(Ezio Albrile)
Disquisire di gnosi e gnosticismo è cosa alquanto difficile, principalmente a causa delle precomprensioni che gli ambienti cosiddetti "tradizionali" hanno da sempre mostrato verso questa tematica. Il mio non vuole essere un articolo polemico, ma dimostrare unicamente quanto il problema non sia l'ideologia o la dottrina "gnostica" di volta in volta presa in considerazione, bensì l'uomo con la propria limitatezza e finitudine esistenziale.
Ma partiamo dall'inizio.
I termini "gnosi" o "gnosticismo" designano i differenti sistemi di pensiero esoterico che agli albori della tarda antichità hanno cercato di armonizzare i fondamenti salvifici della misteriosofia ellenistica e della religiosità orientale con il nascente Cristianesimo. La "gnosi", dal greco "conoscenza", è quindi un sistema sincretistico in cui confluiscono le più variegate tradizioni religiose, inclini a dimostrare un unico assunto: la "discesa", in greco katabasis, e l'imprigionamento nel nostro mondo di un principio spirituale superiore, una scintilla luminosa che solo attraverso la vera "conoscenza" l'uomo può riconoscere e ritrovare in se stesso.
Il mito centrale dello gnosticismo è espressione di una "nostalgia", di un anelito del "centro", ovvero delle origini, una sorta di desiderio precosmico dal quale si sviluppa una colpa anteriore che porta alla creazione dell'uomo e del mondo, intesi entrambi quali carceri dell'Anima divina.
Le concezioni e le aspettative della gnosi sono ben effigiate dal mito valentiniano: da un "centro" in sé conchiuso si dipartono delle emanazioni che si configurano in una "pienezza", un pleroma, cioè realizzano armonicamente tutte le infinite potenzialità creative insite embrionalmente nel "centro", ovvero nel Padre ipsissimo e sconosciuto. Fin qui non siamo lontani dal concetto di perfezione e di "compiutezza" cosmica teorizzata da Platone nel Timeo, rivisitato in chiave mitologica, ma la distanza fra "centro" e "periferia" aumenta a dismisura e subentra il collasso ontologico.
Tutte le emanazioni del "centro", cioè gli Eoni sgorgati dal Padre celeste, sono personificate e procedono usualmente per "coppie", le syzygie, riflesso dell'androginia che, rintracciabile ad ogni livello della divinità, designa la sua perfezione in rapporto al mondo, luogo esistentivo in cui vi è scissione e polarità senza mediazione (maschile/femminile, freddo/caldo, secco/umido, etc.). Solo l'ultima di esse, un'entità femminile, nel desiderio e nella "passione" di afferrare l'inconoscibile "centro", produce una lacerazione tra mondo superiore, il pleroma, e mondo inferiore, il kenoma, il"vuoto", il nostro universo. È l'origine di una generazione irregolare da cui sorge il Demiurgo inferiore, un essere abnorme, ignaro che al di sopra di lui c'è il pleroma e superbo nella sua fittizia unicità. Egli crea gli Arconti, sorta di demoni planetari attraverso il cui aiuto plasma il mondo e l'uomo. Ma l'uomo riceve, all'insaputa del Demiurgo inferiore ed omicida, una "scintilla" luminosa della vera divinità.
L'uomo potrà, gradualmente, venire a conoscenza di questa "scintilla", spinther o pneuma, nascosta in lui altrettanto profondamente quanto lo è la vera divinità nel cosmo rispetto al Demiurgo omicida. La riscoperta della vera dimensione spirituale nello gnosticismo coincide quindi con la "conoscenza" accurata delle facoltà noetiche in cui si esteriorizza il nostro pensiero: aletheia, ekklesia, zoe, logos, pleroma, sono tutti termini che nella gnosi valentiniana presuppongono una interazione creativa tra l'Intelletto o la Mente, il Nous, e il Pensiero, Ennoia. Un movimento conoscitivo che dal "silenzio" dell'Uno porta all'"abisso" della molteplicità.
La finalità che si prefiggevano i maestri gnostici era quella di fornire ai propri discepoli una via per sfuggire al "destino", la heimarmene, per liberarsi dai lacci delle archai ed exousiai che regnano sul cosmo, al fine di conseguire l'athanasia, l'immortalità. Un'immortalità, diffusa in tutta l'area ermetico-misterica, che si raggiunge con il "ritorno", con l'epistrophé dell'Anima luminosa e superiore alle sue origini divine e "pleromatiche". L'Anima infatti è una particella di Dio, il Dio luminoso ed ineffabile che nel mito gnostico scende nel vuoto della Hyle, la Materia, a salvare se stesso. È il paradosso del mito che uno storico delle religioni di inizio Novecento, Richard Reitzenstein, ha definito del "Salvatore salvato", espressione poi perfezionata da Carsten Colpe in "Salvatore salvando": Dio è Luce sorgiva ed una frazione di questa Luce cade prigioniera nella Tenebra; salvandola, Dio paradossalmente salva se stesso!
