Strategie inquisitoriali del potere controiniziatico

(Bruno d'Ausser Berrau)

 

Uscito per la prima volta nel 1994, il libro di Maurizio Blondet, Gli Adelphi della dissoluzione (sottotitolo: Strategie culturali del potere iniziatico), è stato pubblicato dalle Edizioni Ares di Milano. Nel frattempo, esso ha avuto varie ristampe e, quella qui commentata, del 1999, è stata accresciuta da una postfazione dell'autore. La tesi di quest'opera è che la casa editrice Adelphi sia retta da una specie di camarilla occultista - il Blondet scrive <<iniziatica>> - fatta di personaggi (impunemente nominati uno per uno) ambigui e diciamo pure dissoluti, il cui scopo sarebbe, attraverso ben mirate pubblicazioni, quello di far rivivere l'antica gnosi, vista dall'autore come la summa d'ogni perdizione e negazione del sacro. Obiettivo di questi supposti, temibili accoliti: la distruzione della Chiesa. Da quest'istruttoria inquisitoriale, nessuno si salva: letterati, saggisti, studiosi di storia delle religioni, politici, cantanti ed anche un'attrice sono tutti chiamati alla sbarra e caricati dei peggiori sospetti. Neppure rispettati organismi internazionali sfuggono al fumus suspicionis che denso sale da queste pagine fantasiose ed ambigue.

<<E che la mente nostra, peregrina

Più dalla carne e men da' pensier presa,

Alle sue visïon quasi è divina>>1

Nell'inopinato succedersi della costruzione indiziaria, s'avverte, nelle pagine de Gli Adelphi della dissoluzione, uno strano afflato di veggenza che trascende lo stesso ragionamento razionale e che permea di sé le pagine di quest'insolito libello, il quale, pur non volendo, in alcun modo, essere opera di fantasia, quant'invece di mero e crudo giornalismo, ci trasporta in un inquietante universo sotteso da un'aura preternaturale. È come se dietro la scena di questo nostro mondo, contesto di fatti banali e squallidi, da altro, apparentemente motivati se non dal guadagno o dalla spasmodica ricerca di effimeri successi, ci fosse fatta intravedere una sotterranea presenza di tenebra. Nella, di certo, declinante luce di quest'autunno dello spirito, che tutto rende incerto e fungibile, il lettore è costretto a trasalire per l'ombra e il freddo che sente levarsi da quel Cocito, il cui abisso indicibile, dietro i veli delle nebbie cinerine ed eleganti che lo nascondono ed opportunamente ne mascherano l'intima, orrifica natura, avverte a lui prossimo ed inquietante per la quasi familiarità del suo presentarsi sotto nomi che, per chi abbia consuetudine con la vita finanziaria e culturale del nostro paese, tante volte, ha letti, ascoltati e, sempre, per l'autorevolezza delle persone, trovati citati.

Da cosa trae dunque forza evocativa ed apparenza d'incisività, l'analisi dovuta alla penna del Blondet? Non ci sono nelle sue pagine lunghe citazioni di encicliche papali, non riferimenti tomistici di rilievo, non c'è un particolare ricorso ai temi frusti e spuntati della devozionale apologetica cattolica ma, fin dal titolo, nel quale domina il concetto di dissoluzione, per costruire il suo j'accuse, egli non ha potuto fare a meno, per affrontare quello che gl'appare il nemico assoluto e totale d'ogni spiritualità, di reperire tutti gli strumenti dell'argomentazione, in quell'ambito appartato e negletto dalla cultura ufficiale, che è il punto di vista tradizionale, così com'è stato espresso nell'opera di René Guénon.

È in quest'autore che, il concetto di dissoluzione, centrale nell'indagine del Blondet, tanto da annunciarsi sin dal titolo, trova una sua precisa concettualizzazione e collocazione temporale nella fase terminale di questo ciclo d'umanità. È in questo momento storico che, il materialismo, ultimo avatar del razionalismo inaugurato da Cartesio e del pragmatico utilitarismo di Bacone, si trova a dover fronteggiare assalti inusitati che solo animi ingenui e sprovveduti sentimentali possono scambiare e, pieni di speranza, salutare per un'autentica, rinata quête del sacro e del vero. Le attuali teorie scientifiche e filosofiche abbandonano l'idea stessa di materia polverizzandola nei paradossi della fisica quantistica e la solidità della vita ordinaria, si perde nel relativismo d'ogni appartenenza e nella discutibilità d'ogni gerarchia come di qualsivoglia ordinato assetto sociale.

