RENE' DESCARTES
Poco piu' di quattrocento anni fa, esattamente il 31 marzo 1596, nasceva a La Haye, in Turenna, Rene' Descartes, latinizzato in Renato Cartesio, il filosofo che in misura maggiore di ogni altro seppe nel suo itinerario di pensiero interpretare positivamente la reazione rinascimentale nei confronti dell'eredita' del sapere antico, cercando di armonizzare le istanze razionalistiche del "moderno" con la concezione sacra del mondo che dal "passato" proveniva.
Alla fine dell'inverno del 1604 fu fatto entrare dal padre Joachim, magistrato, consigliere al Parlamento di Rennes, nel collegio gesuita della Fleche, dove resto' fino al mese di agosto del 1612, guadagnandosi l'affetto e la stima di tutti i suoi maestri. Fu durante il corso degli studi in questo istituto, dove imparo' a conoscere le lingue classiche, la filosofia e la matematica, che si propose di dedicare l'intera vita "a coltivare la propria ragione, e a cercare la verita' di ogni cosa".
Nella primavera del 1613 il padre lo mando' a Parigi, con l'intenzione di avviarlo al servizio delle armi. Li' si immerse nuovamente nei suoi studi, fino a che nel 1617 decise di entrare nell'esercito, partendo alla volta dell'Olanda, allora alleata della Francia contro la Spagna, nel mese di maggio dello stesso anno. Fu a Breda, dove era stanziata la sua guarnigione, che fece la conoscenza del matematico Isaac Beeckman, con il quale resto' in contatto per tutto il resto della vita. E' a questo periodo che risalgono le sue prime opere giovanili, tra cui un trattato in latino sulla musica.
Desideroso di nuove esperienze, nel luglio del 1619 si reco' in Germania, entrando, sempre come "gentiluomo volontario", nell'esercito del Duca di Baviera. Cominciava a fissare i principi del suo "sistema", osservando come il sapere delle scuole risultasse meno vicino alla verita' di quanto non lo fossero "i semplici ragionamenti che puo' fare spontaneamente un uomo di buon senso riguardo alle cose che si offrono alla sua attenzione". Fu allora che decise di sbarazzarsi di tutte le nozioni acquisite, con l'intenzione di recuperarle eventualmente solo dopo "averle controllate e ordinate secondo le esigenze della ragione".
Nel luglio del 1621 lascio' definitivamente il servizio nell'esercito, e dopo soggiorni piu' o meno lunghi in diverse localita' europee fece ritorno a Rennes nel marzo del 1622. Nel 1623 torno' a Parigi, dedicandosi agli studi sulla "Mathesis universale", sulla morale e sulla fisica. Vendette la maggior parte dei beni ereditati dalla madre, e decise di rimettersi in viaggio per l'Europa, arrivando fino a Roma. Tornato di nuovo a Parigi nel 1624, vi rimase fino al 1628, quando decise di "ritirarsi" in Olanda, per "assicurarsi una solitudine perfetta in un paese moderatamente freddo dove non fosse conosciuto".
Arrivo' ad Amsterdam nel marzo del 1629, e in Olanda rimase per piu' di vent'anni, cambiando spesso domicilio allo scopo "di poter mantenere il proprio isolamento", e "rimanere il piu' possibile nascosto". Volle dare inizio ai suoi nuovi studi "partendo dalle meditazioni sull'esistenza di Dio e sull'immortalita' dell'anima", volutamente escludendo dai suoi piani le questioni teologiche e "le materie inerenti alla rivelazione", ma senza mai trascurare gli studi di fisica, tra i quali comprendeva anche quelli di medicina (anatomia) e di chimica.
Nel corso dell'estate del 1633, termino' il suo trattato sul Mondo, che racchiudeva in sintesi "l'insieme delle sue conoscenze sulle cose materiali". Pervenutagli la notizia della condanna di Galileo, e "ritenendo che la teoria del movimento della Terra fosse la piu' verosimile e la piu' adatta a spiegare tutti i fenomeni", si' da averla messa a fondamento della sua opera, decise pero' di non pubblicare il suo scritto.
Passarono cosi' gli anni fino al 1637, quando le insistenze dei numerosi estimatori lo persuasero a pubblicare a Leida i suoi "Discours de la methode pour bien conduire sa raison et chercher la verite dans les sciences. Plus la dioptrique, les meteores et la geometrie qui sont des essais de cette methode", i quali comprendevano parte di quanto era stato gia' precedentemente elaborato per il trattato sul Mondo.
Nonostante Cartesio avesse evitato di proposito la lingua dei dotti, ed eliminato il suo nome dal libro, crescevano di pari passo la fama e l'ostilita' alle sue idee. Tra le prime universita' che possono dirsi "cartesiane" va annoverata quella di Utrecht, da dove pure fu rivolta a Cartesio, nel giugno del 1639, la prima accusa di "ateismo", che tuttora accompagna alcune interpretazioni del suo pensiero.
Nel 1641 vide la luce, a Parigi, la seconda opera del filosofo, questa volta scritta in latino, "Meditationes de prima philosophia in qua Dei existentia et animae immortalitas demonstrantur" (il testo venne pubblicato in francese soltanto nel 1647), seguita da una serie di "Obiezioni" e di "Risposte" dell'autore*.
