(Due schede del Ministero degli Interni, rispettivamente
del 10 giugno 1938 e del 7 luglio dello stesso anno,
simili ad altre che si possono trovare nell'articolo di
Francesco Guerra e Nadia Robotti: "
The Disappearance and Death of Ettore
Majorana ",
Physics in Perspective, 15, 2013, pp. 160-177.
In quella del mese di giugno si menziona una ricompensa
di L. 30000
offerta dalla famiglia per il ritrovamento dello scomparso,
assieme - per la prima volta - alla segnalazione di una
lunga cicatrice sul dorso della mano
del ricercato, non viene specificato se destra o sinistra;
nella seconda si aggiunge la notizia, sconosciuta prima
del lavoro
dei due autori menzionati, di un'altra grande cicatrice
sulla coscia, ancora una
volta senza menzionare se destra o sinistra*.)
[* Poiché diversi commentatori
appaiono scettici sulla spiegazione fornita dalla famiglia Majorana
a proposito dell'origine di codeste cicatrici, val la pena di sottolineare
che nell
'intervista a Peppino Cannavò di cui abbiamo parlato
alla fine del paragrafo 3 del nostro
commento al libro di Stefano Roncoroni, il vecchio massaro di casa
Majorana descrive un'unica cicatrice "che partiva dal polso per
poi salire lungo tutto il braccio", una ferita che richiese esattamente
il numero di punti riportato nella nota della polizia: una coincidenza
numerica che NON può essere casuale, dal momento che detto documento
non è stata reso pubblico prima del citato lavoro di Guerra-Robotti
del 2013 (e l'intervista risale al 2010). La conclusione non può
essere altro che si tratti esattamente della medesima cicatrice segnalata
dalla polizia, vai a vedere adesso l'origine dell'equivoco braccio-coscia.
Quanto all'origine della ferita (o delle ferite) a causa di un incidente
automobilistico, il solito Castellani così ne riferisce (basandosi
verosimilmente su colloqui avuti con Maria Majorana: "L'Italia borghese
sta scoprendo anche la macchina. Il collaudo della vettura Fiat 507 scoperta,
di proprietà della famiglia Majorana, viene effettuato un giorno
d'estate del 1927. Ettore è al volante, con lui il solito fratello
e tre amici. Particolare trascurabile: Ettore non ha la patente né
alcuna pratica di guida. Conseguenza inevitabile: uno spettacolare cappottamento
nei dintorni di Roma, fortunatamente senza nessuna conseguenza data la
poco vertiginosa velocità del veicolo. Comunque, alla polizia stradale,
prontamente accorsa, viene esibita una versione falsa e Luciano, che ha
la patente, si assume la responsabilità del sinistro per evitare
complicazioni all'incauto fratello" (Dossier Majorana , p. 23; notiamo
che qui non si parla di ferite sul corpo di Ettore). La circostanza
che venga indicato un preciso periodo di tempo per l'incidente rende il
tutto secondo noi alquanto verosimile (ed assolutamente indipendente dalla
questione della scomparsa), possiamo anzi rafforzare tale convinzione notando
che Cannavò afferma: "fece capputtare la macchina". Si tratta insomma
dello stesso episodio, difficile metterlo in dubbio.]
(In alto a sinistra, un appello della famiglia riportato
il 12 maggio 1938 su
Il Giornale d'Italia, quotidiano abituale di Ettore;
in basso a sinistra un altro appello, pubblicato su
La
Domenica del Corriere
il 17 luglio 1938; a destra un'ulteriore nota apparsa su
L'Osservatore Romano il 23 luglio 1938.)