Al principio della cosmogonia attribuita agli gnostici Valentiniani esiste una diade scissa in Abisso e Silenzio, Bythos e Sige: la profonda inesprimibilità della parola iniziale è l'occasione mancata da Ruggero Puletti, autore di un recente libro agiografico La storia occulta: Il Pendolo di Foucault di Umberto Eco (Biblioteca di studi moderni 55, Piero Lacaita Editore, Manduria-Bari-Roma 2000), cortigiano elogio (di ben 597 pagine!) dell'opera scaturita dalla mente compulsiva del famoso semiologo e romanziere italico, ora più che mai balzato agli onori della cronaca politica quale strenuo difensore (assieme a Moretti, Lerner e De Benedetti) della "democrazia".
Il volume è una gigantesca glossa al libro di Eco, un libro il cui fine apparente è la ridicolizzazione dell'esoterismo e della metastoria. "Perle" e "chicche" inedite affiorano però qui e là nel lunghissimo saggio di Puletti: è il caso dell'esteso excursus dedicato al compianto Ioan Petru Culianu, che il nostro autore conobbe studente all'Università per stranieri di Perugia. La fama ormai oscura di questo grande storico delle religioni rumeno è in parte legata al tragico assassinio in una latrina dell'Università di Chicago il 21 maggio del 1991.
Il Puletti nel tratteggiare la vicenda biografica di Culianu trascura purtroppo totalmente le vicende intellettuali italiane, che coinvolsero lo studioso rumeno in un dottorato di studi gnostici sotto la guida del prof. Ugo Bianchi, studi che ebbero compimento in un breve incarico presso l'Università Cattolica di Milano. Il nostro autore ricorda unicamente il periodo statunitense, periodo terminale che vide la pubblicazione dei Viaggi dell'anima, un'opera di sintesi, minore, in Italia pubblicata quasi istantaneamente da Mondadori, un libro attraverso il quale - come intravisto da Giovanni Casadio nel necrologio apparso in Religioni & Società (8 [1993]), - il Culianu intendeva proporsi alla platea "New Age" americana. Apparente digressione dagli intenti originari di acribico studioso di fenomeni storico-religiosi al crocevia tra eros, magia e gnosi antica, ma in logica sintonia con un progetto il cui fine era la creazione di un nuovo universo interiore, un nuovo paradigma psichico in grado, per iperboli, di modificare la realtà.
La percezione dell'"immaginazione creatrice" era già in Bergson, ma forse troppo pedantemente per essere afferrata in modo attivo. Lo stesso dicasi per Corbin, profondo fecondatore di Jung, in cui la cosiddetta "geografia immaginale" viene intuita ad un livello ancora troppo noetico ed intellettuale. In Culianu troviamo invece la concezione demiurgica delle idee gettate nel mondo quali germi virtuali in cui si articola il divenire: l'illusione guida l'uomo verso traguardi fittizi, le presunte acquisizioni del pensiero, le spiegazioni della "realtà" in definitiva dipendono da un "cambio di paradigma" scaturito da una creazione continua della mente: è l'esperienza dell'uni-totalità, in cui alla modificazione della parte corrisponde una trasmutazione del tutto. Un Culianu che il Puletti presenta come "illuminato" vittima dell'intollerante e sanguinaria polizia segreta rumena, la Securitate. A dire il vero, chi legge attentamente i numerosi saggi, articoli e racconti del grande storico delle religioni rumeno, intuisce come le cose non stiano proprio così. Che ci sia stato perlomeno un "percorso comune" tra Culianu e la Securitate è cosa che si può intravedere da numerosi dati di fatto, lo stesso Casadio - amico di Culianu - nel suo necrologio ipotizza una sorta di vendetta trasversale, un complotto ordito in accordo tra Securitate e frange estreme del neo-nazismo rumeno. Materiale interessante per la nostra ipotesi si può attingere inoltre da "Il corridore tibetano", un suggestivo racconto di Culianu incluso nella raccolta La collezione di smeraldi pubblicata in Italia per i tipi della Jaca Book (1989). Una vicenda che evoca in modo esotico e dissonante gli intrecci di un classico del genere spionistico, La talpa (= Tinker Tailor, Soldier, Spy) di John Le Carrè.
Il cosiddetto "diagramma di flusso" è uno degli strumenti grafici più elementari usati dall'intelligence di ogni paese per relazionare prove e fatti utili alle indagini. Non stupisce quindi trovare la stessa terminologia usata da Culianu per definire la logica combinatoria dei sistemi gnostici, una "sorta di albero a disgiunzioni binarie, molto simile ad un diagramma di flusso" (Puletti, p. 595). L'universo noetico degli gnostici interferirebbe con la storia in modo assai singolare e "attivo": un agglomerato di idee che si sviluppano in modo apparentemente autonomo, attraverso una combinatoria astratta in perenne interferenza con il divenire.
