Un commento che viene dal mondo della scuola
A proposito di "dispiacere" provato nei confronti dell'atteggiamento di tanti conoscenti e corrispondenti cattolici in questi tristi momenti, mi sembra possa fungere da ulteriore buon esempio per comprendere le ragioni di tale dissenso il messaggio accluso in calce, un messaggio che proviene dal mondo della scuola, ma non so esattamente da quale settore. Esso mi e' infatti arrivato da "parte cattolica" assieme a un giudizio del seguente tenore:
"Ne ho lette tante, ultimamente, ma questa ha buone possibilità di superarle tutte. Sinceramente non pensavo si potesse ancora scrivere di queste cose fuori dalla cannabis dei Centri Sociali. Peggio dell'IMAM di Torino...".
Io non ho mai fumato neanche una sigaretta, ma non trovo l'appello in questione cosi' fuori di testa, anzi. In diversi punti e' largamente condivisibile, seppure non concorderei nello scaricare troppe responsabilita' sul governo attualmente in carica, e in particolare sul ministro Moratti. Questo ha trovato infatti una "riforma" gia' largamente avviata dai suoi predecessori, non dimentichiamo per esempio le responsabilita' del ministro Berlinguer - anche se queste sono presumibilmente da addebitarsi piu' agli "oligarchi e ai loro consiglieri accademici" (dei quali gli uomini politici sono a volte soltanto dei "prestanome"). Tali "gruppi occulti", di cui e' lecito sospettare l'esistenza dietro le quinte delle societa' democratiche contemporanee (vedi i Dissensi N. 43 e 77), continuano evidentemente a esercitare la loro influenza nonostante gli avvicendamenti dei diversi schieramenti politici al potere. Non esito a confessare che per quello attuale ho votato, visto che si e' purtroppo spesso chiamati a esercitare tali scelte cercando di individuare il cosiddetto "male minore", e ho pensato questa volta: primo, che un governo "di destra" avrebbe potuto far meglio far fronte alle emergenze immigrazione-criminalita'; secondo, che il governo precedente meritasse una "punizione" democratica per come si era comportato, sia in ordine al problema della scuola, sia alla "guerra del Kosovo" (vedi il Dissenso N. 7). Con il senno di poi, sono costretto a riconoscere, una volta di piu', che su taluni punti fondamentali non c'e' reale differenza tra i diversi gruppi politici che si contendono la contingente supremazia (vedi le opinioni di Gore Vidal citate nel Dissenso N. 75), e che D'Alema non si sarebbe comportato diversamente da Berlusconi di fronte alla questione "lotta al terrorismo", e immagino in parecchie altre circostanze...
(UB, novembre 2001)
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Al movimento antiliberista, pacifista, al "popolo di Genova"
FERMIAMO LA GUERRA, FERMIAMO MORATTI
DIFENDIAMO LA SCUOLA PUBBLICA, DIFENDIAMO LA PACE
Il movimento che si è espresso a Genova ci sembra indiscutibilmente schierato su posizioni antiliberiste, cioè ostili alla volontà dei "padroni del mondo" di estendere il dominio della logica del profitto e del mercato a tutto l'esistente, annullando ogni garanzia, ogni vincolo e ogni difesa che contrastino o limitino il pieno e "libero" sfruttamento del lavoro, delle strutture sociali, dei servizi pubblici, del tempo di vita di ognuno.
In particolare, il neoliberismo, mentre esige il pieno utilizzo dello Stato come "capitalista collettivo" al servizio dell'impresa e del profitto privato, punta allo smantellamento di istituzioni e servizi pubblici fondamentali per la vita di tutti e alla svendita di essi al mondo delle imprese private, nazionali o multinazionali, al fine di rendere anche questi "territori" luoghi di sfruttamento e realizzazione di profitti privati.
La privatizzazione e la mercificazione delle istituzioni e dei servizi pubblici, agognata dalle principali forze economiche e politiche capitalistiche, non intende risparmiare nulla: dall'istruzione alla salute, dai servizi sociali ai trasporti, dall'energia alle telecomunicazioni, dalle biblioteche ai musei, si vuole che tutto venga piegato alla logica di impresa, del profitto e della mercificazione globale. E, in particolare, la scuola, l'istruzione, la formazione dovrebbero divenire il grande business del XXI° secolo: basti pensare che il bilancio complessivo dell'istruzione pubblica (università esclusa) nei 29 paesi dell'OCSE (i paesi più ricchi del mondo) si aggira sui tre milioni di miliardi annui. Un potenziale mercato sterminato e senza fine (perché la richiesta di istruzione e formazione, a differenza di altri beni, non si satura mai) che si vorrebbe regalare alle nuove scuole-azienda e alle più varie "agenzie di formazione" private che venderebbero l'istruzione come merce a chi se la può pagare.
