Alla ricerca della pietra filosofale
Storia e segreti dell'alchimia
(Paolo Cortesi)
(Newton & Compton Editori, Roma, 2002)
L'autore è un giovane bibliotecario e saggista che si occupa da anni di filosofia e di storia. Ha pubblicato diverse monografie, oltre un centinaio di articoli e diversi libri, uno fra tutti L'Alchimia ovvero Trattato della pietra filosofale, testo medioevale attribuito a Tommaso D'Aquino.
Cortesi non è nuovo a ricerche inconsuete né ad aspetti meno esplorati della conoscenza umana.
Non è un alchimista né pretende di esserlo. Dunque la sua è prevalentemente un'indagine storica, ma con un occhio attento alla realtà sperimentale.
Il testo si apre quindi con una ricerca personale, fatta allo scopo di cogliere, ovunque capitino, gli spunti utili per indirizzare il cammino sulla "diritta via", verso la pietra filosofale.
Quale dei primi scenari "straordinari" tratteggiati nell'introduzione si rivelerà più sorprendente e fruttuoso?
Il porsi questa domanda è quanto basta, per cominciare: "Vi fu un tempo antichissimo in cui gli uomini erano sbalorditi delle loro stesse capacità…avevano scoperto di essere in grado di cambiare la realtà". (cap. III, p. 39)
E' il "Principio di ricostruzione": dimostrare che la creazione convergente di realtà è un processo intelligentemente fattibile.
"Se qualcuno ha qualcosa da trovare deve far lavorar la fantasia, giocar d'invenzione e indovinare" (Galileo).
Andiamo avanti.
"L'alchimia ha avuto (forse) la sua origine più remota nelle attività metallurgiche…la stessa metallurgia primitiva è un'attività trasmutatoria". (cap. III, p. 41)
I capitoli si aprono con brevi sommari che ne sintetizzano il contenuto, una struttura, questa, che ci ricorda il Tom Jones di Fielding.
E' un viaggio nel tempo.
Ci si immerge nella storia, in un excursus che va dalle tradizioni Egiziane, Indiane, Arabe, Cinesi, per riemergere ai giorni nostri.
Cortesi ci accompagna con la sua scrittura affabulatrice in questo giro del mondo alchemico, mescolando leggende e personaggi storici che, attraverso la sua parola, assumono una luce diversa.
Si pensi ad Aristotele i cui concetti di "trasformazione", "mutamento", "luogo naturale", furono adottati dagli alchimisti come base della loro teoria.
L'alchimia medioevale ebbe un nutrito seguito tra i mistici.
Si annoverano (con qualche incertezza) come seguaci il francescano Ruggero Bacone, i domenicani Alberto Magno e Tommaso d'Aquino.
Come non citare poi il grande Newton che si dedicò con passione allo studio dell'alchimia. In particolare "Newton possedette e studiò il Novum Lumen" di Sendivogius. (cap. XVI, p. 168)
Quest'opera, ritrovata dopo la morte di Newton tra le sue carte, "reca molte annotazioni autografe in margine", (p. 168) indice di grande studio e attenzione da parte dello scienziato.
Tra i tanti personaggi noti, che non ci aspetteremmo di trovare in questa storia dell'alchimia, spunta anche il nome di un famoso chimico (il cosiddetto padre della chimica moderna) Robert Boyle.
Cosa ci fa il "padre della chimica" in questo contesto?
I puristi si scandalizzeranno nell'apprendere che colui il quale "inferse un fiero colpo alla confusa linea di pensiero caratteristica degli alchimisti", (J. Solovev, L'evoluzione del pensiero chimico dal '600 ai giorni nostri, p. 31) possa essersi interessato all'alchimia, anzi fu egli stesso alchimista e cercò contatti con altri alchimisti.
Va detto, inoltre, che pur non avendo nessun rapporto di filiazione, l'alchimia e la chimica, vissero contemporaneamente per un lungo periodo.
A tal proposito trovo particolarmente suggestiva l'espressione di Cortesi quando afferma che "la chimica è l'alchimia a cui è stata strappata l'anima". (cap. XX, p. 209)
Essa ci fa comprendere come va configurandosi il rapporto uomo - natura dal positivismo in poi; un rapporto che non è più basato sull'ascolto dei ritmi, dei silenzi, sul mutare delle stagioni, bensì caratterizzato da un brusco passaggio dove l'uomo cerca di imbrigliare la natura, dominandola.
