(Roberto Germano)
[Quella che segue è una comunicazione inviata un anno fa alla Redazione di Le Scienze, e all'autore dell'articolo in discussione, rimasta senza risposta da parte di entrambi i destinatari (informiamo però doverosamente che, sul numero di agosto 2003, Le Scienze hanno pubblicato una lettera dal titolo "Un riconoscimento a Piccardi", di Paolo Manzelli, Maria Grazia Costa e Marco Fontani, allievi di Piccardi). L'autore della nota è già conosciuto dai lettori di Episteme (Roberto Germano, "Moderne storie d'inquisizione e d'alchimia - Lo sconcertante caso della 'fusione fredda' - con una Prefazione di Giuliano Preparata", N. 1), così come è conosciuto il Prof. Piccardi di cui si parla (Paolo Manzelli & Mariagrazia Costa, "Il tempo come coordinata - Gli studi di Giorgio Piccardi (1895-1972)", N. 6, P. I). Per questo, e perché la nostra rivista è sempre persuasa della necessità di una maggiore trasparenza in campo scientifico (ma non solo!), portiamo volentieri la questione all'attenzione dei lettori, invitandoli nel contempo a leggere le riflessioni su "Pathological Disbelief" del Prof. Brian D. Josephson, Premio Nobel 1973 per la Fisica (si ringrazia vivamente il Prof. Francesco Celani, noto esponente del gruppo italiano della fusione fredda, per questa segnalazione):
http://www.lindau-nobel.de/images/ock/media/downloads/Media_1703187544.htm]
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Spett.le Redazione di LE SCIENZE
Piazza della Repubblica, 8
20121 Milano
Gentile Redazione,
su ''Le Scienze'' di maggio u.s. (n. 417) nella rubrica ''L'altra scienza'', è comparso un articolo di Silvano Fuso dal titolo: ''Giorgio Piccardi, scienziato a modo suo''.
In questa breve sintesi dell'opera del prof. Piccardi, che sembrerebbe proporsi voler apparire divulgativa, il lettore si trova di fronte ad un approccio a dir poco bizzarro.
Cito il Fuso: "Nel 1978, l'ungherese Mihàly T. Beck ha esaminato i suoi lavori, criticandone l'eccessiva fiducia nella valutazione qualitativa dei fenomeni."
L'attento lettore, cercherà, dunque, non essendo riportati dal Fuso (sicuramente per mancanza di spazio), gli esatti riferimenti dell'articolo di Beck: G. B. Kauffman and M. T. Beck, Self-deception in science; the curious case of Giorgio Piccardi, Speculations Sci. Technol. 10 (1987) 113-122 (il cui titolo, per i lettori non avvezzi all'inglese, significa: "Autoinganno nella scienza; il curioso caso di Giorgio Piccardi").
Per fortuna il Beck stesso è stato così gentile da fornirmi una copia del suo articolo, visto che la rivista su cui è stato pubblicato, vale a dire "Speculations in Science and Technologies" (Speculazioni nella Scienza e nella Tecnologia") risulta, purtroppo, di ardua reperibilità.
Ma il lettore si chiederà sicuramente, come mai, il nostro divulgatore Fuso, possa dedurre che un solo articolo apparso su "Speculations in Science and Technologies", per quanto interessante e non privo di spunti di riflessione, sia di per sé sufficiente ad inficiare buona parte dell'ultradecennale opera scientifica di Giorgio Piccardi, pubblicata in numerosi articoli su varie riviste internazionali di più facile reperibilità, e i cui risultati sono stati riprodotti indipendentemente da altri ricercatori, in altri laboratori, come richiesto dal metodo sperimentale. D'altronde, citando ancora lo stesso Fuso, il lettore sa che Piccardi "per oltre vent'anni, con i suoi collaboratori, eseguì un numero impressionante di test, condotti in diverse condizioni e in luoghi differenti."
Neanche risulterà chiaro, inoltre, al lettore, come mai il Fuso non accenni per nulla ad alcuni lavori pubblicati successivamente a quello di Beck (ancora una volta su riviste internazionali di più facile reperibilità) e che giungono a conclusioni di segno opposto, quali:
F. De Meyer and C. Capel-Boute, Statistical analysis of Piccardi chemical tests, Int. J. Biometeorology 31 (1987) 301-322.
