UNA PRESENTAZIONE DI:

ALDO SPRANZI

IL SEGRETO DI ALESSANDRO MANZONI

Che cosa nasconde l'autore dei Promessi Sposi?

Una manzoniana detective story

Indice, Prefazione, Capitolo I, Bibliografia

(Copertina: realizzazione grafica di Alessandra Spranzi

In copertina: camera da letto di Manzoni nella Villa di Brusuglio)

INDICE

Prefazione

Capitolo l

CHE COSA NASCONDE L'AUTORE DEI 'PROMESSI SPOSI'?

L'indagine biografica su Alessandro Manzoni come detective story

1.1 Una follia aprire un procedimento a carico di Alessandro Manzoni per simulazione?

1.2 Sono i suoi stessi difensori che alimentano i sospetti

1.3 E poi un processo c'è già stato: questo è un procedimento di secondo grado

1.4 Il vero problema è quello del movente: abbondano gli indizi, ma manca un movente!

1.5 La sfida investigativa

Capitolo 2

COME SONO STATE CONDOTTE FINO AD ORA LE INDAGINI? NEL MODO PEGGIORE

Difensori dell'imputato travestiti da investigatori

2.1 Un altro processo anomalo

2.2 L'alleanza tra le convenienze della politica e l'inettitudine della cultura letteraria

2.3 La strategia di difesa del pregiudizio dalle insidie del testo del romanzo e dei fatti biografici

2.4 Del collegio di difesa viene chiamato a far parte Giansenio

Capitolo 3

LA SVOLTA INVESTIGATIVA

Il bandolo della matassa si trova nel romanzo

3.1 La svolta investigativa

3.2 I personaggi sotto torchio

3.3 Don Rodrigo, il malvagio tiranno, indica la strada

3.4 I lettori sono invitati a prender parte alle indagini

3.5 L'ecatombe degli eroi cristiani

3.6 Gertrude fugge dal poema religioso, dov'è rinchiusa con la violenza, e chiede protezione agli investigatori

3.7 Vengono coinvolti nell'inchiesta anche due 'intoccabili': l'io narrante e la Provvidenza

3.8 I sospetti investono le 'digressioni' storiche

3.9 Don Abbondio confessa

Capitolo 4

(Segue) IL VELENO ANTICRISTIANO C'È

I sospetti del mondo cattolico dell'Ottocento erano fondati

4.1 Il punto sulle indagini: si riparte verso una nuova meta

4.2 Gli investigatori iniziano l'esplorazione del cripto-romanzo seguendo il filo conduttore della violenza

4.3 Alle radici della violenza: gli uomini "non son grandi abbastanza per sentire compassione senza disprezzo" (XXXVI)

4.4 Ritratto e autoritratto dell'uomo manzoniano

4.5 Una nuova svolta nelle indagini: le digressioni s'impadroniscono del romanzo

4.6 La violenza ascende al cielo: i Promessi sposi diventano romanzo religioso, ma la religione è quella dell'Odio. Ecco il veleno anticristiano!

4.7 Le indagini non sono concluse: bisogna trovare il movente

Capitolo 5

ADESSO TUTTI GLI AVVENIMENTI - PROTAGONISTI RETICENTI DI QUESTA VITA MISTERIOSA - COLLABORANO, COME SE AVESSERO RICEVUTO UN ORDINE IN TAL SENSO DAL LORO AUTORE

Il deprezzamento ai fini investigativi della conversione di Alessandro Manzoni

5.1 La nuova tattica investigativa - l'uso delle indicazioni fornite dai Promessi sposi come 'detector' per verificare possibili coerenze dei dati biografici con l'ispirazione del romanzo - dà i suoi frutti

5.2 Il Manzoni parigino

5.3 La miracolosa conversione

5.4 Il dopo-conversione: Brusuglio 1810-1816

5.5 La trappola

5.6 1816-17: l'evasione fallita

5.7 Il deprezzamento ai fini investigativi della conversione

5.8 È possibile, alla luce di quanto è emerso, avanzare delle ipotesi sulla conversione?

5.9 (segue) Esistono argomenti per una canonizzazione di Enrichetta Blondel?

Capitolo 6

GLI INOUIRENTI HANNO IN MANO IL MOVENTE! L'operazione clandestina: un delitto perfetto che aspira a essere scoperto

6.1 Introduzione

6.2 La seconda 'conversione', ovvero l'atto di nascita dell'operazione clandestina

6.3 Il movente: genesi e plausibilità dell'operazione clandestina

6.4 Strategia dell'operazione clandestina

Capitolo 7

(Segue) TAPPE E MODALITÀ DI REALIZZAZIONE DELL'OPERAZIONE CLANDESTINA

7.1 L'apologetica nella strategia nell'operazione clandestina: le Osservazioni sulla morale cattolica, il magnum opus dell'impostura

7.2 La Pentecoste, ovvero la miracolosa resurrezione degli Inni sacri

7.3 Il viaggio a Parigi del 1819: un colpo di grazia ai fantasmi del passato

7.4 Il miracolo narrativo

7.5 Il Fermo e Lucia fornisce nascostamente un contributo all'operazione clandestina

7.6 La moltiplicazione dei pregiudizi

7.7 1827-1842: trepidazione e contemplazione

7.8 Il Saggio sul romanzo storico rimpingua un pregiudizio già pingue e beffa la cultura letteraria

7.9 1842-1873: il grande silenzio artistico. La difesa passiva nella strategia dell'operazione clandestina

7.10 La recitazione prescritta dal copione dell'operazione clandestina

Capitolo 8

L'AVVENTURA ESISTENZIALE DI UN SUPERUOMO

8.1 Il grande silenzio: dietro le quinte

8.2 La politica mette fuori la testa e Manzoni si guadagna la medaglia di 'cattolico liberale'

8.3 La famiglia Manzoni trasloca

8.4 Le donne del Manzoni

8.5 La festevole brigata

8.6 Un romanzo autobiografico

8.7 Ha composto un secondo capolavoro artistico, ma dev'essere trascritto. Cercasi turcimanno

Capitolo 9

QUESTO PROCESSO S'HA DA FARE

9.1 La legittimità e le regole del procedimento inquisitorio e processuale

9.2 Un nuovo agente processuale: l'economia dell'arte

9.3 I giudici togati lasciano il posto a una giuria popolare

9.4 Scenari processuali. Il Pubblico Ministero chiede l'assoluzione di Alessandro Manzoni, mentre i difensori lo accusano di averli truffati

9.5 (segue) Scenari processuali. Sul banco degli imputati prende posto la cultura letteraria

9.6 Manzoni nostro: a chi appartiene Alessandro Manzoni?

APPENDICI TECNICHE

1. Il silenzio del Manzoni sulla propria conversione e l'alibi del 'timor sacro' costruito dai difensori (Appendice al paragrafo 2.3 del capitolo 2)

2. Il silenzio del Manzoni sulla propria conversione e gli alibi della 'gradualità della conversione' e del 'trasferimento della parabola religiosa sul terreno estetico' costruiti dai difensori (Appendice al paragrafo 2.3 del capitolo 2)

3. Le condizioni per la trasformazione dei Promessi Sposi in testo sacro (Appendice al paragrafo 7.4 del capitolo 7)

4. Note tecniche al capitolo l

5. Note tecniche al capitolo 2

6. Note tecniche al capitolo 3

7. Note tecniche al capitolo 5

8. Note tecniche al capitolo 6

9. Note tecniche al capitolo 7

Bibliografia: opere citate

Indice dei nomi

(pp. 602)

* * * * *

PREFAZIONE

"Chi può conoscere tutti i fini degli uomini? … Delle dimostrazioni se ne fanno tante a questo mondo, e per tante cagioni! Che so io, alle volte?"

DON ABBONDIO, Cap. XXIII

"Nulla di questo personaggio nascosto e sottile corrisponde alle apparenze"

COLQUHOUN, Prefaz., VI

"Qualcosa stagnava in lui che somigliava a una congenita doppiezza"

ULIVI, Manzoni, 362

Che nascondesse qualcosa, quasi certamente qualcosa di grosso, l'hanno sospettato in tanti, anche se i più hanno deciso di far finta di non accorgersene. Ma: che cosa? Turbava l'impressione di un nascondiglio irraggiungibile per qualche cosa di cui non era possibile immaginare la natura. E poi: per quale motivo Alessandro Manzoni avrebbe voluto, o sarebbe stato costretto a un 'gioco coperto'?

Tutti, o molti, hanno capito che la chiave del mistero doveva stare in qualcosa che collegava biografia e romanzo. Ma non ci si è resi conto appieno del fatto che sconfinando il presunto inganno sul terreno artistico, Manzoni sarebbe stato costretto a scoprirsi. Sul terreno artistico la sua impostura, se c'era, si sarebbe inevitabilmente manifestata; qui stava il tallone d'Achille dell'impostore, lì si doveva cercare il bandolo della matassa.

Si dirà che proprio lì si è cercato, ma non è vero: la massa imponente di studi sul romanzo altro non è che lo sforzo tenace di esorcizzare il sospetto, anziché di verificarlo. Si è cercato di pugnalare il sospetto con il pregiudizio.

Non appena si licenzia il pregiudizio e si va nel romanzo con la volontà di verificare onestamente l'inquietante sospetto, ci si accorge che Manzoni ha disseminato nel corso della narrazione un gran numero di indizi, di tracce, di orme. Non gli sono sfuggiti inavvertitamente: li ha messi lì per guidare alla scoperta del suo segreto.

Il fatto è che ha nascosto il suo segreto perché venisse scoperto. Se fino ad oggi non è emerso è perché ci sono stati investigatori incapaci o disonesti.

In fondo è stato facile giungere alla soluzione dell'enigma manzoniano: è bastato seguire la segnaletica, qualche volta sorprendentemente appariscente, che il grande impostore - perché di impostura, vedremo, si tratta - ha messo bene in mostra nelle sue vicende biografiche e nella produzione artistica e filosofica. Ciechi erano solo quelli che non volevano vedere.

Il Manzoni misterioso si è fatto trovare al termine di una autentica avventura investigativa, una detective story ricca di suspense, di colpi di scena, di capovolgimenti di situazioni, di forti emozioni, in cui, si vedrà, la fantasia sfrenata diventa realtà e la realtà sembra trasformarsi prodigiosamente in una sbrigliata vicenda fantastica.

Una delle tante cose straordinarie che da questa indagine investigativa è emersa, è la possibilità di cambiare profondamente il ruolo di Enrichetta Blondel nelle vicende del marito. Gli inquirenti hanno raccolto elementi che, se confermati nel processo al quale le indagini condurranno, potrebbero forse dare fondamento alla richiesta di avviare per Enrichetta un processo di beatificazione.

* * * * *

1

CHE COSA NASCONDE L'AUTORE DEI 'PROMESSI SPOSI'?

L'indagine biografica su Alessandro Manzoni come detective story

1.1 Una follia aprire un procedimento a carico di Alessandro Manzoni per simulazione?

Un procedimento a carico di Alessandro Manzoni per simulazione? Che significa? Significa avanzare l'ipotesi, da verificare con adeguate indagini, e da sottoporre alla verifica di un dibattimento, che egli abbia deliberatamente messi in atto e occultati comportamenti pregiudizievoli per la causa cattolica che ha finto di sposare, e dalla quale ha ricevuto fama, onori e vantaggi materiali.

Il problema, sia ben chiaro, non sta tanto nell'insincerità religiosa; il sospetto è che Manzoni abbia realizzato, mentre viveva all'ombra della Chiesa, un disegno ostile, contestativo, sottilmente anticristiano, che giace, accuratamente occultato, nella sua produzione artistica. Entro operazioni fintamente apologetiche ci sarebbero, ben nascoste ma potenzialmente attive e assai virulente, insidie anticristiane, pronte a operare non appena siano tolte dall'involucro che le custodisce. Un punto particolare da chiarire è se una tale operazione antireligiosa abbia anche una connotazione anticlericale.

Sembrerà assurdo proporre l'apertura di un simile processo, a due secoli dalla nascita di Manzoni e dopo che una montagna di studi di ogni genere, che hanno visto impegnato il fior fiore della nostra cultura di ogni orientamento ideologico hanno, si suppone, illuminato a giorno ogni anfratto della personalità e dell'opera artistica di quest'uomo. Folle soprattutto apparirà la nostra proposta dopo che la Chiesa cattolica ha ufficialmente fatto proprio Alessandro Manzoni, divenuto così uno dei gioielli di famiglia del cattolicesimo. È noto che la sua salma doveva, in anni recenti, essere trasferita nel duomo di Milano, quasi una beatificazione. Nel duomo di Milano rischiavano di finire, con tutti gli onori, le spoglie di un insidioso nemico del cattolicesimo? Di questo ripetiamo, si tratta, non di semplice simulazione di una fede inesistente.

Non vale obiettare che, comunque stiano le cose, manca il danno; che la causa cattolica si è anzi enormemente avvantaggiata. Se veramente esiste, la contestazione del cristianesimo che si nasconde nell'opera manzoniana è ancora potenzialmente attiva, e il danno di un emergere dal bozzolo di cui è prigioniera può essere grande proprio perché amplificato dall'utilizzazione che del Manzoni è stata e viene fatta per la causa cattolica.

Comunque sia, su quali basi può essere aperto un procedimento di questa fatta? Quali sono gli indizi che consentono di ipotizzare fondatamente il comportamento 'delittuoso' di cui stiamo dicendo? Che legittimano l'inquisizione di Alessandro Manzoni, al di fuori s'intende da ogni pregiudizio?

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gli argomenti a favore dell'apertura di quest'inchiesta sono numerosi, concreti e fra loro connessi da relazioni sinergiche. Li elenchiamo qui, prima di esaminarli nei prossimi paragrafi.

Si può partire dal fatto che negli studi biografici non sospetti di ostilità o antipatia nei confronti del Manzoni - quelli dei biografi che definiremo 'devoti', spesso inclini a scivolare nell'adulazione - i dubbi sull'insincerità religiosa, sulla doppiezza dell'uomo sono diffusi. Altrettanto dicasi delle inesplicabili discontinuità, delle incoerenze e incongruenze di tanti elementi biografici, del carattere inquietante di tanti episodi, che portano i biografi devoti a concludere che Alessandro Manzoni ci è sconosciuto. Ovvero: di Manzoni sappiamo tutto, ci è 'solo' sconosciuto il suo itinerario religioso. Sotto questo profilo la biografia tradizionale è un insieme incoerente e un po' confuso di fantasie, tenute assieme da un pregiudizio, che ha prodotto una sequela di dubbi, incertezze, misteri, enigmi.

Perché una tale imperscrutabilità delle vicende religiose di quest'uomo? Per l'esistenza di incoerenze inesplicabili anzitutto, che fanno sospettare un disegno nascosto che non si è in grado di portare in luce. In secondo luogo perché è provato, oltre che sospettato, che Manzoni ha deliberatamente soppresso con cura quegli elementi che potevano portare alla scoperta di un disegno misterioso.

Alessandro Manzoni era veramente religioso, cattolico? Questo, non altri, è l'interrogativo attorno al quale ruotano gli studi biografici, proprio quelli 'devoti', cioè i più significativi ai nostri fini.

Si può obiettare che, come già accennato, il fatto che Manzoni si fingesse religioso senza esserlo dev'essere considerato irrilevante in questa sede (quanta gente finge fedi che non ha per convenienza o per altri motivi!). Ma così non è: ciò che rende significativo ai nostri fini un sospetto apparentemente innocuo, e lo fa diventare un argomento a favore del procedimento investigativo, è l'iperattivismo cattolico di Alessandro Manzoni.

Questo esagerato, ostentato, talvolta caricaturato, attivismo cattolico - nella pratica devozionale, nell'attività artistica e nelle opere di natura filosofica - dà luogo, se accoppiato all'ipotesi di insincerità religiosa, a un sospetto ben più grave. Si può pensare che sia deputato a coprire un disegno segreto, che altro non può essere se non un disegno ostile al cattolicesimo. Ecco dove portano i corposi sospetti di insincerità religiosa, diffusi, come documenteremo, nella stessa biografia agiografica.

Una seconda circostanza che impone l'apertura del processo è che fino a questo momento nessuna adeguata indagine è stata veramente fatta su questo aspetto, a dispetto dell'imponenza degli studi manzoniani. Vogliamo dire che coloro che si sono occupati del problema l'hanno fatto nella veste di difensori dell'imputato, non di investigatori mossi dall'obiettivo di cercare spregiudicatamente la verità. Il vero obiettivo dei biografi 'devoti' è stato quello di dare fondamento al pregiudizio di cattolicità, senza peraltro mai riuscirci, rifiutando di prendere in considerazione il vero problema, che è quello di una possibile nascosta ostilità religiosa dell'opera manzoniana.

L'essere al servizio del pregiudizio di cattolicità, e privi del controllo di una controparte, induce i biografi devoti, questi difensori diligentissimi dell'imputato, a trasgressioni di metodo e a travisamenti dei fatti talmente gravi e vistosi, da aggravare i sospetti, rendendo ancor più evidente la necessità di un chiarimento mediante indagini oneste e adeguate alla reale posta in gioco.

Quanto detto ci pare sufficiente per aprire un procedimento con obiettivi totalmente differenti da quelli su cui hanno lavorato la biografia e la critica tradizionali, privilegiando ipotesi di 'reato' che ci si è fin qui rifiutati di prendere in considerazione. Un procedimento caratterizzato, sul piano del metodo, dall'abbandono del pregiudizio di cattolicità, oggi padrone del campo, senza naturalmente farsi condizionare da un pregiudizio di segno opposto.

C'è infine una circostanza di eccezionale portata che toglie ogni dubbio sulla necessità di investigare Alessandro Manzoni per l'ipotesi di 'reato' di cui stiamo dicendo. Nell'Ottocento il mondo cattolico ha esplicitamente - anche se in modi reticenti - affacciato il sospetto di simulazione volta a nascondere un'ostilità religiosa; c'è stato un vero e proprio processo, il cui carattere sotterraneo non ha impedito che emergessero non solo gli indizi ma anche i fondamenti dell'accusa, e si è sfiorata una condanna che avrebbe dissolto il mito del Manzoni cattolico. Poi, per ragioni di convenienza politica, vedremo, tutto è stato insabbiato, il caso frettolosamente e immotivatamente archiviato, e oggi tutti fingono di ignorare gli avvenimenti clamorosi che si sono consumati nel corso del secolo passato.

Per il reato da noi ipotizzato un processo c'è dunque già stato; si tratta di riaprirlo, acquisendo, per quanto possibile, gli atti del precedente. Quello qui proposto è di conseguenza un processo di secondo grado.

Infine, all'apertura di nuove indagini, da condurre in modo totalmente differente da quelle fin qui fatte, spinge anche il fatto che a tutt'oggi Manzoni è, per i biografi, uno sconosciuto. La vita dell'autore dei Promessi sposi è "misteriosissima"1 2. Non misteriosa, misteriosissima. Non si tratta quindi di sconvolgere una biografia consolidata, o anche solo di modificarla, ma di scrivere una biografia che oggi non esiste: di colmare un vuoto che chiede da tempo di essere colmato, e che non può esserlo continuando a procedere sul tradizionale binario3.

La sfida investigativa che tanti indizi e fatti pongono è tale da non poter essere rifiutata: una cultura vitale e onesta, pronta a mettere in discussione se stessa, la deve accettare. Del resto, non si tratta certo di fabbricare una denigrazione del Manzoni e della sua opera, ma semplicemente di cercare e di scoprirne il segreto, se c'è.

Se un tale segreto veramente esiste, e se le indagini saranno in grado di svelarlo, scopriremo anche il movente, le ragioni che lo spiegano e lo giustificano. Assai improbabile, infatti, che all'origine ci sia una patologia schizofrenica. Chissà, in quel segreto, se esiste, c'è la vera grandezza del Manzoni, dell'uomo e dell'artista.

Se quel segreto esiste, Alessandro Manzoni, ne siamo certi, ha piacere che sia svelato, aspetta da tempo che ciò avvenga.

1.2 Sono i suoi stessi difensori che alimentano i sospetti

Possiamo limitarci a una rapida e incompleta rassegna; del resto, l'assunto secondo cui i comportamenti dell'imputato sono sconcertanti e tante volte indecifrabili, e che in filigrana compare il dubbio sulla sua religiosità, non è controverso. Solo i biografi ostili, paradossalmente, non sono sfiorati dal dubbio, per motivi di cui avremo modo di occuparci.

Vediamo dunque come il sospetto s'insinua nei principali avvenimenti che costituiscono la biografia di quest'uomo misterioso.

La conversione

La conversione è l'avvenimento che dovrebbe dominare la vita del Manzoni e la sua produzione artistica, nel quale è racchiusa, si presume, la chiave di lettura di tutto. Ci si aspetta un effluvio di informazioni che dovrebbero rendere quanto mai facile il compito del biografo. I convertiti sono solitamente loquaci: ci tengono a esibire la loro straordinaria avventura spirituale. Redivivi, passati a un altro mondo, smaniosi di rinnegare e stigmatizzare la vita precedente, di essere d'aiuto agli altri con la loro testimonianza, di solito non hanno difficoltà a parlare, parlano volentieri, e fanno la gioia dei biografi, quando non scrivono loro stessi la propria biografia. Tanto più che, nel nostro caso, convertita si è col figlio la madre, che non era una sconosciuta, e nella conversione è stata coinvolta la moglie, con tanto di abiura pubblica della fede calvinista.

Alla conversione è seguita una vita di pietà esemplare, e con gli Inni sacri il neofita ha gridato alto la sua gioia di convertito. Vita di pietà e opere di ispirazione religiosa che hanno fatto di Alessandro Manzoni un uomo-simbolo del cattolicesimo.

Dunque? Come è noto, la conversione resta il punto più oscuro della vita di Alessandro Manzoni. Ciò che più conta, e che stupisce grandemente, è che così ha voluto egli stesso, negando, per tutta la lunga vita, agli stessi familiari, ogni più piccolo indizio sulla natura e sulle modalità dello straordinario avvenimento. Il "segreto della sua conversione, nel quale non volle che nessuno anche dei più intimi penetrasse, [...] [per noi] rimane il problema centrale e sempre nuovo della sua psicologia"4.

"Perché si convertì? Perché quest'uomo, che detestava le svolte e i cambiamenti, mutò vita così all'improvviso? […] Non sappiamo se fu una voce, una luce, una fiamma, una nube, un assalto d'angoscia, o la visita in una chiesa"5. "Noi non sappiamo nulla. Nulla ci resta. […] Il punto centrale della vita del Manzoni resta dunque oscuro. Né confessioni del grande convertito, né documenti esterni ci soccorrono. Veramente il caso del Manzoni è uno dei più inquietanti che ci offra la storia"6.