E' in questo passaggio, quando la chimica s'impose come sola verità scientifica che, dice Cortesi, cessa ogni contatto.
Ci troviamo di fronte a due Weltanschauung opposte e inconciliabili.
Proseguendo il viaggio tra i personaggi che affollano questa storia incontriamo uomini come Flamel, Francis Bacon, Keplero, Leibniz che, come ricorda Doberer (L'oro Alchemico, p. 200), sin da giovane fu mandato da suo zio Giustino Leibniz a frequentare quest'arte.
E ancora Goethe, Schopenhauer, Jung…
Una pletora d'uomini illustri che in questo libro sembrano vivere in "un mondo parallelo a quello comune". (cap. XIII, p. 147)
Sorprende tuttavia, l'assenza d'ogni riferimento a Filalete, oltre il breve cenno nell'Introduzione. (p. 24)
Forse perché l'autore dei Principi e dell'Entrata aperta al palazzo chiuso del re meriterebbe, da solo, un libro a parte?
Questo per il passato. Ma per il presente, qual è lo stato delle cose?
Come si è trasformata questa "nobile arte"? Esiste ancora l'alchimia, oppure è stata annientata dalle censure, bollata come residuo di un passato oscuro da cancellare, dalle rivoluzioni scientifiche, dalla "paura"?
Esistono ancora alchimisti contemporanei che si dedicano con passione a quest'Arte Regia?
Anche a queste domande, come a molte altre curiosità, il bel libro di Cortesi (molto dettagliato e accurato nella sua indagine storica) ci sembra rispondere in modo esaustivo.
La scienza ufficiale ha sempre negato l'alchimia ma essa si ripropone ai nostri giorni con gli esperimenti di Fleischmann e Pons, con le reazioni nucleari a debole energia, con il nuovo modello Alfa - Esteso dell'atomo di Monti.
Alchimia autentica dunque, cioè fatta sulla materia, come le Trasmutazioni a Debole Energia.
"Una scoperta scientifica che gli scienziati istituzionalizzati rifiutano perché temono sia troppo simile all'alchimia". (cap. XXVIII, p. 271)
"Ha ragione il fisico Roberto Monti quando afferma 'la fisica del XXI secolo sarà caratterizzata dalle reazioni nucleari a debole energia: la rinascita dell'alchimia'?" (cap. XXVIII, p. 274)
E' di questi mesi un comunicato stampa del CNRS francese sulla "scoperta" del Tetraneutrone, una tra le ipotesi fondamentali per il modello Alfa Esteso dell'atomo. (Introduzione pag. 21)
Benché agli individui non iniziati la scienza sembri incredibilmente complessa, in realtà le leggi che governano il comportamento della materia e dell'energia sono straordinariamente semplici: la realtà è sempre banale.
Ce n'è abbastanza per una nuova epistemologia che ricostruisca i percorsi della storia della scienza e del progresso umano.
Vinca dunque la perseveranza, perché, se la
fatica è tanta,
il premio non sarà mediocre. Tutte le cose
preziose son poste
nel difficile. Stretta e spinosa è la via de
la beatitudine; gran
cosa forse ne promette il cielo.
(Giordano Bruno, La cena de le ceneri, Dialogo
II)
Vedremo…
In alto l'uovo filosofico, in basso due alchimisti inginocchiati
ai lati del forno a torre detto atanor, incisione tratta da
Mutus liber, di Altus (dal testo in oggetto, p. 88)
* * * * *
Riportiamo infine, per beneficio dei lettori, l'Indice di questa interessante opera.
Introduzione
Nella quale il lettore farà la conoscenza di tre
persone straordinarie e di fenomeni chimici non meno sorprendenti.
Capitolo primo
Nel quale si cerca di fare chiarezza in un argomento
confuso che invece dovrebbe essere chiaro come il sole. E dove si denunciano
false discendenze.
Capitolo secondo
Nel quale si cerca di svelare il mistero di un nome.
Capitolo terzo
Nel quale si parla di fabbri, fuochi e metalli in fusione.
Capitolo quarto
Nel quale il mito si intreccia con la storia dei primi
alchimisti egiziani.
Capitolo quinto
Nel quale si incontra il primo alchimista storico.
Capitolo sesto
Nel quale si tratta della manipolazione dei ritmi cosmici,
ovvero dell'alchimia cinese.
Capitolo settimo
Nel quale si apprendono i poteri di Shiva e Parvati,
ovvero si tratta dell'alchimia indiana.
Capitolo ottavo
Nel quale si parla della prima diffusione europea dell'alchimia
ad opera degli Arabi.
