LA SCOMPARSA DI ETTORE MAJORANA
E LE DICHIARAZIONI DI FIORENZA TEBALDUCCI






EPOCA
A. XVI, N. 763, 9 MAGGIO 1965

LETTERE AL DIRETTORE

Dov'è Majorana?

Se le mie modeste righe possono, in parte, far luce sulla scomparsa dell'illustre fisico nucleare Ettore Majorana, per scrupolo di coscienza le espongo quanto segue. In un numero dello scorso anno Epoca parlò della strana scomparsa del professor Majorana, che io conobbi a Firenze verso la fine del 1934 o al principio del 1935. Da allora la mia vita è stata travagliata da grandi sventure, e non ho più avuto il tempo di pensare allo strano amico che il caso mi aveva fatto conoscere al circolo degli studenti di Firenze. Vidi Ettore Majorana soltanto sei o sette volte. Era un giovane taciturno, molto corretto, dal volto bellissimo ma dal personale piuttosto infelice. Mi parve uomo di intelligenza non comune e dal temperamento quasi mistico. Anzi, in un primo tempo pensai che volesse darsi al sacerdozio. Si comportava con me come un buon zio che porta a spasso la nipotina, benché fossimo quasi coetanei, ed io, allora, apparissi come donna tutt'altro che insignificante. Ci sedevamo in qualche caffè del centro. Lui ordinava per me un grosso gelato, e per sé un caffè. Tirava poi fuori di tasca un notes e incominciava a tracciare segni che a me sembravano cabalistici. Ogni tanto mi chiedeva: "Si annoia, sigorina?". Poi mi riaccompagnava a casa parlandomi sempre di cose per me astruse e trascendentali. Egli frequentava a Firenze giovani piuttosto trasandati che parlavano tra loro un idioma straniero che non era né inglese né tedesco. Starei per dire che parlassero in finlandese. Ettore non mi presentò mai i suoi amici e quando gliene chiesi il perché mi rispose che non sarebbero stati per me una compagnia lieta... Lo strano contegno suo mi insospettì e ne parlai con mio fratello che militava allora nell'Arma dei Carabinieri. Mio fratello si informò con cautela e alla fine mi disse che i miei sospetti non erano infiondati. Con tutta probabilità, mi disse, io servivo a Ettore Majorana per mascherare il vero scopo delle sue frequenti visite a Firenze. Quando chiesi ad Ettore che cosa trovasse di interessante nella mia compagnia, mi rispose che egli apprezzava in me l'intelligenza e la discrezione, che io ero per lui riposante perché non l'ossessionavo con domande imbarazzanti o con richiesta di "amori furenti"... Fu l'unica volta che lo vidi ridere. Poi, anche per consiglio di mio fratello, non lo rividi più... Soltanto ora ho visto il servizio sulla misteriosa scomparsa di Majorana pubblicato da Epoca e ho sentito il dovere di far conoscere questi retroscena della vita del grande fisico italiano, retroscena che forse potranno in parte far luce sulla sua romanzesca scomparsa.

FIORENZA TEBALDUCCI, PISTOIA


[Risposta del Direttore]

La ringrazio ma la luce è pochina. Lei frequentò il grande fisico nel 1935 ed egli scomparve nel 1938 senza lasciar traccia. In sostanza, come spiega le visite a Firenze? Che cosa le disse esattamente suo fratello dopo le indagini che fece? Insomma: lei pensa che Majorana fosse in contatto con qualche gruppo straniero e che oggi, quindi, mentre noi lo crediamo morto, sia ben vivo da qualche parte, lontano da noi, col suo notes pieno di segni strani, con il suo bellissimo volto triste, con la pena di allora non ancora cancellata? Non mi meraviglio, io. Ci sono più romanzi intorno a noi, per la strada, in tram, dal tabaccaio, di quanti se ne vedano in fila, imbalsamati, nelle vetrine dei librai. Ci pensi e mi riscriva.

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Seguito: la smentita di Salvatore Majorana sulla stessa rivista


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