(Alla sinistra il Prof. Farinacci, durante una gita a Carsulae nel 1997;
alla destra il Dott. Prospero Calzolari, vedi il suo articolo in questo stesso
numero di Episteme)

Manlio Farinacci, studioso fuori dal coro

(Francesco Pullia)


 



Manlio Farinacci ci ha lasciato due anni fa sommessamente, consumato da un male incurabile al colon. Era nato a Terni nel 1913 e, prima di dedicarsi a tempo pieno alla prediletta attività di ricercatore, aveva insegnato inglese per oltre quarant'anni. Durante l'ultima guerra era stato anche interprete.

Per lungo tempo aveva pervicacemente cercato di rivoluzionare le indagini storiografiche su Terni e su una vasta zona umbro-sabina raccogliendo prove su presunte origini celtiche. Numerosi furono i reperti rinvenuti in diverse aree ufficialmente attribuite ai romani, come asce a due tagli, rune incise nei sassi, falli in pietra, qualche svastica, a testimonianza di una presenza stanziale dei celti Umru nell'antico sito archeologico di Carsulae (che lo studioso dimostrò essere uno dei maggiori centri dediti ai culti pagani, una sorta di Stonehenge italiana) e in un territorio che dalla conca ternana abbraccia il reatino, sino a Farfa.

Sfidando pregiudizi, resistenze, posizioni arroganti e settarie, incomprensioni d'ogni genere, in una ventina di pubblicazioni (tra cui, solo per citarne alcune, ricordiamo Umru, Romolo e Remo erano celti?, Carsulae senza misteri, Interamna-Carsulae e i celti, Mentalità ternana celto-pagana, Misteri celtici umbro-sabini), generosamente donate a chiunque ne facesse richiesta e puntualmente inviate a biblioteche e università, aveva sostenuto l'esistenza nell'Italia centrale di consistenti insediamenti celtici, dal quindicesimo al quarto secolo avanti Cristo, e il persistere ai giorni nostri di abitudini e usanze pagane che, nel corso dei secoli, la Chiesa avrebbe in ogni modo tentato di cancellare. La riprova, sosteneva, si avrebbe in alcuni comportamenti ancora riscontrabili in occasione di eventi stagionali e, soprattutto, nel dialetto ricco di termini in uso anche in regioni inglesi e dell'Europa del nord. Dalle catene asiatiche i celti, nei loro spostamenti nomadici, si sarebbero insediati in Europa spingendosi sino al Medio Oriente dove avrebbero avuto contatti anche con la cultura ebraica.

Tali tesi, forse avventate ma certamente stimolanti, finirono per scatenare un autentico putiferio. Nessuna voce di protesta si levò quando, con la scusa della solita tutela, la Soprintendenza perugina gli sequestrò un masso con un inconfutabile segno runico senza degnarsi, dopo più di una decina d'anni, di fornire ai cittadini ternani alcuna plausibile spiegazione.

E Farinacci rimase solo, con il suo dolore, con la sua amarezza, non domito, mai vinto. La sua scomparsa ha davvero lasciato un vuoto incolmabile. Non tutti sono dotati dell'intuito e dell'intelligenza che lo caratterizzavano e, soprattutto, della sua capacità di sfidare convenzioni e luoghi comuni nel nome di una verità troppe volte pretestuosamente occultata.
 
 


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Francesco Pullia è nato a Terni il 4 novembre 1956. Laureato in Filosofia, è stato tra i primi a conseguire, nel 1985, il diploma della Scuola di specializzazione in giornalismo e comunicazione di massa della Luiss di Roma. Collabora a quotidiani e riviste. Ha pubblicato sei raccolte di liriche, quattro libri di narrativa e due di saggistica.

attivitaculturali@provincia.terni.it
 
 


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[Ci sembra al solito di far cosa utile ai lettori con il riproporre la Prefazione di Carsulae svelata e Terni sotterranea (pubbl. in proprio, Terni, 1997), assieme a una lista di lavori del Prof. Farinacci]

Questa modesta pubblicazione a completamento di quanto finora riportato sull'origine celtica della Bassa Umbria e Italia Centrale in generale, può essere considerata di interesse locale soltanto. Una indubbia origine celtica più che sufficientemente dimostrata da documenti vari facilmente rinvenibili attualmente e da reperti archeologici visti alla giusta luce della loro inconfondibile identità.

Infatti la sempre ricorrente simbologia celtica nelle necropoli di Terni (asce bipenni, swastiche, croci celtiche ecc.) e i cippi carsulani basati sul concetto celtico della Reincarnazione posti sulle sepolture degli immolati, unici nel genere esistenti, non sono certo attribuibili a civiltà diverse da quella volutamente sconosciuta in Italia. La civiltà celtica cioè, che precedette quella romana di cui si può trovare menzione, con al centro Carsulae e Terni, in documenti ancora occultati in certi archivi, e nella storia non censurata di alcuni paesi europei in cui non esiste la manipolazione sistematica delle coscienze dell'individuo.

La superficialità intenzionale (perché così vuole certo Potere) di chi ha definito e insiste nel definire Carsulae "città romana" sbalordisce come dimostrano certi piccoli esempi che qui vogliamo riportare.