Si tratta, ammettono i biografi, di "un ritegno innegabilmente misterioso"7. Misterioso significa qui, a causa dell'intenzionalità con cui il convertito ha voluto impedire l'accesso ai significati intimi dell'avvenimento, innaturale, sospetto. Questo silenzio, e più in generale "i grandi silenzi manzoniani [...] [sono] ben custoditi. Non sono mai il 'tacer pudico' del donatore dal 'volto amico' del povero. È un silenzio pesato, di piombo; una volontà di non dire e cancellare fin le tracce di un sospetto"8. "Del tacere, del lasciare di sé nell'ombra il più possibile il Manzoni fece un programma. Fu una virtù? Fu una debolezza? Neanche su questo riusciremo a metterci d'accordo"9.

Per di più, tacciono anche gli altri due protagonisti della conversione, la madre e la moglie Enrichetta, come se la consegna fosse quella di impedire a chiunque di venire a conoscenza di quello che era successo. Lo stesso significato spetta alla mancanza di ogni confidenza, da parte del convertito, all'amico intimo Claude Fauriel. Perché?

Un atto di virtù rendere a tutti - direttore spirituale compreso - impenetrabile la conversione? "Non basta a convincere che il tener chiuso dentro di sé un fatto di sua natura espansivo, edificante, trascinante, come quello del diretto intervento della destra del Signore, fosse un atto di virtù10".

Dei due perché - perché si è convertito, perché ha voluto che nessuno capisse la meccanica della conversione - il secondo è più importante del primo. Un dato forte, che impone di indagare in tutte le direzioni, senza accettare vincoli, soprattutto di natura pregiudiziale, o spiegazioni di comodo. Può portare lontano.

La crisi del 1816-17

L'episodio della conversione si conclude col ritorno a Brusuglio, nel 1810. Qui si manifestano, a pochi mesi di distanza dal rientro, altri avvenimenti sconcertanti e misteriosi, che culmineranno nel tentativo di fuga a Parigi, bloccato con la negazione dal passaporto da parte delle autorità austriache. Il convertito manifesta una crescente insofferenza per la tutela del direttore spirituale, Mons. Tosi, e per la religione. Si allontana dai Sacramenti, frequenta cattive compagnie, e decide di far ritorno a Parigi, ciò che equivale, nelle esplicite dichiarazioni dei suoi direttori spirituali, all'abbandono dell'esperienza religiosa.

Che dicono i biografi devoti, i difensori dell'imputato? Mettono per prima cosa in discussione la conversione, della quale però non si sa nulla. Si prende atto che Manzoni, nel suo itinerario religioso procedeva come i gamberi: "è evidente che il Manzoni, nel febbraio e nell'agosto del 1811 [e ancor più negli anni successivi], si trovava lontano dalla meta assai più che nell'agosto del 1810; che egli insomma, nella conquista della nuova fede, era andato indietro invece di procedere avanti11".

Spiegazioni? Nessuna, al solito: "fratture, contraddizioni, enigmi in cui ci scontriamo nella singolarissima vita di quest'uomo straordinario"12.

Ancor più sconcertante, e misterioso, quel che avviene nel momento in cui, con la negazione del passaporto, Manzoni deve prender atto dell'impossibilità di lasciare Milano e una religione divenutagli insopportabile. Un cambiamento radicale quanto istantaneo: si riavvicina fulmineamente ai Sacramenti, fa precipitosamente la pace con mons. Tosi, si tuffa - è il caso di dire - in letture apologetiche, inizia la Pentecoste e, fermando la composizione della tragedia cui stava lavorando - il Carmagnola - inizia le Osservazioni sulla morale cattolica, che completa a tempo di record, per poi darsi alla stesura dei Promessi sposi.

A essere sbigottiti sono i suoi stessi direttori spirituali. La spiegazione è una sola: il miracolo, noto deus ex machina al quale si ricorre quando si è privi di ogni spiegazione. Anche qui Manzoni tiene accuratamente all'oscuro di quel che realmente è successo, proprio come aveva fatto per la conversione. Che adesso diventa la 'prima conversione', dato che il 'miracolo' di cui si è detto viene presentato - come se questo servisse a renderlo più credibile - come una seconda conversione: "la crisi era stata grave, il pericolo aveva messo in dubbio i due sacerdoti di perdere Manzoni per sempre […] essi consideravano il suo ritorno quasi una seconda conversione"13.

Una sconcertante performance di apologia del cattolicesimo: le 'Osservazioni sulla morale cattolica'

L'istantaneo e quanto mai sconcertante capovolgimento dell'atteggiamento religioso seguito al fallimento della progettata e tanto desiderata fuga a Parigi viene platealmente certificato e sottolineato con un'opera apologetica - le Osservazioni sulla morale cattolica - della quale parleremo a lungo nel capitolo 5.

Basterà dire, in questo momento, che l'operazione dell'apologeta in erba lascia allibiti gli stessi biografi devoti per la coesistenza di un gran numero di sconcertanti difetti che, oltre a privarla di ogni senso, ne fanno una fonte di dubbi e sospetti sulla sincerità religiosa del suo autore. Una "difesa vana perché inconcludente, del cattolicesimo in astratto, […] che ha una cert'aria di allegazione forense. […] Il suo discorso si vien facendo, perciò, vuoto, e smarrisce ogni serietà14". "Una confutazione apparente, illusoria, come tale fallita15". "È la scrittura che ha suscitato le maggiori perplessità anche tra i più sicuri manzonisti"16. Che i dubbi di insincerità esistano, è sottolineato dal fatto che ci si sente in dovere di proclamare che Manzoni è, nelle Osservazioni, sincero17.

La vita pubblica e la vita privata

Della vita pubblica di quest'uomo è presto detto, dato che egli evitò accuratamente ogni forma di impegno civile, come ammettono senza problemi i suoi adulatori: "il bene lo sentì, lo comprese, lo persuase con un'altezza morale ed artistica incomparabile, ma non lo fece"18.

Ciò che rende un tale disimpegno sospetto sono due fatti: il totale disinteresse per i problemi della Chiesa del suo tempo e, sola sortita pubblica, la presa di posizione, in tarda età, contro il potere temporale della Chiesa, utilizzata contro il papa dagli avversari politici del cattolicesimo. "Sta di fatto che lungo tutta la sua lunga vita si cerca invano una parola sua, non dico per il papato, dico per la Chiesa, la Chiesa del suo secolo"19.

Intensissima invece, colma di unzione, ostentata, a rassicurare della sincerità della sua fede, la pietà esteriore: "ordinariamente lo si vedeva ogni giorno assistere alla Santa Messa; e, ci assicurano - scrive don Bosco - che ogni settimana frequentava i sacramenti della Confessione e della Comunione20". È morto, quasi a volerci rassicurare sulla sincerità della sua fede cattolica, in seguito alla caduta sui gradini di una chiesa21.

Quanto alla vita privata, Manzoni è rimasto per tutta l'esistenza rintanato: "visse segregato in una solitudine oscura, difeso da una modestia talora anche un po' untuosa" 22. La creazione artistica (tragedie e Promessi Sposi) è circoscritta a un decennio, se non si mette nel conto il perfezionamento del romanzo. Per il resto della sua lunga esistenza ha passato il tempo a tener fuori dalla propria vita gli altri, ad amministrare il proprio patrimonio, preoccupato sempre, spesso ossessionato, dal problema del denaro: "ha sempre l'incubo che gli possa mancare il necessario, che i creditori vengano a bussare alla sua porta: di qui anche probabilmente il non aver mai rinunciato a quanto proveniva dall'eredità dell'Imbonati, pur dopo averne dissacrato il ricordo"23.

Per questo star rinchiuso in famiglia tutta la vita, e per aver avuto una famiglia numerosa, oltre che un secondo matrimonio, la vita privata di Manzoni diventa un capitolo importante della sua biografia. Un capitolo molto studiato, con buoni risultati; qui Alessandro Manzoni non è riuscito - come avrebbe certamente desiderato - a occultare i fatti.

Ciò che emerge è desolante: un rapporto patologico con la madre, rispetto alla quale Enrichetta si trova in posizione di satellite24; un isolamento egoistico rispetto a moglie e figli, che si manifesta in atteggiamenti di autentica, implacabile crudeltà nel momento in cui le dure vicende della vita mettono alla prova il suo ruolo paterno25.

I biografi, tranne qualche irriducibile che preferisce, contro l'evidenza dei fatti, rifugiarsi nell'idillica immagine di un mondo familiare in cui troneggia un santo padre e sposo26, manifestano, con inusitata franchezza, sconcerto e disorientamento27. Ricercano anche possibili giustificazioni28, che però non possono dissipare un profondo disagio.

La rivelazione dei caratteri della vita familiare di Alessandro Manzoni alimenta i sospetti non tanto in sé, ma perché s'inserisce in un quadro complessivo dominato da sgradevoli dubbi. L'interprete non può impedire a se stesso di collegare i tanti silenzi ambigui di quest'uomo, i comportamenti sconcertanti, l'iperdevozione cattolica messa in mostra, il disimpegno pubblico, alla mancanza di amore - e di religiosità sostanziale - che emerge dalla vita familiare. E si chiede: chi era veramente Alessandro Manzoni? Com'era veramente la sua vita religiosa?

Il grande silenzio e il 'Saggio sul romanzo storico'

Nel 1827 Manzoni termina il suo romanzo, al cui perfezionamento lavorerà fino al 1842. Muore nel 1873. In questo lasso di tempo rimarrà completamente inattivo. È 'il grande silenzio', "il grande spazio di tempo in cui il Manzoni sopravvisse al suo genio poetico e creativo29". E ci s'interroga, ancora una volta disorientati, sull'incomprensibile significato, e sulle cause, di questo appartarsi dall'arte e dalla vita, che una vita religiosa viva e intensa non avrebbe probabilmente mai consentito. Qualcuno parla di "tracce innegabili di irrigidimento e di chiusura etica e intellettuale30". Un altro capitolo misterioso, cioè sospetto.

Non è tutto: nel 1850 Manzoni pubblica il saggio Del romanzo storico e, in genere, de' componimenti misti di storia e d'invenzione, col quale rinnega il suo capolavoro, senza tuttavia che questo atto inesplicabile abbia alcuna conseguenza pratica. L'immagine di un Manzoni che, nel bel mezzo del 'grande silenzio', "divora financo la creatura del suo genio31" servendosi di un complesso groviglio di "magnifiche sottigliezze"32 è l'ennesimo episodio sconcertante che si aggiunge ai tanti, ai troppi altri, e che con essi interagisce. I difensori, al solito confusi, non sanno che dire, e sono costretti ad arrampicarsi per i sentieri più disparati, che portano però tutti al consueto mistero33.

Che Manzoni nasconda qualcosa d'inquietante è suggerito anche dall'epistolario

Anche qui il consueto totale black out sul proprio atteggiamento religioso, come se fosse inconfessabile. Che cosa vuol nascondere quest'uomo? "Accade che le lettere manzoniane […] allontanino, piuttosto d'avvicinare, l'uomo Manzoni". Anche le "rare uscite dal riserbo danno molto spesso l'impressione di essere organizzate a difesa. Manzoni vive in un suo 'cantuccio' da cui è impossibile tirarlo fuori". D'altra parte, "le lettere manzoniane svelano a pieno la grande, lucidissima, architettura razionale di una mente34". L'epistolario "raramente lascia intravvedere il suo pensiero politico e religioso", così che "la storia […] della sua anima, a cominciare dalla vicenda del suo ritorno alla fede e alla pratica religiosa, resta in gran parte chiusa nel segreto della sua coscienza35".

"Si sente sempre benissimo che dice meno di quello che potrebbe"36. "Il pensoso Manzoni non conosce abbandoni, non scatti, non impeti: egli conserva sempre il più pieno dominio di se medesimo. Pur nella conversazione domestica, pur quando non sospetta testimoni profani o curiosi, dalla sua bocca non esce mai una parola sola di cui possa pentirsi, non rivelazioni, non confessioni"37.

La biografia di Manzoni assomiglia a una fabbrica di sospetti

Affermare, come abbiamo fatto, che il problema fondamentale della biografia manzoniana è quello della sincerità religiosa del lombardo, e che questo sospetto impone di porsi il problema di una ostilità religiosa nascosta, sia pure in questo momento inesplicabile, non è più tanto stravagante, dopo aver passato fugacemente in rassegna i principali capitoli - narrati dalla biografia devota - di una vita che rifiuta con successo di essere investigata.

Coloro stessi che difendono la tesi della cattolicità del Manzoni lo ammettono, ma pensano di risolvere il problema spostandolo in altro ambito: "a cogliere la religiosità manzoniana non c'è altra fonte che la sua opera di poesia38". Quello che conta è il Manzoni che troviamo sul terreno artistico; ci affidiamo, dicono i difensori, al 'lodo' della creazione artistica: lì conosceremo il vero Manzoni, lì si deciderà la questione, e avremo la conferma inequivocabile della sua sincera religiosità.

Accodiamoci dunque alla carovana dei difensori, e vediamo che cosa succede quando si accostano agli Inni sacri, alle tragedie e ai Promessi sposi. Ciò che interessa, in questo momento, è vedere se, pur esaminando le opere di poesia sotto la guida del pregiudizio di cattolicità, sono essi stessi costretti anche qui a fare i conti col sospetto.

Inni sacri, tragedie, Promessi sposi

Gli Inni appartengono alla cerimonia della conversione, e al periodo di stretta tutela del suo confessore e direttore spirituale Mons. Tosi, in cui, si dice, il Manzoni fu sottoposto a forti pressioni affinché indirizzasse le proprie energie e doti verso mete che il Tosi considerava utili per la causa cattolica. A parte la qualità artistica39, ininfluente in questa sede (erano, al loro apparire, "letti da pochi, dispregiati da molti"40), siamo di fronte al neofita che "si sforza [...] di cantare i miti della Chiesa, accettati dal devoto credente Manzoni e restii alla sua fantasia di uomo colto e critico"41. Il significato puramente rituale, "per lo più molto cerimoniale"42 degli Inni è confermato dagli sviluppi successivi dell'arte manzoniana, e dal fatto che essi sono sostanzialmente trascurati dai biografi (ad eccezione degli ecclesiastici), cioè ritenuti di scarso significato ai fini della definizione della religiosità manzoniana43.

Il campo si restringe, e si circoscrive alle tragedie e al romanzo. Da qui devono venire le indicazioni sulla religiosità manzoniana.

Le tragedie, in modo particolare l'Adelchi (scritto contemporaneamente al romanzo) mostrano un pessimismo difficilmente compatibile con una visione cristiana; fanno emergere "un modo di sentire, di pensare e di esprimersi profondamente disperato"44. "Adelchi morente pronunzia alcune tra le parole più disperate, più nichilistiche che esistano nella letteratura italiana"45.

L'indicazione che l'Adelchi fornisce sulla religiosità manzoniana è densa di sospetti: "si direbbe che Manzoni, con la conversione al cattolicesimo, non abbia guadagnato una nuova fede, ma abbia perduto anche quella che aveva nella ragione, illuministicamente intesa"46. I biografi aggirano il problema intendendo l'anticristiano pessimismo delle tragedie come espressione di una crisi passeggera, che confermerebbe una singolare teoria della gradualità della conversione di cui diciamo nell'Appendice n. 247.

Il cupo pessimismo delle tragedie viene usato per dar maggior risalto alla visione di cristiana speranza, di provvidenziale rappresentazione della storia che si avrebbe nell'opera principale, i Promessi Sposi, nella quale Manzoni si sarebbe definitivamente liberato dell'incubo della storia, un'evoluzione che proprio le tragedie farebbero risaltare48. Tutto si gioca dunque sui Promessi Sposi. Ma, pur letti sulla base di un pregiudizio di cattolicità, i Promessi Sposi non solo non smentiscono i dubbi sulla religiosità del Manzoni, ma li rafforzano.

La prima circostanza che getta dubbi sull'ispirazione cattolica del romanzo consiste in questo: secondo numerosi interpreti le parti religiose, cattoliche, sono fuori dalla poesia, ciò che consente di indurre l'assenza di ispirazione religiosa. Di più, mentre le parti propriamente religiose del romanzo risultano artisticamente inanimate, le parti disperate presentano una vitalità poetica straordinaria, quindi un'altissima credibilità, che svaluta o smentisce la cattolicità del romanzo.

Il pregiudizio cattolico è talmente forte, da indurre gli stessi autori che hanno rilevato il fatto a elaborare una teoria che ne eviti gli effetti distruttivi. Il ragionamento è semplice: Manzoni avrebbe accettato razionalmente il cattolicesimo, si sarebbe imposto di accettarlo, ma il suo pessimismo, non del tutto sopraffatto, avrebbe rialzato la testa nel momento della creazione artistica. E in virtù di questo carattere sotterraneo prevarrebbe sulle parti cattoliche, sostenute solo o prevalentemente dalla ragione, o da uno sforzo di volontà. "Le Catholicisme n'est pas devenu chez lui une seconde nature [...]. La fidélité intentionnelle de Manzoni au Catholicisme crée en lui un obstacle à l'expression de la spécificité de son sentiment religieux"49 50.

Man mano che si procede su questa strada, tuttavia, il tessuto della soluzione proposta si sfilaccia, e il discorso diventa sempre meno credibile, al punto che si è costretti ad affacciare esplicitamente l'ipotesi che l'ispirazione dei Promessi Sposi non sia religiosa. L'ispirazione cattolica, privata della poesia, tutta accaparrata dal sentimento di disperazione, diventa "pseudoispirazione cattolica", "où le poète restitue simplement un apport qu'il trouvait dans la tradition et auquel sa sensibilité, son imagination, sa méditation ne semblent ajouter que fort peu de choses. […] C'est proprement entre la poésie et la Providence qu'est le divorce, entre le monde poétique et le monde religieux"51.

Impossibile non prender atto che un sentimento religioso poeticamente morto viene inghiottito dalla disperazione, che ha dalla sua la forza immensa della grande arte: "que les idées, que les figurations que donne le Catholicisme ne soient généralement que faiblement poétiques, [...] cela signifie que l'inspiration du poéte n'est pas, en son essence, religieuse, que le Catholicisme n'est pas la Parole par laquelle s'exprime spontanément et totalement le fond de son être"52.

Da qui all'ipotesi di falsità, di ipocrisia, il passo è breve: "il carattere di 'oratoria sacra' delle parti religiosamente più elevate dell'opera manzoniana rivela il disagio di una deficienza, il gioco della parola che non è pienezza di verità, ma abilità sia pure somma; forse perfino ipocrisia, attuata però a tale altezza che il suo contrario appare quasi sacrilegio, impudenza"53. "L'inspiration catholique se trouve chez Manzoni sinon in situation de fausseté, du moins en porte-à-faux"54.

Non si tratta di posizioni isolate. Scrive un critico, con riferimento al colloquio cardinale-innominato: "[…] giunge all'estremo con effetti di sgradevole forzatura, da cui sembrerebbe compromessa anche la schiettezza della religiosità manzoniana"55. "L'importanza della religione nei Promessi sposi è eccessiva […] perché malsicura e tradisce piuttosto l'insufficienza che la sovrabbondanza di un'intima persuasione"56. Qualcuno arriva a parlare di "doppio gioco"57.

Ma gli interpreti si ritirano sùbito, chiedendo scusa, di fronte "all'inespugnabilità mitica della 'religiosità del Manzoni'"58. E si sentono in dovere di affermare a chiare lettere che non di impostura si tratta, ma di qualcosa di cui l'artista non è consapevole. Manzoni è, non può che essere, nonostante tutto, un cattolico sincero59, - è il pregiudizio che lo esige - anche se la sua è una fede cattolica "tormentata e misteriosa"60.

Ricorrente, come si vede, l'affermazione esortativa secondo cui non ci devono essere dubbi sulla sincerità religiosa del Manzoni, un Leitmotiv che segnala con efficacia l'esistenza di un sospetto.

Dunque la debolezza poetica delle parti religiose del romanzo - messa in ombra, eufemisticamente, trasformandola in "pagine di alta oratoria religiosa"61 - non fa che dar maggior risalto a una circostanza che è in sé generatrice di perplessità: la vena di pessimismo anticristiano e antistorico che, pur entro la cornice di un'interpretazione guidata dal pregiudizio di cattolicità, pervade il romanzo: "mi domando perché il cristianesimo di Manzoni sia così preoccupato, perplesso, così agonico"62. "Un pessimismo storico che coinvolge tutta la natura umana, e che dunque si rivela antievangelico"63. Si cerca di addomesticare il problema con artifici verbali come questo: Manzoni "è un pessimista che la Provvidenza divina sceglie a testimonio, ma non guarisce"64, o parlando di "una vena di un severo ed aristocratico pessimismo, che, passato attraverso varie vicende e correzioni, forse non ebbe mai modo di dileguarsi completamente" anche se, si ammette, "sembra [...] oltrepassi la normale misura con cui fa parte integrante del pensiero cristiano"65. Affermando che "il Manzoni fu un pessimista che dal pessimismo fu condotto alla fede, senza che questa assorbisse quello"66.

Una vena di ambiguo pessimismo anticristiano che lascia intravvedere l'incredulità e l'ipocrisia: "qualcosa di falso […] si avverte, che si fa sentire sempre più acutamente […]: un uomo che insistentemente proclama di credere nella Provvidenza, che fa della Provvidenza la linea di forza del suo romanzo e di ogni suo scritto, e che viceversa mostra in chiaro di avere un concetto fondamentalmente e ottusamente pessimistico della storia. Un concetto da reazionario, da incredulo"67; "[…] un disperato che visse e scrisse come se non lo fosse; anzi: come se fosse proprio il contrario; e che nel mascherare la sua disperazione e la sua mancanza di Dio non riuscì del tutto"68.

La perplessità, come si vede, si sviluppa su un fronte molto ampio: dall'inquietante pessimismo anticristiano si estende alla deformazione teologica di fondamentali istituti della religione cattolica, come la Provvidenza, mentre il carattere clericale e sfacciatamente apologetico del romanzo "tradisce piuttosto l'insufficienza che la sovrabbondanza di un'intima persuasione"69. Una sensazione accentuata dall'assenza del Cristo, dei santi, del demonio, della preghiera70. "Gli stessi libri sacri si direbbe non abbiano lasciato nessun vestigio neppure negli eroi religiosi del romanzo"71. L'aver sostituito la fauna religiosa con la fauna ecclesiastica genera una sottile perplessità sull'ispirazione religiosa del romanzo: "il cardinale Borromeo vale troppo meno di don Abbondio: anche per ciò l'autore l'ha rincalzato di una certa teatralità che non è della sua arte. […] Gli eroi religiosi sono, lo si sente, astrazioni"72. Per non dire dell'assenza di un sentimento non diciamo cristiano ma anche solo vagamente religioso della morte, in un romanzo che trabocca di cadaveri73.

