A proposito di un libro di Stefano
Roncoroni
"Ettore Majorana, lo scomparso"
Una "soluzione" che non convince...
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Stefano Roncoroni
ETTORE MAJORANA, LO SCOMPARSO
E LA DECISIONE IRREVOCABILE
Editori Internazionali
Riuniti, Roma, I edizione: marzo 2013
Dalla presentazione del libro (IV di copertina):
"Ettore Majorana scompare, inghiottito nel nulla,
nel 1938. Da allora le misteriose circostanze della scomparsa, il
riserbo della famiglia e le strane omissioni delle indagini hanno generato
teorie e supposizioni. Alcune ragionevoli, altre inverosimili. Finora
nessuno ha dimostrato di conoscere realmente quale sia stato il destino
del fisico italiano più brillante dell'epoca. Una fuga? Un suicidio?
La verità si cela sicuramente nei documenti che i discendenti
di Majorana conservano nei loro archivi. Ettore Majorana, lo scomparso
è l'inedito dello zio Giuseppe Majorana, scritto nel 1940 come
versione ufficiale di famiglia per quella scomparsa. Il libro
di Stefano Roncoroni, lontano parente di Ettore, pubblica e commenta
per la prima volta questo documento, che getta nuova luce sul mistero,
e denuncia l’inspiegabile riserbo della Famiglia e di molte Istituzioni
che ritarda da oltre settant'anni la conoscenza della verità".
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1. Preambolo
"No man but a blockhead ever wrote,
except for money"
(Samuel Johnson, also known as Dr Johnson
,
Remark, 5 Apr. - Quoted in James Boswell:
The Life of Samuel Johnson, vol.
3, 1791)
La recente uscita dell'atteso libro di Stefano Roncoroni (persona
della quale abbiamo parlato quasi esattamente un anno fa in questo
stesso Forum,
Un nuovo documento nel caso Majorana ...),
ci costringe a tornare sull'argomento,
allo scopo di chiarire taluni punti che rischiano altrimenti di diventare
viepiù confusi (o, peggio, dati per risolti quando
non lo sono affatto). Un compito al quale ci accingiamo
malvolentieri, una volta ancora da "grafoman[i] controvoglia", in conformità
alla riflessione di Vittorio Messori che abbiamo citato nella (ormai vecchia)
pagina di accesso a
Dissensi e consensi (la presente dichiarazione
spiega anche la scelta dell'epigrafe!).
Faremo nel seguito ovvio riferimento al testo (citato
come SR), ma anche all'intervista di ... lancio editoriale rilasciata
dall'autore al quotidiano la Repubblica
lo scorso 2 aprile, per la quale preferiamo dare l'URL seguente
(anziché quello diretto al sito del quotidiano, che a volte
presenta problemi, almeno secondo la nostra esperienza personale):
NIENTE SUICIDIO: L’ATOMICO MAJORANA SI RIFUGIO' IN
CALABRIA
Ennesima "verità" sulla sorte di Majorana:
il cugino la descrive in un libro - Il fisico che dette il là
alla bomba atomica si sarebbe ritirato in un vallone nei pressi di Catanzaro,
dove sarebbe morto nel 1939 - Il mistero dello stop alle ricerche...
[Encomiabile secondo noi l'introduzione delle virgolette
intorno al termine verità, segno che anche i giornalisti hanno
cominciato a guardare con perplessità, e se ne sono un po'
stancati , ai tanti scoop che si susseguono
sul famoso caso...]
In effetti, grazie alla seconda fonte, chi non dispone
del libro potrebbe farsi comunque un'idea generale della tesi ivi
illustrata.
2. Il contenuto dell'opera
Il libro di SR consta di poche pagine di Premessa;
di una corposa Introduzione (circa 35 pagine, nelle quali l'autore
comincia con l'enunciare la sua "soluzione"); di un breve (circa 40
pagine) manoscritto finora inedito a firma di Giuseppe Majorana,
zio di Ettore (nel seguito EM), ossia il fratello maggiore del padre
di EM, Fabio, intitolato appunto come il libro "Ettore Majorana,
lo scomparso", e recante la data 22 ottobre 1940; da quasi 200 pagine
di commento ad esso da parte di SR, suddivise in 12 capitoli perfettamente
corrispondenti ai paragrafi nei quali è suddiviso l'articolo di
Giuseppe, precisamente:
1 - Fabio Majorana / 2 - Ettore Majorana / 3 - nessun
titolo / 4 - Altri due lavori di E. Majorana Quello sulle leggi
statistiche / 5 - L'altro scritto di E. Majorana, sui metodi
/ 6 - Fama di Ettore in Germania e altrove Importanza dei
precedenti e degli ulteriori lavori / 7 - La scomparsa / 8 - Ulteriori
ricerche / 9 - Al Gesù nuovo di Napoli. Altre Case
Religiose e Conventi. Supposizioni e indagini / 10 - nessun
titolo / 11 - Nessun titolo / 12 - Un saluto e un'attesa;
infine, di una ventina di pagine di Conclusioni (in forma
di lettera indirizzata al defunto Giuseppe), seguite da ampie Note
(circa 50 pagine); Documenti (ancora circa 50 pagine); Indice dei nomi,
dei luoghi e degli argomenti; Bibliografia; Albero genealogico; Ringraziamenti,
per un complesso di oltre 400 pagine, diciamo subito abbastanza difficili
da digerire se lette tutte di seguito!
3. La "soluzione" poco convincente
La "soluzione" proposta da Roncoroni
si sintetizza nella formula:
"fuga-ritrovamento-fuga-morte"
(SR, p. 17),
la quale viene ripetuta a p. 282 nella forma piu'
dettagliata:
"fuga inevitabile-ritrovamento-fuga
irrevocabile-morte/borsa di studio"
.
E' facile capire il primo punto dei quattro in
cui si articola la formula, del resto l'ipotesi di una fuga, insieme
a quella del suicidio, è sempre stata una delle più
gettonate dai ... majoranologi (come SR chiama - p.
12 - sembra con un certo disprezzo, coloro che si sono occupati
del "giallo" senza esserne autorizzati da particolari ... titoli
di "famiglia"; disapprovazione che viene rincarata a p. 288,
con l'osservazione: "Troppe persone vogliono essere protagoniste di
questo ritrovamento e le verità si confondono e si contrastano",
con la quale l'autore proietta ... evidentemente se stesso, mostrando
di non riuscire a comprendere che possano esistere persone che si
occupano di certe questioni sospinte solo da curiosità
e passione disinteressata verso ogni verità).
Come abbiamo però più volte argomentato
(e pur inevitabilmente condividendo l'opinione che in una prima
fase EM avesse messo in atto un piano di fuga dissimulandolo con false
intenzioni suicide, costretto a tale passo improvviso*, e non lungamente
meditato come sostiene al contrario SR, da certi eventi che avevano a che
fare con il mondo della scienza e delle sue applicazioni militari,
non con questioni personali), essa cozza contro l'immagine dell'EM
"bravo ragazzo" etc. da sempre divulgata, ma può ben essere
che una tale descrizione sia stata artefatta come tanti altri particolari
della misteriosa vicenda.
Qualche commento meriterebbe poi l'aggettivo "inevitabile",
ripreso ovviamente da una delle ultime lettere di EM a noi pervenute
(la prima di ben tre comunicazioni inviate nel giro di 48 ore al
Direttore Carrelli), ma nessuno ci paga per questo lavoro
(con codesta osservazione rimandiamo all'epigrafe al Preambolo),
che non intende essere una vera e propria recensione, sicché sorvoliamo.
[* L'aggettivo viene utilizzato da EM stesso nella citata
prima lettera al Direttore Carrelli, "la mia improvvisa scomparsa",
mentre in SR (p. 24) troviamo: "La nuova versione certificava che
la scomparsa era stata a lungo programmata ed era stata definita
improvvisa dal suo autore solo in riferimento alle modalità
con cui l'ha fatta conoscere, e in ben diversa forma, al suo direttore
ed alla sua famiglia".]