Premesso che l'architettura di Carsulae è totalmente romana perchè i celti non conoscevano l'arte muraria in quanto da nomadi usavano tende per abitazioni e da insediati costruivano capanne in legno, il concetto che informa l'uso delle costruzioni di imitazione greco-romana è totalmente celto-pagano.

Sorvolando sul Santuario dei Gemini (Acqua e Fuoco) che la conoscenza delle regole dell'architettura o anche il semplice buonsenso non avrebbe permesso di definire "templi" le due vasche delle immolazioni, si pensi al Menhir fallico nei pressi del cimitero dei Druidi e la Porta o Arco di Saman del tutto simile a quelli di Otricoli e Vescovio, che è stato alterato nella ricostruzione per definirlo, senza convincer nessuno, tomba di tipo ellenistico, forse giocando sulla ignoranza del significato di "ellenistico". Così l'Anfiteatro con annesso Teatro esistente simile solo ad Aosta celtica, è stato assimilato nel presunto uso a quelli romani pur essendo costituito solo da gradinate senza annessi sottostanti come dovunque e platea in cui si svolgevano "lotte incruente per la scelta di sei giovani atleti" come spiega una lapide ivi trovata negli scavi del 1790. Lapide fatta sparire ma riportata dal Frate Egidio Mili che fu presente agli scavi perché Sangeminese, nel suo libro "Carsoli Rediviva".

Non citeremo altri esempi di non comprensione o falsificazione della destinazione dei vari edifici perché il tutto è già stato spiegato documentatamente in libri precedenti.

Dichiariamo inoltre che le notizie di provenienza depositaria massonica riportate in questa pubblicazione ci sono state fornite da personaggi e persone di alta cultura e anche onestà conseguentemente, perché non affetti dall'epidemia di quel gesuitismo o ipocrisia che ha sempre infestato e ancora infesta il nostro "Paese".

Il lettore giudicherà con il buonsenso, se avrà la pazienza o la curiosità di leggere il tutto fino in fondo, se siamo stati obbiettivi, per quanto umanamente possibile, o abbiamo cercato di influenzare il suo giudizio con nostri aprezzamenti o sottolineature che se vi fossero presenti vorrebbero chiaramente suggerire una interpretazione non obbiettivamente sua personale.

Aggiungiamo infine che continueremo le nostre pubblicazioni con le tante varie notizie di cui siamo ancora in possesso e di quelle che continuano a pervenirci ininterrottamente finché non vi sarà una presa di posizione ufficiale al riguardo da parte di chi di dovere.

Inoltre, affinché una buona volta ormai si voglia capire che la presenza delle Svastiche nelle necropoli indica inequivocabilmente la celticità delle stesse come quelle di Pentima e San Pietro in Campo di Terni (che la funzionaria della Soprintendenza di Perugia ha recentemente attribuito in televisione registrata ad "una moda di portare la svastica come ora è di moda la lattina di Coca-cola"), oltre i mosaici di Carsulae, che ne abbondano, riportiamo quanto Henrì du Cleuziou scriveva nel libro "La creazione dell'uomo e i Primi Tempi dell'Umanità" pubblicato a dispense sotto la direzione di C. Flammarion (aiutante del quale fu Ubaldi Vittore che definì nel 1905 celtiche le necropoli di Terni) e quindi pubblicato in Italia dalla Editrice Sonzogno di Milano nel 1903.

In questo libro avendo egli presentati i tre simboli della croce che precedette quella cristiana,
 
 






 


















spiega che "La Svastica, croce a gamma, si incontra dovunque nelle necropoli d'ITALIA dell'Epoca di Hallstatt ossia dell'Età del Ferro", (pag. 460) cui Pentima, San Pietro in Campo e Carsulae primitiva appartengono, "Si incontra ancora sopra le fumaiole scoperte dallo Schliemann nella Troade e sopra le fibule della Grecia Antica. (Veggasi Mortillet, tav. 99)"

Ben chiara è dunque la continuità Galato-Ittita-Troiana, Magna Grecia, Sannio-Umbria Nahars-Sab-Saf.

UMRU (Tip. Celori 1987)

ROMOLO E REMO ERANO CELTI? (Celori 1987)

CARSULAE SENZA MISTERI (Celori 1988)

LATINO? SI, UMRU (Celori 1989)

FAVOLE O STORIA DI CARSULAE? (Celori 1989)

INTERAMNA - CARSULAE E I CELTI (Celori 1991)

MENTALITA' TERNANA CELTO-PAGANA (Celori 1991)

I CELTI E L'UMBRIA (Tip. Stella 1993)

BENEDETTO DA NORCIA E I CELTI UMRU (Stella 1993)

MISTERI CELTICI UMBRO-SABINI (Stella 1993)

UMRU NAHARS E SAB (Stella 1995)

I CELTI NELLA BIBBIA (Stella 1996)

CELTISMO UMRU (CARSULAE-RIVODUTRI) (Stella 1993)

CULTURA Dl TERNI GALLU-UMRU (Stella 1996)

LA CELTICA UMRU AL CENTRO ITALIA (Stella 1996)

CARSULAE SVELATA E TERNI SOTTERRANEA (Stella 1997)

LA CELTICA O ATLANTIDE (Stella, senza data)