Sulla tesi di un cristiano rasserenamento nel passaggio dalle tragedie al romanzo, i difensori sono costretti alla ritirata: "al pessimismo delle tragedie [segue quello] dei Promessi Sposi, dissimulato, si, infiorato, se si vuole, dai fiori della Provvidenza, ma pur sempre radicale"74. La Provvidenza dunque, semplicemente infiora, dissimula, imbelletta, il pessimismo radicale. Di un convertito!

Anche l'inconsistenza teologica del romanzo, che di per sé potrebbe indicare un certo tipo di religiosità, diviene, in un tale contesto, sospetta75.

Sconcertante, e generatrice di un sottile disagio, è poi la configurazione data ai principali personaggi ecclesiastici del romanzo - don Abbondio e Gertrude soprattutto, ma anche il cardinale - non per nulla considerata insultante da ecclesiastici come don Bosco76.

Perplessità suscita l'aver messo il lieto fine a suggello di una visione nichilista, un lieto fine ipertrofico che impedisce all'esperienza religiosa dei protagonisti di manifestarsi e che produce un effetto caricaturale nei confronti della Provvidenza77. Tant'è che si è costretti a declassare il felice esito della vicenda a una sorta di evasione del poeta dalla realtà: "il Manzoni s'è costruito, a suo vano conforto nel faticoso andare pel deserto dell'anima, il miraggio d'una pace mai raggiunta"78. L'ostilità religiosa del lieto fine è poi efficacemente dimostrata dallo sforzo della critica di negare la sua (evidente) esistenza79.

Il romanzo dunque - pur frainteso e violentato con un uso metodologicamente scorretto del pregiudizio di cattolicità - anziché dissipare i dubbi sulla religiosità manzoniana li accresce e li rende più pungenti, proprio perché sul romanzo la biografia tradizionale ha trasferito il problema, sul romanzo ha puntato tutte le carte. Nel tentativo di fronteggiare questi dubbi gli interpreti, che intendono a tutti i costi restare fedeli al pregiudizio, appaiono costantemente in difficoltà. Al punto che dal cumulo di perplessità si sprigionano, pur in una critica plagiata dal pregiudizio, affermazioni esplicite della mancanza dell'ispirazione religiosa dei Promessi sposi: "il senso drammatico di una religione internamente attiva manca"80. "La conclusion d'ensemble [est] que l'inspiration catholique, pauvre, amputée de bien de choses qui devraient constituer sa spécificité, irrégulièrement présente, marginale, ne donnant que des créations médiocres, contribuant souvent à aluordir des créations authentiques, si elle a une place dans l'univers poétique […] ou alors il faudrait que Manzoni ne fut qu'un assez médiocre poète. En fait Manzoni est un grand poète mais sa poésie n'est pas là"81. "Il mondo religioso, della religiosità superiore, si traduce non senza sforzo nel romanzo. L'entusiasmo religioso fu breve nel Manzoni: rimase e si esaurì negli Inni"82.

Dopo la verifica fatta nel romanzo, i dubbi sulla religiosità del Manzoni restano intatti, e i biografi e interpreti manzoniani lo sanno. Sappiamo che lo sanno perché si affanno ad affermare, ripetutamente, che non ci devono essere dubbi sulla cattolicità dell'autore dei Promessi sposi, sulla sua sincerità religiosa. Rimbombano, nella letteratura manzoniana, innumerevoli attestazioni iperboliche come queste: "rivela una fede granitica, che l'assimila alle figure patriarcali della Bibbia"83; "una intima gioia di dedizione e di elevazione che fanno pensare alla santità; una sicurezza nella fede, che più non n'ebbe Santa Caterina da Siena"84; "la rarità del genio s'incontra e si fonde con quello della santità"85.

Di insicurezza si tratta, di autorassicurazione collettiva. Oltre al fatto in sé, le stesse formulazioni lo provano: "bisognerà convincersi che Manzoni era 'catholique jusqu'au fond de l'âme"86; "cattolico al cento per cento"87; "egli è cattolico. Non ci mancherebbe altro, negarlo!"88.

Il dubbio, nella forma della sua recisa negazione, echeggia di congresso in congresso: "la Conversione di Alessandro Manzoni, gentili Colleghi Congressisti, è un fatto troppo grande, troppo evidente, troppo esemplare perché di Essa si possano nutrire dubbi. Tutta l'Opera sua di Poeta e Scrittore della nostra 'Bella, Immortal, Benefica Fede' è pervasa da un tale senso di penetrazione psicologica, da tale nota di convinzioni e da tale sublimità di valori d'arte, di cui la Fede è elemento catalizzatore, che dubitare della Conversione di Alessandro Manzoni, sembrami davvero temerarietà ingiustificabile"89.

1.3 Un processo c'è già stato: questo è un procedimento di secondo grado

Davvero nell'Ottocento serpeggiava nel mondo cattolico il sospetto per il quale proponiamo qui l'apertura di un procedimento investigativo a carico di Alessandro Manzoni? Davvero c'è stato un processo, in buona parte segreto ma di cui sono giunti fino a noi alcuni atti che consentono di sapere un po' di quel che è successo? È così, vedremo. La nostra iniziativa riceve per questa via una legittimazione ulteriore quanto mai significativa.

Storia di un processo sotterraneo

Il processo si celebra nei sotterranei dell'edificio cattolico. Il suo decorso assomiglia a un fiume carsico: dopo aver fatto intravvedere la sua potenza nel 1827, all'uscita del romanzo, scompare nel sottosuolo, da dove riappare di tanto in tanto. Esce definitivamente nel 1873, scorre maestoso per un breve tratto, per poi gettarsi e scomparire nel grande mare della politica.

La seduta di apertura è pubblica. Che succede? Le autorità ecclesiastiche proibiscono, a Roma, Milano e in altre città, la diffusione dei Promessi sposi, appena pubblicati, e solo dopo un'umiliante quarantena ne viene permessa la lettura. Gli atti sono stati segretati, o distrutti, e non sappiamo le motivazioni di questa clamorosa decisione90. Comunque sia, l'apologia della Chiesa cattolica che Manzoni fa nel romanzo non era, evidentemente, piaciuta agli interessati.

Da dietro l'iperbolica apologia della religione cattolica e della Chiesa spunta qualcosa di stonato, di inquietante. Traspare dalla decisione dei censori un sospetto, il dubbio che questo possa essere un romanzo non cattolico, e che l'apologia sovrabbondante sia deputata a nascondere qualcosa di ostile, o di poco chiaro. Nulla di più, forse qualcosa di meno; il senso della proibizione è che occorra aprire un'istruttoria, per non correre rischi.

L'allarme lanciato dai censori, il loro invito a indagare su questo romanzo e sul suo autore, è tuttavia privo di effetti, e dopo un anno il divieto viene revocato: "la proibizione durò men d'un anno; nel luglio del '28 era già cessata"91. Non poteva che essere così, per tante ragioni che val la pena di considerare.

Ci sono certamente, per prima cosa, i tanti e prestigiosi attestati di cattolicità di cui il Manzoni godeva: famoso convertito, autore degli Inni sacri, apologeta della causa cattolica con le Osservazioni, ossequioso alle gerarchie e con una esemplare vita di pietà. Il pregiudizio di cattolicità è forte e autorevole, purtuttavia i censori non ne tengono conto; ma il loro allarme è neutralizzato da numerose circostanze che operano congiuntamente.

Intanto, ormai da molti anni è iniziata l'utilizzazione del Manzoni per fini di politica cattolica, di edificazione, di proselitismo: teniamo conto che sono passati ben otto anni dalla pubblicazione delle Osservazioni, diciassette dalla conversione. Il mondo cattolico ha già fatto rilevanti investimenti sul Manzoni, oltrepassando il punto di non ritorno.

In secondo luogo, la cultura letteraria si appropria del romanzo ed emette i suoi verdetti in anticipo sul mondo cattolico, che deve così subirne l'iniziativa. L'affermazione che si tratta di un'opera di apologetica cattolica è sostanzialmente unanime, anche, punto questo di estrema importanza, da parte degli ambienti ideologicamente e politicamente ostili al cattolicesimo: una certificazione particolarmente autorevole, che rende difficilissimo il compito dell'accusa. Gli avversari del cattolicesimo vedono nei Promessi sposi un'operazione efficace, subdolamente efficace, al servizio della causa cattolica, e accusano Manzoni di propaganda confessionale.

L'orientamento interpretativo, in chiave cattolica, della cultura letteraria, è frutto di un pregiudizio di cattolicità del Manzoni, che costringe gli interpreti a radicalizzare sempre più la lettura in chiave cattolica del romanzo, rendendo più stringente il condizionamento sull'atteggiamento del mondo cattolico. Così, fra l'altro, si mette in moto, sul terreno critico, un processo di giustificazione morale di don Abbondio e di colpevolizzazione di Gertrude, che toglie all'accusa i principali pilastri su cui poggiano i sospetti.

Da non sottovalutare anche il servizio reso alla difesa da una speciale versatilità del romanzo che, pur caratterizzandosi fortemente come operazione di apologia cattolica, non urta la suscettibilità degli avversari. È accettato da tutti, e questo ne aumenta l'efficacia propagandistica, certificando ancora una volta il suo carattere cattolico. Per non dire dell'universalità di quest'opera, tecnicamente complessa ma adatta - sembra - a esser letta e intesa da tutti.

E poi, i sospetti sono pungenti e inquietanti ma insufficienti - anche prescindendo dalle circostanze in precedenza menzionate - per convincere le gerarchie ecclesiastiche a dar vita a un procedimento investigativo. Assai difficile anche dire in quale direzione conducono: all'eresia, all'anticlericalismo, all'ateismo? a posizioni antireligiose? La difficoltà estrema di dar corpo ai sospetti e di configurare un reato è anche dovuta al fatto che l'autore - quasi l'avesse fatto apposta, per mettere in difficoltà gli investigatori - ha incorporato nel romanzo un antidoto quanto mai efficace: la totale inconsistenza teologica della trattazione. Per non dire della mancanza di immoralità: la storia di Gertrude è scabrosa, ma irreprensibile dal punto di vista dei costumi.

La conseguenza di tutto questo è che non si apre un procedimento investigativo dotato di un'istanza d'accusa adeguatamente configurata, né si costituisce una giurìa dotata di competenze letterarie e teologiche, con un compito precisamente definito.

Tutto finisce qui? Il processo di cui stiamo dicendo è già terminato? No. Poiché i sospetti segnalati dai censori vengono fatti propri da tanti ecclesiastici lettori del romanzo, prende vita un'indagine informale, condotta da un altrettanto informale gruppo di investigatori, che assumono la funzione che in un processo spetta all'accusa.

Un'accusa che svolge il proprio lavoro investigativo quasi clandestinamente, composta da membri che non comunicano fra di loro, impedita a uscire allo scoperto dalla strumentalizzazione politica del Manzoni fatta dalle gerarchie cattoliche, ma che ciononostante lavora alacremente.

Dove si trovano e lavorano questi accusatori? Nei seminari soprattutto, cioè in un luogo pregiato e rappresentativo, anche per il livello culturale, che ne fa un'istituzione d'élite del mondo cattolico. Che fanno, come indagano, cosa trovano? Non lo sappiamo positivamente, perché operano nella semiclandestinità, solo raramente formalizzano le loro ricerche, e perché probabilmente molti degli atti da essi prodotti sono stati distrutti. Sappiamo però che questi investigatori esistono, e che sono riusciti a dare un esito concreto al loro lavoro, quasi che, trasformatisi da organo investigativo in organo giudicante, avessero emesso una sentenza, resa immediatamente esecutiva. Alludiamo alla 'messa all'indice di fatto' dei Promessi sposi nei seminari. Durante tutto l'Ottocento il romanzo manzoniano è stato trattato nei seminari alla stregua di una lettura proibita!

"Sino alle soglie del Novecento si diede l'ostracismo dai seminari ai Promessi sposi"92. "Il romanzo non ebbe, nei nostri ambienti, nessun favore, al suo apparire. Si fa presto, a cento e più anni di distanza, si fa presto a livellare tutto nell'idolatria letteraria, ma io, che pure non sono vecchio, ricordo come il rettore del mio seminario, uomo coltissimo e innamoratissimo dei più bei libri, soleva dirmi che il Manzoni era severamente proibito nella sua giovinezza, e non soltanto nei seminari"93 94.

Ma per l'accusa la situazione era senza via di uscita: il tempo lavorava ormai a favore del sospettato, il giudizio di cattolicità del romanzo si consolidava inesorabilmente. Senza contare che il dissenso cattolico, ben vivo nei seminari, aveva un handicap tecnico, sia pure da non sopravvalutare: se qualcosa di anticlericale e/o di anticristiano c'era nel romanzo, esso era incorporato in sofisticati meccanismi tecnico-artistici, da decodificare con gli strumenti dell'interpretazione.

Ma quel che ha irrevocabilmente segnato il successo dell'imputato e decretato la disfatta dell'accusa, è stata la decisione, "intervenuta ben presto ad opera si dice dei gesuiti"95 di fare dei Promessi sposi uno strumento cattolico di lotta ideologica e politica; una strumentalizzazione che era iniziata fin dalla conversione, ma che ha assunto ben altra portata con la 'sponsorizzazione' ufficiale, da parte delle gerarchie ecclesiastiche, del romanzo.

Due cose soltanto potevano cambiare questa situazione e dare ai sospetti e agl'indizi dell'accusa la possibilità di giungere all'esito di una verifica: un'interpretazione del romanzo che facesse venire in luce, se c'era, la sospettata anima anticristiana e/o anticlericale; oppure un fatto politico di tale entità da modificare le convenienze politiche che ormai avevano preso in mano la situazione.

Sul primo punto l'inettitudine della cultura letteraria era tale da consentire alla difesa della cattolicità del Manzoni e del suo romanzo di dormire sonni tranquilli: soprattutto i letterati ostili erano - e saranno fino ai nostri giorni - i più determinati ed intransigenti guardiani e garanti della cattolicità del Manzoni.

È sul versante delle convenienze politiche che avviene il fatto clamoroso, imprevedibile: Manzoni, sul problema delicatissimo - e a quel tempo politicamente incandescente - della sovranità temporale della Chiesa, si schiera con gli avversari del papa. I cattolici si sentono traditi. L'intero assetto delle convenienze politiche ne è sconvolto, e sembra sul punto di crollare.

Il danno che col proprio atteggiamento Manzoni procura al partito cattolico è enorme (o almeno tale è giudicato dagli interessati), soprattutto per la strumentalizzazione che consente ai liberali, ai quali viene offerta un'arma politica insidiosa con cui cercano di dividere il partito cattolico e di indebolirlo. Succede che gli investimenti fatti dai cattolici sul grande scrittore, anziché restare patrimonio della Chiesa, vengono dal Manzoni irresponsabilmente donati al partito avversario, con quale rabbia dei cattolici si può immaginare.

"Manzoni che dichiaratosi liberale e non rifiutando il cattolicesimo, nulla condannò del liberalismo e molto approvò, fu preso come modello, come archetipo di quello che i liberali pretendono dovrebbero essere i cattolici: subire la rivoluzione e acconsentire alle sue enormezze. Quando questo tipo fosse dai cattolici ricopiato, i liberali si ripromettono l'era della conciliazione tra le due fedi e la pace per il paese. Datevi vinti, gridano a noi i liberali, datevi vinti e mansueti come Manzoni ha fatto, e ogni discordia passerà".

"Egli pertanto non si unì ai difensori della fede; lasciò in disparte gli alti interessi del cattolico e fece propri quelli della rivoluzione; non per questo rinnegò il cattolicesimo, ma lo portò seco nel campo nemico, ed i nemici accolsero con plauso lui e il divin prigioniero. Quanto aiuto non avrebbe recato alla verità, alla Chiesa che ne è la depositaria, al Pontefice, il bell'ingegno e il vasto sapere del Manzoni! Non volle96".

"La forzatura in senso patriottico dell'immagine religiosa di don Alessandro giunse a sfiorare il limite della Chiesa nazionale"97.

L'accusa, con i suoi sospetti lungamente meditati, alza la testa e propone alle più alte gerarchie di verificare attentamente l'estraneità se non l'ostilità del Manzoni al cattolicesimo ed eventualmente di ripudiarlo. Il danno che così si sarà costretti a subire non sarà probabilmente superiore a quello che Manzoni sta arrecando con la sua presa di posizione contro il pontefice.

È un sacerdote, don Davide Albertario, che, nel 1873, sotto l'effetto del provocatorio tentativo dei liberali di impossessarsi delle spoglie del Manzoni in occasione del suo funerale, rompe il silenzio e porta alla superficie quel che per mezzo secolo è maturato nel profondo del mondo cattolico. Il suo saggio sulla Scuola cattolica, "un periodico espressione della porzione più forte ed influente del ceto ecclesiastico ambrosiano"98, costituisce - pur pervaso da una reticenza consapevole della posta politica in gioco - un atto d'importanza fondamentale di quel processo sotterraneo ad Alessandro Manzoni che si è svolto per tutto l'Ottocento.

Albertario non è che il portavoce di un movimento diffuso e radicato. Le numerose prese di posizione dei cattolici che si manifestano in quella circostanza mostrano che i sospetti preesistevano e riguardavano le scelte artistiche e di vita del grande scrittore. "Il contrasto non tarda ad investire l'opera letteraria, e a coinvolgere lo stesso romanzo. Scrive l'Osservatore cattolico di Milano del 23 maggio 1873: 'pagine d'oro e stile inarrivabile, certo, ma anche difetti: noi deploreremo sempre che colui che dipinse sì egregiamente il tipo dell'Arcivescovo nel Card. Borromeo e il tipo del religioso in Padre Cristoforo, abbia poi tanto sgraziatamente rappresentato il Parroco cattolico con Don Abbondio e la Monaca con la Signora di Monza"99. Con le stesse parole si esprime la riprovazione di don Bosco: "la stima che abbiamo per quest'opera non ci tratterrà tuttavia dal biasimare altamente il ritratto che ci porge di don Abbondio e quello della sgraziata Gertrude. Il Manzoni, che voleva dare all'Italia un libro veramente morale ed inspirato da sentimento cattolico, poteva, certo, presentarci migliori caratteri; gli stessi romanzieri d'oltr'Alpe ben altra idea ci porgono generalmente del parroco cattolico. Il giovane poi, che fin da' suoi primi anni ha imparato coll'amore ai genitori, la venerazione del proprio parroco, dovrà necessariamente ricevere cattiva impressione nella mente e nel cuore dopo siffatta lettura"100.

Uno dei sospetti sgradevoli richiamati dall'episodio politico riguardano il 'grande silenzio', l'inattività seguita al romanzo; s'instaura un "parallelismo tra consolidamento della scelta liberale e caduta della creatività dello scrittore"101. Malevolenza? Non proprio. La tesi secondo cui se la religiosità del Manzoni fosse stata viva (fosse realmente esistita) si sarebbe inevitabilmente espressa, non è infondata. Quarant'anni di silenzio sono tanti, per di più scanditi da quello strano, improbabile ripudio dei Promessi sposi che è il Saggio sul romanzo storico.

Il sospetto genera un astio impietoso, che giunge a paragonare, spregiativamente, il grande scrittore al suo don Ferrante: don Ferrante sapeva dir di no a donna Prassede, "Manzoni invece disse troppi si alla signora rivoluzione"102.

Il dissenso cattolico esce allo scoperto, ma conduce l'operazione - lo vedremo esaminando il saggio di Albertario - in modo reticente, consapevole della delicatezza delle implicazioni politiche. Si dice, ma fino a un certo punto; poi il dire lascia il posto alle allusioni, sia pure abbastanza trasparenti. L'intento è di far capire a chi doveva decidere - le massime gerarchie ecclesiastiche, perché ormai il caso Manzoni era di loro competenza - non facendo intendere a chi era bene non capisse.

Ma era una proposta che la gerarchia non poteva prendere in considerazione, e che infatti non accettò, per un motivo fondamentale: Manzoni sarebbe stato regalato agli avversari, e quel che di anticristiano c'era - se c'era - nel suo romanzo, sarebbe stato ben più dannoso, una volta liberato, della scelta antitemporalista. Sbagliata era la proposta anche perché frutto di una situazione in fondo contingente, di una visione tattica, mentre la gestione del Manzoni, degli investimenti che la Chiesa su di lui aveva fatto, andava collocata in una visione strategica di lungo periodo.

E poi, la cultura letteraria, amica e nemica, aveva dato prove sovrabbondanti che mai avrebbe capito: se spine anticristiane c'erano nel romanzo, sarebbero rimaste lì, sepolte per sempre.

Come viene chiuso il caso? Con una soluzione che evita di entrare nel merito dei sospetti, delle accuse, separando il problema politico posto dalla decisione antitemporalista del Manzoni dal problema della sua religiosità. I gesuiti, con alcuni interventi sulla Civiltà cattolica, separano l'arte manzoniana dalla politica, evitando che la reazione indignata e perplessa del mondo cattolico s'incanali verso le opere del Manzoni. "La Civiltà cattolica incorpora per così dire la condanna albertariana, ma di qui muove ad una cernita delle positività che riduce, ed anzi minimizza, i guasti del tempo storico sull'architettura cristiana innalzata dallo scrittore. […] La prospettiva albertariana è sùbito rovesciata; il male non è negato, anzi risulta contro il bene espresso dallo scrittore, che prevale di gran lunga, in un'economia che ha tempi e ragioni diversi. I comportamenti erronei, le consonanze equivoche nulla tolgono alla sostanza religiosa, proprio come il peccato e le miserie naturali macchiano, ma non vanificano il vissuto della fede"103.

Davide Albertario non ha però saputo tacere del tutto: la sua è, vedremo, una requisitoria reticente - messaggio e richiesta indirizzate alle massime gerarchie ecclesiastiche - ma sufficientemente esplicita e articolata per consentirci di risalire al grado di consapevolezza cui era ormai giunta, nel mondo cattolico, la convinzione di una mostruosa impostura manzoniana.

Perché l'ha fatto? Per rabbia di fronte al tradimento politico del Manzoni? No, l'ha fatto, vedremo, perché di un cattolicissimo Manzoni era stato invaghito, e si era convinto da tempo di essersi sbagliato. La sua è la reazione di un innamorato tradito.