Questa gigantesca ed epocale distruzione di tutto ciò che fino ad oggi abbiamo considerato scuola e istruzione viene oggi condotta in Italia dal governo di centro-destra seguendo cinque direttrici fondamentali che marciano grazie alle enormi "brecce" create dai governi di centro-sinistra, veri e propri apprendisti stregoni, in quei bastioni anti-mercato e anti-aziendalisti che la scuola pubblica, pur nelle sue forme più criticabili, aveva sempre tenuto in piedi:
1) la piena parificazione tra scuola pubblica e privata e il finanziamento pubblico a quest'ultima; 2) la disgregazione regionalistica e localistica dell'impianto pubblico nazionale della scuola, subordinata ai programmi e alle esigenze aleatorie, contingenti ed egoistiche delle aziende sul territorio, aggravata dalla "autonomia" finanziaria delle singole scuole-azienda; 3) il ripristino della divisione classista tra licei e scuole di addestramento professionale affidate ai privati; 4) la privatizzazione totale, la gerarchizzazione, la flessibilizzazione/precarizzazione completa del lavoro di docenti ed Ata nella scuola; 5) la completa aziendalizzazione dell'Università, con gli insegnamenti trasformati in mini-corsi di addestramento a mini-mestieri, secondo i dettami del mercato e le richieste di lavoratori mentali precari e flessibili.
Questo immane e catastrofico progetto incontra oggi la guerra e intende sfruttarla a propri fini. Mentre tutti i protagonisti della scuola pubblica, docenti ed Ata, studenti, cittadini che hanno a cuore una libera istruzione, si domandano angosciati come fermare la guerra permanente e globale, lanciata dagli Usa e dalla Nato che intendono sfruttare fino in fondo gli orrendi attentati e la logica stragista degli ex-allievi/alleati afgani e di Al Qaeda, e come opporsi alla risorgente logica del bellicismo e del terrore, Moratti e il governo di centro-destra stanno varando quella che abbiamo chiamato "Finanziaria di guerra".
Moratti, che si considera ministra solo del 6% della scuola, cioè di quella privata, usa la Finanziaria per avviare la demolizione della scuola pubblica. Con l'art.13 cancella in quattro anni 70-80 mila posti di lavoro, elimina le supplenze fino a 30 giorni di assenza del titolare, rendendo le classi una specie di parcheggio e privando gli studenti di ore di insegnamento, impone l'aumento coatto dell'orario ai docenti svalutandone il lavoro, sottrae il sostegno agli alunni portatori di handicap, consente a tutti i diplomifici d'Italia di farsi gli esami di Stato con i propri insegnanti, ponendo le premesse per l'abolizione del valore legale del titolo di studio, intende cancellare il potere decisionale del collegio docenti e dei consigli di classe. Noi chiediamo invece una Finanziaria di pace, che aumenti di almeno diecimila miliardi gli investimenti nella scuola pubblica per istituire ovunque scuole materne e scuole elementari con il tempo pieno, per una vera riforma che porti l'obbligo scolastico a 18 anni dando un presalario agli studenti dopo i 16 anni, per migliorare l'edilizia scolastica e le attrezzature.
Abbiamo indetto uno sciopero su tutti questi temi il 31 ottobre ed una manifestazione nazionale a Roma (ore 10, corteo da P. della Repubblica al Ministero della P.Istruzione) che vorremmo che il maggior numero di voi condividesse ed organizzasse insieme a noi, nelle forme che riterrete più opportune, per fermare Moratti e la distruzione/privatizzazione della scuola pubblica, per impedire la trasformazione delle scuole e delle Università in aziende private che vendano l'istruzione come una merce.
Ci sembra che questo compito non debba né possa riguardare solo gli "addetti ai lavori" ma spetti a tutti coloro che hanno a cuore il valore educativo e formativo di una scuola pubblica riformata, migliorata e resa davvero utile per fornire ad ognuno, senza discriminanti di censo, classe, nazionalità o religione, la possibilità di imparare a "leggere il mondo" da solo, in maniera solidale e pacifica. E tale manifestazione avrà come obiettivo altrettanto centrale quello di dire un NO alto e forte contro la guerra in corso, contro ogni politica del terrore e delle stragi, contro ogni forma di partecipazione italiana alle operazioni belliche.
Vi aspettiamo
31 OTTOBRE
sciopero generale della scuola e manifestazione nazionale a Roma P.della Repubblica ore 10