Nella corsa secolare, inauguratasi con l'inizio del cosiddetto mondo moderno, il processo di tutto ricondurre alla quantità è ormai giunto al suo limite ed il transito, sul piano scientifico, è rappresentato proprio dal passaggio, in ogni settore dello scibile, a teorie puramente matematiche. Per esemplificare: la <<bella scienza>>, come nel secolo scorso ancora, collettivamente, si definivano le discipline volte a investigare la natura nelle sue molteplici forme e che tanto infiammava il sentimentalismo positivista, si è dissolta in un pulviscolo di cifre e formule che altro non è se non uno dei tanti segni dell'avvenuto, epocale balzo (non solo teorico) dalla quantità continua alla quantità discontinua.

È per questa ragione che, oggi, niente di "solido" può ormai più sussistere e qui il Blondet - anche se c'è da dubitare ch'abbia potuto apprezzare questi sottili sintomi dei tempi, tenuto conto della probabile fiducia che ripone nel positivo giudizio sul <<progresso>> della pedissequamente allineata Pontificia Accademia delle Scienze - avrebbe potuto, convenientemente citare, con Guénon,2 il cattolico <<solvet sæclum in favilla>>.

Nell'opera di distruzione del katecon tradizionale, il lavoro soltanto nichilista del razionalismo materialista non avrebbe ormai potuto progredire più di tanto: chiuse all'uomo moderno le vie della vera spiritualità per condurre davvero al rovesciamento di qualsivoglia ordine, si rendeva, a questo punto, necessario far irrompere ben altre forze. E sono queste che salgono da quel Cocito che la dialettica del sospetto di Blondet ci fa intravedere con raccapriccio. È dunque la sua un'analisi giusta e davvero sono quelli i responsabili di tanto male? Prima di valutare un poco più da presso l'oggetto di questi interrogativi, s'impone il rilievo di un'enormità metodologica che sconfina nella disonestà intellettuale: tra gli addebiti da lui mossi alla casa editrice Adelphi c'è proprio quello di aver pubblicato qualche opera di Guénon ovvero alcuni degli studi di colui che, di fatto, gli fornisce tutti gli strumenti intellettuali indispensabili per imbastire la sua istruttoria. Naturalmente il suo lavoro di vampirismo è più articolato; ad un certo punto insinua, del tutto gratuitamente, che Guénon fosse legato ai servizi de renseignement del suo paese e poi, più avanti, con toni sibillini, lo definisce un <<infiltrato>>.

È questo un sistema di procedere che, nel libro, si ripete con continuità e non solo ai danni dell'autore francese. Poi, nella postfazione, il Blondet, assurdamente, si lamenta che nessuno, alle sue accuse, abbia portato convincenti prove a discarico. È il suo, un modo di procedere caratteristico anche di certa magistratura: si fanno lanciare, da equivoci personaggi, gli addebiti più infamanti e da essi le vittime sono chiamate a discolparsi quando - recto jure - l'onere della prova spetterebbe invece all'inquirente. Ma cosa pretendeva, che la famiglia Mattioli si difendesse dall'accusa di magia nera? Perché non è lui a fornirci i riscontri documentali di chi ha permesso quella strana sepoltura? Ci sarà bene un placet dell'autorità ecclesiastica competente sull'Abbazia. E pur ci saranno, a testimoniare come il richiedente fosse conosciuto quale buon cattolico, tutte le attestazioni e le simili referenze che, in tali delicate circostanze, sono sempre state richieste. Perché non intervistare qualche ecclesiastico coinvolto? Ed allora, se l'intera vicenda non l'avesse ancora convinto, perché non trascinare nel sospetto pure questi? Ma, evidentemente, per il Blondet, quell'ambiente è sempre al disopra di quei sospetti di cui, con altri, è così prodigo o, più semplicemente, lì, la sua indagine capziosa non ha spazi autorizzati per espandersi. Ed ancora: cosa voleva, che i Cuccia, gli scrivessero per rassicurarlo: <<No! Ma che dice Dottore! Stia tranquillo: lo scopo della pratica domenicale non era assolutamente quello di trafugare la particola eucaristica per domestiche pratiche sataniche>>? Ma chi gli ha mai detto che il laicismo (politico) sia per forza vissuto disgiunto dall'osservanza religiosa? Non gli sembra coerente? No, forse non lo è se vuole fino in fondo la nostra opinione (però su questo tema, si potrebbe discutere davvero a lungo) ma da questo ad ipotizzare quello che lui scrive e, soprattutto sottintende, ce ne corre. Non è egli al corrente come, nel passato e nel presente, importanti cariche istituzionali della nostra Repubblica, abbiano conciliato un passato azionista ed una militanza laica, con la pratica del Cattolicesimo? Satanisti anche loro? Ma non è informato che ci sono sconsiderati "razionalisti", i quali, accesi dalle sue catene sillogistiche e seguendolo sulla via dell'assolutamente impropria demonizzazione della Shakti, hanno individuato, in negativo, qualcosa d'analogo nel culto mariano?3