[Maggio 2013 - Ci scrivono: "Ma
come una scomparsa lungamente programmata, se solo alla fine del febbraio
1938, quindi appena un mese prima della scomparsa, Ettore scriveva da Napoli
alla mamma che avrebbe avuto una stanza migliore su via Depretis,
da cui avrebbe potuto vedere fra tre mesi il passaggio di Hitler? Appare
verosimile tanto gelido calcolo? E che coincidenza sarebbe, che scompare
un genio della fisica, appena dopo aver vinto un importante concorso a
cattedra, proprio nel momento in cui i suoi colleghi romani stanno pensando
di emigrare armi e bagagli presso il nemico? Tutte circostanze che davvero
non c'entrano niente con la scomparsa, e che è lecito passare sotto
silenzio come fa Roncoroni? Ecco che si è costretti allora per forza
a cercare di far passare Ettore per un matto o uno stupido
" .]
Il secondo punto è invece più
importante, in quanto indubbiamente originale. Lo scomparso volontariamente
EM sarebbe stato ritrovato, dove e come esattamente non si sa (SR accenna
nell'intervista ad un "improvviso viaggio in macchina nell'ottobre
del 1938 di mio padre e Salvatore fino a un vallone vicino Catanzaro
dove [era] stata segnalata la presenza di Ettore", ma al solito in maniera
ambigua, non afferma infatti poi se la segnalazione giunta alle orecchie
dei parenti di EM corrispondesse a verità**).
SR avrebbe sentito riferire di tale ritrovamento dal padre e dal
nonno, e confermare dallo zio Salvatore, tutte "voci" di circa 50 anni
fa, a quel che pare (vedi SR, pp. 291-293). Non dubitiamo delle circostanze
riportate, né della memoria dell'autore, ma è facile replicare
che si poteva trattare di false informazioni (vedi anche quanto se ne
dice nella successiva sezione), a loro volta basate su altre "voci", o
addirittura di esplicita disinformazione (non necessariamente messa in
atto dalla famiglia, ma della quale la famiglia può essere rimasta
vittima). Lo stesso giornalista che conduce il dialogo, pur nel
ruolo benevolo che si può immaginare nel caso di lanci
editoriali presentati come interviste, non riesce ad esimersi dall'osservare
che:
"Si può obiettare che la sua teoria (ritrovamento
e morte) sia solo frutto di testimonianze orali non verificabili e
di deduzioni basate su documenti",
ottenendo una risposta quanto meno vaga (andare
a guardare per credere).
[** SR, p. 291, riporta un brano di un diario del nonno (il
Consigliere di Stato Oliviero Savini Nicci, il quale aveva sposato
Elvira Majorana, una delle sorelle del padre di EM), in cui si conferma
ovviamente il viaggio, ma non ... il ritrovamento, anzi: "Domenica
30 ottobre 1938... Verso le ore 18 è arrivato Fausto in auto.
Torna dalla Calabria ove è stato con Turillo di Dorina sulle traccie
di Ettore che hanno molti elementi di attendibilità.
Dimorerebbe in un vallone boscoso della provincia di Catanzaro,
ospite di pastori. Ma ancora nulla di concreto
". Fausto è il genero di Oliviero Savini Nicci,
in quanto ne aveva sposato la figlia Lavinia, ossia Fausto Roncoroni,
il padre di SR, mentre Turillo è Salvatore Majorana, il fratello
maggiore di EM.]
Detto che ci rimane difficile immaginare un EM
che, con tutti i soldi che non aveva trascurato di portarsi dietro!
(ma forse li aveva dati ... in beneficenza), si riduce invece a fare
il pastore in un vallone vicino a Catanzaro, quasi come una bestia che
vive nello stato di natura, il terzo punto è ovviamente
necessario alla ricostruzione di SR ("un combinato logico
del secondo cardine", p. 294), perché è un banale
dato di fatto che EM ritrovato non lo è però di
fronte a tutto il mondo, ma solo per alcuni membri della famosa
"famiglia" (un termine che, data l'origine siciliana, evoca purtroppo
immagini di "padrini" e quant'altro***), i quali avrebbero lasciato
volutamente all'oscuro del ritrovamento per esempio la madre stessa di
EM, la sorella Maria (la quale ritenne sempre, da quel che ci consta, che
Ettore si fosse suicidato), etc., lasciando tutte queste persone nell'angoscia
del non sapere, che a volte è peggiore del sapere qualcosa di brutto.
[Un acuto lettore, noto esperto del caso,
ci fa notare che tanto Maria era poco edotta sulla effettiva sorte del
fratello, che "prese parte diretta ed attiva con Erasmo Recami nelle
ricerche di Ettore in Argentina", rivelatesi poi infruttuose.]
A tale riguardo viene opportuno citare il P.S di una
lettera di un altro zio di EM, il Quirino Majorana noto professore di
Fisica a Bologna, il quale scrive al fratello Giuseppe a Catania:
"P.S. Here the rumor spread out that Ettore was
finally found: in Sicily, in happy company. It was a doctor in Medicine,
here for the State examination, to disseminate such fantastic news. Is
there anything similar told in Catania?"
[Il testo è in inglese perché lo riprendiamo da
un articolo dei noti studiosi del caso Francesco Guerra e Nadia Robotti,
intitolato "September 1939: a crucial date in the history of Ettore
Majorana" (d'ora in avanti GR, p. 12). L'articolo per ciò che
sappiamo risulta ancora non pubblicato, ma gira presso il gruppo dei
majoranologi* (gli autori condividono gran parte della "soluzione Roncoroni",
sebbene con significative varianti, appaiono anzi sotto taluni aspetti quasi
"in concorrenza"). Quanto alla specifica lettera citata, non ci
sembra che tale documento sia riportato tra tanti in SR, e chissà
se perché l'autore non ne era a conoscenza, o perché questi
si è reso ben conto della valenza che esso avrebbe potuto assumere
nello smontare il suo ... castello di carta!
* L'articolo è stato successivamente pubblicato
come: "The Disappearance and Death
of Ettore Majorana", Physics in
Perspective, 15, 2013, pp. 160-177.]
[Sottolineiamo l'espressione "in lieta
compagnia", che toglie ogni residuo dubbio, semmai ce ne fossero stati,
su una presunta omosessualità del povero Ettore, o che almeno
se ne avesse qualche sospetto presso i parenti. Tale circostanza è
stata in effetti qualche volta invocata quale una delle possibili motivazioni
dietro alla decisione di abbandonare per sempre la sua vita ordinaria.]
Notiamo la data della lettera, 14 marzo 1939, come dire che
Quirino (il quale, da quanto abbiamo creduto di capire in base a diverse
conversazioni, era uno di quelli infine convinti della morte del nipote
per suicidio, avvenuto nel marzo 1938) pure lui non sapeva nulla di
un precedente ritrovamento: un altro membro stretto della famiglia tenuto
volutamente all'oscuro di una così importante notizia?
Per quale motivo sia stata messa in piedi una tale ... congiura
del silenzio, rotta comunque da qualche confidenza di tanto
in tanto, l 'autore non ce lo chiarisce (ovviamente non
ne è in grado), e continua ad arrampicarsi sugli specchi
in un vano tentativo di "giustificare" e di risolvere almeno le
contraddizioni che non può proprio fare a meno di rilevare.
A tale riguardo è interessante notare che la medesime
perplessità sorge in chi conduce l'intervista che abbiamo citato
nel Preambolo, in quanto rivolge a SR la seguente domanda:
"Ma se lei era al corrente della 'verità' fin dagli
anni Sessanta, perché la racconta solo ora?"
[Ancora una volta un "verità" tra virgolette, ottimo!]
Ed ecco la risposta di SR:
"Mio padre, Salvatore il fratello di Ettore, mio
nonno Oliviero Savini Nicci erano uomini di un'altra epoca. Avevano
dato la loro parola al capofamiglia Giuseppe Majorana che non sarebbe
trapelato nulla. Finché sono stati in vita io ho rispettato
il loro patto. Poi però ho iniziato a fare ricerche per documentare
ciò che mi avevano raccontato".