La decisione del mondo cattolico di utilizzare Manzoni per i propri fini

L'allarme lanciato dalla censura nel 1827, i sordi avvertimenti che durante tutto il secolo vengono dai seminari, come pure la forte richiesta avanzata nel 1873 da Albertario alle massime gerarchie di verificare la cattolicità del Manzoni, s'infrangono contro il muro eretto dalla posizione assunta ancor prima dell'uscita del romanzo di fare del Manzoni e della sua opera uno strumento di politica cattolica.

La proibizione della diffusione del romanzo cade nel giro di un anno. Il romanzo proibito, che aveva rischiato di andare all'indice, diventa lettura edificante: ha inizio la beatificazione del Manzoni. "Passato questo momento d'incertezza i Promessi sposi ebbero anche a Roma un magnifico successo, e Monaldo Leopardi ne informava il figliuolo Giacomo in data 23 giugno 1828 con queste parole: 'ebbi molta compiacenza nel sentire che in Roma i confessori Gesuiti lo danno a leggere alle loro penitenti', e di là il Rosmini si compiaceva di partecipare al Manzoni stesso il 26 marzo 1830: 'qui i Promessi sposi sono applauditissimi dal fiore di Roma; e quelli che non la cedono a nessuno in commendarli e in proporli alla gioventù sono i gesuiti"104.

Ai nostri fini è rilevante il fatto che la decisione di far proprio Il Manzoni e di utilizzarlo per la causa cattolica non è frutto di una verifica della religiosità del romanzo. Non lo è anzitutto perché i sospetti sulla sincerità manzoniana sorgono dopo la pubblicazione del romanzo, e l'utilizzazione politica del Manzoni durava ormai da tempo.

Ciò che ha definitivamente convinto i cattolici, e che li ha spinti a rilanciare, facendo oggetto di strumentalizzazione proprio il romanzo - fonte di fastidiosi sospetti - è stata la convinzione che il rischio fosse trascurabile, se non inesistente. I sospetti non venivano smentiti, rimanevano, ma si era convinti che nessuno sarebbe mai arrivato a scoprire quel che di anticattolico c'era nel romanzo, se c'era.

Scrive Giuseppe Puccianti, nel 1873: "io credo che certi devoti (non dico tutti) abbiano risparmiato il Manzoni non perché non potevano ma perché non osavano di calunniarlo, e non mi so persuadere che i Gesuiti della Civiltà cattolica osando non avessero trovano il modo, e anche senza stiracchiar poi tanto. La religione dei Promessi sposi è pur sempre, né poteva essere altrimenti, quella medesima degli Inni sacri, ma in un'opera di mole tanto maggiore e scritta in prosa l'Autore discende, com'è naturale, a molti più particolari, ora espliciti, ora semplicemente toccati, ora sottintesi, ed alcuni di questi particolari non potevano al certo tornar graditi egualmente a quelli che sanno leggere, per usare una frase manzoniana, anco fra rigo e rigo"105 106.

Il rischio doveva essere giudicato trascurabile, oltre che per la testimonianza compatta della cultura letteraria, soprattutto quella laica e anticattolica, per il fatto che il 'veleno' dei Promessi sposi (se c'era) poteva essere percepito solo da chi "sa leggere, per usare una frase manzoniana, fra rigo e rigo. Ora i devoti di quella risma, cioè gli ipocriti di professione, gli hanno certamente letti e ne hanno sentito, per così dire, tutto il veleno; ma siccome il peccato non era di quelli che danno nell'occhio a ognuno, ed essi così abili a chiudere un occhio, quando a tenerli aperti tutti e due c'è da far più male che bene, si son ristretti nelle spalle e hanno lasciato correre, forse brontolando fra' denti: 'ah, se non fosse il Manzoni!'"107.

Determinante - va ancora una volta ribadito - è stato certamente l'atteggiamento della critica laica: sorda ai messaggi che giungevano dal profondo del mondo cattolico, il suo entusiasmo per il grande trattato morale figurato, e l'appunto mosso al Manzoni di essere al servizio della propaganda cattolica, hanno convinto i censori che il rischio era veramente trascurabile. Così infatti è stato fino ad oggi. Si può affermare che sono stati gli anticlericali a dare il contributo decisivo all'utilizzazione clericale di un libro sottilmente anticlericale, o anticristiano, si vedrà, rassicurando i gesuiti, e le gerarchie ecclesiastiche, della bontà dei loro calcoli.

La requisitoria reticente di Davide Albertario

Quel che emerge per prima cosa è il carattere secondario, di semplice detonatore, del tradimento politico del Manzoni: i sospetti di simulazione e di anticristianesimo preesistevano, generati dalle opere poetiche, soprattutto dal romanzo. Al punto che, se nel romanzo fosse dato ritrovare le prove sicure del cattolicesimo del Manzoni, gli si potrebbe perdonare l'errore politico. Significativamente Albertario inizia la sua requisitoria chiedendosi esplicitamente se sia possibile separare l'arte dalla politica: "vorremmo vendicare la memoria di Manzoni e strappare quest'uomo al dominio di una politica egoista e svergognata per restituirlo alle lettere e recingerlo dell'aureola che gli fu impallidita alla fronte. È ciò possibile?108"

In secondo luogo, Albertario non si limita a esprimere un'accusa ma, come a evitare che la sua presa di posizione sia esclusivamente riferita al problema politico, ci fa (intrav)vedere analiticamente il percorso, le modalità con cui hanno preso corpo le perplessità sul romanzo, e come tendano a coinvolgere le altre opere e la vita stessa dell'autore, senza che alcunché di pregiudiziale interferisca: "ci basti aver persuaso il lettore che nulla ci è sfuggito di quello che può tornar di onore ad Alessandro"109.

Infine, documenta come i suoi dubbi siano antecedenti ai fatti politici e risalgano all'epoca della sua piena, entusiastica, acritica identificazione col grande poema cattolico, all'epoca in cui era condizionato da un fortissimo pregiudizio favorevole.

I sospetti sulla cattolicità del Manzoni sono nati, ci racconta Albertario, nella pienezza del positivo rapporto con la meravigliosa fiaba morale cattolica. Come? Sono state delle 'imperfezioni' dell'evangelico poema che hanno generato le perplessità110. "Allora eravamo innocenti nella adulazione, e il plauso appunto erompeva con impeto perché in Manzoni consideravamo lo scrittore cristiano, e noi lo portavamo in alto sull'affetto che professavamo alla religione. […] Pure alcuna cosa sentivamo che rendeva l'effetto di una stonatura nell'onda morbida d'una melodia"111.

La 'stonatura' nell'onda morbida di una melodia è prodotta da don Abbondio e da Gertrude. Il primo impatto non è immediatamente distruttivo: si produce solo una 'stonatura': gli altri strumenti dell'orchestra suonano ancora bene, solo due stonano. Ma ben presto attraverso il varco aperto da Gertrude e don Abbondio filtrano altre perplessità, che a poco a poco infettano l'intera vicenda ed erodono la credibilità del grande poema cattolico, quindi la credibilità religiosa del suo autore.

Occorre a questo punto, per giudicare l'atteggiamento di Albertario (e di tanti altri qualificati cattolici dell'Ottocento e non solo dell'Ottocento) fermarsi, e analizzare attentamente i motivi per cui questi due personaggi hanno provocato una reazione generalizzata e tanto indignata, mettendo in moto, per molti lettori cattolici e non cattolici, un processo di disgregazione del poema cattolico. A prima vista sembra trattarsi di una reazione sproporzionata, inspiegabile, se non si vuol supporre che una tale insofferenza sia dovuta ad una mostruosa ottusità intellettuale e religiosa, che pretende che l'apologia della Chiesa di un grande scrittore si trasformi in volgare piaggeria.

Iniziamo da don Abbondio. Che cosa c'è di religiosamente insultante nel curato manzoniano? Che ha fatto di male? È stato sopraffatto dalla debolezza e ha ceduto a una minaccia di morte; d'altronde non è successo nulla, e ha maritato lui stesso i due giovani. Gli si può certamente rimproverare di non essere un eroe: ma chi si sente, su questo terreno, di scagliare la prima pietra? Si potrebbe anche sostenere che Manzoni ci presenta in Abbondio addirittura una idealizzazione del parroco cattolico, quando lo si paragoni ai parroci che il Borromeo (quello storico) descrive nei suoi Ragionamenti sinodali. Anche ammettendo che la descrizione di un parroco al quale la natura non aveva fatto dono dell'eroismo possa essere irriverente, tutti dovranno riconoscere che Manzoni nel suo romanzo ha allestito un formidabile apparato di compensazione: il discredito prodotto da don Abbondio - se esiste - viene più che compensato dall'eroismo di fra Cristoforo e dei cappuccini e dalla santità del cardinale. Che si pretende di più? Senza contare che lo stesso suo superiore, il cardinale, non lo punisce, trattandolo da povero vecchio, degno di indulgenza.

Ancor più immotivata sembra l'irritazione per la presenza di Gertrude, la cui 'trista storia' aderisce perfettamente al tradizionale paradigma peccato-pentimento-redenzione. L'infamia della monacazione forzata è attribuita all'avarizia patologica del padre e alla condiscendenza della stessa vittima, che avrebbe potuto evitarla. C'è il fatto di sangue, da imputare principalmente a Egidio, e infine Gertrude si ravvede. Dove sta l'offesa alla religione cattolica?

In realtà, nascosta dietro la rispettabilità formale c'è ben altro, ed è quest'altro, fatto emergere da sotto le apparenze deputate a nasconderlo, che ha indignato i cattolici. Che cosa? Don Abbondio mostra di non vivere alcun problema di coscienza, si disinteressa cinicamente dei rischi mortali di due giovani affidati alle sue cure - un comportamento autenticamente criminale - e non teme la giustizia del superiore, il cardinale, certo che gli coprirà le spalle (come in effetti avverrà). La sua non è debolezza, ma una totale amoralità, che lascia intravvedere una criminalità potenziale senza limiti, sottolineata dalla volgarità sprezzante con cui parla fra sé dei problemi dei due giovani.

Ciò che offende Albertario, e con lui tanti cattolici, e che apre inquietanti interrogativi sulla religiosità di questo romanzo, non è tanto la mancanza di eroismo di un povero vecchio, non la sua buffa comicità, ma l'intuita criminalità del parroco manzoniano: "perché don Abbondio sacrifica alla propria sicurezza l'altrui innocenza e il diritto, e vive meditando chi fosse Carneade, consigliato da Perpetua, confortato non altro che dal sugo della sua cantina? […] Qual triste modello è don Abbondio!112"

Il tipo del parroco debole e buffo ci sta benissimo in un poema cattolico, a condizione che non sia un amorale, capace di tutto. A condizione che in lui esista la coscienza, che in lui ci sia un minimo di rispetto per gli altri, soprattutto che abbia un po' di compassione, di sofferenza, qualche piccola, anche minima smagliatura nella corazza dell'egoismo che lo riscatti in qualche modo.

Albertario mostra di aver capito bene il personaggio, non si lascia ingannare dalla sua bonaria comicità e dalla finta paura. Da dietro la macchietta spunta un essere spregevole, indegno della nostra simpatia: "qual triste modello è don Abbondio, e qual brutto concetto ingenera intorno a questo nobile ceto dei Parroci!113"

Qui non si tratta di chiedere a uno scrittore cattolico, praticante e pio, di fare l'apologia del clero sotto forma di piaggeria, di 'scherzare con i fanti ma non con i santi'; si tratta di prendere atto del disprezzo profondo, del ruolo oggettivamente infamante per la Chiesa che il prete Abbondio ha nel romanzo. E il lettore intuisce che questo ruolo viene da lontano, dal profondo dell'ispirazione del romanzo. L'indignazione di Albertario - e dei tanti altri - deriva dall'identificazione oggettiva fra la spregevolezza di don Abbondio e il luogo - la Chiesa - in cui si è ricavato la sua nicchia e compie impunito le sue azioni criminali. Dalla consapevolezza che, nel cattolicissimo romanzo, non a caso don Abbondio è prete.

Se Albertario fosse ancora tra noi sarebbe interessante chiedergli: cosa pensa dell'assoluzione concessa a don Abbondio dal cardinale? Una delle cose che emergono nitidamente dalle sue considerazioni è l'inflessibile severità che qualsiasi onesto superiore era tenuto a usare nei confronti del curato. Su questo, è come se ci avesse detto il suo parere.

L'altro personaggio che, assieme a don Abbondio, avvia la dissoluzione della lettura religiosa del romanzo è Gertrude. Il carattere sconvolgente di questa figura umana non sta nei suoi 'crimini', ma nell'evidenza della sua innocenza. Sono l'innocenza di Gertrude e la criminalità di don Abbondio che fanno nascere il sospetto, lo incuneano nel romanzo dove si ramifica fino a prenderne possesso. Se Gertrude è innocente, la Chiesa viene coinvolta nella sua conturbante rovina, e soprattutto quel che risalta è la stranissima latitanza della Provvidenza, di una Provvidenza antropomorfa sempre in scena nel romanzo, e che non appena compare la sventurata Gertrude si defila.

È la descrizione minuziosa della raccapricciante violenza familiare ed ecclesiastica che la bambina Gertrude subisce che fa entrare l'orrore in questo romanzo apparentemente sereno e lo espelle dall'orbita religiosa. "La storia ha le sue sacre bende che non è lecito sempre sollevare, ha i suoi claustri reconditi che non ogni piede deve varcare. Manzoni fu inesorabile. Rosini e Cantù hanno scritto rivelazioni più o meno fantastiche di quella sventurata, ma essi non hanno saputo mettere assieme quel numero di induzioni e di indagini che i lettori radunano ed esagerano a carico di chi imponeva le vocazioni e di chi se le lasciava imporre"114. Perché Manzoni ha inserito questo episodio sconvolgente nel romanzo? Qual è il suo vero disegno? Alla fola che è lì per le esigenze dell'intrigo non crede nessuno, né convince come digressione storiografica richiesta da questo anomalo romanzo storico; soprattutto quando ci si accorge che le condizioni storiche sono falsate e che con la storica Virginia de Leyva la manzoniana Gertrude non ha proprio nulla in comune. Anzi: le potenzialità apologetiche offerte dalla storia di Virginia sono state inesplicabilmente ignorate.

Due personaggi stonati in un'opera dominata da un'ispirazione religiosa e da un disegno di apologia del cattolicesimo? Due personaggi antipatici a qualche ecclesiastico di corte vedute e di scarsa cultura che pretende dal grande scrittore piatta adulazione anziché credibile apologia? Albertario non è uno sprovveduto, e risponde anticipatamente a quest'accusa con precise argomentazioni. C'è anzitutto l'incoerenza dei due personaggi rispetto a un'ispirazione cattolica comunque configurata. Solo a una condizione i due possono coesistere con un'ispirazione cattolica: che don Abbondio sia innocente e Gertrude colpevole; ma è chiaro a tutti (tranne che alla critica manzoniana, ai difensori dell'imputato) che così non è. Un don Abbondio ateo, amorale e criminale, protetto dal cardinale, non è in nessun modo compatibile con una qualsiasi forma di ispirazione cattolica.

La proposta della difesa di compensare gli ecclesiastici indegni con quelli eroici viene rifiutata. Ciò è a prima vista strano, dato che una tale compensazione fa parte della tradizione cattolica: c'è tutta una retorica, consolidata, sugli ecclesiastici indegni riscattati da quelli santi, sull'umana debolezza che va riconosciuta anche agli ecclesiastici. Ma don Abbondio non è un peccatore, non è un debole, è un criminale ateo, cinico e amorale che si sottrae a ogni compensazione. Non bastano cento, mille ecclesiastici santi a 'compensare' don Abbondio. Quanto a Gertrude, non è una peccatrice che si ravvede ma la vittima innocente di un delitto di cui la Chiesa è complice.

Il sospetto, una volta che ha preso piede, produce le sue metastasi, che si propagano sempre più velocemente all'intero romanzo. Albertario ce ne indica qualcuna, e lascia coperte le tante altre; ma è sufficiente per rivelare il processo di diffusione del sospetto. Così, dalle pieghe del discorso esce che il sedicente scrupolosissimo storico ha indebitamente sopravvalutato il Borromeo, senza che questo possa in alcun modo rimediare ai danni prodotti da don Abbondio. "Che il sacerdote lo si abbassi più giù di un melenso parrocchiano non avrà discolpa nemmeno se Federigo venga collocato anche più in alto di quello che sia"115.

Ciò suggerisce altri dubbi: ad esempio che questa antistorica sopravvalutazione sia un trucco per coprire la denigrazione della Chiesa realizzata con don Abbondio e Gertrude. Il sospettato disegno anticlericale si allarga e si fa più inquietante: il cardinale non è quello che ha donato 4000 scudi a un nobile, avallando così, nella sostanza, la pratica delle monacazioni forzate? Che anche il Borromeo (quello del romanzo) sia coinvolto nei sospetti è mostrato dall'accenno, fatto in nota citando Puccianti e Buccellati, alla famosa processione e al modo con cui sono tenuti i conclavi.

La perplessità arriva a contagiare quell'inconsistenza teologica del romanzo che i difensori spacciano per profumato evangelismo, e che per Albertario diventa "scarsa sodezza di dottrina"116.

I sospetti, una volta che si è entrati in zona di perplessità, che ci si è divincolati dal pregiudizio di cattolicità, si tirano l'uno con l'altro e l'un l'altro si confermano. Così i cattolici, confrontando i Promessi sposi con gli altri romanzi dell'Ottocento, si accorgono che in nessuno di essi - pur essendo molti scritti da anticlericali dichiarati - la Chiesa ha avuto un trattamento tanto oltraggioso: "i più incorreggibili dei romanzieri non osarono tanto"117; un giudizio come s'è visto ripreso e accentuato da don Bosco.

Il contagio non risparmia le altre opere e la vita stessa del Manzoni. Così, l'evanescenza teologica del romanzo si fonde con l'"urbanità" davvero eccessiva e assai sospetta della polemica col Sismondi, autore di un'"infame storia118", col quale Manzoni scambia attestazioni di rispetto e di stima. "Una urbanità nell'esporre la morale cattolica, riconosciuta da Sismondi e da Gioberti, segno di ammirazione ma non mai causa di conversione119". Questi due, insinua Albertario, probabilmente non litigano, fanno finta di litigare120.

Decisivo è che gli elementi di perplessità, oltre a crescere ininterrottamente, si lasciano via via ordinare in un disegno coerente: l'accordo fra essi diventa la prova decisiva. Emerge una coerenza di segno opposto a quella, apparente, che legava Promessi sposi, Inni sacri, Osservazioni e vita dell'autore. E il problema si pone di capire la natura e il senso di un tale disegno.

Albertario ci annuncia di aver compiuto il passo, e formula quella che può ben dirsi una sentenza, sia pure reticente, nella quale confluiscono e si riconoscono le perplessità e i sospetti del mondo cattolico dell'Ottocento: "sotto amabili e splendide apparenze, che si prestano alle più attraenti e lusinghiere descrizioni, non tutto è buono e accettabile in Alessandro Manzoni. Dall'entusiasmo giovanile, dallo studio più riflessivo passiamo a scoprire una pagina che non può tornare in lode del valente scrittore".

[…] "Se volessimo addurre prove novelle di quanto abbiamo scritto, ci sarebbe facile trovarle nei lavori medesimi del Manzoni: i Promessi sposi, le Tragedie e gli Inni stessi; ma non ci sentiamo il coraggio di […] scindere il velo religioso nel quale le opere di lui si presentano avvolte […]; facciano quei lavori il bene che ponno e Dio ci guardi da un veleno che mai mente e penna d'uomo creò e pinse sì bello e tanto soave".

[…] "Siamo dolenti, ripetiamo, che in Manzoni non tutto sia buono, perché il male che in lui troviamo ci impedisce di farlo nostro. […] Ma basti; ci siamo prefissi di non levare il velo pietoso che tanti dolcemente inganna sulla natura di questo romanzo"121.

La religione, la tanto decantata religione manzoniana, è diventata un 'velo religioso' ingannevole, deputato a nascondere qualcosa di tanto diverso. Consapevole della posta politica in gioco, e del fatto che spetta alle massime gerarchie decidere, Albertario si arresta e mantiene reticente la sua sentenza. Ma non si tratta di un'intima esitazione del giudizio; sotto questo profilo la reticenza ha anzi qualcosa di minaccioso: "se volessimo addurre prove novelle, ci sarebbe facile trovarle nei lavori medesimi del Manzoni: i Promessi sposi, le Tragedie, gli Inni stessi".

La beatificazione del Manzoni impone la diffamazione del dissenso cattolico dell'Ottocento

Placatasi la burrasca scatenata - negli anni '60 e '70 del secolo scorso - dagli atteggiamenti antitemporalisti del Manzoni, il rapporto tra il mondo cattolico e il lombardo è scivolato nell'idillio, che nulla è più venuto a turbare, un idillio certificato dalla cultura letteraria, di ogni orientamento ideologico. Don Abbondio è stato rinchiuso definitivamente nella camicia di forza della macchietta, per metà vittima del secolo, per metà vittima della sua buffa paura122, Gertrude promossa al rango di nostrana Madame Bovary dai laici, di struggente eroina di una storia religiosa di peccato e redenzione dai cattolici. Mentre i fattori generali di perplessità si sono trasformati in fattori di complessità. Lo slogan è: Manzoni segno di contraddizione.

L'utilizzazione in grande del Manzoni avviene nella scuola, anche qui, come nella critica, con la solidarietà della cultura laica. Nella scuola, scrive il card. Colombo, Manzoni non "cessa la sua incomparabile funzione di formatore delle coscienze italiane, e non soltanto giovanili"123.

E i sospetti di quel movimento vasto, profondo, composto soprattutto dalle élites culturali dei seminari e di cui Davide Albertario si è fatto portavoce? Spazzati via dalle convenienze politiche e dal tempo, resi evanescenti dal fatto di non aver pubblicato le analisi su cui era germogliato e si era consolidato il dubbio inquietante di una serpe che veniva allevata nel seno del cattolicesimo. I dubbi nel mondo cattolico probabilmente ancora serpeggiano, ma entro un atteggiamento distaccato, e non vengono alla luce: la religiosità manzoniana, a imbalsamazione avvenuta del grande lombardo, non è più un problema di cui discutere124.