Il problema vero, accennato sin dall'inizio, è che il pericolo dissolutorio è ben reale ma non è certo nelle pubblicazioni dell'Adelphi - dove si può trovare di tutto4 - che può davvero intanarsi il corpo dell'Idra. Assurde sono anche quelle storie sull'UNICEF: ma non sa il Blondet come, senza negare la possibilità degli episodi raccontati dal supposto Furio Colombo (alias Marc Saudade), negli USA, la Chiesa Cattolica sia costretta, ogni anno, a spendere miliardi per risarcire le famiglie dei bambini vittime delle non spirituali attenzioni di troppi suoi sacerdoti? E con questo? Nessuno s'è sognato di scrivere che sia lì, in quegli atti devianti, uno dei suoi scopi, non diciamo istituzionali ma almeno nascosti e meno che mai passa, a noi, pel capo di pensarlo. Però il Blondet, a tutto carico di questi, per tanti versi benemeriti, organismi internazionali, vuole evidentemente suggerirci il peggio. Ma si sa cosa circola in certi ambienti: la piovra del mondialismo…sono tutti istituti d'invenzione massonica … ci sono dietro i soliti ebrei ancorché frankisti…. e via insinuando. Svariate pagine sono poi dedicate alla povera Jody Foster contro la quale solleva luridi sospetti: fermo restando che di questa persona niente sappiamo, viene da chiedersi ma come si permette? Ma cosa mai l'autorizza a dedurne il ruolo d'oscura, piccola shakti (ripetiamo che l'accezione negativa del termine è solo sua) cinematografica, soltanto partendo dalla modesta origine sociale di lei e collegandola a quella che ritiene la pertanto impossibile frequentazione di un'università prestigiosa della ivy league…salvo che….e lì ricomincia col solito criptico alludere. Già, l'università di Yale ... la storia del goliardico club dei rampolli dell'establishment, cui appartenne George (the first) Bush, lo Skull and Bones, diventa un tormentone che, evidentemente, può permettersi chi sia o voglia essere à tout prix refrattario a certo pur discutibile humor anglosassone. Viene da chiedersi: è possibile che questo censore non ricordi le grevi, fescennine feste matricolari delle nostre università ante '68? Perché i "papiri", di una pornografia postribolare, non attirano le sue ire di muffita sagrestia, avendone magari scovato (non sarebbe difficile) qualche remoto autore tra i rispettabili e più attempati soci del suo entourage ... eh no! ... quella, si sa, era una sana vitalità latina, eredità di tempi lontani ma conservatasi nei decenni anche grazie a quel periodo di sana autarchia non solo economica (altro che mondialismo!) m'anche culturale ... niente a che vedere con le straniere, perfide ed algide "iniziazioni" della vecchia e Nuova Inghilterra.