C'è da osservare poi che invece abbastanza
sarebbe trapelato, anche se secondo SR si tratterebbe quasi sempre
di confidenze incomplete, elusive. Non sfugge alla regola nemmeno
il rapporto di SR con il padre, il quale pure lui sapeva
, ma dice e non dice, secondo uno stile che sembrerebbe ... di natura
ereditaria:
"Da lui non ho saputo di più, né nomi, né
date, né luoghi, di cui, per discrezione può non aver
chiesto o sui quali, più probabilmente, era stato richiesto di essere
riservato. Mio padre non era un Majorana ma era un uomo dell'altro secolo
e aveva gli stessi loro principi: non mi sento di fargli alcun rimprovero,
il suo è stato un gesto di grande responsabilità e correttezza.
Sapeva dei miei contatti con Salvatore e più volte mi
disse che prima o poi avrebbero capito che era giunto il caso di parlarne,
rimandando la palla in casa Majorana " (p. 293, un nuovo
contorcimento, un nuovo arrampicamento sugli specchi per spiegare secondo
noi l'impossibile) .
Giudichi il lettore se bastano queste affannose motivazioni
a giustificare i vincoli al silenzio che si sarebbero venuti a stabilire
all'interno solo di una parte di una "famiglia" che si dimostra alquanto
omertosa, nonostante in essa si annidassero "uomini di un'altra epoca"
(o forse proprio per questo?). Quello che poi ci riesce davvero difficile
immaginare è cosa possa esserci dietro a tanta riservatezza: quale
informazione tanto terribile da doversi tenere ancora nascosta ad oltre
70 anni dalla scomparsa, quasi la verità potesse ancora ricadere
a disonore di tutti i Majorana? Se taluni particolari potevano forse al
tempo costituire "una macchia intollerabile per l'onore di una famiglia"
(dall'intervista segnalata), oggi una tale motivazione appare davvero
ridicola, mah. Avremo modo comunque di tornare sulla non marginale
questione, dimostrando come nello stesso libro di SR siano presenti le
prove ... del contrario!
[*** Chi scrive le presenti righe non sa resistere
alla citazione di un ricordo personale. Si trovava alcuni anni fa
nell'anticamera di un Questore, in attesa di essere ricevuto, e gli
capitò di ascoltare non volendo una conversazione concitata che
si svolgeva nell'ufficio del funzionario con alcuni suoi sottoposti, i
quali gli stavano illustrando le modalità con cui si svolgevano
certe indagini. Il Questore a voce alta li rimproverò per qualche
motivo, strillando: "Non dimenticate che questi sono siciliani, occhi
bene aperti!". Forse non è inutile aggiungere che chi scrive
queste righe è pure lui un siciliano al 50%, in quanto sua madre
era nata a Palermo, e lì aveva vissuto tutta la sua giovinezza:
quindi non ha nulla a priori contro i siciliani, ed ha avuto modo di
conoscere abbastanza bene città, persone e ... modi di pensare.]
In conclusione del commento al terzo punto, la famiglia ritrova
... lo scapestrato, ma lui fugge di nuovo (ed ancora una
volta non ci è dato di sapere dove, e cosa abbia
deciso di fare nella vita, dopo lo studente che non aveva bisogno
di lavorare, il professore e ... il pastore), una fuga diventata
adesso secondo SR "irrevocabile" (l'autore riprende qui un aggettivo
utilizzato da Giuseppe, ne parleremo presto). Questa volta però
la "famiglia" (o almeno quella parte di essa che si considera superiore
al resto di essa) acconsente al suo desiderio, nessuno fa più
niente per trattenerlo, o per ... curarlo, e poi per cercarlo nuovamente
(forse qualcuno continua a tenerlo d'occhio, tanto per sapere come
se la passa? nemmeno questo si sa).
Il quarto punto diventa, nel contesto specifico,
quasi più sorprendente dei precedenti tre. Già rimane
difficile credere ad una fuga con quelle specifiche modalità,
di quello specifico personaggio (rimarchiamo una volta
ancora, tutta la Scienza, la Fisica, il particolare momento storico
sono scomparsi, o passati in secondo e terzo piano), ma come
credere ad un'ulteriore coincidenza, che EM sia morto, e per cause
naturali (diciamo non un sucidio) appena pochi mesi dopo la sua
... seconda fuga?
Il cardine di codesta incredibile affermazione (SR, pp. 294
e segg.) è unicamente la ormai nota lettera di Padre
Caselli che abbiamo già discusso in
"
Un nuovo documento nel caso Majorana: stabilisce davvero un
"punto fermo" per la soluzione dell'annoso mistero?", e che SR
presenta senza mai fare cenno ad ovvie interpretazioni alternative
che pure conosce benissimo (idem purtroppo nel caso di
Guerra-Robotti), tranne quando vi è costretto (vedremo un simile
caso nel prossimo paragrafo). Aggiungiamo adesso qualcosa alla discussione,
perché i nuovi elementi comunque conosciuti grazie all'opera congiunta
di SR e GR conducono ad un'ulteriore stridente contraddizione.
[Lo stesso acuto lettore che abbiamo in
precedenza nominato sottolinea che una copia della oggi famosa lettera
di Padre Caselli si trovava pacificamente conservata a Roma nell'"archivio
Amaldi" (" A copy of this
letter is kept at the Historical Archives of the Department of Physics
of the University of Rome \La Sapienza" (Box: Materiale pervenuto)", GR,
p.7) , e che tale circostanza
conferma che Amaldi ne era perfettamente a conoscenza: perché allora
non l'avrebbe mai menzionata? Evidentemente non gli aveva attribuito nessuna
importanza, dandole l'interpretazione più naturale che abbiamo sostenuto
nella già citata
critica al "punto fermo" di GR, un punto viceversa mal-fermo
che oggi potremmo dire anche di SR.
]
[Novembre 1938. Ci viene cortesemente segnalata
un'intervista a Peppino Cannavò (firmata da Silvia Ventimiglia, datata
settembre 2010), massaro di casa Majorana, nato nel 1927. In essa, insieme
ad altre notizie e commenti interessanti, si trova la seguente affermazione,
riferita al fratello maggiore di Ettore, Salvatore, promotore dell'iniziativa
della borsa intestata ad EM: "Tutte le mattine partiva ed andava in Chiesa
a farsi la Comunione", non poteva essere meglio descritto il "bigottismo"
di Salvatore. Esso spiega perfettamente la questione: dopo un anno dalla
scomparsa di Ettore, Salvatore ha il dubbio che possa essere morto, e si
duole (probabilmente con la madre Dorina, ma non è detto che sia nella
medesima misura) perché l'anima del povero fratello non riceve le
ordinarie attenzioni dei cattolici, messe a suffragio, etc.. Si muove
quindi in tal senso, ma è onesto, e non essendo sicuro che Ettore
sia davvero deceduto, fa ricorso allora al termine ambiguo di "scomparso",
tanto la borsa si può legittimamente intitolare anche ad una persona
vivente. Nel medesimo contesto, rimane chiaro anche il frequente riferimento
a Salvatore, dottore in legge, come a "il filosofo", un'espressione nella
quale non riusciamo a non avvertire un certo cenno di scherno (si veda per
esempio la lettera di Oliviero Savini Nicci riportata a p. 371 del libro
di SR: "Il filosofo e Luciano sono mobilitati alla ricerca", mah...]
4. Un'incongruenza cronologica rilevante
Esponiamo qui quella che appare palesemente come
una grossa incongruenza cronologica della ricostruzione
dianzi schematizzata.
Sappiamo che:
"Quando già il Vaticano aveva fatto qualcosa il Governo
Italiano tramite l'Ambasciata presso la Santa Sede chiede una collaborazione
ufficiale", 31 ottobre 1938",
e che:
"Il 16/XI/38 la Segreteria di Stato di Sua Santità
ha pronta la risposta"
(SR, Nota N. 121, p. 340).
Inoltre, dal già nominato articolo di Guerra-Robotti,
veniamo a sapere che:
"in a letter of March 1940, the State Secretariat sends to
the Family words of consolation and communicates that there is no practical
utility in continuing the research"
(GR, p. 11; gli autori aggiungono il seguente giusto commento:
"Therefore, contrary to what it has been sometime stated, the collaboration
of the Vatican Authorities is prompt and exhaustive, albeit without
results, both in regard to the Embassy and the Family").
