(Dal sito: http://www.comune.osimo.an.it/gicom/giubileo/giubileo.htm)
(Giubileo del IV Centenario della nascita di S. Giuseppe da Copertino
1603-2003)
Il caso S. Giuseppe da Copertino
Un commento della Prof.ssa Clelia Maria Canna
[Nella pagina web: http://www.cicap.org/lombardia/cicaplombardianews/02_01_1999/02.htm
si trova un articolo della Prof.ssa
Clelia Maria Canna ("Misticismo e informazione, ovvero: La grandiosa epopea
dei frati volanti") sul caso S. Giuseppe da Copertino, citato nel libro
di Sebasti (pp. 114-116), e nella recensione del Dott. A. Papi. Bisogna
riconoscere che alle principali conclusioni di tale scritto, ritenuto dall'autore
dell'opera qui in esame <<piuttosto irridente>>, vengono comunque
contrapposte puntuali osservazioni, che si chiudono con la seguente affermazione
(che appare peraltro condivisibile): <<Esilarante infine l'ipotesi,
definita convincente, di J. Cornwell, secondo la quale i fenomeni dei voli
sarebbero nient'altro che "prodezze acrobatiche" dovute a ingestione di
intrugli di erbe medicinali...>>. Insieme a un parere della redazione di
Episteme, ci è sembrato al solito di far cosa utile presentando
ai lettori una replica della stessa Prof.ssa C.M. Canna, che vivamente
si ringrazia per aver accettato il nostro invito a intervenire nel dibattito.
N.d.R..]
* * * * *
Nel 1999 la rivista CicapLombardiaNews, il bollettino informativo della sezione lombarda del CICAP nazionale, pubblicava un mio articolo dal titolo "Misticismo e informazione ovvero la grandiosa epopea dei frati volanti", il cui scopo era quello di criticare un certo tipo di letteratura e di giornalismo che propone al grande pubblico storie di miracoli e di fatti straordinari in modo acritico e semplicistico, nella speranza che la diffusa credulità popolare dirotti consistenti introiti economici verso i suoi autori ed editori.
Il mio non voleva certo essere un articolo per esperti né, tanto meno, un inventario completo della documentazione esistente sul tema del misticismo, ma, semmai, uno stimolo a guardare al di là, anche soltanto di poco, del solito panorama di ordinario straordinario proposto dall'informazione di cui si è detto e a provare a valutare eventualità alternative alle spiegazioni che chiamano in causa il soprannaturale. L'intento era solo quello di suggerire al lettore interessato ai fenomeni, veri o pretesi che fossero, legati al misticismo, di provare a considerarli da una prospettiva più critica rispetto a quella comunemente suggerita dai media.
Ricordiamoci che, in ogni caso, considerare ipotesi non significa dover dare comunque una spiegazione ad un fenomeno e che l'integrità della ragione non viene messa in crisi davanti all'inspiegato; la razionalità non presuppone la presunzione di capire tutto e preferisce lasciare oscuro ciò che ancora non si riesce ad illuminare.
Nella seconda metà dell'articolo, per fare un esempio di quanto sostenevo, mi soffermavo a considerare brevemente un testo di recente uscita: Il frate volante di Ennio de Concini (San Paolo, 1998). Si tratta di una biografia romanzata di San Giuseppe da Copertino, quasi di una riproposta di quella letteratura agiografica dei secoli passati che mescolava senza chiari confini storia, tradizione e invenzione (pia frode) nella quale, evidentemente miracoli e fenomeni straordinari in genere venivano presentati come ovvii e innegabili.
Quel che io volevo evidenziare a tale proposito era che i famosi voli di Giuseppe da Copertino si possono anche prestare a interpretazioni alternative a quella dell'origine divina, tra le quali ne prendevo in considerazione una, suggerita da John Cornwell in Paranormale dossier aperto (Ed. San Paolo, Milano, 1994). Non ho mai creduto né preteso che quelle poche parole spese sul caso Giuseppe da Copertino rappresentassero un'indagine storica approfondita sul personaggio e neppure di spiegare la natura dei suoi presunti voli.