E qui si giunge ad un'altra perla di questa serie di fantasticherie; il termine <<iniziazione>> ricorre continuamente nel testo in un'accezione totalmente negativa. Ora è noto che, tecnicamente, uscendo cioè dal semplice etimo che lo riconduce ad un generico initium, la parola sta ad indicare il rito d'ingresso in un'organizzazione esoterica. Questo discorso vale per tutte le religioni e forme tradizionali e non è mai connotato al di fuori del sacro o contro di esso. Non solo sono esistite iniziazioni cristiane5 sino a tutto il Medio Evo ma se il restio Blondet riesce a superare i suoi blocchi mentali, vista la fiducia che dimostra pel cattolico CESNUR (si fa riferimento ad una sua positiva citazione di Massimo Introvigne), può trovare una valida documentazione di qualcosa6 che è giunto sino ai nostri giorni nel lavoro di Stefano Balzani e PierLuigi Zoccatelli,7 Hermétisme et emblématique du Christ, dans la vie et dans l'œuvre de Louis Charbonneau-Lassay.8 Considerato poi anche il suo reiterato, assillante riferirsi alla Gnosi in termini ereticali e diabolizzanti sembra il caso che egli, nello stesso libro, vada a controllare, nel foglio di risguardo, dopo il frontespizio, la dedica tratta da un Padre della Chiesa, Clemente d'Alessandria,9 che, per sua comodità, traduciamo: <<I contenuti della gnosi, in parte noi li possediamo già, in parte, con ciò che noi abbiamo li speriamo fermamente; noi non abbiamo ricevuto tutto ma nemmeno siamo privi di tutto, ma siamo in possesso di una sorta di pegno sui beni eterni e sulla ricchezza del Padre: e le provviste per il viaggio sulla via del Signore sono le Beatitudini del Signore>>. Per farsi un corretto giudizio sulla Gnosi, si ritiene senz'altro miglior cosa porre fiducia in un Padre della Chiesa piuttosto che nelle esagitate ossessioni del neo-fondamentalismo controriformista. Poiché, comunque, chi scrive non ha gli stessi suoi scrupoli di parte, gli si fa notare come il Sommo Pontefice non sembri ritenere satanisti o assimilabili i cristiani di fede riformata pur sapendo che, presso di loro, l'iniziazione massonica (è quello il mostro che egli vuole far sempre intravedere con l'inflattivo uso del sostantivo) è cosa talmente diffusa da essere quasi scaduta ad impegno di massa. Impegno al quale non si sottraggono nemmeno quei prelati di varie confessioni così ben in vista negli incontri ecumenici: satanista anche la Curia?

C'è però una strana contraddizione nell'ineffabile Nostro: a p. 156, dopo una serie di giuste riflessioni su Nietzsche, conclude dicendosi preoccupato che lo sciagurato possa avere <<imboccato coscientemente la via della contro-iniziazione, la via luciferina>>. Strana cosa davvero se l'iniziazione ed il suo contrario sono entrambe malvagie. Questo riferimento è però importante: come nel famoso falso, denominato I protocolli dei savi anziani di Sion, è un'infamia l'attribuzione al popolo ebraico del piano eversivo lì delineato, quello stesso piano corrisponde però all'effettivo modus agendi di ciò che Guénon chiama <<contro-iniziazione>>. Proprio perché, essendo l'iniziazione, nella concezione guénoniana, il cuore effettivo di ogni sacralità, il nemico di essa non può che esprimersi ed agire attraverso la sua contraffazione. Curioso è quindi questo qui pro quo del Blondet; che senso avrà mai dunque l'odio contro-iniziatico, espresso attraverso la girandola degli equivoci semantici e delle sconcezze attribuite, per tutto il libro, senza scrupoli di sorta? Perché molte delle cose che riporta su persone, movimenti ed autori, sono, sulla falsariga metodologica dei protocolli e come già accennavamo anche nel nostro incipit, certamente vere ed allarmanti. Diciamo meglio che vero ed allarmante è l'assalto, da più parti, portato contro ogn'autentica espressione della spiritualità tradizionale ma quello che qui colpisce è l'indiscernibile hotchpotch di vero e di falso, il quale sembra artatamente predisposto per la maggior confusione dell'incauto lettore. Colpisce, inoltre, l'apparenza di costruito a freddo percepibile in tutto l'insieme.

Non sa il Blondet che il mondo è una mistione di bianco e nero e che se c'è davvero qualcuno dietro la scena agirà, quasi senza eccezione, per vie indirette, attraverso suggerimenti e propalatori di confusione non sempre coscienti del ruolo che viene fatto loro giocare ma mai si potrà incarnare in toto in un qualsiasi organismo (ente, nazione o stato) pubblicamente conosciuto qual è, nella fattispecie, la casa editrice chiamata in causa e che, tra l'altro, (sono parole sue) ha <<sdoganato>> proprio l'opera di René Guénon? Non vede che le forze antitradizionali sono in azione ovunque e che anche nella Chiesa,10 non solo si manifestano attraverso i numerosi cedimenti sul piano dottrinario ma che proprio le ripetute chiusure exoteriche, il ribadito storicismo letteralista, così come le assurde cacce (la "fissa" antignostica ad es.) alle streghe quali la sua, non fanno altro che renderne, per la mutata strategia dell'avversario, vieppiù fragile il millenario, già inattaccabile fest Burg? Ma non si rende conto che il suo castello accusatorio è grottesco? Però, forse, l'incauto non è cosciente di come proprio il grottesco sia uno dei marchi dai quali può riconoscersi l'opera del maligno…. <<perché mai avvenga che si convertano e sia loro perdonato>>!11