[Sottolineiamo che almeno per il momento non abbiamo
trovato traccia di tale ultima comunicazione nel libro di SR: per
tale assenza è lecito proporre allora il medesimo dubbio che abbiamo
già esposto nel paragrafo precedente, a proposito della lettera
del 14 marzo 1939 di Quirino Majorana a Giuseppe Majorana.]
Ciò premesso, ci si domanda come sia possibile
che nel marzo del 1940 la Segreteria di Stato Vaticana affermi che
è inutile continuare le ricerche tempestivamente e diligentemente
intraprese, quando, secondo SR e GR, EM sarebbe morto addirittura prima
del 22 settembre 1939, data della lettera di Padre Caselli? Tanto più
che la notizia della "scomparsa" di Ettore (utilizzo a bella posta
tale termine ambiguo, su cui si gioca l'intera questione) era apparsa
apertamente proprio su una pubblicazione religiosa?
"Sul numero di novembre 1939 della rivista 'Missioni'
è scritto: 'E' stata fondata una Borsa di studio per l'educazione
di un missionario al nome dello scomparso
ETTORE MAJORANA'"
(SR, p. 295; abbiamo evidenziato ancora una volta con il colore
rosso il termine chiave).
A proposito della lettera di Padre Caselli, Guerra
e Robotti scrivono:
"The content of the letter is unequivocal" (GR, p. 7),
mentre Roncoroni si esprime analogamente nella menzionata
intervista:
"C'è un altro documento inequivocabile".
Abbiamo già sottolineato che nessuno dei citati autori
accenna a possibili interpretazioni alternative, ed è buffo
nel presente contesto sottolineare che sia SR stesso a fornire la chiave
per ... confutare la propria ricostruzione, laddove alle pp. 296-297
ammette:
"Rivista alla mano, [Salvatore, il fratello maggiore di EM]
mi faceva notare quanto era scritto a proposito dell'intestazione
della Borsa di Studio, che poteva essere fatta a un '...santo protettore
o a qualche persona cara, viva o defunta'. Ecco, mi ripeteva Salvatore:
'Viva, non defunta, ma solo scomparsa. In quell'anno 1939
speravamo di ritrovare Ettore, anzi, eravamo certi che
prima o poi sarebbe ritornato da noi come se niente fosse stato'. Questa
volta Salvatore non volle ripetere l'ammissione del ritrovamento né
collegarlo a così breve scadenza con la morte di Ettore. Erano
passati pochi mesi dalla sua ammissione che con questa volle, io credo,
in parte provare a sconfessare".
Notiamo che quel "speravamo di ritrovare", riferito al 1939,
la dice lunga sul preteso precedente ritrovamento dell'autunno 1938!
[In GR è presente un'utile rassegna sullo stato delle
ricerche effettuate da parte della polizia, che si interrompono il
4 aprile 1939, quando "il capo della Divisione Polizia Frontiera e Trasporti,
Saporiti, chiedeva ancora se la segnalazione del Majorana dovesse essere
mantenuta in evidenza. E il Direttore della Divisione Affari Generali
e Riservati rispondeva sull'apposito modulo: 'Provvedimenti da adottare:
Radiare '" (da Erasmo Recami, opera più volte citata
nei nostri scritti, p. 21). Sempre da GR veniamo a sapere che il Decreto
Ministeriale del 6 dicembre 1938, nel quale si affermava che: "Considerato
che il Prof. E. Majorana si è allontanato dall'ufficio senza giustificati
motivi per un periodo superiore ai dieci giorni; considerato che, nonostante
le ricerche fatte, non si è potuta avere alcuna notizia [...] A decorrere
dal 25 marzo 1938 XVI, il Prof. E. Majorana è dichiarato dimissionario
dall'impiego" (Recami, p. 19), non fu mai registrato dalla Corte dei Conti
(e noi diremmo, giustamente), e che il Ministero dovette pertanto ribadire
la dismissione di EM dall'insegnamento quasi un anno dopo, il 14 settembre
1939. Tutti indizi che qualcuno delle istituzioni "sapeva"che il professore
era definitivamente morto, o non piuttosto naturali adempimenti ad oltre
un anno dalla misteriosa insoluta scomparsa?]
Concludiamo il paragrafo con una osservazione sull'aspetto
"etico" della situazione che si sarebbe venuta a creare, descritto
da un nostro acuto corrispondente con le seguenti parole:
"Il fatto che nel 1940 il Vaticano informi la famiglia
Majorana di aver cessato le ricerche è una prova lampante
e schiacciante CONTRO l'ipotesi che sin dal 1939 il fato di Ettore
fosse noto: vogliamo credere che persone religiose e, per lo meno,
educate, non avessero informato il riservatissimo Vaticano che avevano
già ritrovato Ettore, lasciando invece le autorità religiose
a ricercare lo scomparso quando invece loro già l'avevano ritrovato?
Insomma, sarebbe stata una mancanza di educazione, prima ancora che di
logica, a dir poco imperdonabile".
A tale riguardo mettiamo in effetti in evidenza
la circostanza che secondo SR il "ritrovamento" sarebbe avvenuto ben
prima del settembre 1939, addirittura nell'ottobre del 1938, proprio
quando il Governo Italiano indirizzò la menzionata
richiesta ufficiale di ricerche alla Santa Sede. Insomma, una famiglia
... invadente, che molto presume di sé, descritta mentre sta
spesso a chiedere raccomandazioni e trattamenti di favore, la quale poi
non ricambia in nessun modo, sullo sfondo di "istituzioni" (sia italiane
che vaticane) le quali starebbero sempre ... a dormire, oppure anch'esse
in qualche misura omertose (come se la "giustizia" e l'apparato dello
Stato fossero una proprietà privata, di cui poter usufruire
a proprio personale comodo e con tutta la desiderata riservatezza).
Secondo SR, nella sua comunque apprezzabile ricerca di una
"logica"sia pure parziale, ci furono in effetti connivenze
a vari livelli, e il desiderio di copertura da parte della "famiglia"
esaudito. Se fosse vero però che verso la fine dell guerra Mussolini
aveva ancora il dubbio che EM stesse lavorando con gli scienziati del
Reich alle famose "armi segrete" che avrebbero potuto cambiare le sorti
del conflitto
(ne accenniamo nel Cap. VI del nostro libro sul caso, laddove
si parla di un
"carteggio Mussolini-Anfuso") , ecco che bisognerebbe
concludere che la pretesa riservatezza escludeva perfino il Duce dalla
conoscenza della soluzione del caso!
5. Un ... necrologio?
Veniamo adesso al piatto forte del libro, ossia la
presentazione dell'inedito articolo di Giuseppe Majorana. Eravamo al
corrente della sua esistenza, e pertanto molto ansiosi di poterne infine
prendere conoscenza, ma siamo andati incontro ad un'altra delusione.
Un lavoro piuttosto mediocre, che tradisce tutta l'età e lo
stato di salute del suo autore (lo zio di Ettore, nato nel 1863, alla
fine del 1940 aveva 77 anni, morì poi poco dopo nello stesso anno
- nel mese di dicembre), mentre viene invece definito
da SR:
"la versione ufficiale della
Famiglia sulla scomparsa, scritta dal suo capo Famiglia di allora ed
avallata da tutti quelli che contavano"
(p. 29; sorvoliamo su ovvi commenti che abbiamo già espresso
a proposito di siffatta ... terminologia).
Basta leggerlo per rendersi conto invece che Giuseppe annaspa
cercando di ricostruire una storia che non conosce
bene, scrivendo pure: "La storia della scomparsa sarebbe
la seguente" (inizio capitolo 7), appunto "sarebbe", secondo le
chiacchiere che gli sono pervenute, e nella misura in cui le rammenta.
Non infieriamo su circostanze quali un Carrelli che diventa sempre Carvelli,
e di cui viene detto che sarebbe stato il "preside nella Facoltà
di Scienze all'Università"; di una "decisione inevitabile"
che qui diventa "irrevocabile" - segno certo che a Giuseppe, il quale
ammette di aver "ricostituita a memoria" la lettera di cui aveva sentito
evidentemente solo parlare (SR, p. 69), non fu mai consegnata
nessuna copia dei documenti rilevanti da coloro che "contavano nella Famiglia";
etc., altro che "versione ufficiale" la cui redazione sarebbe stata affidata
al capo Famiglia. Preferiamo invece sottolineare che una "versione ufficiale",
unita alla "congiura del silenzio" di cui ci è stato detto, lascerebbe
ritenere che una tale opera fosse, oltre che chiara e sintetica, non appesantita
cioè da dettagli inutili, destinata ... ai posteri, mentre invece
l'autore si adopera per farla pubblicare da subito, senza tuttavia riuscirvi!