Albertario e i suoi confratelli non verranno a guastare la festa. A ogni buon conto è consigliabile e saggio - da un punto di vista politico - distruggerne la credibilità. Come? Diffamandoli, dipingendoli come espressione di una deplorevole faziosità politica di una assai delicata congiuntura nei rapporti fra stato e Chiesa125. E Davide Albertario diventa un "integralista e antiitaliano"126, dedito a "polemiche astiose con personalità del mondo cattolico"" che provocarono "dissensi con la Santa sede" e che gli valsero l'accusa di essere un "provocatore di risse"127. Manifestazioni disprezzabili del "clericalismo nostrano e forestiero [che] appuntò tutte le sue perfidie contro il capo venerando e l'incontaminata memoria di lui! […] mettendo in dubbio persino la sua fede cattolica, solo perché aveva votato per Roma capitale d'Italia!"128. "Insofferenza clericale per una così alta e diversa sensibilità religiosa"129. "Biasimi dettati da criteri ristretti, partigiani"130.

Una tesi falsa e diffamatoria: l'avvenimento politico ha solo convinto il dissenso cattolico che era giunto il momento di chiedere l'apertura di un processo, una verifica della religiosità manzoniana. Avevano visto da dietro l'imponente apparato apologetico del romanzo spuntare la coda del Maligno.

Senza contare che, anche prescindendo dalla sua dannosità per la causa cattolica, la mossa politica del Manzoni alimentava il sospetto a causa del totale suo disimpegno politico, al quale metteva fine inaspettatamente con una decisione gravida di conseguenze per la Chiesa, dei cui problemi, abbiamo visto, si era sempre disinteressato. Un disimpegno politico reso appariscente dal vivo interesse che Manzoni aveva per la politica, ben documentato dai biografi. L'interesse per la politica ce l'aveva, eccome! Ma non s'impegnava. Tutto diverso sarebbe stato se nel corso della sua lunga vita Manzoni si fosse impegnato in una (rischiosa) milizia politica. L'impressione, sgradevole, che si ricava è che la sua decisione sia frutto di una valutazione del rischio: l'ha fatto perché ormai non correva più alcun pericolo. Come si fa a regalare la patente di 'cattolico liberale' a chi si comporta in questo modo?

I fatti sembrano aver dato ragione alle gerarchie: quel veleno, se davvero c'è, appare ben nascosto nelle viscere del romanzo e non verrà mai allo scoperto: la convenientissima utilizzazione politica del Manzoni sarà con ogni probabilità senza rischi. Ma così non poteva essere: quel che l'intelligenza cattolica dell'Ottocento aveva intuito (e con ogni probabilità, come Albertario lascia capire, assai più che intuito) è che quel veleno pericoloso prima o poi sarebbe salito dalle profondità del romanzo e avrebbe prodotto i suoi danni. Sarebbe successo, prima o poi, perché l'arte ha in sé un meccanismo potente che spinge i suoi contenuti a rompere il guscio e a vedere la luce. Del resto, se avevano capito loro, perché non avrebbero potuto capire altri?

Nell'Ottocento c'è stato un processo ad Alessandro Manzoni. Si è svolto nel buio delle catacombe, ma sappiamo qual era il capo di imputazione, quali i principali indizi, e quale la sentenza cui la giuria era sostanzialmente arrivata, come mostra la sanzione comminata: la messa all'indice di fatto del romanzo nei seminari.

Non è vero che quella giuria era composta da ecclesiastici culturalmente e religiosamente rozzi e settari, antimanzoniani e antiitaliani (ricordiamo che in loro compagnia va messo anche don Bosco). Non è vero che si è trattato di una ritorsione al comportamento antitemporalista del Manzoni degli anni '60: il processo è iniziato nel 1827, all'apparire del romanzo! Non è vero che quella giuria non fosse competente: chi meglio di un ecclesiastico è in grado di capire se in un sedicente cattolicissimo romanzo si fa veramente l'apologia della Chiesa e del cattolicesimo? Chi meglio di loro poteva captare la sotterranea vena antireligiosa e anticlericale, se c'era? Oltretutto, i sospetti del mondo cattolico su don Abbondio erano parzialmente confermati dalla prima critica, ancora sufficientemente indipendente dal pregiudizio; basterà citare il giudizio taglientissimo di Giovita Scalvini riferito a don Abbondio: "coloro che ne hanno porta la materia, hanno fatto in esso un assai tristo guadagno"131.

Ci proponiamo qui di riaprire quel processo, con il medesimo capo di accusa, cercando in totale libertà e senza pregiudizi la verità. Rendiamo in ciò omaggio a Davide Albertario e ai tanti suoi confratelli. Prendiamo nel far questo a prestito le parole con cui Albertario ruppe gli indugi: "è tardi, il sappiamo […] ma parliamo senza rispetto umano allora che il parlare è necessario"132. La cultura italiana deve raccogliere finalmente la sfida di Alessandro Manzoni, ripudiare il pregiudizio di cattolicità, cercare onestamente: la posta in gioco è elevatissima.

1.4 Il vero problema è quello del movente: abbondano gli indizi, ma manca un movente!

Il sospetto che Manzoni abbia nascosto nella sua opera un 'veleno' anticristiano che non è stato ancora scoperto, ha i suoi buoni motivi per esistere, e per chiedere che su un aspetto tanto importante sia fatta piena luce. Ma un muro invalicabile (assieme alle convenienze della politica) gli ha impedito finora di produrre l'esito desiderato: un ostacolo costituito dalla mancanza di un movente. Per quali motivi, per raggiungere quali obiettivi, Manzoni avrebbe fatto una cosa del genere? Bisogna ammettere che l'incapacità di immaginare - anche dando libero corso alla fantasia - un movente plausibile delegittima, e un po' ridicolizza, il sospetto. Nelle indagini criminali, come è noto, i sospetti viaggiano solitamente in compagnia di un movente, o di possibili moventi. Come è possibile aprire delle indagini, con un'ipotesi di reato così grave e per di più non ben definita, se non si è in grado di elaborare una qualche ipotesi di movente?

Per rispondere a questo interrogativo, e rendersi conto della natura e della configurazione del caso Manzoni, occorre immergersi nella problematica del movente. Accettiamo provvisoriamente di seguire l'accusa, e supponiamo che veramente Manzoni abbia nascosto - con ogni probabilità nel romanzo - un 'veleno' anticristiano e/o anticlericale. I problemi con cui l'ipotesi accusatoria deve fare i conti sono numerosi e, apparentemente almeno, intrattabili, tali da costringere nell'angolo l'accusa.

Anzitutto, di quale specie di 'veleno' può trattarsi? L'accusa non precisa questo punto fondamentale. Se si tratta di sfumature anticlericali - forse un residuo dell'antico, giovanile anticlericalismo manzoniano - la religiosità del Manzoni sarebbe salva e sarebbero giustificate le accusa rivolte a Davide Albertario e ai suoi confratelli.

'Veleno' anticristiano e non (solo) anticlericale? Anche qui l'accusa sembra non aver nulla in mano e occorre ammettere che è assai difficile, se non impossibile, immaginare di che cosa precisamente si possa trattare. Ateismo? Ma l'ateismo non ha nulla a che vedere con posizioni anticristiane. Che vuol dire concretamente anticristiano? Quanto ci si allontana dall'ipotesi anticlericale tutto diventa terribilmente difficile.

Ma anche lasciando nel vago la natura del 'veleno' anticristiano e supponendo che esista veramente e che le indagini siano in grado di accertarne natura ed esistenza, bisogna fare i conti con altri interrogativi di assai difficile risposta. Il primo: perché, se era un nemico del cattolicesimo, non ha manifestato le sue opinioni alla luce del sole? Nessuno gl'impediva di farlo. Avrebbe certamente dovuto pagare un prezzo, ma lo poteva pagare. E poi c'è la conversione: chi l'ha obbligato a convertirsi? I conti, sembra evidente, non vogliono tornare.

Ancora: come si concilia l'operazione anticristiana con l'iperattivismo cattolico? Chi lo obbligava a un tale tour de force devozionale? A una tale mostruosa e, si suppone, defatigante ipocrisia? Poteva, se non era religioso ma intendeva vivere formalmente da cattolico, limitarsi a ''ciò che è di precetto'' e dedicarsi ai suoi hobby e all'amministrazione del proprio patrimonio.

Come si può immaginare un Manzoni ipocrita, criptico, doppiogiochista senza un movente plausibile? Scrive Padre Leonardo Zega, direttore di Famiglia cristiana, posto di fronte al problema: "confessiamo le nostre difficoltà a immaginarci questo Manzoni premeditante, sovversivo e notturno, intento ad architettare la trama 'apparente' [del romanzo], per imbottirla poi, sogghignando, di candelotti esplosivi in ogni pagina, pregustando il botto e la vampata finali. Un Manzoni che studia, viaggia, chiede consiglio, scrive e riscrive, per rendere sempre più clandestina da una parte e più insidiosa dall'altra quella trama numero due contro il Cristianesimo. Un don Lisander dinamitardo: e per anni, ostinato, implacabile, doppiogiochista, ingannatore di amici"133.

Si affaccia poi il problema dell'origine di questo atteggiamento anticristiano. Da dove viene il 'veleno'? L'ha portato il Manzoni 'parigino'? Potrebbe essere, ma allora: perché si è convertito? Perché, tornato a Brusuglio, ha scritto gli Inni sacri?

Se il veleno è nascosto - come pare inevitabile che sia - nei Promessi sposi, come si spiega che abbia fatto precedere la stesura del romanzo dalle Osservazioni'? Che senso può avere una tale operazione apologetica? E poi: perché nascondere il 'veleno', cioè la propria identità, in modo che non potesse essere scoperto? Non è un comportamento innaturale? Voleva che diventasse noto dopo la sua morte, per non correre rischi? Bastava consegnare il manoscritto a un notaio con l'ordine di pubblicarlo postumo, risparmiandosi i costi esorbitanti dell'ipocrita, frenetico attivismo cattolico. L'ipotesi accusatoria può solo sposarsi con una patologia schizofrenica? Se così fosse, bisogna ammettere che la schizofrenia vale ben poco come movente.

Ma l'aspetto veramente inesplicabile, e più inquietante, riguarda i rischi che Manzoni correva, che ha corso con l'operazione anticristiana, sempre ammesso che esista. Se il suo gioco fosse stato scoperto - ipotesi non remota, come mostra il dissenso cattolico dell'Ottocento - Manzoni avrebbe pagato un prezzo salatissimo, coloro che aveva subdolamente tradito lo avrebbero rovinato, coinvolgendo nella rovina anche la sua famiglia. L'interrogativo fondamentale diviene allora: che cosa c'era di tanto importante, di vitale, da farlo rischiare così tanto? Proprio lui, che aveva una propensione al rischio tendente allo zero, a causa anche del ricatto della malattia, dei suoi 'mali di nervi'.

In tali condizioni sembrerebbe giocoforza procedere alla archiviazione. Invece, la mancanza di un movente non deve impedire che l'indagine sulla religiosità manzoniana si faccia: le probabilità di successo non sono nulle. Quali sono gli argomenti a favore di questa tesi? Anzitutto gli investigatori sono ragionevolmente sicuri che l'indagine svolta nell'Ottocento, di cui abbiamo riferito, sia giunta alla meta, o vi stesse giungendo, anche in mancanza della scoperta del movente. In fondo, non è infrequente che si accerti l'esistenza di un reato senza riuscire a stabilire il movente. La scoperta del movente è importante, ma non indispensabile.

In secondo luogo, bisogna prendere atto che l'incapacità di stabilire un movente non spazza via i sospetti e i tanti indizi, li rende in certo senso ancor più vivi. Ancor più significativo è che l'incapacità di sciogliere il sospetto si manifesti anche quando alla mancanza di un movente di aggiungono i tanti attestati di cattolicità che Manzoni è in grado di esibire. L'essere un pluridecorato cattolico accentua anzi il sospetto: c'è 'troppa religione' nella vita e nell'opera di quest'uomo!

Ma determinante nell'impedire la tentazione di archiviare il caso Manzoni è la sensazione molto forte - sostenuta da precisi indizi - che la strategia del (presunto) impostore sia volta proprio, soprattutto a nascondere, a rendere inaccessibile il movente. Non potendo (o non volendo) nascondere gli indizi, ha fatto in modo che gli investigatori non scoprissero il movente, non riuscissero neanche a intravvederlo.

Comunque sia, se il veleno anticristiano esiste, lo potremo ritrovare anche senza conoscere il movente; e una volta scoperto il veleno scopriremo sicuramente anche il movente. Il procedimento investigativo nei confronti di Alessandro Manzoni si deve avviare.

1.5 La sfida investigativa

Tutto è intimamente investigativo in questa incredibile vicenda di sospettato tradimento: il caso Manzoni, così come è stato configurato, è un'essenza di detective story. L'ipotesi dell'accusa è che il crimine sia intenzionale, premeditato ed accuratamente pianificato; escluso che Manzoni sia scivolato inconsapevolmente, senza accorgersene, su un terreno antireligioso e/o anticlericale. Se così fosse stato, non sarebbe andato lontano, e il problema non sussisterebbe.

Si tratta di una sfida investigativa senza pari, resa quanto mai difficile da tante circostanze. Dal fatto, anzitutto, che il sospettato ha dalla sua parte il genio; e poi doveva essere spinto da qualcosa di straordinariamente potente, irresistibile, se veramente ha fatto quel che ha fatto. Un movente di cui è riuscito a cancellare ogni traccia, rendendo i sospetti sul suo conto quasi insensati. In tali condizioni non si riesce nemmeno a configurare con precisione il reato sospettato: c'è qualcosa di beffardo in questa sfida che Alessandro Manzoni lancia agli investigatori.

Perché imbarcarsi in quest'impresa se tutto è sfuggente, imprendibile? Perché il sospetto è pungente, e le difficoltà, anziché cancellarlo, lo rendono ancor più pungente; perché non c'è nulla da perdere in questa verifica; accostandosi al Manzoni per un sentiero diverso da quelli fin qui praticati, un guadagno è in ogni caso assicurato: non vogliamo denigrarlo, solo conoscerlo meglio. Perché infine i nostri assai qualificati colleghi cattolici dell'Ottocento ci hanno convinti che questa verifica va fatta, facendoci capire che erano giunti con le loro indagini a un esito che confermava i sospetti.

I delitti perfetti non esistono; ci sono solo investigatori che non sanno, o che non vogliono, far bene il loro mestiere. Di piste da seguire, ormai è chiaro, ce n'è più d'una, a incominciare da quella del rischio - elevatissimo, se davvero l'imputato è colpevole di un reato di tradimento. Il rischio è stato il regista dell'intera operazione, anche nel senso che l'imputato è stato costretto a far mosse rischiose, potenzialmente compromettenti, per raggiungere i propri obiettivi.

Ogni caso investigativo è un torneo in cui le sorti della partita si giocano sulla base dell'intelligenza, dell'astuzia, della pazienza, della fantasia ma anche della razionalità delle due parti, tenendo presente che nel caso di un crimine premeditato l'esito dipende dai caratteri della pianificazione volta a renderlo impenetrabile.

Nel nostro caso la vulnerabilità del disegno dell'imputato è connessa ad almeno quattro circostanze. La prima è che il 'veleno', se c'è, si trova sul terreno artistico: lì, con gli strumenti dell'arte, si è perpetrato il tradimento. Ora, il terreno artistico è per sua natura ostile all'impostura: l'arte è incapace di custodire i suoi segreti, e non ci tiene a farlo, li mette in mostra, sia pure allusivamente, e li offre a chi li cerca con pazienza e senza pregiudizi. Per non dire della spinta potente alla quale soggiace ogni grande artista di far conoscere e apprezzare il proprio genio. Pur costretto a nascondere la grandezza della sua arte, non riesce a farlo completamente: anche perché se togliesse alla creazione artistica la sua 'leggibilità', la danneggerebbe. Insomma, se la partita si gioca sul terreno artistico, ci sono buone probabilità di vincerla.

La seconda circostanza, ben nota ai criminologi, è che i criminali che hanno realizzato un delitto perfetto in modi geniali, soggiacciono a un bisogno irresistibile di sfidare gli investigatori, di beffarli. È probabile che questo accada anche nel nostro caso: quella del Manzoni si presenta come un'autentica provocazione.

Un terzo fattore di vulnerabilità è il seguente: Manzoni doveva essere mosso, se ha fatto quel che si sospetta, da una pulsione fortissima, che lo costringeva a non coprirsi se non in misura parziale dal rischio. Il rischio è sì, come si diceva, il regista dell'operazione, ma non sarà riuscito a farsi ascoltare completamente.

Infine, la natura e la stazza dell'operazione clandestina gl'imponeva di costruirsi un apparato di copertura sovrabbondante, anche per compensare gli spiragli insopprimibili della creazione artistica. Un apparato di copertura che, in quanto eccessivo quantitativamente, e qualitativamente ostentato, dava adito al sospetto, soprattutto se accoppiato alla totale reticenza su aspetti cruciali della sua esperienza religiosa, come la conversione. Ora, quando per fronteggiare un rischio assai elevato il soggetto eccede nella copertura del proprio gioco, non solo questa eccedenza dà adito al sospetto, ma può anche indicare i punti di accesso all'impostura. Manzoni ha dovuto coprirsi troppo, e proprio questo può essere il suo tallone d'Achille. Può tradirlo la 'troppa religione' che c'è nella sua vita e nelle opere, nel romanzo soprattutto.

È appena il caso di dire che nelle indagini sono coinvolte, per sospetta complicità - consapevole o inconsapevole non importa - la madre, Giulia Beccaria, e la moglie, Enrichetta Blondel. Dai loro comportamenti, investigati alla luce dell'ipotesi di impostura di Alessandro, possono emergere elementi decisivi.

Una peculiarità di questa sfida investigativa, di cui diremo successivamente, è che alle indagini sono chiamati a prender parte i lettori. Non ad assistere: a partecipare attivamente. Ma non è una faccenda di competenza degli specialisti? No, affatto. Vedremo che i non specialisti non solo sono in grado di affrontare il problema, ma sanno farlo meglio degli specialisti. Del resto, cos'hanno saputo fare gli eruditi addetti ai lavori finora?

Questo manzoniano gioco investigativo promette di essere interessante. E anche, perché no? divertente.

Note al testo

1 CASNATI, Lotta, 209, per il quale ricostruire la vita del Manzoni "è impresa tale [...] [da far] tremare anche gli studiosi più intrepidi e preparati".

2 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

3 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

4 GALLARATI SCOTTI, Segreto, 765.

5 CITATI, Introduz. XVII, XVIII.

6 TROMPEO, Rilegature, 6, 10 (corsivo nostro).

7 JENNI, Conversione, 60. Anche: BUSNELLI, Conv., 9.

8 BONDIOLI, Manzoniana, 76.

9 TOFFANIN, Manzoni, 5. Anche: G. NEGRI, Segni, 41.

10 BELOTTI, Silenzio, 140.

11 SANESI, Indipendenza, 563; Saggi, 412.

12 GALLARATI SCOTTI, Giovinezza, 182.

13 GALLARATI SCOTTI, Giovinezza, 193, 194.

14 CROCE, AM, 62, 63.

15 LEONE DE CASTRIS, Impegno, 60.

16 CONTINI, Antologia, 142.

17 AMERIO, Oss., III, 270; BERSEZIO, AM, 68.

18 MOMIGLIANO, AM, 64.

19 DE LUCA, Lettura, 121.

20 BOSCO, Storia, 523. Anche: GUIDI, Manzoni, 29.

21 G.COLOMBO, Mistero, 9.

22 MOMIGLIANO, AM, 64.

23 JEMOLO, Dramma, 32.

24 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

25 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

26 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

27 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

28 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

29 BACCHELLI, Manzoni, 126.

30 SAPEGNO, Ritratto, 122.

31 FLORA, Int., 87.

32 DE LOLLIS, AM, 158.

33 Si veda, su questo punto, il paragrafo 7.8.

34 DE RIENZO, M. ep.

35 ACCAME BOBBIO, Introd., IV. GUIDI, Manzoni, 28, già citato, parla di "segreti abissali di questo benedetto uomo".

36 MOMIGLIANO, AM, 67. Si veda anche la p. 80. Anche: ASOR ROSA, AM, 3; TOFFANIN; Manzoni, 6; DE RIENZO, Natale.

37 SCHERILLO, Manzoni, XV-XVI. Umiltà? "Iddio ci scampi e liberi dall'umiltà dei grandi uomini, massime quand'ei fanno special professione di una così bella e cristiana virtù" BORGOGNONI, Saggi lett., 21.

38 SANSONE, Religiosità, 288.

39 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

40 G. ROVANI, citato in SFORZA, Brani inediti, II, XVII.

41 CROCE, AM, 18.

42 LUZI, Poeta, 256.

43 In questo senso BARSOTTI, Religione, 18.

44 PASQUALINO, Manzoni, 64.

45 PETRONIO, Ideologia, 6. Anche: DE LOLLIS, AM, 117; CHIUSANO, Don Ferrante, 186.

46 F. PASQUALINO, Disperazione, 682.

47 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

48 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

49 GOUDET, Catholicisme, 257.

50 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

51 GOUDET, Catholicisme, 199, 153. Sul medesimo risultato converge l'analisi di BARSOTTI, Religione, di cui abbiamo riferito.

52 GOUDET, Catholicisme, 259.

53 PASQUALINO, Disperazione, 683.

54 GOUDET, Catholicisme, 258.

55 FUBINI, Note, 45-65.

56 MORAVIA, AM, 311. Si veda anche DONADONI, Scritti, 332; NÒFERI, Lettura, 171.

57 SIMONINI, Ideologia, 39.

58 PASQUALINO, Disperazione, 683.

59 "La religion pourtant inconstestablement sincère du poète - car sur ce point aucun doute ne peut être avancé - n'a pas engendré chez lui une véritable poésie" GOUDET, Catholicisme, 17. Anche pp. 257,260,579.

