogni dettaglio nello scritto. Aggiungo soltanto che le ho allegato anche un articolo sui fondamenti della matematica, in cui si criticano quelle tendenze formaliste che stanno anche alla base dell'affermazione della teoria della relativita', e sulle origini del formalismo nella fisica moderna. Tutti questi lavori sono ispirati alla persuasione che studiando davvero la storia, e non gia' a fini quasi esclusivamente apologetici come capita per lo piu' nei lavori di storia della fisica di oggi, si possa conseguire una visione piu' realistica ed umana dei padri fondatori delle teorie (uomini, e non semi-dei) e dei loro problemi, e che si possano cosi' individuare quelle vie alternative che per varie ragioni, ivi comprese quelle ideologiche e culturali, non furono in un certo tempo seguite ed approfondite.

Con la speranza che questa lettera segni soltanto l'inizio di na discussione sincera e non astiosa le invio cordiali saluti,

 

Perugia, 16.1.97 (Umberto Bartocci)".

 

* * * * *

 

Va da se', questa lettera non ebbe mai alcuna risposta, nessun "dibattito pubblico" venne organizzato, nonostante qualche nostro ulteriore tentativo di dialogo...

 

 

Appendice:

 

Un'altra critica, molto piu' moderata della precedente, al convegno cartesiano fu effettuata su "la Rivista dei Libri" (N. 11, nov. 1996) da uno degli stessi partecipanti all'incontro, il Prof. Piergiorgio Odifreddi, dell'Universita' di Torino. Gli fu risposto dal sopra nominato M. Mamone Capria nel N. 1 (gen. 1997) della stessa rivista, mentre lo scrivente pote' replicare soltanto con la seguente lettera personale, che qui si riproduce per amore di completezza.

 

 

"Carissimo Odifreddi,

e' tanto tempo che desideravo scriverti in merito alla "questione" da te sollevata in merito all'impostazione che abbiamo dato al convegno cartesiano, ma un lungo periodo prima di abulia scientifica e poi di indisposizione fisica (comprendente anche una lunga degenza in ospedale) mi ha fin qui impedito di mettermi all'opera. Gia' Mamone, con il quale sono stato sempre in contatto, ti ha replicato inquadrando la questione come si doveva. Io volevo aggiungere soltanto qualche considerazione, ad esempio in ordine alla tua interpretazione di quel pensiero di Monti che io ho trovo invece splendido e fatto mio: o sono stupido io o sono stupidi gli altri, con quel che segue ...

Tu fai presente, e giustamente secondo me, che seguendo alla lettera quel precetto si corre il rischio di un eccesso di presunzione, e che bisognerebbe stare viceversa bene attenti quando si sostengono opinioni che tutti gli altri ci dicono errate. Ma e' proprio su quel TUTTI che io voglio attirare la tua attenzione: quando ho cominciato a dubitare della correttezza fondazionale della relativita' ho proprio cercato di verificare se fossi il solo a nutrire certi dubbi, e per fortuna ho abbastamza presto scoperto non soltanto di non essere tale, ma anzi in ottima compagnia (tanto per non nominare i miei cari amici che hai incrociato al convegno perugino, potrei fare i nomi di Lorentz, Poincare' Sagnac, Nernst, Lenard, Stark, Majorana, Dingle, e l'elenco potrebbe continuare - tra l'altro, non so se conosci il libro di Maiocchi, Ed. Angeli, sulle reazioni alle teorie di Einstein in Italia: e' molto istruttivo in proposito, e vi si impara che anche Levi Civita considerava all'inizio la teoria come un "baraccamento provvisorio"; il punto che mi sembrerebbe importante approfondire e' se il mutamento di opinione fu dovuto a pura evidenza teorica o sperimentale o ad altre ragioni).

In altre parole, quello che secondo me Monti suggerisce e' di non avere paura di non essere maggioranza, e di tenere sempre presente che spesso dietro a fenomeni numericamente sorprendenti di schieramento solo da una certa parte si nasconde l'acquiescenza a mode ideologiche e culturali, per non dire di quella "pigrizia" intellettuale degli accademici cosi' ben individuata e descritta da Croce (vedi il P.S. al mio lavoro sui fondamenti della matematica che ti allego, e di cui avro' modo di riparlare).

Per venire ad un altro punto che volevo commentare, riconosco anch'io che e' un rischio, in ossequio ad una assoluta fedelta' al principio di non censura, far parlare ad un convegno scientifico "tutti", ma direi che nel complesso soltanto una parte minima degli interventi e' stata del tipo veramente negativo ed inutile. Come dire, che il rischio e' minimo, e che la fedelta' al principio vale molto di piu', anche se ha a volte qualche prezzo da pagare. A me sembra che dalla maggior parte delle relazioni (e non parlo di quelle a priori buone perche' tenute da veri e noti specialisti come te), si potesse imparare qualcosa, laddove tu hai invece avuto l'impressione di una "gabbia di matti". A prescindere infatti dal principio generale che ci suggerisce Abelardo al riguardo (nelle primissime battute del suo Dialogo tra un filosofo, un giudeo e un cristiano), "nessuna dottrina e' cosi' falsa da non contenere qualche verita' [...] e nessuna discussione tanto frivola da non poter trarre da essa qualche insegnamento", ti diro' che nel caso particolare, se pure e' vero che certe persone non propongono per ora un discorso che regga tutto per bene, e' altrettanto vero che esse hanno almeno qualcosa da insegnare, soprattutto a quelli come noi che sono stati allevati e nutriti dalle teorie accettate (ma del resto, neanche il discorso di Einstein del 1905 reggeva tutto per bene). Un caso esemplare e' quello di persone come Marinov e Monti, attraverso le quali ho potuto avere una miriade di informazioni e di suggerimenti altrimenti difficilissimi ed improbabili da avere, il che mi permette oggi con assoluta tranquillita' di sfidare a discutere di certe questioni ogni preteso "esperto" (prossimamente Francaviglia, che e' una persona molto aperta ed onesta, dovrebbe venire a discutere il problema dei fondamenti teorici e sperimentali della relativita' ristretta qui a Perugia, immagino che sara' un bell'evento).

Per entrare un po' piu' nello specifico e nello scientifico, ti invio qualche mio recente scritto, in cui spero si tocchi almeno qualche questione di tuo interesse, ma voglio illustrarti sin da ora almeno un poco quello che mi sembra il piu' notevole, proprio perche' riguarda l'imperante teoria della relativita' di cui parlavo, e contro la quale mi schiero attualmente senza esitazioni, perche' condivido l'opinione che bisogna fare ogni sforzo per cercare di spiegare i fenomeni fisici in termini di spazio, tempo e causalita' ordinarie, prima di abbandonare le quali bisogna pensare molto bene! Ne' basta dire, come fa Feynman, finora nessuno c'e' riuscito ed allora e' impossibile farlo (so per fortuna di parlare ad uno che di queste cose si interessa, perche' ho visto il tuo "Philosophiae Naturalis Finis Mathematica"). By the way, mi scuso perche' il lavoro in oggetto e' ancora in bozze poco piacevoli da leggere, ma pubblicare questo genere di articoli e' molto difficile.

Per andare al punto … [segue una presentazione di come si debba correttamente classicamente interpretare la teoria di Maxwell identica a quella che appare nella precedente lettera ad Dott. Bouviatsis, cosi' come identica e' pure la conclusione].

Con la speranza che questa lettera segni soltanto l'inizio di una bella ed approfondita discussione, ti invio tanti cordialissimi saluti ed auguri, con l'auspicio di poterti risentire o rivedere presto,

 

Perugia, 15.1.97 (Umberto Bartocci)".