"Ill.mo Professore, Anche a me sono state richieste notizie
di Ettore M. E raccogliendole ne è venuto lo scritto che le
mando e le propongo per... il bollettino Catanese. Credo che la cosa
sia degna e da farsi per Catania trattandosi di un Catanese e si indica
a merito essenziale. E però mi rivolgo sopratutto a Lei presentando
lo scritto. Era già pervenuto alla sig.na Naselli altro mio lavoro
sulle celebrazioni del 1939. Mi pare è preferibile occuparsi anzi
tutto di questo dello scomparso".
Ecco parte di una lettera (non si sa se poi spedita oppure
no) che SR riporta alla pag. 96, spiegandoci che il destinatario di essa
era: "il prof. Guido Libertini [...] direttore del Bollettino Storico
Catanese", e che: "la sig.na Naselli è la professoressa Carmelina
Naselli [...] segretaria del Bollettino". Inoltre, che: "l'altro lavoro
cui si riferisce Giuseppe è il suo articolo: 'Militello nel
1634. Il secondo frammento inedito della perduta Storia di Militello
di Pietro Carrera' nello stesso Bollettino Storico Catanese, a.
III - 1938-XVI pp. 128-158. E' l'ultimo scritto pubblicato di Giuseppe
Majorana".
Insomma, piccole vanità locali di scarso se non
scarsissimo interesse, oltre che senili, che cercava di pubblicare
su una rivista marginale un personaggio che non riuscì
a vedere esaudito nemmeno il suo desiderio di essere nominato "Professore
Emerito" al momento del congedo dalla vita universitaria (colpa
naturalmente dei soliti cattivi "fascisti"), e neppure di vedere stampato
il libro commemorativo che si era tanto affannato ad organizzare per celebrare
l'occasione (come si usa ancora oggi negli Atenei, che fanno così
... uno spreco immane di carta), si veda quanto ce ne racconta ampiamente
lo stesso SR nell'articolo "Genesi dell'articolo postumo di Ettore Majorana
[...]", Nuova Storia Contemporanea , marzo-aprile 2012. Anche
le pagine in discorso rimaste a lungo inedite (e ci viene da dire di nuovo,
giustamente!) dedicate al nipote scomparso, sembrano non essere ispirate
altro che dall'intenzione un po' patetica di ... autocelebrarsi celebrando
la famiglia alla quale appartiene (un'altra caratteristica ... ereditaria?),
mettendo per esempio in risalto con grande enfasi: "il giudizio autorizzato
e firmato di un uomo che ha veramente autorità a parlare
in materia" (SR, p. 85), che sarebbe poi S.E. Enrico Fermi.
Limitiamoci qui ancora ad osservare che SR stesso ne parla
come di un:
"articolo sostanzialmente falso e di dubbia utilità
per molti aspetti" (p. 273),
e che Giuseppe Majorana in persona dimostra come non
corrisponda affatto a verità che sia stata la famosa "famiglia"
a sollecitarne la redazione, anzi, quando ci informa della genesi
dell'articolo con le seguenti parole:
"Io stesso, per comporre queste note, mi sono rivolto a mio
nipote Salvatore, il maggiore dei figli di Fabio, e ne pubblicherò,
aggiunte alle mie, le notizie che egli di sua casa poteva dare meglio
di ogni altro e devono fin qui segnare questo angoscioso
periodo di 31 mesi dalla scomparsa"
(SR, p. 75; si notino le ultime parole, perché ci torneremo).
Insomma, varrebbe poco la pena di occuparsi dell'articolo*,
se non fosse per l'ultimo capitolo, il N. 12, il cui contenuto viene
enfatizzato, nel senso particolare che sta loro a cuore, sia
da SR che da GR:
"tutto ciò indica già chiaramente
che Giuseppe sa che Ettore è morto"
(SR, p. 271);
"The final chapter of this profile is a real
necrology, expressed in the typical rhetorical and
highly emotional style of the time"
(GR, p. 5).
Ne riportiamo qui integralmente per comodità di critica
il breve testo, che reca un titolo di difficile interpretazione,
su cui sarà necessario dire qualcosa: "Un saluto e un'attesa".
"Non rimane che associarsi a così autorevoli
voci augurii e desiderii che sono quelli stessi delle classi dirigenti
e del Paese nell'attuale suo momento e risveglio scientifico.
E tuttavia dopo 31 mesi di
impenetrabile silenzio, che penseremo? Che Ettore Majorana,
quel bravo e felice ragazzo od uomo di anni 31 sia semplicemente
come corpo nell'Al di là, d'onde a nessuno è possibile
tornare, e sia sparito, si sia distrutto, in quell'ammasso di molecole
e atomi a cui dedicò tanti studi? O non viva piuttosto come potenza
costruttiva, fulgida luce nell'Ade, espressione del suo eletto
ingegno e dei suoi studi che tanta gloria dovevano dare alla famiglia
e ai concittadini e tanto facevano sperare di lui? Ma un altro
bravo Figliolo e degno Concittadino e Grande Siciliano è scomparso,
e noi dobbiamo inchinarci di fronte alla tragedia, ammantandoci
per quanto sia possibile, e non possiamo sfuggirne, dell'incommensurabile
dolore della madre e dei fratelli. Oh padre tre volte felice che avevi
prima di lui raggiunte le porte dell'Altra Dimora".
In effetti, definire questo un "necrologio" non è irragionevole,
ma ciò implica davvero che Giuseppe Majorana sapesse
? Tale convinzione espressa da SR stona con quei "31 mesi di
impenetrabile silenzio" che abbiamo evidenziato con il colore rosso,
ed anche con l'osservazione che abbiamo dianzi riportato, evidenziandola
con il medesimo colore, a proposito della genesi dello scritto. Come dire
che appare assai più verosimile ritenere che Giuseppe non
sapesse in realtà proprio nulla dell'effettiva sorte del
congiunto, come di tanti altri particolari relativi alla sua scomparsa
(per esempio, ancora, il nome dell'albergo di Napoli presso il quale alloggiava
Ettore, che chiama Patria anziché Bologna - SR, p. 69), ma non
ci è difficile ammettere che Giuseppe (come altri parenti
di EM, a qualche caso abbiamo in precedenza accennato) ritenesse
che Ettore fosse in effetti morto, visto che non sarebbe stato naturale
per una persona d'onore come era ritenuto pure il nipote, facendo parte
della famosa famiglia, mantenere tanto a lungo i familiari in uno stato
di angosciosa attesa (e su tale particolare siamo d'accordo anche noi).
Quanto al titolo del capitolo, invece, ci sembra pur esso
stonare con l'interpretazione che ne viene data da SR e GR. SR si
avvede della circostanza, ed esercita ancora una volta le sue doti
di ... equilibrista affermando prima che:
"un saluto è l'ultimo saluto, quello estremo
con cui si rende omaggio al defunto e allo scomparso",
e poi che:
"L'attesa è sempre per qualcuno o per qualcosa, ma
è anche lo stato d'animo di chi attende il realizzarsi di qualcosa.
Ma di cosa? Non della morte del nipote che inavvertitamente ha dichiarato
di sapere già avvenuta, ma di conoscere le sue modalità:
come, dove e quando"
(SR, p. 272).
"Inavvertitamente"? L'attesa di "conoscere le sue
modalità "? Confessiamo di rimanere una volta
di più esterrefatti di fronte a codesti tentativi di passare
sopra a quelle che appaiono manifeste contraddizioni con il tipo di
"soluzione" che l'autore ha cercato di descrivere.
[*In realtà nell'articolo di Giuseppe Majorana c'è
qualche particolare per noi interessante, che sfugge però a
SR, dal momento che vi viene data conferma che Carrelli informò
di quanto accaduto prima di tutto Fermi, scrivendogli, il quale
Fermi poi informò la famiglia, sia pure in ritardo.