Come nel mio scritto precedente, ribadisco che è piuttosto facile attribuire al passato eventi straordinari, magici, demoniaci o comunque di origine soprannaturale: essi, proprio perché appartenenti ad un passato lontano perdono il requisito della ripetibilità e diventano comodi per spacciare certezze fondate su basi intrinsecamente insicure. Per questo motivo preferisco che si resti nel dominio delle ipotesi, del forse, del potrebbe essere stato e non in quello delle verità. Non ritengo quindi possibile giungere a una spiegazione esauriente e definitiva su un fenomeno come quello dei presunti voli di Giuseppe da Copertino, perché appartiene ad un passato troppo lontano che, come tale, non potrà mai essere conosciuto in modo sufficiente per giungere a sostenere che ci siano state violazioni delle leggi della fisica.
Non dimentichiamoci che affermazioni straordinarie necessitano di prove straordinarie, prove che non possono essere rappresentate da semplici scritti di secoli fa.
Il mio articolo aveva già, a dire il vero, suscitato qualche protesta da parte di taluni devoti di San Giuseppe da Copertino, quando nel 2003 viene aspramente criticato da Goffredo Sebasti nel suo Il caso Giuseppe da Copertino, edito da Sugarco. Si tratta di un lavoro, a mio avviso, curato e ben documentato sulla vita miracolosa del nostro frate Giuseppe che risulta indubbiamente interessante. Non condivido però la conclusione a cui Sebasti perviene.
Non dubito del fatto che esistano documenti, riferiti anche a testimoni oculari, che sostengono la veridicità dei voli del santo e che tali voli avvenissero sempre durante le sue estasi mistiche, ma di qui ad affermare che si trattasse inequivocabilmente di manifestazioni di origine divina (del Dio dei Cristiani, naturalmente), il passo è, a mio avviso, troppo lungo.
Del lavoro di Sebasti mi ha colpito soprattutto una particolarità e cioè che egli dimostra di avere preso in considerazione molte delle obiezioni suscitate dalla tesi miracolista da lui sostenuta, come per esempio la possibilità di una patologia psichiatrica che avrebbe afflitto il nostro santo, ma le scarta in modo veloce e poco convincente a favore della spiegazione da lui evidentemente preferita. Del resto, Sebasti dimostra in più punti di non avere dubbio alcuno sull'autenticità di fenomeni come la bilocazione, la preveggenza, l'emanazione di intenso profumo, nonché la possessione demoniaca e similari, quindi, nessuno stupore se a questi fenomeni si aggiungesse anche il volo estatico.
Io mi astraggo da qualsiasi giudizio personale su questo tipo di convinzioni: Sebasti dimostra di essere un uomo di fede e, siccome la fede è un qualcosa che lega e che intesse la vita dei credenti in modo così intenso e profondo da costituire la risposta alle proprie domande e angosce esistenziali, io, umanamente, comprendo il tentativo di dimostrarne il fondamento tramite fatti oggettivi.
Ora, visto che nel libro di Sebasti mi viene contestata l'ipotesi di spiegazione dei voli di frate Giuseppe che accreditavo nell'articolo del 1999, proverò, anche grazie a questo stesso testo, ad esporre qualche altra riflessione sull'argomento, senza pretesa di scientificità: ritenetela soltanto la mia opinione.
Premetto, comunque, che come già avevo suggerito nell'articolo del 1999, ritengo che chi si occupi di fenomeni legati al misticismo non possa esimersi dal prendere in seria considerazione i testi dello psicologo Armando de Vincentiis Psicologia dei mistici cristaini e Estasi che offrono una chiave di lettura sull'argomento in questione che io considero altamente condivisibile.
Ma veniamo al nostro frate Giuseppe.
Provo un'immensa pietà umana per questo personaggio o, per lo meno, per quello che di lui si ritiene di sapere: ammettendo che la sua biografia sia quella che io ho letto, tra l'altro, anche nel libro di Sebasti, non posso fare a meno di pensare a un'acuta e difficilmente sopportabile sofferenza psichica e spesso anche fisica. Il nostro santo fu un ragazzino diverso, non certo brillante, evitato e deriso dai coetanei, che viveva, con buone probabilità, un profondo disagio dovuto ad uno stato di disadattamento.
A questa già non rosea situazione si aggiunsero i quattro anni che il giovanissimo Giuseppe, gravemente ammalato, trascorse a letto, nella solitudine e nella sofferenza. Non mi stupisce molto sapere che proprio in questo difficilissimo, se non insopportabile, periodo della sua vita si verificarono le sue prime estasi, o forse soltanto i primi sintomi di una mente che voleva "staccare" da una realtà intollerabile e rifugiarsi in un mondo migliore.