Successivamente, Cartesio si risolse a riprendere in mano l'intera materia che aveva avuto intenzione di esporre nel suo mai pubblicato trattato sul Mondo, rielaborandola pero' all'interno di una nuova cornice concettuale, che comprendesse anche il suo sistema filosofico. Nascono cosi' i 4 libri dei "Principia Philosophiae" (1644), un vero e proprio testo di "fisica teorica", che comprende la famosa "teoria dei vortici", ed al quale si ispira certamente Newton per confutare la concezione del mondo cartesiana nei suoi "Philosophiae Naturalis Principia Mathematica" (1687) - le due specificazioni che appaiono nel titolo rispetto a quello scelto da Cartesio essendo molto significative sulle differenze di impostazione tra i due grandi creatori di "sistemi".
Al centro di numerose polemiche che lo infastidiscono sempre piu' (nel maggio del 1647 l'universita' di Leida emana un decreto per "proibire di fare da allora in poi menzione di Descartes e delle sue idee nelle lezioni"), Cartesio pensa di lasciare definitivamente il suo esilio volontario in Olanda per fare ritorno in Francia, quando riceve l'invito da parte della regina Cristina di Svezia a recarsi a Stoccolma per metterla al corrente di persona della sua filosofia. Cartesio purtroppo accetta, e parte per la Svezia (ottobre 1649), dopo aver portato a termine e consegnata per la pubblicazione la sua ultima grande opera, il "Traite des passions de l'ame".
Nel febbraio del 1650, i rigori del clima svedese gli procurano una polmonite**, che lo porta a morte la mattina del giorno 11, "in una pace degna della purezza della sua vita"***.
Soltanto postumi vennero poi pubblicati altri suoi scritti, tra i quali le importanti "Regulae ad directionem ingenii" (1701).
* Che pare avrebbe voluto pero' "immaterialitas" anziche' "immortalitas".
** Non sono mancati "sospetti" che ascrivono la morte del filosofo piuttosto a un avvelenamento, provocato da meschine gelosie di corte, o da ragioni ideologico-politiche di livello piu' elevato. Intorno alla persona di Cartesio non sono mancate le illazioni di chi lo ha voluto in contatto con la Confraternita dei Rosa-Croce durante il suo soggiorno tedesco nel 1619, e quindi nel corso di quello a Parigi, nel 1623 - fino al punto da dubitare che egli non fosse addirittura tra gli affiliati alla setta, e perfino uno dei 36 "Invisibili", o "Superiori Incogniti" di essa...
*** In cio' che precede mancano cenni al Cartesio intimo, familiare, e in effetti questi non ebbe mai una propria famiglia nel senso ordinario del termine. Pure, non bisogna pensare che Cartesio sia da annoverarsi tra quei protagonisti del progresso della conoscenza umana che "non toccarono mai donna" (quali per esempio Enrico il Navigatore, Paolo del Pozzo Toscanelli, Isaac Newton, etc.). Anzi, il filosofo ebbe pure una figlia, Francine, la cui prematura scomparsa (a soli 5 anni, nel settembre del 1640) gli arreco' grandissimo dolore. Tra le calunnie rivolte al grande pensatore, che non risulta abbia mai sposato la madre di Francine, ci fu anche quella di avere avuto altri figli naturali di cui non si curava, ma a queste voci rispose dicendo che "non avendo fatto voto di castita' non poteva dirsi esente dalle debolezze proprie della natura umana, ma che se avesse avuto altri figli non sarebbe certo stato restio a riconoscerli pubblicamente".
Riferimento bibliografico principale: Adrien Baillet, "Vita di Monsieur Descartes", 1691; Adelphi, Milano, 1996.
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La recente ricorrenza del IV centenario della nascita del grande filosofo non e' sfuggita ovviamente all'attenzione del mondo accademico avido di celebrazioni, salvo poi, passata la "festa", a lasciare il festeggiato nell'oblio, e rivolgere l'attenzione alla prossima commemorazione - come del resto e' accaduto anche a Colombo, nel caso del precedente Cinquecentenario della scoperta dell'America. La creazione di questo sito intende invece continuare ad onorare il nome dell'illustre filosofo, riproponendo nei confronti del sapere attuale, come di ogni sapere, quel dubbio metodico che il pensatore francese seppe utilizzare con tanto successo per "fondare" la conoscenza del suo come di ogni tempo. Un dubbio, certo, ma un dubbio che Cartesio scelse come solido punto di partenza da cui spiccare il volo, laddove per molti altri costituisce soltanto un paludoso e sconsolato punto di arrivo, la base di quelle forme di scetticismo sistematico, che deridono ogni forma di ricerca della "verita'".
All'esercizio di questo tipo di dubbio, che oggi quasi nessuno ritiene sia lecito o opportuno contrapporre ai "dogmi" della scienza moderna (ecco un comune atteggiamento decisamente antinomico: professione al tempo stesso di scetticismo, e di fiducia incondizionata nelle acquisizioni del "pensiero scientifico" moderno), e' dedicato questo sito, che cerca di rifarsi non solo al sistema filosofico generale, ma anche alla fisica di Cartesio, rapidamente eclissata dal successo dell'astro newtoniano, ma sempre pronta ad offrirsi, pur rimanendo per ora nello sfondo, come unica possibile "uscita di sicurezza" dalle numerose "irrazionalita'" a cui hanno condotto i successivi sviluppi della filosofia naturale post-newtoniana...
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