Abbiamo già accennato alla stranezza di codeste bizzarre
e lente modalità di comunicazione nel caso di un evento tanto
grave, non esistevano all'epoca i telefoni?]
7. Ulteriori considerazioni
Abbiamo scritto fin troppo, e ci affrettiamo quindi verso
la conclusione, anche se ovviamente molto ci sarebbe ancora da dire,
in relazione ad uno scritto tanto corposo. A noi è parso francamente
che il libro accumuli insieme e disordinatamente tanti elementi diversi,
senza mai tentarne però un'armonizzazione logica, in un tentativo
di soluzione "logica", se non storica, che vada il più possibile
in accordo con gli elementi noti. Per ottenerne una, l'autore
forza spesso le interpretazioni dei testi, senza ammetterne la loro
manifesta ambiguità.Riducendo il caso ad un'esclusiva
dimensione privata, ad una decisione presa da un personaggio diverso da
come è stato finora sempre dipinto dalle testimonianze pervenute,
addirittura affetto dalla sindrome di Asperger* (SR, p. 289; comunque,
una patologia che, se potrebbe forse giustificare un comportamento tanto
maldestro, non lo sarebbe affatto per dare conto di una morte avvenuta
ad una tale giovane età, infatti EM al momento del presunto decesso
avrebbe avuto appena 33 anni; ecco che bisogna allora escogitare qualche
altra trovata, e SR ci ha accennato personalmente ad una di esse che troviamo
però così poco credibile, forse un ulteriore tentativo ...
di depistaggio, da non volerla nemmeno menzionare), SR porta in secondo
piano qualsiasi riferimento all'ambiente esterno in cui viveva il brillante
scienziato. In verità non del tutto, sia perché tali elementi
potrebbero secondo lui essere capaci di offrire qualche spiegazione
alle ragioni che condussero EM alla "decisione inevitabile", sia perché,
continuando ad affastellare notizie, non rinuncia per esempio a menzionare
il caso Price
(di cui ci siamo in questo Forum occupati), o l'enigmatica
consegna di una cartelletta piena di carte scientifiche alla sua studentessa
Gilda Senatore (ancora non è stato chiarito il comportamento in
proposito dei colleghi/amici di Ettore, che prima non hanno fatto a lungo
menzione di tali carte, poi hanno cercato di spacciarle per banali appunti
delle lezioni, quando invece sappiamo con certezza che non lo erano),
oppure ancora la presenza di manoscritti di EM rinvenuti negli
archivi di Fermi, un'altra circostanza di cui ... si mormora ma che continua
ad essere tenuta segreta.
[* La sindrome Asperger, "malattia" ... inventata
dalla moderna psichiatria nel 1981, sarebbe "un grave disturbo
dello sviluppo caratterizzato dalla presenza di difficoltà importanti
nell'interazione sociale e da schemi inusuali e limitati di interessi
e di comportamento. Sono state constatate molte similitudini con l'autismo
senza ritardo mentale".
http://www.fondazioneares.com/index.php?id=430
Comunque, un grave disturbo, peccato che
nessuno di coloro che conobbero personalmente EM ne abbia mai
accennato, e che per esempio dalle spiritose lettere di EM al vero amico
Giovannino Gentile non appaia nessun indizio che lasci trapelare una
tale patologia - si veda anche quanto dice Sciascia a proposito di una
presunta "follia" di EM,
per esempio nel nostro libro sul caso disponibile in rete
, p. 57).]
SR, il quale non esita a dire che: "Ora è più
che lecito domandarsi il perché di questi silenzi e depistaggi
da parte dei grandi co-protagonisti del dopo scomparsa" (p. 298; appunto,
perché , se il caso era esclusivamente privato?),
accenna alla sussurrata esistenza di manoscritti segreti di EM alle
pp. 289-290, con le seguenti parole (uno dei passi più interessanti
dell'intero libro):
"Penso sia vero, quanto ho sentito da insigni storici, che
negli archivi di Fermi e di Segrè, quindi, negli Sati Uniti
d'America, esistano carte originali di mano di Ettore. E' una notizia,
inaudita e incredibile per quanto può essere devastante. 'E'
vero quello che mi avete detto?' ho chiesto a mia volta. 'Sì,
è vero ma non possiamo e vogliamo dire di più. La questione
è estremamente delicata, anzi pericolosa. Non ci tirare in mezzo;
anzi, guardatene dal parlare anche te'".
[Proprio nel momento di terminare il presente commento,
ci perviene notizia che nel corso di una trasmissione radiofonica SR
ha sostenuto che la famosa "famiglia" avrebbe falsificato lettere e firme
di Ettore! Insomma, non solo omertosi e responsabili di tante inutili
ricerche ed elucubrazioni, ma anche falsari (ovviamente sempre a fin
di bene, sottinteso, il bene della "famiglia"). Neanche noi,
che siamo sempre pronti da buoni cartesiani a dubitare di tutto,
abbiamo mai osato pensieri del genere: certo se fosse vero
che alcuni dei "dati" sui quali si sono fondate molte delle analisi precedentemente
condotte, da parte nostra ma non solo, ecco che tante argomentazioni andrebbero
quanto meno riviste, rimaniamo in curiosa attesa di vedere se il prossimo
futuro porterà delle rilevanti novità...]
8. Conclusioni
In un sito che presenta questa "nuova 'verità' sulla
scomparsa di Majorana" (anche adesso abbiamo particolarmente apprezzato
l'introduzione delle virgolette intorno al termine verità,
vedi il paragrafo N. 1!) è stato inserito il seguente commento:
"bufale. tanto per fare qualche liretta..." (isls
2 aprile 2013 alle 15:41).
Nonostante le nostre critiche, questo ci appare
un giudizio sbrigativo ed ingeneroso. E' ovvio che ci troviamo invece
di fronte ad un tentativo sincero di offrire una soluzione ad un caso
che ha coinvolto personalmente l'autore da oltre mezzo secolo, il quale
non sembra però essere riuscito a liberarsi dalle "voci"
di famiglia da cui è stato in tutto questo periodo contornato.
Inoltre, che l'opera è sicuramente importante, per majoranologi
e non, "per la mole di documenti che pubblica, ed è effettivamente
una colpa della famiglia non averli prima messi a disposizione
di tutti in una maniera più consona", secondo il giudizio
di un nostro autorevole corrispondente. Questi appare collocarsi sulla
nostra medesima linea di pensiero aggiungendo sinteticamente che:
"Le deduzioni sulla scomparsa, l'autismo e la morte,
mi sembrano non legittime, ovvero, nessuna necessità
logica, ci possono essere varie interpretazioni possibili".
Analogamente, altri ci scrive:
"il libro cerca di liquidare il caso con troppa disinvoltura
riconducendolo nell'alveo di famiglia e non affronta con rigore logico
tutte le relative conseguenze. Come se il ricondurre la vicenda in
tale esclusivo ambito (e la cosa di per sé non convince) possa
costituire un fatto risolutivo. Insomma, una debolezza argomentativa
che poteva essere 'aggirata' presentando il testo come una documentazione
su vicende familiari - attendibili o meno che possano essere - interessanti
comunque".
Altri ancora:
"Se questo è tutto ciò
che Guerra & Robotti e Roncoroni hanno, è davvero poca cosa
e completamente inutile per risolvere il caso, non vedo infatti alcunché
di decisivo. Si accenna a nuovi documenti in grado di risolvere
definitivamente l'enigma, che sarebbero tuttora sepolti negli archivi
di famiglia, staremo a vedere cosa ci porterà il futuro, è
lecito per il momento dubitare fortemente che tale fine della presunta
ed inspiegabile omertà sia davvero vicino".
A proposito di quest'ultimo dubbio, c'è da dire che
un momento buono per chi dei discendenti di EM possiede la famosa
"verità sepolta", sarebbe stato quello di tirarla finalmente
fuori quando è stata pubblicata con grande clamore l'ipotesi di
un Majorana nazista, di cui abbiamo parlato in una recente
discussione generale dell'ipotesi Klingsor, proprio
per togliere tale "macchia" dall'onore del congiunto: passato tale
momento, non si vede proprio come mai la questione possa ritornare
fuori. Il nostro auspicio, come immaginiamo pure quello di molti "curiosi",
è naturalmente che le accennate forti ... provocazioni di SR sortiscano
infine qualche effetto...