Ancora qualcosa riguardo a Guénon: le citazioni blondettiane da L'erreur Spirite sont, vraiment, très déroutantes. Per chi non conosca l'opera in questione, sembra, da come esse sono montate e presentate, che il Nostro stia carpendo all'autore un qualche vergognoso segreto (i.e. l'arte del governo occulto) e del quale egli ne sia, in certa misura, colpevolmente partecipe (l'<<infiltrato>>, l'<<agente>>!). In effetti, il discorso, letto nella sua interezza, è una precisa accusa di Guénon verso coloro che, deliberatamente, si prodigano per diffondere opportuni états d'esprit. Ovvero proprio quello che il Blondet, per tutto il libro, s'ingegna a fare, col gettar fango sull'idea stessa d'iniziazione e su chiunque con essa, a diritto ed a rovescio, venga, in qualche modo, coinvolto dal suo suggestivo argomentare.

Per concludere, qualche precisazione massonica; non inutile, tenuto conto che il Blondet, si considera tra i ben informati e, quindi, in grado di molto far conoscere di quest'organizzazione: (p. 246) l'azzurro è sì il colore dei grembiuli delle obbedienze anglosassoni (e non solo di quelle) ma l'<<Arca Reale>> semplicemente non esiste. C'è il completamento del grado di Master Mason, che si chiama Royal Arch e la cui traduzione è, con evidenza, diversa. Poi, tra gli High Degrees, si trova un sistema - e nemmeno dei più frequentati - denominato Royal Ark Mariner facente riferimento alla Prima Alleanza (Noè).12 Ma da questo a considerarlo un emblema dell'Occidente ce ne corre! Infine (p.260), c'è il richiamo alla torinese Rivista di Studi Tradizionali della quale, sporadicamente, abbiamo letto e possediamo qualche numero ma quello con l'articolo in questione ci manca. Definirla <<periodico della Massoneria torinese>> è veramente risibile. Intanto la Massoneria italiana è talmente frammentata in decine e decine di Obbedienze, sempre rivali se non nemiche tra loro, da rendere ridicolo, ancorché riferito ad una sola provincia, quest'attribuzione unitaria.13 Nello specifico; quella rivista - è cosa nota in città - è redatta da massoni assai particolari. Essi sono, infatti, parte di un gruppo di remota filiazione dal Grande Oriente, il quale poi, da molti anni uscitone, è andato a costituire una Loggia del tutto autonoma. Ad accrescere l'originalità di questa comunità, si dice che i sui membri appartengano al Tasawwuf. Questa precisazione non è una critica nei loro confronti - una delle caratteristiche massoniche è appunto la tolleranza, virtù evidentemente spregiata dal Nostro - ma può servire, sia a dare la misura dell'eterogeneità degli indirizzi presenti sotto lo stesso titolo associativo, sia a palesare l'incongruenza delle favole sulla ben temperata congiura mondiale. Ma ciò dà pure la misura del senso delle proporzioni che il Blondet dimostra: se, su obiettivi molto vicini e facilmente classificabili, spadella tanto facilmente figurarsi quando se la prende con i Bush!

Una precisazione finale: ci siamo sottoposti alla lettura di questo libro ed infine, dopo varie perplessità, abbiamo acconsentito a scrivere quanto precede, perché, proprio da coloro, pei quali la stessa esperienza è stata, per loro stessa ammissione, una specie di bomba psicologica, <<una vera rivelazione>>, siamo stati esplicitamente sollecitati ad esprimere, senza infingimenti, la nostra opinione. Tale lettura, in questi sventurati, ha, naturalmente, mosso i mai sopiti demoni dell'antisemitismo,14 dell'antimassonismo e di quella sciovinistica diffidenza verso il mondo anglosassone (<<la perfida Albione!>>) che, storicamente, l'Italia si ritrova a covarli tutti e tre, ben stretti in solidale compresenza, sotto la cenere delle, in apparenza, più diverse e contrastanti couches politico-ideologiche. Per un devoto giornalista dell'Avvenire, non c'è che dire: davvero un bel risultato ecumenico!

Note

1 Pur. IX. 16-18

2 R. Guénon, Le règne de la quantité et les signes des temps, Gallimard, 1945 ; Ch. XXIV. Tutta l'opera gli ha fornito amplissima materia di riferimento.