60 GOZZINI, Attualità (corsivo nostro).

61 ASOR ROSA, AM, 7.

62 LUZI, Manzoni, 109.

63 NÒFERI, Lettura, 173.

64 SICILIANO, Lett., 284.

65 ASOR ROSA, AM, 7 (corsivo nostro).

66 DE LOLLIS, AM, 148.

67 NÒFERI, Lettura, 169,170.

68 PASQUALINO, Disperazione, 683.

69 MORAVIA, AM, 311. Anche: MANACORDA, Dante.

70 Atti istruttori, 843 ss.

71 DONADONI, St. dant., 187

72 DONADONI, St. dant., 183.

73 SANGUINETI, Esame, 21-24.

74 DE LOLLIS, AM, 117. Anche: PETRONIO, Manzoni; DE DONATO, Idillio, 185, 186; ASOR ROSA, AM, 7; LUZI, Poeta, 256.

75 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

76 BOSCO, Storia, 523

77 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

78 BONDIOLI, Antimanzoniana, 9.

79 Atti istruttori, 848 ss.

80 NÒFERI, Lettura, 168. Anche: DONADONI, Scritti, 332, già citato.

81 GOUDET, Catholicisme, 135.

82 DONADONI, Scritti, 332, già citato.

83 G. COLOMBO, Mistero, 11.

84 ZANOTTI, Manzoni, 174.

85 FABRIS, Memorie, 61.

86 NIGRO, Manzoni, 8.

87 COJAZZI, Prefaz., 5.

88. DE LUCA, Lettura, 121.

89 LAMBOGLIA, Conv., 171.

90 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

91 FLORI, AM, 43.

92 COMANDINI, Antimanzonismo, 186, 187.

93 DE LUCA, Manzoni, 77.

94 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

95 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4

96 ALBERTARIO, AM, 88, 94.

97 RUMI, Aureola, 239.

98 RUMI, Aureola, 241.

99 RUMI, Aureola, 241.

100 BOSCO, Storia, 522, 523 (corsivo nostro). Significativo che queste valutazioni siano state inserite solo nell'edizione VIII, del 1873: esprimono dunque la partecipazione al movimento di contestazione di cui stiamo dicendo.

101 RUMI, Aureola, 249.

102 Civiltà cattolica, 26.6.1873. Sull'atteggiamento dei gesuiti si veda AZZOLIN, Manzoni; MARTINI, Lett.

103 RUMI, Aureola, 249.

104 BARBI, Proibizione, 323, 324.

105 PUCCIANTI, AM, 267.

106 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

107 PUCCIANTI, AM, 267.

108 ALBERTARIO, AM, 89.

109 ALBERTARIO, AM, 92, 93.

110 La documentazione minuziosa fornita da Albertario su questo rapporto che s'incrina, si trova negli Atti istruttori, 816, ss.

111 ALBERTARIO, AM, 91, 90 (corsivo nostro).

112 ALBERTARIO, AM, 90.

113 ALBERTARIO, AM, 90.

114 ALBERTARIO, AM, 90.

115 ALBERTARIO, AM, 90.

116 ALBERTARIO, AM, 97.

117 ALBERTARIO, AM, 90.

118 BOSCO, Storia, 522.

119 ALBERTARIO, AM, 95.

120 Nota tecnica: si trova nell'Appendice n. 4.

121 ALBERTARIO, AM, 92, 93, 96, 97, 106.

122 Non mancano, qua e là, estemporanei accenti di perplessità, destinati a rimanere isolati. Per GOZZINI, Attualità, don Abbondio è "il personaggio forse più anticristiano di tutta la nostra letteratura". Perplesso, questo interprete, di fronte al "rigore [dell'autore] che si stempera nell'indulgenza a buon mercato".

123 COLOMBO, Manzoni, 195.

124 Ad esempio, scrive mons. Divo Barsotti in una lettera datata 20.11.1995 all'autore di questo saggio: "ho sempre avuto molte riserve sulla religione e sul cristianesimo di Manzoni […] Nei Promessi sposi non appare mai il nome di Gesù, tanto meno il suo mistero".

125 RUMI, Intransigenti.

126 SALVATORELLI, Dramma.

127 MAJO, Stampa. Si veda anche NOVELLI, Albertario.

128 BELLEZZA, Dante, 358, 359.

129 MARTINI, Lett., 77, che definisce "tanto ingiusta" la requisitoria di Albertario.

130 BELTRAMI, AM, 92.

131 SCALVINI, Manzoni, 232. Nello stesso senso si esprime un altro dei primi interpreti: ZAIOTTI, Romanzo, 119, 120.

132 ALBERTARIO, AM, 97.

133 ZEGA, Don Lisander.

* * * * *

BIBLIOGRAFIA: OPERE CITATE

(tra parentesi quadre le abbreviazioni usate nel testo)

A.L., Interpretazioni della conversione manzoniana, in: "Prospetti", n. 1, 1966 [Conversione]

ACCAME BOBBIO Aurelia, La divina pedagogia nei Promessi Sposi, La Scuola, Brescia, 1948 [Pedagogia]

ACCAME BOBBIO Aurelia, Introduzione ai Promessi Sposi, Gulliver, Nuove Edizioni Carroccio, Rimini, 1986 [Introd.]

ALBERTARIO Davide (Sac.), Intorno ad Alessandro Manzoni. Sentimenti e pensieri. Morte e funerali, in: "La Scuola Cattolica", giugno , 1873, Rist., a cura di Umberto Colombo, in "Otto/Novecento", n. 1, 1984 [AM]

ALBERTI Guglielmo, Alcune osservazioni sulla conversione di A. Manzoni, in: "Atti del VI Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Annoni, Lecco, 1964 [Conv.]

ALBERTI Guglielmo, Alessandro Manzoni, Garzanti, Milano, 1964 [AM]

AMERIO Romano (Sac.), Introduzione e commento alle 'Osservazioni sulla Morale Cattolica' di Alessandro Manzoni, 3 voll., Ricciardi, Napoli, 1965 [Oss.]

AMERIO Romano (Sac.), Un punto delicato della biografia del Manzoni, in: "La torre", gennaio 1975 [Punto]

ANGELINI Cesare (Sac:), L'ultimo degl'Inni, in: "Vita e Pensiero", n. 5, 1923 [Inni]

ANGELINI Cesare (Sac.), Il dono del Manzoni, Vallecchi, Firenze, 1924 [Dono]

ANGELINI Cesare (Sac.), Manzoni, SEI, Torino, 1953 (Ristampa dell'edizione UTET del 1941) [Manzoni]

ANGELINI Cesare (Sac.), Alessandro Manzoni, in: AA.VV., "Storia di Milano", Parte V, Fondazione Treccani degli Alfieri per la Storia di Milano, Milano, 1962 [AM]

ANGELINI Cesare (Sac.), Capitoli sul Manzoni vecchi e nuovi, Mondadori, Milano, 1966 e 1969 [Capitoli]

ANGELINI Cesare (Sac.), Con Renzo e con Lucia (e con gli altri). Saggi sul Manzoni, Morcelliana, Brescia, 1986 [Con Renzo]

ANONIMO, Alessandro Manzoni apologista della preghiera, in: "Omaggio al Manzoni", Brescia, 1959 [Manzoni]

A-NONYMU-S, Noi T'imploriam! Placabile Spirito, discendi, ancora ..., in, "Vita", s.d. [Spirito]

APOLLONIO Mario, Enrichetta Manzoni Blondel, in: "L'Illustrazione italiana", 7.1.1934 [Enrichetta]

APOLLONIO Mario, Antologia della letteratura italiana, vol. III, La Scuola, Brescia, 1955 [Antologia]

APOLLONIO Mario, Europeismo del Manzoni, in: "Otto/Novecento", n.3, 1977 [Europeismo]

ASOR ROSA Alberto, Alessandro Manzoni, in: Riccardo MEROLLA (a cura di), "Storia e antologia della letteratura italiana", vol. 15, La Nuova Italia, Firenze, 1973 [AM]

ATENE Paolo, L'opinione manzoniana sull'amore nella letteratura, in: "Convivium", n. 2, 1933 [Amore]

ATTI ISTRUTTORI: SPRANZI Aldo, Anticritica dei Promessi sposi. L'efficienza dell'industria culturale: il caso de 'I promessi sposi', EGEA, Milano, 1995 [Atti istruttori]

AZZOLIN Giovanni, Manzoni e i gesuiti della 'Civiltà Cattolica', UCIIM, Roma, 1992 [Manzoni]

BACCHELLI Riccardo, Introduzione alle Opere di Alessandro Manzoni, Ricciardi, Milano-Napoli, 1953 [Introduzione]

BACCHELLI Riccardo, Manzoni. Commenti letterari, Mondadori, Verona, 1964 [Manzoni]

BAGGIO Sebastiano [Card.), Il Manzoni tstimone del Vangelo, in: "Il Convegno", n. 1-2, 1974 [Manzoni]

BAGIOTTI Tullio, L'economia di Alessandro Manzoni, in: "Giornale degli economisti e Annali di economia", nov.-dic. 1975 [Economia]

BALDI Guido, I Promessi Sposi. Progetto di società e mito, Mursia, Milano, 1985 [Progetto]

BALDINI Antonio, Prefazione a: A. Manzoni, La Monaca di Monza, Cooperativa Libro popolare, Milano, 1950 [Prefaz.]

BALDINI Antonio, Quel caro magon di Lucia. Microscopie manzoniane, Ricciardi, Milano-Napoli, 1956 [Magon]

BALSIMELLI Federico, Conversazioni letterarie. Dialoghi cinque in difesa della vera lingua italiana, Fava e Garagnani, Bologna, 1879 [Conversazioni]

BANTI Anna, Ermengarda e Gertrude, in: "Paragone", n. 52, 1954 [Gertrude]

BANTI Anna, Manzoni e noi, in: "Opinioni", Il Saggiatore, Milano, 1961 [Manzoni e noi]

BARBERI SQUAROTTI Giorgio, Il romanzo contro la storia. Studi sui Promessi Sposi, in: "Vita e Pensiero", Milano, 1980 [Romanzo]

BARBERI SQUAROTTI Giorgio, Letteratura e storia nei Promessi Sposi, in: "Synesis", n.4, 1985 [Letteratura]

BARBERI SQUAROTTI Giorgio, Manzoni: le delusioni della letteratura, Marra, Rovito, 1988 [Delusioni]

BARBI Michele, La proibizione a Roma dei Promessi Sposi, in: "Annali Manzoniani", Milano, 1942 [Proibizione]

BARBI Michele, Il 'già sì fiero Alessandro' e la crisi del 1817, in: "Annali manzoniani", vol. IV, Milano, 1943 [Crisi]

BARSOTTI Divo, La religione di Giacomo Leopardi, Morcelliana, Brescia, 1957-84 [Religione]

BATTAGLIA Salvatore, Il realismo dei Promessi Sposi, Liguori, Napoli, 1963 [Realismo]

BELLEZZA Paolo, Quale stima il Manzoni facesse di Dante, in: "Giornale storico della letteratura italiana", n. 116-117, 1902 [Dante]

BELLEZZA Paolo, Tipi e figure dei 'Promessi Sposi', Scuola Tip. Salesiana, Milano, 1931 [Tipi]

BELLEZZA Paolo, La preghiera del Manzoni, in: "Come d'autunno", n. 2, 1939 [Preghiera]

BELLONI Antonio, Introduzione e Commento ai Promessi Sposi, Vallardi, Milano, 1923 [Comm]

BELOTTI Giuseppe, Il silenzio del Manzoni sulla sua conversione, in: "Atti del VI Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Annoni, Lecco, 1963 [Silenzio]

BELTRAMI Luca, Alessandro Manzoni, Hoepli, Milano, 1898 [AM]

BERSEZIO Vittorio, Alessando Manzoni. Studio biografico e critico, Benf, Torino, 1873 [AM]

BETTETINI Gianfranco, Cronaca del 'matrimonio' tra l'industria culturale e i Promessi Sposi, in: G. Manetti, a cura di, Leggere i Promessi Sposi, Bompiani, Milano, 1989 [Cronaca]

BEZZOLA Guido, Giulia Manzoni Beccaria, Rusconi, Milano, 1985 [Giulia]

BIRAL Bruno, Puntasecca su Don Abbondio, Stamperia di Venezia, 1964 [Don Abbondio]

BO Carlo, Manzoni e il romanzo europeo, in: "Italianistica", n.1, 1973 [Rom. europ.]

BO Carlo, Commemorazione del Manzoni al Senato il 22 maggio 1985, in: "Bollettino n. 11", Centro Nazionale di Studi Manzoniani, 1985 [Commemoraz.]

BO Carlo, Una famiglia milanese del 'tempo perduto', in: "Corriere della Sera", 13.2.1983 [Famiglia]

BO Carlo, Atto d'accusa contro Manzoni, in: "Gente", n. 26, 1992 [Atto d'accusa]

BOGNETTI Gian Piero, Manzoni giovane, (a cura di M. Cataudella), Guida, Napoli, 1972 [Manzoni]

BOLLATI Giulio, L'italiano. Il carattere nazionale come storia e come invenzione, Einaudi, Torino, 1983 [Italiano]

BONDIOLI Pio, Manzoni e gli amici della verità. Dalle carte inedite di Luigi Tosi, Ist. di Propaganda Libraria, Milano, 1936 [Amici]

BONDIOLI Pio, Antimanzoniana, in: "Il Ragguaglio", (estratto) 1940-41 [Antimanzoniana]

BONDIOLI Pio, Manzoniana, in: "Il ragguaglio librario" n.4, 1957 [Manzoniana]

BONGHI Ruggero, Studi Manzoniani, (a cura di Francesco Torraca), Le Monnier, Firenze, 1933 [Studi]

BORDONI Carlo, La fabula bella. Una lettura sociologica dei Promessi Sposi, Solfanelli, Chieti, 1991 [Fabula]

BORGESE Giuseppe Antonio, L'innominato, in: "Studi di letterature moderne", Treves, 1915, ristampato in: A. Pellizzari (a cura di), Discussioni manzoniane, Perrella, Napoli, 1916 [Inn.]

BORGESE Giuseppe Antonio, Da Dante a Thomas Mann, Mondadori, Milano, 1958 [Dante]

BORGOGNONI Adolfo, Disciplina e spontaneità nell'arte. Saggi letterari raccolti da B. Croce, Laterza, Bari, 1913 [Saggi lett.]

BOSCO Giovanni (Sac., San), La storia d'Italia raccontata alla gioventù, Libreria Salesiana Ed. ,Torino, 29a ed., 1903 (1a ed. 1856) [Storia]

BRANCA Vittore, Note per una storia dell'anima del Manzoni, in: "Convivium", sett-ott 1941 [Anima]

BRANCA Vittore, Venature giansenistiche del Manzoni, in: "Tempo di Scuola", febb. 1942 [Anglicani]

BRANCA Vittore, Quel noto di opposti nella vita di un genio, in: "Corriere della Sera", 1.12.1984 [Nodo]

BUFALINO Gesualdo, Ciò che amo nel Manzoni, in: "Atti del XII Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Casa del Manzoni, Milano, 1983 [Ciò che amo]

BUFALINO Gesualdo, Manzoni l'ipocrita, in: "La Sicilia", 28.9.1983 [Ipocrita]

BULFERETTI Domenico, Enrichetta Luigia Manzoni Blondel, in: "Pan", genn. 1934 [Enrichetta]

BUSETTO Natale, La composizione della 'Pentecoste' di Alessandro Manzoni, Albrighi, Segati & C., Milano, Roma, Napoli, 1920 [Pentecoste]

BUSNELLI Giovanni (Sac.), La conversione di Alessandro Manzoni dal carteggio di lui. Studio biografico, Befani, Roma, 1913 [Conv.]

CALOSSO Umberto, Colloqui col Manzoni, Laterza, Bari, 2a edizione, 1948 [Colloqui]

CARDUCCI Giosuè, Colloqui manzoniani, La rinascenza del libro, ed., Napoli, Como, Firenze, s.d. [Colloqui]

CARETTI Lanfranco, Introduzione alle Opere di Alessandro Manzoni, Mursia, Milano, 1965 [Int.]

CARETTI Lanfranco, Manzoni. Ideologia e stile, Einaudi, Torino, 1972 [Manzoni]

CARETTI Lanfranco, Le radici illuministe di Manzoni, in: "Nuova Antologia", ott-dic. 1985 [Radici]

CASES Cesare, Patrie lettere, Einaudi, Torino, 1987 [Lettere]

CASNATI Francesco, Lotta con l'angelo, in: "Vita e Pensiero", Milano, 1942 [Lotta]

CASTIGLIONI C., Manzoni sugli altari?, in: "Come d'autunno", n. 4, 1939 [Altari]

CERESA-GASTALDO Aldo, Dalla città di Dio a 'I Promessi Sposi': aspetti e problemi della concezione cristiana della storia, in: "Atti del'XI Congresso Nazionale di Studi Manzoniani" [Storia]

CESAREO G.A., Saggi di critica, Morelli, Ancona, 1884 [Saggi]

CESTARO F., La storia nei Promessi Sposi, Lezione tenuta all'Ateneo di Brescia il 14.2.1892 [Storia]

CHECCHI Eugenio, Don Rodrigo si ravvede?, in: "Il Giornale d'Italia", 14.7.1923 [Don Rodrigo]

NEGRI Gaetano, Segni dei tempi. Profili e bozzetti letterari, Hoepli, Milano, 1893 [Segni]

CHIARI Alberto, Sintesi di vita e morte di don Rodrigo, in: "Como-Inverno", 1962 [Don Rodrigo]

CHIARI Alberto, Rileggendo il Manzoni, Ed. dell'Ateneo, Roma, 1967 [Rileggendo]

CHIARI Alberto, Manzoni il credente, Ist. Propaganda Libraria, Milano, 1979 [Credente]

CHIUSANO Italo Alighiero, Manzoni attraverso un personaggio: don Ferrante, in: AA.VV., Manzoni tra storia e attualità, a cura di G. Galeazzi, La Lucerna, Ancona, 1986 [Don Ferrante]

CIGADA Piero, GUAGLIANONE Giovanna, PACCHIANO Giovanni, SPRANZI Aldo, Letteratura & Pedagogia. Manifesto per una emancipazione della scuola secondaria dalla cultura accademica, EGEA, Milano, 1999.

CIOTTI Andrea, L'attesa di don Rodrigo e dell'Innominato, in: "Convivium", gen.-feb. 1960 [Attesa]

CIPOLLA Carlo M., Contro un nemico invisibile. Epidemie e strutture sanitarie nell'Italia del Rinascimento, Il Mulino, Bologna, 1986 [Peste]

CITANNA Giuseppe, I Promessi Sposi sono un'opera di poesia?, in: "La Nuova Italia", n. 6, 1930 [Poesia]

CITANNA Giuseppe, Il romanticismo e la poesia italiana dal Parini al Carducci, Laterza, Bari, 1935 [Romanticismo]

CITANNA Giuseppe, La critica sui Promessi Sposi e un recente pentimento del Croce, in: "Annuario dell'Università di Trieste", 1952-1953 [Critica]

CITATI Pietro, Introduzione e immagine di A. Manzoni, a cura di Ester Milani, Mondadori, Milano, 1973 [Introduz.]

CODIGNOLA Ernesto, Illuministi, giansenisti e giacobini nell'Italia del 700, La Nuova Italia, Firenze, 1947 [Illuministi]

COJAZZI Antonio (Sac.), Manzoni e la fede, in: "Vita e Pensiero", (numero commemorativo), mag. 1923 [Fede]

COJAZZI Antonio (Sac.), Prefazione a A. GUIDI, Manzoni eucaristico, 2a ed. SEI, Torino, 1947 [Prefaz.]

COJAZZI Antonio (Sac.), Manzoni nostro, Borla, Torino, 1953 [M. nostro]

COLOMBO Giovanni (Card.), Il mistero della Chiesa nella "Pentecoste" manzoniana, in: AA.VV., "Manzoni nella terra ambrosiana", Ed. Piemme, Casale Monferrato, 1985 [Mistero]

COLOMBO Giovanni (Card.), L'infinita misericordia è l'eredità del Manzoni, in: "Il Resegone", suppl. al n. 48, 1985 [Misericordia]

COLOMBO Giovanni (Card.), Con il Manzoni, Ed. Otto/Novecento, Azzate, 1986 [Manzoni]

COLOMBO Luigi, Della conversione di Alessandro Manzoni, in: "Atti del VI Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Annoni, Lecco, 1963 [Conv.]

COLQUHOUN Archibald, Manzoni and His Times. A Biography of the Autore of 'I Promessi Sposi', Dent, London, 1954 [Biog]

COLQUHOUN Archibald, Prefazione all'edizione inglese dei Promessi Sposi, Everyman's Library, London-New York, s.d. [Prefaz]

COMANDINI Romolo, Della varia fortuna dell'opera manzoniana in Romagna, in: R. PIAN (a cura di) "Collana di monografie dell'Istituto Tecnico Statale Commerciale R. Valturio di Rimini", Lega, Faenza, 1962 [Romagna]

COMANDINI Romolo, Antimanzonismo di chierici romagnoli nell'ultimo quarto dell'800, in: "Atti del VI Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Annoni, Lecco, 1964 [Antimanzonismo]

CONTINI Gianfranco, Antologia manzoniana, Sansoni, Firenze, 1989 [Antologia]

CORDERO Franco, La fabbrica della peste, Laterza, Roma-Bari, 1985 [Peste]

COSSIGA Francesco, Commemorazione del Manzoni al Senato il 22 maggio 1985, in: "Bollettino n. 11", Centro Nazionale di Studi Manzoniani, 1985 [Commemoraz.]

CRISPOLTI Filippo, Il giansenismo di Alessandro Manzoni, in: A. Pellizzari, a cura di, "Discussioni manzoniane", Perrella, Napoli, 1916 [Gians.]

CRISPOLTI Filippo, I Promessi Sposi secondo Benedetto Croce, in: "Nuova Antologia", n. 1193, 1921 [Croce]

CRISPOLTI Filippo, Un quadernetto inedito di Alessandro Manzoni, in: "Vita e Pensiero" (numero commemorativo), mag. 1923 [Quadernetto]

CRISPOLTI Filippo, Indagini sopra il Manzoni, Garzanti, Milano, 1940 [Indagini]

CROCE Benedetto, Alessandro Manzoni. Saggi e discussioni, Laterza, Bari, 1952 [AM]

DA VIA' Gualtiero, Francesco Gonin. Fedele interprete dello spirito manzoniano, in: "L'Osservatore Romano", 29.9.1989 [Gonin]

DALLA PALMA Sisto, Le dimensioni del tragico, in: "Synesis", n.4, 1985 [Dimensioni]

DAVID Michel, Letteratura e psicoanalisi, Mursia, Milano, 1967 [Lett.]