Capitolo nono
Nel quale si tratta dei fondamenti teorici dell'alchimia
e di come siano esposti nei libri dei maestri.
Capitolo decimo
Nel quale si incontrano alchimisti medievali, alcuni
dei quali oggi sono onorati quali santi della Chiesa cattolica.
Capitolo undicesimo
Nel quale il lettore, grazie al mito di Nicolas Flamel,
apprende che l'alchimia è una scienza che travalica l'individualità
personale.
Capitolo dodicesimo
Nel quale irrompe Paracelso, facinoroso fondatore dell'alchimia
medica.
Capitolo tredicesimo
Nel quale si tratta di due alchimisti inglesi attivi
in un periodo non felice per l'alchimia. E di un alchimista tedesco e dei
suoi lunghi anni di tormentata ricerca della pietra filosofale.
Capitolo quattordicesimo
Nel quale l'alchimia rinascimentale appare in tutto il
suo armonioso splendore.
Capitolo quindicesimo
Nel quale si presentano al lettore fedele alcuni grandi
maestri alchemici del Rinascimento europeo accomunati da un misticismo
tanto intenso quanto sgradito alla Chiesa cattolica.
Capitolo sedicesimo
Nel quale la leggenda delle avventure dell'alchimista
Sendivogius è filtrata e corretta dalla veridica ricerca storica.
Capitolo diciassettesimo
Nel quale la misteriosa Confraternita dei Rosa - Croce
appare sulla scena della cultura alchemica europea per un periodo breve
ma sufficiente a segnare un'epoca.
Capitolo diciottesimo
Nel quale parliamo di un alchimista che fu tra i padri
fondatori della chimica e di un chimico che credeva ardentemente nella
pietra filosofale.
Capitolo diciannovesimo
Nel quale il lettore sarà accompagnato tra gli
alchimisti italiani, fra plagi, entusiasmi e furibonde critiche.
Capitolo ventesimo
Nel quale si apprende, e forse con sorpresa, che Boyle,
il cosiddetto padre della chimica, era un aspirante alchimista, e nel quale
il sagace lettore attraverserà il periodo in cui la Grande Arte
tace, ma non muore. (Con una digressione, non inutile, sulla chimica e
altre sventure).
Capitolo ventunesimo
Nel quale uno sconosciuto alchimista italiano settecentesco
narra al benigno lettore due trasmutazioni sconosciute agli storici.
Capitolo ventiduesimo
Nel quale si narra la tragica storia di un alchimista
inglese del Settecento che si illuse di poter convincere i chimici della
verità della trasmutazione filosofale, e che pagò con la
vita questo suo tentativo.
Capitolo ventitreesimo
Nel quale l'alchimia riappare nel XIX secolo e dimostra
di essere viva e potente più di quanto avrebbero potuto capire i
chimici.
Capitolo ventiquattresimo
Nel quale coraggiosi ricercatori trovano il punto d'unione
tra alchimia e chimica e lo chiamano iperchimica, aprendo nuovi impensabili
orizzonti alla ricerca che, tuttavia, gli scienziati con cattedra ed i
tecnocrati si guardano bene dal considerare.
Capitolo venticinquesimo
Nel quale l'alchimia, dopo il periodo nel quale sembrò
destinata ad una fine miserabile, incuriosisce, attira, sollecita e stimola
fisici e chimici.
Capitolo ventiseiesimo
Nel quale il solerte lettore farà la conoscenza
dei due ultimi grandi maestri alchimisti: il misterioso Fulcanelli e il
suo non meno umbratile discepolo Eugène Canseliet.
Capitolo ventisettesimo
Nel quale l'amabile lettore incontrerà gli alchimisti
contemporanei.
Capitolo ventottesimo
Nel quale si parlerà di una scoperta scientifica
che gli scienziati istituzionalizzati rifiutano perché temono sia
troppo simile all'alchimia.
Bibliografia
Indice dei nomi e dei luoghi
(Gerardina Cesarano Monti)
Gerardina Cesarano Monti è nata a Pagani (Salerno) il 10 Settembre 1963. Si è laureata in Filosofia presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II". E' stata borsista, dal 1994 al 1997, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. Dal 1998 è assistente di ricerca della Monti America Corporation, Vancouver, Canada.
gerardina.cesarano@tin.it
Un alchimista sottoposto alla tortura perché riveli il suo segreto,
incisione del XVI secolo (dal testo in oggetto, p. 165)