L. Boulanger, Observations on variations in electrical conductivity of pure demineralized water: modification ("activation") of conductivity by low-frequency, low level alternating electric fields, Int. J. Biometeorology 41 (1998) 137-140.
Citando ancora il Fuso: "E dall'enorme mole di dati raccolti, credette di poter individuare vari tipi di fluttuazioni che interpretò in base all'influenza di diverse cause esterne. In particolare, Piccardi credette di aver individuato una dipendenza dalla velocità con cui la Terra si muove intorno al Sole nei vari periodi dell'anno e dell'attività magnetica del Sole (ipotesi solare)."
Il lettore si chiederà quali sono, per l'esattezza, queste fluttuazioni:
Fluttuazioni giornaliere di breve durata, in sovrapposizione ai cicli giorno/notte.
Si tratta probabilmente di correlazioni con variazioni di origine meteorologica e quindi locali e variabili in maniera non periodica e non prevedibile. Non si tratta, però, di variazioni "casuali" in quanto risultano sensibili alla presenza (o assenza) di schermatura con gabbia di Faraday.
Variazioni con periodicità circa mensile.
Questa periodicità pressoché mensile è una sfida di difficile risoluzione. La più intensa di tali periodicità "mensili" è infatti di 27 giorni, ed è quindi probabilmente correlata al periodo di rotazione del Sole intorno all'asse. E' vero anche però che vengono rilevate periodicità di ordine mensile, ma non tutte uguali a 27 giorni…
Variazioni con periodicità annuale.
Si nota una fortissima correlazione con l'equinozio di Primavera, e ugualmente (un minimo un po' meno profondo, però) con l'equinozio d'Autunno.
Variazioni undecennali.
E' ben noto il ciclo undecennale delle macchie solari, da cui la fortissima probabilità che proprio alle connesse variazioni magnetiche siano legati i cicli di undici anni individuati nelle reazioni analizzate con pazienza certosina da Piccardi.
Vale forse la pena di citare una sintesi della cosiddetta "ipotesi solare" dalle parole dello stesso Piccardi:
"Se invece di considerare l'orbita ellittica della Terra attorno al Sole, noi consideriamo l'orbita elicoidale della Terra rispetto alla galassia (cioè il movimento ellittico di rivoluzione della Terra, più il movimento rettilineo di traslazione del Sole verso la costellazione di Ercole), si trovano fatti assai notevoli. In primavera la Terra avanza nel suo piano equatoriale. La sua velocità è massima: circa 45 km/sec. In autunno la Terra avanza quasi lungo il proprio asse col polo Nord in avanti. La sua velocità è minima: 24 km/sec. E' logico pensare che non sia indifferente, per un corpo magnetico, avvolto da una atmosfera di cariche elettriche e ruotante, come la Terra, lo spostarsi in una direzione o in un'altra e con velocità tanto diversa, in uno spazio che non è né vuoto né privo di forze. Si potrebbe allora considerare la grande variazione del test D come conseguenza del moto elicoidale della Terra in un campo galattico. Il senso delle stagioni sarebbe allora molto più profondo dal punto di vista fisico, di quel che non si sia pensato fino ad ora".
Tutto questo, detto da Piccardi sulla base dei suoi esperimenti chimici, ben in anticipo rispetto agli anni d'oro dell'astronautica e dei lanci di sonde al di là dell'atmosfera che hanno poi (dalla fine degli anni '50 in poi del '900) evidenziato sperimentalmente fenomeni oggigiorno ben noti quali il vento e le tempeste solari, le fasce di Van Allen e la struttura della magnetosfera terrestre.
Cito ancora il Fuso: "In tutta la sua opera emerge poi una preoccupante tendenza a una grossolana approssimazione: uso di acqua potabile anziché di acqua distillata, concentrazioni approssimate, strumenti di misura poco precisi e così via. In assenza di qualsiasi standardizzazione dei campioni e delle condizioni di reazione, non c'è da meravigliarsi che i fenomeni appaiano come non riproducibili. Attribuire poi la non riproducibilità a cause extraterrestri appare un salto concettuale davvero azzardato."