DE CASTRIS LEONE Arcangelo (vedi Leone De Castris Arcangelo]

DE DONATO Gigliola, L'idillio imperfetto di Alessandro Manzoni, in: "Problemi", sett.-dic. 1985 [Idillio]

DE GUBERNATIS Angelo, Alessandro Manzoni. Studio biografico, Le Monnier, Firenze, 1879 [AM]

DE GUBERNATIS Angelo, Eustachio Degola, il clero costituzionale e la conversione della famiglia Manzoni, Barbera, Firenze, 1882 [Degola]

DE LOLLIS Cesare, Alessandro Manzoni e gli storici liberali della restaurazione, Laterza, Bari, 1926 [AM]

DE LUCA Giuseppe (Sac.), Due anglicani passano in casa Manzoni, in: "Nuova Antologia", 1.12.1941 [Anglicani]

DE LUCA Giuseppe (Sac.), Intorno al Manzoni (a cura di Mario Picchi), Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1974 [Manzoni]

DE LUCA Giuseppe (Sac.), Lettura del Manzoni, ristampato in: "Intorno al Manzoni", Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1974 [Lettura]

DE MICHELIS Eurialo, Studi sul Manzoni, Feltrinelli, Milano, 1962 [Studi]

DE MICHELIS Eurialo, La vergine e il drago. Nuovi studi manzoniani, Marsilio, Padova, 1968 [Vergine]

DE RIENZO Giorgio, Il tremendo Natale in cui morì Enrichetta, in: "Corriere della Sera", 13.2.1983 [Natale]

DE RIENZO Giorgio, Per amore di Lucia, Rusconi, Milano, 1985 [Lucia]

DE RIENZO Giorgio, La prosa senza cuore del Manzoni epistolare, in: "Corriere della Sera", 9.3.1987 [M. ep.]

DE SANCTIS Francesco, Manzoni, Einaudi, Torino, 1955 [Manzoni]

DE VICO Mario, Lucia nei Promessi Sposi, Rondinella, Napoli, 1941 [Lucia]

DERLA Luigi, Manzoni e la teoria europea del romanzo, in: "Atti dell'XI Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Beretta, Lecco, 1982 [Romanzo]

DOLCI Giulio, 'Verrà un giorno ...' (Cap. VI). Interpretazione della morte di don Rodrigo (Cap. XXXV), in: "Atti del III Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Annoni, Lecco, 1957 [don Rodrigo]

DONADONI Eugenio, Scritti e discorsi letterari, Sansoni, Firenze, 1921 [Scritti]

DONADONI Eugenio, Studi danteschi e manzoniani, La Nuova Italia, Firenze, 1963 [St. dant.]

DOSSI Carlo, Note azzurre, a cura di Dante Isella, 2 voll., Adelphi, Milano, 1964 [Note]

D'OVIDIO Francesco, I pensieri inediti nel Bonghi, Palermo, 1903 [Pensieri]

D'OVIDIO Francesco, Ancora sulla conversione del Manzoni, in: "Rivista d'Italia", giugno 1908 [Conv.]

D'OVIDIO Francesco, Nuovi studi manzoniani, Hoepli, Milano, 1908 [Nuovi studi]

D'OVIDIO Francesco, SAILER L., Discussioni manzoniane, Città di Castello, 1896 [Discussioni]

FABBRI Ennio, I giansenisti nella conversione della famiglia Manzoni, Lib. Ed. Salesiana, Faenza, 1914 [Gians.]

FABRIS Cristoforo, Memorie manzoniane, Cogliati, Milano, 1901 [Memorie]

FAGGI Adolfo, Leopardi e Manzoni. Studi psicologici ed estetici, Editrice Udinese, Udine, 1927 [Manzoni]

FLORA Francesco, Intervento al I Congresso Nazionale di Studi Manzoniani, in: "Atti del I e II Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Annoni, Lecco, 1957 [Int.]

FLORI Ezio, A. Manzoni e Teresa Stampa. Dal carteggio inedito di donna Teresa, Hoepli, Milano, 1930 [AM]

FORTINI Franco, Perchè Manzoni in Duomo? Lasciamo la sua tomba dov'è, in: "Corriere della Sera", 24.9.1983 [Duomo]

FORTINI Franco, Intervista televisiva di B. PLACIDO, Serata Manzoni, RAI3, 1985 [Int]

FORTINI Franco, Rivoluzione bubbonica, in: "Il Manifesto", 2.4.1987 [Rivoluzione]

FOSSI Piero, Ancora sul giansenismo di Manzoni, in: "Rivista Rosminiana", n. 4, 1931 [Gians.]

FOSSI Piero, La conversione di Alessandro Manzoni, Laterza, Bari, 1933 [Conv.]

FOSSI Piero, La Lucia del Manzoni e altre note critiche, Sansoni, Firenze, 1937 [Lucia]

FOSSI Piero, Italiani dell'Ottocento, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 1941 [Italiani]

FUBINI Mario, Tre note manzoniane, Loescher, Torino, 1977 [Note]

GALANTI F., Alessandro Manzoni, Discorso del Prof. F. Galanti letto in occasione della festa letteraria del R. Liceo Marco Foscarini in Venezia il 15.6.1873, Tip. Antonelli, Venezia, 1973 [AM]

GALLARATI SCOTTI Tommaso, Il segreto del Manzoni, in: "Il Carroccio", dic. 1923 [Segreto]

GALLARATI SCOTTI Tommaso, La giovinezza del Manzoni, Mondadori, Milano, 1969 [Giovinezza]

GALLAVRESI Giuseppe, Introduzione a 'Manzoni intimo', vol. III, Hoepli, Milano, 1923 [Manzoni]

GALLETTI Alfredo, Alessandro Manzoni. Il pensatore e il poeta, 2 volumi, Soc. Ed. Unitas, Milano, 1927, 3a edizione, Mursia, Milano, 1958 [AM]

GARBOLI Cesare, Prefazione a Matilde Manzoni, in: MANZONI Matilde, Journal, Adelphi, Milano, 1992 [Matilde]

GERACI Francesco (a cura di), Opinioni sul romanzo, in: "Corriere padano", 1.2.1942 [Opinioni]

GESSI Leone, Pensandoci su. Nel mondo dei Promessi Sposi, Staderini, Roma, 1944 [Pens.]

GESSI Leone, Arte e morale nei Promessi Sposi, Signorelli, Roma, 1951 [Arte]

GESSI Leone, Per non dimenticare i Promessi Sposi. II: I personaggi, Signorelli, Roma, s.d. [Pers]

GETTO Giovanni, Letture manzoniane, Sansoni, Firenze, 1964 [Letture]

GIANNANTONIO Pompeo, Lucia e il personaggio femminile nel romanzo europeo dell'Ottocento, in: P. GIANNANTONIO, Alla scuola del Manzoni, Genesi Ed., Torino, 1989 [Lucia]

GIBELLINI Pietro, Per un ritratto del Manzoni, in: "Humanitas", febbraio 1991 [Manzoni]

GIBELLINI Pietro, vedi (SPRANZI, GIBELLINI, PASQUALINO)

GINZBURG Natalia, La famiglia Manzoni, Einaudi, Torino, 1983 [Manzoni]

GIOBERTI Vincenzo (Sac.), Teorica del sovrannaturale, 2 voll, Capolago, Torino, 2a ed. 1850 [Sovrannaturale]

GIORDANO Alberto, Manzoni: la vita, il pensiero, i testi esemplari, Ed. Accademia, Milano, 1973 [Manzoni]

GIOVANARDI Stefano, Il brutto sogno di un impostore, in: "La Repubblica", 26.2.1985 [Sogno]

GIULIANI Alfredo, Quando Manzoni sviene, in: "La Repubblica", 11.3.1983 [Manzoni]

GOFFIS Cesare Federico, Introduzione a: A. Manzoni, Opere, Zanichelli, Bologna, 1967 [Opere]

GOTTIFREDI Carlo (Sac.), Alessandro Manzoni apologista cattolico, Estratto da: "Scuola Cattolica", mag. 1923 [Apologista]

GOTTIFREDI Carlo (Sac.), "La c'è la Provvidenza", Cattaneo, Oggiono, 1947 [Provvidenza]

GOUDET Jacques, Il ritmo della conversione del Manzoni e il ritmo della conversione dei suoi personaggi, in: "Atti del IV Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Annoni, Lecco, 1960 [Conversione]

GOUDET Jacques, Catholicisme et poésie dans le roman de Manzoni 'I Promessi Sposi', Imprimerie Générale du Sud-Est, Lyon, 1961 [Catholicisme]

GOUDET Jacques, "Manzoni rivisitato?" L' "Anticritica" manzonienne d'Aldo Spranzi, in "Revue des Etudes Italiennes", n. 3-4, 1996 [Anticritica]

GOZZINI Mario, L'attualità di Manzoni, in: "L'Unità", 7.9.1989 [Attualità]

GRAF Arturo, Don Abbondio, in: "Nuova Antologia", n. 21, 1897 [Don Abbondio]

GRAMIGNA Giuliano, La seduzione insuperabile de "I Promessi Sposi", in: "Terra Ambrosiana", nov.-dic. 1985 [Seduzione]

GRAMIGNA Giuliano, L'eredità del Gran Lombardo, in: "Corriere della Sera", 13.2.1983 [Eredità]

GRAMIGNA Giuliano, Moravia e Testori: domande e risposte su Manzoni, in: "Corriere della Sera", 1.12.1984 [Domande]

GRAMIGNA Giuliano, Lucia, amore segreto di Manzoni, in: "Corriere della Sera", 7.8.1985 [Lucia]

GRAMSCI Antonio, Letteratura e vita nazionale, Einaudi, Torino, 1950 [Lett.]

GUAGLIANONE Giovanna, (vedi CIGADA, GUAGLIANONE, PACCHIANO, SPRANZI)

GUIDETTI Giuseppe, Relazioni e carteggio tra Antonio Cesari, Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi, Collezione letteraria presso l'autore, Reggio Emilia, 1903 [Relazione]

GUIDI Agostino (Sac.), Sul discorso del Degola nell'abiura di Enrichetta Manzoni-Blondel, in: "Nuova Antologia", n. 1364, 1929 [Disc]

GUIDI Agostino (Sac.), Manzoni eucaristico, 2a ed., SEI, Torino, 1947 [Manzoni]

GUSTARELLI Andrea (a cura di), I personaggi dei Promessi Sposi, Vallardi, Milano, 1936 [Pers.]

HOFFMANNSTAHL Hugo von, I Promessi Sposi del Manzoni, in: "Paragone", n. 40, 1953 [PS]

ILLIANO Antonio, Tecnica e sintassi del racconto ironico in Manzoni: Fermo e Lucia, in: "Italica", n. 2, 1984 [Tecnica]

ILLIANO Antonio, Premesse a una definizione normativa dell'autore-narratore manzoniano, in: "Italica", n. 4, 1985 [Premesse]

JANNUZZI Lina, Approccio a Lucia, Milella, Lecce, s.d. [Lucia]

JEMOLO Carlo Arturo, Il dramma del Manzoni, Le Monnier, Firenze, 1973 [Dramma]

JEMOLO Carlo Arturo, Manzoni e il cattolicesimo liberale, in: "Atti del Convegno di Studi Manzoniani", Roma-Firenze, 12-14 marzo 1973, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, 1974 [Cattolicesimo]

JENNI Adolfo, Il motivo della conversione nel Manzoni e nella letteratura italiana, in: "Atti del VI Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Annoni, Lecco, 1964 [Conversione]

LAMBOGLIA Carmelo, Come ed in qual misura il Manzoni tenne conto dei consigli di illustri amici di accorciature e modifiche alla prima stesura dei Promessi Sposi, in: "Atti del I e II Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", 1955, Annoni, Lecco, 1957 [Consigli]

LAMBOGLIA Carmelo, La conversione di A. Manzoni nel pensiero dello scrittore piemontese il conte Angelo Degubernatis, in: "Atti del VI Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Annoni, Lecco, 1964 [Conv.]

LEONE DE CASTRIS Arcangelo, L'impegno del Manzoni, Sansoni, Firenze, 1965 [Impegno]

LEONELLI Giuseppe, Vicino a Manzoni. Conversazioni con Matilde, in: "Linee d'ombra", n. 82, 1993 [Matilde]

LEVI Giulio Augusto, Dall'Alfieri a noi, Firenze, La Nuova Italia, 1935 [Alfieri]

LINATI Carlo, La monaca di Monza o le rinunce del genio, in: "Il Convegno", n. 7/8, 1923 [Monaca]

LOMBROSO C., Nuovi studi sul genio, Sandron, Milano, 1902, Vol. I [Genio]

LONARDI Gilberto, Voce 'Manzoni', in "Dizionario critico della letteratura italiana", Utet, Torino, 1973 [Manzoni].

LO PARCO Francesco, Ignoranza e malizia di don Abbondio nell'interpretazione dei canoni e del decreto "De Reformatione matrimonii" del Concilio Tridentino, Giannini, Napoli, 1917 [Don Abbondio]

LUGHINI Luigi, Commentario dei Promesi Sposi, ovvero la rivelazione di tutti i personaggi anonimi, Tip Commerciale, Bozzolo, 1902 [Commentario]

LUZI Mario, Manzoni oggi, in: "L'approdo", n. 1247, 1973 [Manzoni]

LUZI Mario, L'occhio cattolico del poeta, in: "Nuova Antologia", ott.-dic. 1985 [Poeta]

LUZI Mario, Intervista di Sergio Zavoli, in: "Corriere della Sera", 20.12.1992 [Int.]

MACCHIA Giovanni, Dal Fermo e Lucia alla Colonna Infame. Nascita e morte della digressione, in: "Manzoni Europeo", Cariplo, Milano, 1985 [Digress.]

MACCHIA Giovanni, Manzoni e la via del romanzo, Adelphi, Milano, 1994 [Romanzo]

MAFFI Pietro (Card.), Conversazioni manzoniane col mio clero, 2 volumi, SEI, Torino, 1923 [Conversaz.]

MAFFI Pietro (Card.), Celebrazione di Alessandro Manzoni fatta nel duomo di Lecco il 23.5.1923, in: "Il Resegone", 12.4.1985 [Celebrazione]

MAGENTA Carlo (Sac.), Monsignor Luigi Tosi e Alessandro Manzoni. Notizie e documenti inediti, Bizzoni, Pavia, 1876 [Tosi]

MAGGINI Francesco, Dante e Manzoni, in: "Rassegna della Lett. It.", n. 2, 1958 [Manzoni]

MAGNANI Paolo (Sac.), La figura pastorale di Luigi Tosi e l'ideale di vescovo secondo Manzoni, in: U.Colombo, a cura di, Manzoni: il suo e il nostro tempo. Poesia, politica, religione nel decennio 1812-1822, Busto Arsizio, 1987 [Tosi]

MÄHLN Jakob, Einfürung (Introduzione ai Promessi Sposi), Verlag des bibliographischen Instituts, Leipzig, s.d. [Einf.]

MAINETTI Maria, Le postille di Ermes Visconti a 'Gli sposi promessi' di A. Manzoni, Soc. Ed. D. Alighieri, Milano, Roma, Napoli, 1922 [Postille]

MAJO Angelo, Storia della stampa cattolica in Italia, NED, Milano, 1987 [Stampa]

MAMIANI Terenzio, Manzoni e Leopardi, in: "Nuova Antologia", fasc. VIII, 1873 [Manzoni]

MANACORDA Guido, Manzoni o Dante, in: "La Stampa", 8.10.1929 [Dante]

MANFREDI Giuseppe, Genesi del pensiero religioso di Alessandro Manzoni, in: "Convivium", n. 6, 1932 [Genesi]

MARCHESE Angelo, L'enigma Manzoni, in: "Humanitas", n. 6, 1985 [Enigma]

MARCHETTI Giuseppe, Manzoni: il poeta, lo scrittore, l'arte e la religione, in: "Gazzetta di Parma", 28.4.1985 [Poeta]

MARCORA Carlo (Sac.), Don Paolo Pecchio nei rapporti col Manzoni, in: "Il Bene", marzo-aprile 1978 [Don Pecchio]

MARGIOTTA BROGLIO Francesco, Sul 'giansenismo' del Manzoni, in: AA.VV., Chiesa e spiritualità nell'ottocento italiano, Mazziana, Milano, 1971 [Gians.]

MARGIOTTA BROGLIO Francesco, Perchè Manzoni in Duomo?, in: "La Nazione", 22.8.1983 [Duomo]

MARTINI Alessandro, La letteratura negata. Saggio sulla critica di parte cattolica nel secondo ottocento italiano attraverso le riviste, Ediz. Universitarie Friburgo, Svizzera, 1981 [Lett.]

MASTROCOLA Paola, Gertrude e 'la signora': due storie, nessuna fine, in: G. BARBERI SQUAROTTI (a cura di), Prospettive sui Promessi Sposi, L'Avventura Letteraria, Tirrenia Stampatori, Torino, 1991 [Gertrude]

MATTESINI Francesco (Sac.), Dalla 'Morale Cattolica' ai 'Promessi Sposi', in: AA.VV., Manzoni tra due secoli, Vita e Pensiero, Milano, 1986 [PS]

MATTESINI Francesco (Sac.), Il linguaggio della preghiera in Manzoni narratore, in: AA.VV., Omaggio ad A. Manzoni nel bicentenario della nascita, a cura di G. Catanzaro, F. Santucci, S. Vivona, Tip. Porziuncola, Assisi, 1986 [Preghiera]

MAZZA TONUCCI Antonia, Le 'Osservazioni sulla Morale Cattolica' e i 'Promessi Sposi': dall'apologia alla poesia, in: U. Colombo, a cura di, Manzoni: il suo e il nostro tempo. Poesia, politica, religione nel decennio 1812-1822, Busto Arsizio, 1987 [Apologia]

MAZZOCCA Fernando, Quale Manzoni? Vicende figurative dei 'Promessi sposi', Il Saggiatore, Milano, 1985 [Quale Manzoni]

MEDA Filippo, Il rosario nei "Promessi sposi", in: "Vita e Pensiero", n. 10, 1937 [Rosario]

MERCATI Angelo, Alessandro Manzoni chiede al Papa le facoltà pei libri proibiti, in: "Fides", luglio 1942 [Libri]

MEROLLA Riccardo, Alessandro Manzoni, in: ASOR ROSA Alberto, Storia e Antologia della letteratura italiana, vol. 15, La Nuova Italia, Firenze, 1973 [AM]

MICCINESI Mario, Invito alla lettura di Manzoni, Mursia, Milano, 1985 [Invito]

MICCIOLO Raffaele, Lo spirito di Alessandro Manzoni, Adone Ferrara, Milano, 1996, [Spirito]

MISSIROLI Mario, Manzoniana, in: "Il Mattino", 11.7.1942 [Manzoniana]

MOLINARI Franco, Il Federigo manzoniano tra storia e fantasia, s. indicazioni [Federigo]

MOLTENI Giuseppe (Sac.), Due note manzoniane, Vanzetti e Vanoletti, Milano, s.a. [Note]

MOMIGLIANO Attilio, L'innominato, Formiggini, Genova, 1913 [Inn.]

MOMIGLIANO Attilio, Liriche scelte di Alessandro Manzoni, con interpretazioni e giudizi di Attilio Momigliano, Lapi, Città di Castello, 1914 [Liriche]

MOMIGLIANO Attilio, Dagli 'Sposi Promessi' ai 'Promessi Sposi', Perrella, Firenze, 1921 [Sposi Promessi]

MOMIGLIANO Attilio, Il Manzoni illustratore dei Promessi Sposi, in: "Pegaso", 1930 [Illustr.]

MOMIGLIANO Attilio, La seconda moglie di Alessandro Manzoni, in: "Corriere della Sera", 28.9.1930 [Moglie]

MOMIGLIANO Attilio, Alessandro Manzoni, Principato, Milano, 5a edizione, 1964 [AM]

MONTALE Eugenio, L'ardua sentenza sul Manzoni, in: "Corriere della Sera", 22.5.1973 [Sentenza]

MONTANARI Fausto, Nelle parole di Lucia una mitezza più potente di ogni invettiva, in: "L'Osservatore Romano", 17.2.1991 [Lucia]

MONTANELLI Indro, Un altro Manzoni, in: "La parola del popolo", n. 124, 1974 [Manzoni]

MONTANO Rocco, Manzoni o del lieto fine, Conte, Napoli, 1950, [Lieto fine]

MONTANO Rocco, Comprendere Manzoni, Vico, Napoli, 1975 [Manzoni]

MONTI Umberto, Alcuni giudizi inediti sulla prima edizione dei Promessi Sposi, in: "Segno dei tempi", n. 7,8,9, 1934 (estratto) [Giudizi]

MONTICONE Severino (Sac.), Un povero grand'uomo, Libreria Ed. Fiorentina, Firenze, 1938 [Uomo]

MONZINI Virginia, Riflessi della 'Morale Cattolica' nella trama storica dei 'Promessi Sposi', Estratto da "Convivium", n. 4, 1969 [Riflessi]

MORAVIA Alberto, Alessandro Manzoni o l'ipotesi di un realismo cattolico, in: "L'uomo come fine e altri saggi", Bompiani, Milano, 1964 [AM]

MUÑIZ Maria De La Nieves, Il lettore secondo Manzoni, in: "Problemi", gennaio-aprile 1988 [Lettore]

NEGRI Giovanni (Sac.), Sui Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Commenti critici, estetici e biblici, 4 volumi, Scuola Tipografica Salesiana, Milano, 1903 [Commenti]

NEGRI Renzo, Manzoni diverso, Marzorati, Milano, 1976 [M. diverso]

NIGRO Salvatore S., Manzoni, Laterza, Roma-Bari, 1978 [Manzoni]

NIGRO Salvatore S., Capuana e Manzoni, l'amore e le zitelle, in: AA.VV., L'illusione della realtà, Atti del Convegno di Montreal, 16-18 marzo 1989 (a cura di M. PICONE e E. ROSSETTI), Salerno ed., Roma, 1990 [Capuana]

NOFERI Adriana, Una lettura dei Promessi Sposi, in: "Città di vita", Firenze, marzo-aprile 1967 [Lettura]

NOVELLI A., Intorno ad una 'Vita di don Albertario', in: AA.VV., I Maestri, IPL, Milano, 1945 [Albertario]

OMODEO Adolfo, La religione del Manzoni, in: "Figure e passioni del risorgimento italiano", 2a ed., Mondadori, Roma, 1945 (1a ed. 1932) [Religione]

OPOCHER Enrico, Il problema della giustizia nei Promessi Sposi, in: "Rivista Int. di Filosofia e del Diritto", marzo-aprile 1942 [Giustizia]

PACCHIANO Giovanni, (vedi CIGADA, GUAGLIANONE, PACCHIANO, SPRANZI)

PANCRAZI Pietro, Nel giardino di Candido, Le Monnier, Firenze, 1950 [Giardino]

PANTANI Italo, Archetipi e fonti letterarie dei 'Promessi Sposi', in: "Cultura e libri", n. 15, 1986 [Archetipi]

PAOLINI Paolo, Apollonio e Manzoni, in: AAVV, "Manzoni e il suo impegno civile", Edizioni Otto/Novecento, Azzate, 1986 [Apollonio]

PAPINI Giovanni, Prefazione alle 'Osservazioni sulla Morale Cattolica', Athena, Milano, s.d. [Morale]

PAPINI Giovanni; DE LUCA Giuseppe (Sac.), Prose di cattolici italiani d'ogni secolo, SEI, Torino, 1941 [Prose]

PARENTI Marino, Una celebre speculazione sbagliata, in: "Scena Illustrata", sett, 1940 [Speculazione]

PASQUALINO Fortunato, Disperazione del Manzoni & Adelchi pupo, in: "Studi Cattolici", novembre 1973 [Disperazione]

PASQUALINO Fortunato, La 'disperazione' del Manzoni, in: "Studi Cattolici (Opinioni & Commenti)" n. 418, dicembre 1995 []

PASQUALINO Fortunato, La disperazione del Manzoni, in: G. Galeazzi, a cura di, "Manzoni tra storia e attualità", La Lucerna, Ancona, 1986 [Manzoni]

PASQUALINO Fortunato vedi (SPRANZI, GIBELLINI, PASQUALINO)

PESCE Ester, Le Osservazioni sulla Morale Cattolica e la conversione del Manzoni, in: "Atti del IV Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Annoni, Lecco, 1960 [Conversione]

PETROCCHI Policarpo, La prima giovinezza di Alessandro Manzoni, Sansoni, Firenze, 1898 [Giov.]