[Maggio 2013 - Ci scrivono: "A meno
che non si tratti proprio di un nuovo depistaggio organizzato non solo
dalla attuale 'famiglia' - troppe reputazioni scientifiche in ballo
- per allontanare i sospetti di un Majorana nazista [...] meglio farlo
ritenere morto addirittura prima dello scoppio della guerra, senza memoria
e pietà funebre, senza cure, una sorta di demente lasciato andare
dai suoi 'cari' dopo che l'avevano ritrovato una prima volta,
sepolto chissà dove, senza un certificato anagrafico di
morte [...] l'unico elemento
positivo è che non si parla più, come fecero Amaldi e Segrè,
di un Majorana buttatosi in mare nel corso del presunto viaggio di ritorno
da Palermo a Napoli, buttatosi in mare appunto ... con tanto di cappello,
e con pesi di piombo nelle tasche! ". Avendo conosciuto
personalmente l'autore, ed essendo stati in grado di farci quindi un'opinione
personale della sua sincera adesione alla cervellotica soluzione da lui
esposta, non crediamo a quello che sarebbe l'ennesimo tentativo di depistaggio,
ma certo l'ipotesi può diventare naturale per altri...]
* * * * *
UB, Perugia, aprile 1013
[Maggio 2013 - Aggiornamenti dovuti ad
una serie di corrispondenze susseguenti alla pubblicazione del commento
sono stati riportati con il carattere blu. Diversi lettori ci hanno anche
cortesemente segnalato taluni misprint - per esempio "Nuova Scienza
Contemporanea" in luogo di "Nuova Storia Contemporanea" - che abbiamo semplicemente
provveduto a correggere.]
Luglio 2013 - Aggiungiamo, per futura
memoria nostra, e per comodità del lettore, un elenco preciso delle
omissioni di SR, che appaiono poco apprezzabili tenuto conto che l'autore
era perfettamente al corrente delle circostanze tralasciate, e che ha scritto
un libro di ben 400 pagine in cui ci dà notizie perfino sulla segretaria
del Bollettino Storico Catanese dianzi menzionato (p. 96)!
1 - L'omissione più grave rimane secondo noi quella
di aver trascurato l'analisi di interpretazioni alternative della famosa
lettera di Padre Caselli, che costituirebbe secondo lui un punto fermo
in ordine all'avvenuta morte di EM tra il 1938 e il 1939, in seguito ad
una banale fuga per motivi privati lungamente meditata.
2 - Della seconda grave omissione riferiamo nell'importante appendice
che segue (stavolta in rosso). L'autore si deve essere convinto che la
testimonianza di Claudio Majorana è falsa, ma prima di tutto non
ce la riferisce, e poi non ci illustra i motivi per i quali la ritiene
non convincente.
3 - Analogamente, SR nulla dice sulla questione Fiorenza Tebalducci,
per la quale
si veda per esempio il nostro libro (Cap. IV, Uno scenario alternativo).
4 - L'autore non menziona mai l'enigmatica opera di Valerio Tonini,
sia pure solo per ribadirne il carattere "immaginario". Assolutamente incomprensibile
a nostro parere che qualcuno, della levatura poi scientifica e morale di
Tonini, provi qualche forma di soddisfazione a mettere in bocca ad un altro,
per giunta con una sua propria fama scientifica e probabilmente deceduto
(impossibilitato quindi a difendersi), delle opinioni che non gli appartenevano,
oltre tutto abbastanza criticabili secondo lo spirito del tempo. Non si effettua
forse così una grave violazione della personalità di chi viene
in una tale operazione coinvolto?
5 - Last but not least, non ci viene detto nulla di quel P.S.
che abbiamo dianzi citato, presente in una lettera del 14 marzo 1939 di
Quirino Majorana al fratello
Giuseppe, su un presunto avvistamento di Ettore in Sicilia e in lieta compagnia.
Come abbiamo già accennato, SR deve aver deciso che, riportandolo,
avrebbe forse dimostrato che di "voci" più o meno strampalate ne
correvano fin troppe, e che Quirino, membro importante della famiglia, non
sapeva nulla della cervellotica soluzione fuga-ritrovamento-nuova fuga. Di
essa sarebbe stato invece al corrente il padre dell'autore, che era entrato
a far parte della famiglia soltanto in maniera indiretta, mah.
* * * * *
Appendice - 20 maggio 2013
Un altro nostro accorto corrispondente, grande esperto della questione,
ci segnala un passo che ci era finora del tutto sfuggito, finalmente
una testimonianza precisa sulle motivazioni del viaggio di Ettore
Majorana a Palermo!
> ... il cugino Claudio rilasciò, nel maggio del 1972,
un'intervista a Gente, intitolata "Le rivelazioni del cugino del grande
fisico - Ettore Majorana si uccise dopo una tragedia familiare"
[Si tratta dell'Ing. Claudio Majorana, nato nel 1912, terzogenito di Dante
Majorana, uno dei fratelli del padre di Ettore. Viene menzionato diverse volte
nel libro di SR, vedi p. 399. La notizia in oggetto è riportata,
senza entrare nei dettagli come vedremo presto, a p. 339, Nota
N. 116.] . Ecco quanto viene riportato al riguardo
da Salvatore Esposito (La cattedra vacante. Ettore Majorana: ingegno
e misteri, Liguori, Napoli, 2009, p. 204), ma NON da SR:
"mi risulta, come del resto è noto, che Ettore era andato a
Palermo per incontrarsi con Emilio Segrè. Del suo viaggio in Sicilia
ci aveva informato per lettera scusandosi per il fatto che, dato l'esiguo
tempo a sua disposizione, non avrebbe potuto fare un salto a Catania. Sui
motivi della visita all'illustre scienziato non ci aveva detto nulla.
L'incontro non ci fu perché Segrè era fuori sede e mio cugino
ripartì alla volta di Napoli" ...
A proposito di tale importante dichiarazione, il nominato Esposito commenta:
"Quanto riportato dal cugino Claudio suona abbastanza strano, in quanto
di tali informazioni non vi è alcuna altra traccia. Nonostante siano
presenti imprecisioni nel testo dell'intervista all'onorevole Majorana (su
cose riferite da altri), ciò di cui si accenna sopra (e che doveva
essere, evidentemente, a conoscenza solo dei cugini catanesi) è molto
ben circostanziato e siamo quindi propensi ad accettare il contenuto nei
suoi caratteri generali. Al più, assumendo certamente la buona fede,
ricordi lontani avrebbero potuto confondere il viaggio a Palermo relativo
alla scomparsa con altri viggi di Ettore [...] In ogni caso, rimane oscuro
il motivo della visita di Ettore al suo amico e collega Segrè, che
si era trasferito da Roma a Palermo nel 1936".
Per quanto ci concerne, una notizia che ci appare, ripetiamo,
importantissima, perché nel 1972 venne rivelata finalmente in pubblico,
al di fuori di pur facili congetture (per chi non sia accecato da un "pregiudizio
apologetico"), una possibilmente autentica motivazione del viaggio di EM
a Palermo quella fine di marzo 1938!
Cominciamo con il sottolineare, anche se non ce ne sarebbe
bisogno, che Claudio Majorana NON poteva veramente sapere che: "
L'incontro non ci fu perché Segrè era fuori sede e mio
cugino ripartì alla volta di Napoli", dal momento
che EM scomparve senza dare più notizie a nessuno, e per il resto
abbiamo solo ciò che riferì Segrè post eventum
, ossia proprio la persona che per i motivi che abbiamo diverse volte
accennato dovrebbe ritenersi alquanto inaffidabile in codesto frangente,
oltre a quanto si credette al tempo nell'ambito della famiglia
Majorana, ossia che Ettore avesse effettivamente fatto ritorno a Napoli.
Insomma, è ovvio che il cugino RITENEVA che le cose fossero andate
così, ma non poteva avere nessuna certezza in proposito.