Il lettore si porrà a questo punto una domanda. Se le numerosissime misurazioni di cui si parla mostrano tali variazioni periodiche, e stiamo parlando di decenni di ricerche, non è contraddittorio parlare di non riproducibilità in questo contesto? Sarebbe il primo caso di un fenomeno che si possa definire al tempo stesso periodico e non riproducibile!!
Le cause "extraterrestri", poi, consistono semplicemente in variazioni del campo magnetico locale e non, come il nostro divulgatore parrebbe credere e paventare, in chissà quali arcane correlazioni astronomiche o sincronicità di junghiana memoria.
Riguardo, inoltre, al nefando peccato della "qualitatività" degli esperimenti, ricordiamo che quando si sta di fronte a fatti sperimentali nuovi, può risultare difficile o impossibile realizzare esperimenti quantitativi, se non altro perché ci sono dei fattori perturbanti che non conosciamo e che quindi non sappiamo eliminare. Il modo migliore di evidenziare fenomeni nuovi può, invece, talvolta proprio necessitare di procedimenti qualitativi. Alessandro Volta, ad esempio, per riuscire a capire qualcosa su quell'elusivo fenomeno dell'elettricità usava addirittura il suo stesso corpo come "voltmetro" (lingua, piccole ferite autoindotte) per riuscire comunque a "misurare" qualcosa… Qualcosa che poi avremmo in seguito chiamato intensità della corrente elettrica, differenza di potenziale, e così via.
Sulla buona (o meno) metodologia scientifica utilizzata da Piccardi, non si può certo in questo contesto entrare nel merito, ma il lettore noterà che si sta parlando di un professore universitario "d'altri tempi", dalla cultura poliedrica, che a Genova, negli anni '40, fu il fondatore dell'Istituto di Chimica-Fisica e del laboratorio di Spettroscopia, e che poi a Firenze, dopo la seconda guerra mondiale, fu il fondatore dell'Istituto di Chimica-Fisica, che diresse fino al 1965, anno in cui divenne fuori ruolo; uno scienziato che ha pubblicato più di 200 articoli su riviste internazionali, e che fu nominato presidente del CIFA (Comitato Internazionale per lo Studio dei fenomeni dell'Ambiente).
Sicuramente il lettore non vorrà evocare un qualche principio d'autorità, ma penserà che neanche è il caso di far passare indisturbato un qualche principio di superficialità o di ignoranza. Soltanto dal 1 Marzo 1951 al 29 Febbraio 1952, il gruppo di Piccardi aveva effettuato ben 15572 esperimenti! In media, più di 42 esperimenti al giorno! Affermazioni straordinarie, richiedono senz'altro prove straordinarie, ma dal Fuso, invece, viene richiesto al lettore di dover credere che le variazioni, evidenziate con questa abbondantissima messe di esperimenti, debbano essere originate da puro e semplice "autoinganno". In più, il lettore dovrebbe credere che la vittima non sarebbe neanche un solo sperimentatore, ma decine di diversi sperimentatori in diversi laboratori nel mondo, che si "autoingannano" per decine di anni di seguito… Ma non a caso! L'autoinganno di questi gruppi di ricercatori si svilupperebbe, infatti, in maniera così strutturata e meticolosa da ottenere addirittura delle ciclicità undecennali! Sembra quasi che il Fuso voglia indurre il lettore a dover credere nella telepatia…
Vero è che l'interpretazione teorica di questi dati sperimentali, pur a distanza di tanti anni, non è ancora sopraggiunta, ma concluderei, insieme a Giorgio Piccardi, che non è certo una buona procedura negare qualcosa che uno vede soltanto perché non c'è modo di capirla.
Non è forse questo il principale segreto alla base della rivoluzionaria efficienza del metodo sperimentale?
Napoli, Maggio 2003 Roberto Germano
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[Una presentazione dell'autore si trova nel numero 1 di Episteme.]
germano@promete.it