Negli anni successivi della sua difficile vita, molte e pesanti frustrazioni continuarono a martoriare quel pover'uomo dall'equilibrio mentale già altamente compromesso.
Sembra quasi sicuro che quando Giuseppe da Copertino andava in estasi succedeva qualcosa di strano, di non comune, di inatteso, o addirittura di spaventoso, che colpiva ma anche terrorizzava i presenti.
Trovo arduo però cercare di ipotizzare con esattezza cosa veramente accadesse in quei momenti. Molti testimoni affermarono di vedere il frate volare, ma siamo sicuri di avere le testimonianze di tutte le opinioni che in quell'epoca circolavano riguardo ai fatti strani che accadevano durante le estasi di Frate Giuseppe? Quanti occhi senza nome furono testimoni dei fatti, quanti sguardi senza parole, che mai ebbero la possibilità di far conoscere la loro opinione sull'accaduto, assistettero alle convulse crisi di quel frate infelice?
I documenti dell'epoca soffrono inevitabilmente della parzialità che può essere ascritta al criterio di raccolta delle testimonianze o, forse, anche all'eventuale distruzione di qualche scritto, magari diventato scomodo, che noi non leggeremo mai.
Inoltre, Sebasti stesso cita in più punti del suo lavoro la possibilità che la folla terrorizzata dai fenomeni, certamente inconsueti, a cui assisteva durante le estasi del frate santo, andasse incontro ad una sorta di delirio collettivo. Qualcuno sveniva, probabilmente molti gridavano e l'atmosfera si faceva trascinante e idonea a far perdere la lucidità mentale a chi ne fosse predisposto. E non dimentichiamo, inoltre, che la mentalità del tempo conduceva facilmente a credere in fatti di origine soprannaturale e nelle pie leggende che li narravano.
Da ultimo, volevo anche azzardare una piccola ipotesi sul perché l'Inquisizione non condannò il nostro frate per esibizione di santità. Al di là del discorso già affrontato sulla validità dei documenti e delle testimonianze del passato, mi viene da chiedermi cosa sarebbe successo se il tribunale della Santa Inquisizione avesse condannato un personaggio carismatico, trascinatore di folle ed indubbiamente amato dalle moltitudini... Forse, l'isolamento di frate Giuseppe fu proprio la decisione migliore che si potesse prendere in quel frangente…
Certamente qualcuno penserà che quanto sto affermando in questa sede è assurdo o forse anche offensivo. Mi si potrà obiettare che io parlo da non credente, da persona che vuole negare a priori la possibilità che esista davvero un Dio in grado di intervenire nel vivere umano e di stravolgere le leggi della fisica.
A chi pensasse in questi termini rispondo che io non nego nulla a priori, ritengo soltanto che prima di credere in un fatto straordinario devo essere sicura che questo fatto sia davvero avvenuto.
Non è poi certo mia intenzione offendere qualcuno o sminuire valori che altre persone ritengono importanti.
Anzi, trovo stimolante che le persone animate da sentimenti e da idee
diverse dalle mie le esprimano con passione: sono convinta che solo dal
confronto con un pensiero diverso possano nascere quelle riflessioni, che
solitamente non portano a scoprire alcuna verità assoluta, ma che
certamente ci aiutano ad allargare la nostra pur sempre limitata visuale
di esseri umani.
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Clelia Maria Canna si è laureata il Lingue e Letterature Straniere Moderne presso l'Università degli studi di Milano nel 1993, con una tesi intitolata "Il Dizionario critico delle reliquie e delle immagini miracolose di Collin de Plancy". Socia del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) dal 1995, ha scritto alcuni articoli sul tema delle reliquie e del paranormale religioso per la rivista Scienza e Paranormale e per alcune riviste regionali del Comitato. Ha inoltre presentato la tesi di laurea presso il Congresso Nazionale del CICAP del 1999. Successivamente ha tenuto alcune conferenze, sugli stessi argomenti, presso il Circolo Culturale "Giordano Bruno" di Milano. Dopo la laurea, ha sempre lavorato presso una piccola azienda lombarda, esportatrice di Made in Italy.
clelia.canna@liberopensiero.com