3 Le connessioni dei suddetti sono queste: il culto mariano s'è sviluppato grazie ai cavallereschi ordini medievali, ergo tutto nasce con i Templari, i quali eretici, gnostici, criptogiudaici … fanno parte del complotto … e via farneticando. Comunque, se il Nostro vuol capire qualcosa del vero ruolo della Shakti, farà bene a rileggersi le litanie lauretane.

4 Tanto per dare un'idea della demenza delle tesi accusatorie, tra gli autori "malvagi", la cui pubblicazione è messa tra le prove del complotto adelphiano c'è anche Hugo von Hoffmannsthal mentre un vero "diabolico" come Bataille, per quei tipi, pur mai apparso né annunciato, è, gratuitamente, considerato l'occulto persuasore, che inspira i cuori del perverso Calasso e soci.

5 Vorremmo ricordargli che, nell'Ortodossia, l'Esicasmo è tuttora vitale e ben presente.

6 Si tratta dell' Estoile Internelle e della Fraternité des Chevaliers du Divin Paraclet; entrambe organizzazioni ermetico-cavalleresche <<en parfait accord avec la plus stricte orthodoxie, tout en détenant parfois [...] des secrets séculaires étrangement troublant…>> p. 61 del testo citato infra e in nota 8.

7 Quest'ultimo è del CESNUR.

8 Archè, Milano, 1996.

9 Aclogæ Propheticæ, 12.1 [le dévoloppement de la foi et de la gnose].

10 Ribadiamo come, anche a noi, stia a cuore l'indispensabile funzione di katecon della Chiesa ma non è certo con paladini quali il Blondet che tale presidio spirituale potrà resistere a lungo.

11 Mc. 4.12. Il brano, nella sua interezza, è davvero esplicito, sul senso esoterico o gnostico che dir si voglia, che sta alla base del messaggio cristiano: <<A voi [è ai Dodici che Gesù parla] è stato dato il mistero del regno di Dio, ma per quelli che sono di fuori, tutto si fa mediante parabole; affinché guardino bene, ma non vedano, odano bene ma non intendano, perché mai avvenga che si convertano e sia loro perdonato.>> (Ed. Paoline, 1958). Cfr. anche Mt.13.13 e Lc. 8.10.

12 Tale specifica struttura non pare, in questo momento, attiva in alcuna delle Obbedienze italiane.

13 Per rendere la natura del legame massonico - anche se il paragone ha tutti i limiti insiti in questa figura retorica - si potrebbe equipararlo a quello esistente tra le varie comunità in cui si suddividono i cristiani: protestanti, cattolici, ortodossi (con tutte le risse e le eventuali simpatie del caso)…fermo restando che, in realtà, di quello massonico, si deve sottolineare che trattasi di un ambito esoterico ancorché molto deteriorato ed esteriorizzato specie nelle obbedienze "latine". Tutto ciò fa ben capire quale valore debba darsi alle continue accuse di cospirazione universale che, alla Massoneria, rivolgono i complottisti di varia estrazione. Fantasiose e risibili, per chi conosca le cose dall'interno, sono anche le leggende sulla cogenza di una gerarchia il cui senso o è puramente amministrativo, o, nella quale, i "gradi" hanno un ruolo che esula dall'accezione disciplinare secondo la quale possono essere intesi da coloro, che si fanno carpire dall'umbratile gioco di personaggi quali il Nostro.

14 Ma non lo sa il Blondet che alla defunta setta frankista, della quale tanto insiste nel far intravedere supposte, criptiche sopravvivenze (non solo di sangue intende m'anche teologico-operative) tra famiglie di eccellenti ebrei occidentali, si potrebbe - avec sa méthode - essendo stati i capi del frankismo, al momento del battesimo, ricompensati con l'anoblissement, attribuire, volendo, anche analoghe, sospette continuità cospiratorie in cattolicissime famiglie dell'aristocrazia polacca? Basti pensare come lo stesso poeta nazionale Adam Mickiewicz fosse di stirpe frankista. Non solo, dunque, Eva Frank ed i cugini Dobruska godettero di questa promozione sociale ma numerosi altri la cui discendenza - qui non vorremmo scaldare troppo il Blondet - si prosegue anche a livello di alcune case reali. Un ultimo dettaglio: non è l'Austria a proteggere Frank e famiglia e lui non muore a Brunn in Moravia ma dov'egli si trasferì con tutta la sua corte ovvero in Germania, nel castello di Offenbach, presso Francoforte, nelle terre del Principe di Ysemburg (cattolico), al quale pagava regolare, cospicuo affitto.

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[Una presentazione dell'autore si trova nel numero 1 di Episteme]

 

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