Ciò premesso, è manifesta l'estrema inverosimiglianza
di tale versione "buonista": ma come, EM fa un viaggio in nave apposta
per andare a parlare con Segrè, dopo aver perfino informato della
sua intenzione alcuni parenti siciliani, senza annunciarsi però
al diretto interessato all'incontro, non lo trova e se ne torna tranquillamente
indietro? Va bene l'idiosincrasia per il telefono, ma qui ci si chiede
di credere DAVVERO TROPPO!
Una tale lettera, ammesso che esista (e il nostro
menzionato corrispondente esprime dei dubbi al riguardo, senza accennare
però a credibili e quindi riferibili motivazioni per una possibile
"invenzione"), diventa una prova formidabile, in quanto attesta che Segrè
ha mentito sul non sapere nulla delle intenzioni di Ettore, poiché
è appunto inverosimile che EM avesse già da qualche giorno
programmato un viaggio in Sicilia senza avvertirlo prima (sarebbe tra l'altro
importante sapere quando è stata scritta la lettera,
se essa esiste ancora da qualche parte o se è andata distrutta
). E' lecito allora supporre che Segrè si sia potuto permettere
la facile menzogna sul suo essere assente da Palermo quel fatidico sabato
perché evidentemente all'oscuro del fatto che EM avesse informato
qualcuno delle sue intenzioni, per di più per iscritto, mentre il
futuro premio Nobel aveva saputo subito (per esempio tramite Carrelli)
che nelle ultime lettere di Ettore non si faceva cenno al loro prossimo
incontro .
Certo, ammesso ribadiamo che la testimonianza del cugino sia veritiera,
si aprono nuovi ampi scenari di riflessione. Perché per esempio
Ettore non informò anche altri (amici o parenti) di quel
viaggio, lasciando invece le famose ultime enigmatiche comunicazioni?
Perché la notizia rivelata nel 1972 dal cugino non è
stata presa nella dovuta considerazione dagli studiosi "ufficiali"
del caso, ivi compreso SR, che non dice nulla su quanto affermato da Claudio
Majorana nell'occasione che pur menziona? (si potrebbe pensare, come al solito
selezionando le informazioni da rendere note in base alla concordanza con
la sua proposta ricostruzione).
Da un punto di vista squisitamente logico, e quindi "a priori",
non è difficile avanzare l'ipotesi
che EM
abbia in un primo momento agito tranquillamente, scrivendo detta innocente
lettera, e che poi invece la situazione sia precipitata per motivi che non
conosciamo (continuiamo a ritenere possibile che si sia accorto di essere
pedinato, sorvegliato), e che allora abbia messo in piedi improvvisamente
e concitatamente la messa in scena del falso suicidio, senza tenere conto
oppure sorvolando sulla circostanza che essa comunque sarebbe stata in contraddizione
con le sue precedenti dichiarazioni al cugino, redatte evidentemente in un
momento di "normalità".
Concludiamo la presente importante appendice con
un "teorema", che per rendere assolutamente indiscutibile rafforzeremo nelle
ipotesi e diminuiremo nella tesi:
SE davvero EM scrisse una tale lettera alla famiglia di Claudio
Majorana (vale a dire allo zio Dante), ALLORA tutte le analisi
fin qui comunemente effettuate sugli ultimi giorni di EM (almeno quelli
universalmente conosciuti) vanno aggiornate...
[Mentre stavamo redigendo queste righe abbiamo naturalmente discusso
della questione con vari nostri abituali corrispondenti, uno dei quali ci
ha fatto notare un'altra possibile "stranezza". EM aveva lezione il sabato,
e ligio com'era non la avrebbe certamente saltata senza giustificato motivo,
soprattutto senza avvertire il suo Direttore, Carrelli. Come dire che, SE
Ettore avesse veramente programmato il colloquio con Segrè (colloquio
perché si parla di un "esiguo tempo a disposizione") in maniera tranquilla
e con qualche giorno di anticipo rispetto al famoso venerdì
25 marzo 1938, nulla di più verosimile che abbia annunciato la sua
assenza dalla lezione di sabato 26 al Prof. Carrelli, il quale quindi
come Segrè sarebbe stato perfettamente informato sull'agenda
di Ettore per quel fine settimana. Ciò a prescindere dalle criptiche
(ed inaspettate) comunicazioni che ricevette, le quali dovettero invero
coglierlo di sorpresa, intelligenti pauca...]
9 luglio 2013 - Segnaliamo che si parla
ancora di codeste dichiarazioni apparse su Gente nel 1972 in una
nostra
breve storia della majoranologia, non solo, ma che adesso l'articolo
in questione è stato
integralmente trascritto dalla Prof. Susanna Bisi, perché
tutti i nostri lettori interessati ne potessero prendere diretta conoscenza.
* * * * *
23 maggio 2013 - Nel presente contesto
meritano di essere riportate altre due corrispondenze.
> ... Passando alla correttezza di Majorana
riguardo ai suoi impegni didattici, oltre a Carrelli forse avrebbe potuto/dovuto
informare anche i suoi studenti durante la lezione del giovedì.
Io, se dovessi sospendere una lezione, informerei certamente anche la classe,
per non farli venire in aula inutilmente il giorno prestabilito, ancor
più in un'epoca, come il 1938, nella quale non esistevano gli avvisi
online o via email. Magari ricordo male, ma non mi pare che alcuno studente
(che poi sarebbe solo la solita Senatore) abbia mai detto che Majorana avesse
preannunciato la sua assenza il sabato successivo.
- In effetti avevamo anche noi
pensato a qualcosa del genere, non lo si fa però in genere se si
trova un sostituto, e Carrelli, il quale poi proseguì le lezioni
del corso, avrebbe potuto benissimo esserlo. Certo, solo la Senatore potrebbe
dire o aver detto qualcosa al riguardo, ma chissà se glielo hanno
mai chiesto in maniera esplicita, se una domanda non viene in mente allora
nemmeno le si cerca risposta. E' anche possibile che la risposta ... non
sia piaciuta, ed allora non l'abbiano divulgata, siamo al corrente di varie
altre analoghe soppressioni di frammenti di informazione nell'ambito del
caso.
>> ... A proposito del famoso concorso a cattedre del 1937,
è usuale ammiccare dicendo che il raccomandato di ferro Giovannino
Gentile fece intervenire l'influente genitore allo scopo di liquidare a
parte il Majorana, partecipante a sorpresa, e così non rischiare di
rimanere escluso dalla terna dei vincitori. Si dimentica però un'affermazione
presente nel Cap. XI di "Atomi in famiglia" di Laura Capon, la moglie di
Fermi: "Emilio Segrè si sentiva isolato a Palermo, senza amici né
collaboratori, e avrebbe desiderato avere con sé almeno uno dei giovani
teorici. Fra questi Gian Carlo Wick si era fatto notare per la mente profonda
e geniale; aveva studiato a Torino, ma dopo laureato era stato accolto nel
gruppo dei fisici romani; non aveva però un posto stabile e aspirava
a una cattedra. Segrè fece dunque un patto con Wick: gli promise di
adoprarsi perché l'Università di Palermo bandisse il concorso
di fisica teorica, e di appoggiare la proposta in facoltà in tutti
i modi possibili; Wick sarebbe riuscito indubbiamente primo in terna e sarebbe
stato quindi chiamato a Palermo ecc.", come poi di fatto avvenne. Lei scrive
intelligenti pauca, non è allora che il concorso fu pilotato dall'augusto
Fermi per favorire i progetti di Segrè, piuttosto che le aspirazioni
di carriera del figlio del famoso politico-filosofo-fascista, contro il quale
si può dire oggi di tutto? E non è forse (anche) per fare un
dispettuccio a Segrè che Majorana partecipò a sorpresa al concorso?
Se lo figura Segrè ad avere come stretto collega a Palermo l'inviso
Majorana? (la Capon scrive: "A questo punto un avvenimento imprevisto
rese vane le previsioni: Majorana decise improvvisamente di concorrere, senza
consultarsi con nessuno", certo, perché avrebbe dovuto chiedere il
permesso del ... Papa!) Inutile sottolineare i legami politici oltre quelli
scientifici che collegano Segrè a Wick, noto antifascista, e il verosimile
sfondo di solidarietà massonica del tutto, ancora oggi ben presente
nelle università in siffatte circostanze ...
- Nessuna replica, non ci avevamo mai pensato, né ci risulta
che l'abbiano fatto altri...
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