PETROCCHI Policarpo, I Promessi Sposi di A. Manzoni raffrontati nelle edizioni del 1825 e 1840, con un commento storico, estetico e filologico, Firenze, 1899-1902 [Comm.]

PETRONIO Giuseppe, Ideologia e tecnica nei Promessi Sposi, Dattiloscritto, s.d. [Ideologia]

PETRONIO Giuseppe, Manzoni, chi era costui?, in: "Rinascita", n. 43, 1984 [Manzoni]

PICCHI Mario, recensione di A. SPRANZI, Anticritica dei Promessi Sposi, in: "Accademie e biblioteche d'Italia", n. 551-554, genn.-apr. 1996 [Anticritica]

PIOVENE Guido, Qualche appunto per un saggio su Alessandro Manzoni, in: "L'approdo letterario", n. 63-64, 1973 [Appunto]

PIOVENE Guido, Manzoni narratore, in: "La parola del popolo", n. 124, 1974 [Manzoni]

PIOVENE Guido, Idoli e ragioni, Mondadori, Verona, 1975 [Idoli]

PIRANDELLO Luigi, L'umorismo, in: "Saggi, poesie e scritti vari", Mondadori, Milano, 1960 [Umorismo]

PISTELLI RINALDI Emma, Il cosiddetto 'miracolo di San Rocco' nella conversione del Manzoni, in: "Italianistica", n. 3, 1985 [S. Rocco]

POGGIOLINI Alfredo, Renzo, Lucia e don Rodrigo, estr. dalla "Rassegna Nazionale fasc. 16.7.1908", Ufficio della 'Rassegna Nazionale', Firenze, 1908 [Renzo]

POLLI Pier Fausto, La vendetta di don Rodrigo, in: "Atti del IX Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Annoni, Lecco, 1971 [Don Rodrigo]

POMILIO Mario, Dal versante di Enrichetta, in: "Terra Ambrosiana", nov.-dic. 1985 [Enrichetta]

PORTIER Lucienne, Alessandro Manzoni, Presses Universitaires de France, Parigi, 1956 [AM]

PORTIER Lucienne, La conversione di Alessandro Manzoni e il rifiuto della mitologia, in: "Atti del VI Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Annoni, Lecco, 1964 [Conv.]

PORTINARI Folco, Alessandro Manzoni, in: "Storia della civiltà letteraria italiana", vol. IV, UTET, Torino, 1993 [Manzoni]

PREMOLI Orazio M. (Sac.), Vita di Alessandro Manzoni, 2a ed., Amatrix, Milano, 1928 [Vita]

PREVE Maurizio, Manzoni penalista, SEI, Torino, 1940 [M. pen.]

PREZZOLINI G., PAPINI G., La cultura italiana, Lumachi, Firenze, 1906 [Cultura]

PRINA Benedetto, Alessandro Manzoni. Studio biografico e critico, Rechiedei, Milano, 1874 [AM]

PROVENZAL Dino, Il Manzoni e la fedeltà coniugale, in: "La Provincia", 18.9.1954 [Manzoni]

PUCCIANTI Giuseppe, Alessandro Manzoni: studio morale, in: "Nuova antologia", giugno 1873 [AM]

RADIUS Emilio, Ma è proprio italiano o è piovuto dal cielo?, in: "Il Giorno", 20.5.1973 [Italiano]

RADIUS Emilio, Vita di Alessandro Manzoni, Rizzoli, Milano, 1959 [Vita]

RAIMONDI Ezio, Il romanzo senza idillio. Saggio sui 'Promessi sposi', Einaudi, Torino, 1985 [Idillio].

RAPISARDA Vincenzo, Psicopatologia in Alessandro Manzoni, Estratto degli "Atti del Congresso 'International Phenomenical Research Conference'", Catania-Vulcano, 26 sett.-2 ott. 1977, Università di Catania, s.d. [Psicopat.]

RENIER Rodolfo, Svaghi critici, Laterza, Bari, 1910 [Svaghi]

ROEDEL Reto, Note manzoniane, Chiantore, Torino, 1934 [Note]

ROMANI Felice, Recensione dei Promessi Sposi, in: "La Vespa", 1827, rist. a cura di U. Colombo, in Otto/Novecento, n.3, 1977 [Rec.]

ROSA Giovanna, I venticinque lettori dei Promessi Sposi, in: "Problemi", sett.-dic. 1985 [Lettori]

ROTA Ettore, Alessandro Manzoni e il giansenismo, Soc. Ed. Dante Alighieri, Milano, 1927 [Gians.]

ROVANI Giuseppe, La mente di Alessandro Manzoni, Perelli, Milano, 1873 [AM]

RUFFINI Francesco, La vita religiosa di Alessandro Manzoni, 2 volumi, Laterza, Bari, 1931 [Vita]

RUFFINI Francesco, Studi sul giansenismo, La Nuova italia, Firenze, 1943 [Giansenismo]

RUMI Giorgio, L'aureola impallidita. Una polemica alla morte di A. Manzoni, in: AA.VV. "Manzoni europeo", Cariplo, Milano, 1985 [Aureola]

RUMI Giorgio, Gli intransigenti non lo piansero, in: "Corriere della Sera", 7.3.1985. Poi, in versione più ampia, col titolo Antimanzonismo cattolico. Giudizi intransigenti alla morte del 'gran lombardo, in "Manzoni nella terra ambrosiana, Atti del Convegno della Diocesi di Milano, 19-21 aprile 1985", Centro Ambrosiano di Documentazione e di Studi Religiosi, Ed. Piemme, 1986 [Intransigenti]

RUSSO Luigi, Introduzione e commento ai Promessi Sposi, La Nuova Italia, Firenze, 1934 [Comm.]

RUSSO Luigi, Dal Manzoni al Gattopardo. Ritratti e disegni storici, Sansoni, Firenze, 1981 [Ritratti]

RUSSO Luigi, Personaggi dei Promessi Sposi, Laterza, Roma-Bari, 1982 [Pers.]

SABINUS, Gli Inni Sacri e l'Ascensione, in: "Pro Famiglia", 17.7.1938 [Inni]

SAILER L. (v. D'OVIDIO, SAILER)

SALA DI FELICE Elena, I 'Promessi Sposi' e la delusione del lettore, in: R. BRUSCAGLI, R. TURCHI (a cura di) Teorie del romanzo nel primo Ottocento, Bulzoni, Roma, 1991 [Delusione]

SALINARI Carlo, Introduzione e commento ai Promessi Sposi, Signorelli, Milano, 1974 [Comm.]

SALVADORI Giulio, Enrichetta Manzoni Blondel e il Natale del '33, Treves, Milano, 1929 [Natale]

SALVATORELLI Luigi, Per un Manzoni senza dramma, in: "La Stampa", 7.6.1973 [Dramma]

SANESI Ireneo, L'indipendenza spirituale di Alessandro Manzoni, in: "Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere", fasc. 12, 1923 [Indipendenza]

SANESI Ireneo, Saggi di critica e storia letteraria, Bocca, Milano, 1941 [Saggi]

SANGUINETI Edoardo, Il Manzoni di Moravia, in: "Tra liberty e crepuscolarismo", Mursia, Milano, 1961 [Moravia]

SANGUINETI Edoardo, Esame di coscienza di un lettore del Manzoni, in: "Nuova rivista europea", n. 62/64, 1985 [Esame]

SANGUINETI Edoardo, CANALI Luca, Con Renzo e Lucia il debito è saldato, ora preferisco Zeno, in: "L'Unità", 24.11.1988 [Renzo]

SANSONE Mario, Religiosità e poesia in Alessandro Manzoni, in: "La Nuova Italia", n.10, 1938 [Religiosità]

SANSONE Mario, Saggio sulla storiografia manzoniana, Ricciardi, Napoli, 1938 [Saggio]

SANSONE Mario, I due volti di Alessandro Manzoni, in: "Atti del XII Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", 1983, Casa del Manzoni, Milano, 1984 [Due volti]

SANSONE Mario, L'opera poetica di Alessandro Manzoni, Nuova edizione, Principato, Milano, 1986 (1a ed. 1947) [Op. poet.]

SANSONE Mario, Manzoni francese. 1805-1810: dall'illuminismo al romanticismo, Laterza, Roma-Bari, 1993 [Manzoni]

SANSONE Mario, A proposito di Manzoni padre, in: "Otto/Novecento", Anno XVIII, n. 5, sett./ott. 1994 [Padre]

SANTARELLI Giuseppe (Sac.), I cappuccini nel romanzo manzoniano, in: "Vita e Pensiero", Milano, 1970 [Cappuccini]

SAPEGNO Natalino, Ritratto di Manzoni, Laterza, Roma-Bari, 1981 (1a edizione: 1961) [Ritratto]

SARTORIO Michele, Alessandro Manzoni e il rinnovamento letterario in Italia nel secolo XIX. Studio critico e biografico, Pagano, Genova, 1874 [AM]

SAVINIO Alberto, Ascolto il tuo cuore, città, 2a ed., Bompiani, Milano, 1944 [Ascolto]

SCALIA Gianni, Manzoni: un bal por les pauvres critiques, in: "Per la critica", sett. 1973 [Bal]

SCALVINI Giovita, Foscolo, Manzoni, Goethe. Scritti editi e inediti, Einaudi, Torino, 1948 [Manzoni]

SCARPA Attilio, Figure e figurine manzoniane, Libreria Emiliana Editrice, Venezia, s.d. [Figure]

SCHERILLO Michele, Prefazione a "Manzoni intimo", vol. I, Hoepli, Milano, 1923 [Manzoni]

SCIASCIA Leonardo, Don Abbondio, in: "La Stampa", 7.4.1972 [Don Abbondio]

SCIASCIA Leonardo, Manzoni non è un pettegolo, in: "Tuttolibri. Suppl. a La Stampa" 19.2.1983 [Manzoni]

SCIASCIA Leonardo, Fu capolavoro o impostura?, in: "Corriere della Sera", 10.2.1985 [Capolavoro]

SECCHI Claudio Cesare, Interrogativi e polemiche manzoniane, in: "Diocesi di Milano", n. 5, 1960 [Polemiche]

SECCHI Claudio Cesare, Introduzione ai Promessi Sposi, s.n.t., Milano, 1966 [Int.]

SECCHI Claudio Cesare, La conversione del Manzoni, in: "L'Osservatorio politico letterario", n. 1, 1975 [Conv.]

SEGRE Cesare, Alessandro Manzoni e gli 'avvolgimenti d'una dialettica seduttrice', in: AA.VV, "Manzoni europeo", Cariplo, Milano, 1985 [Rom. St.]

SEGRE Cesare, Notizie dalla crisi. Dove va la critica letteraria?, Einaudi, Torino, 1993 [Notizie]

SEGRE Cesare, Don Rodrigo innamorato. Una lettura non convenzionale, in: "Corriere della Sera", 13.4.1995 [Don Rodrigo]

SERVADIO Emilio, Commento a: E. WEISS, Agorafobia in the Light of Ego Psycology. The case od Alessandro Manzoni, Grune and Statton, New York-London, 1964, in: G. VIGORELLI, Manzoni pro e contro, vol. III, IPL, Istituto Propaganda Libraria, Milano, 1975. [Comm.]

SETTEMBRINI Luigi, Lezioni di letteratura italiana, dettate all'Università di Napoli da Luigi Settembrini, Sansoni, Milano, 1964 [Lezioni]

SFORZA Giovanni (a cura di), Brani inediti dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, 2 vol., Hoepli, Milano, 1905 [Brani inediti]

SGORLON Carlo, L'antidoto Manzoni, in: "Atti del XII Congresso Nazionale di Studi Manzoniani", Casa del Manzoni, Milano, 1983 [Antidoto]

SICILIANO Enzo, La letteratura Italiana da Carlo Goldoni a Giovanni Verga, vol. III, Mondadori, Milano, 1988 [Lett.]

SIMONINI Augusto, L'ideologia di Alessandro Manzoni, Longo, Ravenna, 1978 [Ideologia]

SISMONDI de J.C.L. Sismonde, Histoire des republiques italiennes du moyen age, Furne, Paris, 1840 [Histoire]

SOMMAVILLA Guido (Sac.), Il 'Manzoni' di Moravia, in: "Convivium", n. 5, 1961 [Manzoni]

SOTTOCHIESA Gino, Il miracolo di San Rocco punto di partenza della proposta di canonizzazione, in: "Quadrivio", 14.8.1938 [Miracolo]

SPADOLINI Giovanni, Introduzione al X Congresso Internazionale di Studi Manzoniani, Casa del Manzoni, Milano, 1977 [Introduz.]

SPARPAGLIONE Domenico (Sac.), La coerenza cristiana del Manzoni è la sua gloria maggiore, in: "Diocesi di Milano", giugno 1972 [Coerenza]

SPINAZZOLA Vittorio, Il libro per tutti. Saggio sui Promessi Sposi, Editori Riuniti, Roma, 1983 [PS]

SPRANZI Aldo, Arte & Economia. I presupposti estetici dell'economia dell'arte, EGEA, Milano, 1994 [Arte]

SPRANZI Aldo, Anticritica del Promessi Sposi. L'efficienza dell'industria culturale: il caso de 'I promessi sposi', Milano, 1995 [Atti istruttori]

SPRANZI Aldo, GIBELLINI Pietro, PASQUALINO Fortunato, Ancora sull'Anticritica manzoniana. Dibattito, in "Studi Cattolici" n. 421, 1996. [Dibattito]

SPRANZI Aldo, (vedi CIGADA, GUAGLIANONE, PACCHIANO, SPRANZI) [Lett. e Ped.].

SPRANZI Aldo, Incontro con il grande Mozart. Gli studenti di Scienze Politiche interpretano 'Il Ratto dal serraglio' di W.A. Mozart. Un esperimento di economia dell'arte, Unicopli-Cuesp, Milano, 1996 [Incontro]

SPRANZI Aldo, Satana & Don Abbondio, in "Studi Cattolici", n. 442, 1997 [Don Abbondio]

SPRANZI Aldo, L'innovazione nel marketing dell'arte. Un caso paradigmatico di economia dell'innovazione, Sinergie, Cueim, Verona, 2001 [Innovazione]

STAGNITTO Bruno, Manzoni e la guerra contro il tempo, Liviana, Padova, 1973 [Manzoni]

STAMPA Stefano, Alessandro Manzoni. La sua famiglia, i suoi amici. Appunti e memorie, Vol. II, Cogliati, Milano, 1889 [AM]

TECCHI Bonaventura, Donne di casa Manzoni, in: "Corriere della Sera", 27.4.1956 [Donne]

TEGANI Ulderico, Manzoni santo?, in: "L'Ambrosiano", 9.5.1938 [Manzoni]

TENCA Carlo, Di alcune critiche fatte ad Alessandro Manzoni, in: "Rivista Europea", vol. I, 1845 [Critiche]

TENCA Carlo, Saggi critici (a cura di) Gianluigi Berardi, Sansoni, 1968 [Saggi]

TESTORI Giovanni, La 'madre' lombarda e la conversione, in: "Il Resegone", suppl. al n. 10, 1985 [Madre]

TITTA ROSA Giovanni, Teresa Stampa, in: "La Stampa", 1.11.1930 [TS]

TITTA ROSA Giovanni, Due punti per Manzoni, in: "Letterature moderne", 1953, n. 1 [Manzoni]

TITTA ROSA Giovanni, Manzoniana, in: "Corriere Lombardo", 5,6.9.1955 [Manzoniana]

TITTA ROSA Giovanni, Cronachette manzoniane, Ceschina, Milano, 1969 [Cronachette]

TITTA ROSA Giovanni, Manzoni e Croce, in: "L'osservatore politico-letterario", maggio 1973 [Croce]

TOFFANIN Giuseppe, Sul Manzoni, Libreria Scientifica Editrice, Napoli, 1972 [Manzoni]

TOMMASINI MATTIUCCI Pietro, Don Abbondio e i ragionamenti sinodali di Federigo Borromeo, Lapi, Città di Castello, 1904 [Rag. sin.]

TONELLI Luigi, Manzoni, Corbaccio, Milano [Manzoni]

TREVES Piero, Ottocento Italiano fra il Nuovo e l'Antico, I: Alle prese con la storia, Mucchi, Modena, 1932 [Ottocento]

TROMBATORE Gaetano, Saggio sul Manzoni. La giovinezza, Neri Pozza, Vicenza, 1983 [Giov]

TROMBATORE Gaetano, La formazione del grande Manzoni 1810-1819, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1993 [ Formazione]

TROMPEO Pietro Paolo, Rilegature gianseniste. Saggi di storia letteraria, Soc. Ed. La Cultura, Milano-Roma, 1930 [Rilegature]

TURI Cosimo, Don Abbondio e noi, in: "La Procellaria", n. 1, 1974 [Don Abbondio]

ULIVI Ferruccio, Il romanticismo e Alessandro Manzoni, Cappelli, Bologna, 1965 [Romant.]

ULIVI Ferruccio, Figure e protagonisti dei Promessi Sposi, ERI, Torino, 1967 [Figure]

ULIVI Ferruccio, Dal Manzoni ai decadenti, Sciascia, Caltanissetta-Roma, 1973 [Decadenti]

ULIVI Ferruccio, Manzoni, Rusconi, Milano, 1984 [Manzoni]

ULIVI Ferruccio, Lucia Mondella, il fiore 'tacito', in: "Il Sabato", 1985 [Fiore tacito]

ULIVI Ferruccio, Profilo di Manzoni, in: "Synesis", n.4, 1985 [Profilo]

ULIVI Ferruccio, Manzoni: l'uomo e il romanzo, in: G. Galeazzi, a cura di, Manzoni tra storia e attualità, La Lucerna, Ancona, 1986 [Uomo]

ULIVI Ferruccio, La parola pittorica, Sciascia, Caltanissetta-Roma, 1990 [Parola]

VANNUCCI Atto, Memorie della vita e degli scritti di Giuseppe Montani, Tipografia e libreria elvetica, Capolago, 1843 [Memorie]

VENTURINI Luigi, A proposito della 'preghiera del Manzoni', in: "Come d'autunno", n. 3, 1939 [Preghiera]

VIDARI G., Suor Gertrude, l'innominato e Fra Cristoforo, in: "La Rassegna Nazionale", Firenze, fasc. 3 e 4, 1895 [Gertrude]

VIGNA Alberto, Dissensi e consensi sul Manzoni canonizzabile, in: "Il Giornale d'Italia", 9.2.1941 [Diss]

VIGORELLI Giancarlo, Il Manzoni e il silenzio dell'amore, Macchia, Roma, 1954 [Silenzio]

VIGORELLI Giancarlo (a cura di), Il 'mestiere guastato' delle Lettere, Rizzoli, Milano, 1985 [Mestiere]

VIGORELLI Giancarlo, Dal 'romanzo' al 'documento': non viceversa, in: "Nuova rivista europea", n. 62.64, 1985 [Romanzo]

VIGORELLI Giancarlo, Il lombardo Manzoni, in: AA.VV., Manzoni nella terra lombarda, Atti del Convegno della Diocesi di Milano 19-21 aprile 1985, Ed. Piemme, 1985 [Lomb.]

VILLARI Lucio, Che ossessione questa storia!, in: "La Repubblica", 26.2.1985 [Storia]

VISCONTI VENOSTA Giovanni (Gino), Ricordi di gioventù. Cose vedute o sapute: 1847-1860, Rizzoli, Milano, 1959 [Ricordi]

VISMARA Silvio, Le ultime ore di Alessandro Manzoni in un documento del tempo, in: "Vita e Pensiero", n. 7, 1923 [Ultime ore]

VITALI Luigi, Il principio religioso nella vita e nelle opere di Alessandro Manzoni, Cogliati, Milano, 1899 [Rel.]

VITTORINI Domenico, Manzoni e il romanzo realista, in: "Italica", n. 2, 1950 [Romanzo]

VOLONTERIO Annina, Donne nella vita di Alessandro Manzoni, Viano, Torino, 1960 [Donne]

VOLPINI Valerio, Gertrude: il dramma del peccato, in: AA.VV., Manzoni tra storia e attualità, a cura di G. Galeazzi, La Lucerna, Ancona, 1986 [Gertrude]

WEISS E., Agorafobia in the Light of Ego Psycology, Grune and Stratton, New York, London, 1964 [Agorafobia]

ZAIOTTI Paride, Del romanzo in generale e dei Promessi Sposi, Rondini, Urbino, 5a ed.,1846 [Romanzo]

ZANOTTI Sergio, Manzoni 'vir catholicus', in: "Divinitas", XX, 1976 [Manzoni]

ZATTI Sergio, Effetti di compensazione nello stile e nell'ideologia dei Promessi Sposi, in: "Italianistica", n. 2-3, 1982 [Stile]

ZEGA Leonardo (Sac.), In che mani don Lisander!, in: "Famiglia Cristiana", 26 aprile 1995 [Don Lisander]

ZIBORDI Giovanni, Divulgazioni manzoniane, Bietti, Milano, 1933 [Divulgazioni]

ZICCARDI Giovanni, La femminilità di Enrichetta Manzoni Blondel, in: "Nuova Antologia", feb. 1931 [Enrichetta]

ZOTTOLI Angelandrea, Come non avvenne il miracolo di San Rocco, in: "Quadrivio", 28.8.1938 [Conv.]

ZOTTOLI Angelandrea, Il sistema di don Abbondio, Laterza, Bari, 1933 [Don Abbondio]

ZOTTOLI Angelandrea, Umili e potenti nella poetica del Manzoni, Tumminelli, Roma, 1942 [Umili]