A ben riflettere qualcosa di simile è la presunta "illuminazione" lisergica: Timothy Leary, primo fantasmatico patrocinatore dell'LSD, intendeva diffondere la nuova droga come una sorta di eucaristico "pasto sacro", libagione per le masse al fine di accellerarne il processo di illuminazione. Non è un caso che lo scopritore dell'LSD sia Albert Hoffmann, un adepto del mondo estatico legato ad un altro gnostico eccellente, Ernst Jünger: l'idea infatti che sta dietro alla diffusione dell'eucarestia lisergica è quella di salvare gli gnostici physei sozomenoi, gli "eletti per natura": il pasto sacro, suscitando la palingenesi, salva i pochi già predestinati alla salvezza e danna i molti, provocando uno stato di totale oblivione nei più, soggiogati dall'illusione che diviene realtà. L'idea era già nello gnostico Basilide il quale descriveva, in seguito all'apokatastasis ed alla reintegrazione degli eletti alla fonte luminosa, il cosmo come un agglomerato di esseri depauperati della propria coscienza, sorta di automi ignari del bene dimorante nel mondo ipercosmico.
La liturgia lisergica, ora definita "enteogena" poiché suscita la divinità dallo "spazio interno" (un universo catatonico ben descritto da J.G. Ballard), richiama la vacuità del presente: plasticamente è simile all'iniziazione "rovesciata" del protagonista de La nona porta, un lungometraggio di Roman Polanski, dove ricerca dell'Abisso e conseguimento celestiale si confondono. Nell'opera dell'inquietante regista troviamo ancora strani riferimenti agli argomenti da noi trattati: ci viene da chiedere infatti quale sia la vera identità di quel mefistofelico editore di nome Balkan, nome che è un calco di Barcan, un potentissimo demone evocato in italiche sette gnostico-esoteriche, ma che fa presagire il gioco di parole con un importante e noto mecenate ed editore rumeno (residente in Italia), che Claudio Gatti ne il suo romanzo Il presagio ipotizza coinvolto nella fine di Culianu.
Il filone esoterico nella scomparsa di Culianu è il meno frequentato, ma forse il più tangibile, perlomeno in quel luogo di confine tra Servizi Segreti ed occultismo, cosa più che plausibile in una mentalità non "razionale": in questa prospettiva la filosofia appare come una vera e propria menzogna, il ghigno sofistico ridicolizzato da Aristofane nelle sue Nuvole. L'ultimo Kubrick di Eyes wide shut ha plasmato l'aurora di questa "gnosi infinita", un lungometraggio - perlomeno esteticamente - ispirato alla pornografia di Mario Salieri. L'universo eidetico gnostico si muove in siffatta prospettiva: una logica combinatoria totalmente assurda, percepita però dall'uomo come "ordinaria normalità", ed è proprio tale senso di sicurezza generalizzato che impedisce all'uomo comune di liberarsi.
In questo il Puletti non afferra lo stratagemma di Eco: il cinismo del grande semiologo appartiene ad una specie di "pedagogia rovesciata" che nel condannare e principalmente ridicolizzare il mondo dell'esoterismo in genere, contribuisce a modificare ed a creare una fittizia realtà. Con ciò assistiamo al nascere ed al continuo ricrearsi di una religiosità "New Age" di cui, come accennato, il Culianu si proponeva esegeta al pubblico statunitense. Una religiosità, sintesi sincretistica di luoghi comuni di cui il libro di Eco è infarcito. In questa sorta di pedagogia a rovescio si colloca anche l'opera inquisitoriale di uno storico delle religioni nostrano, Cristiano Grottanelli: abile manipolatore di fonti e testimonianze (spesso secondarie) ha contribuito in questi anni a dare maggiore credibilità a quel "mito nazi" presente più negli scaffali dell'editoria progressista che non nella genuinità dei fatti. Fascinazioni anch'esse parte di quella irrazionale combinazione di idee che vede il cosmo scisso in un dualismo insanabile. Prova è l'uso spregiativo e capillare del termine "manicheo" oggi consueto nelle tenzoni politiche, espediente linguistico che contribuisce a dare maggior "senso" alla vanità del presente. Forse sarà più proficuo rifugiarsi in un universo mitografico parallelo, separato dalla realtà: Lovecraft ne Il caso di Charles Dexter Ward ha intuito uno spiraglio di verità, l'estasi ha portato il solitario di Providence ad intuizioni affini se non analoghe a quelle degli gnostici antichi. Il Puletti affabula di Archontici (p. 421: nel testo leggo però Arconici!), non menzionando però l'idea - sostanzialmente "lovecraftiana" - della demonizzazione spazio-temporale e dell'esistenza nel cielo più vicino alla terra di Arconti affamati di anime umane. La psicofagia arcontica, cardine delle dottrine gnostico-gurdjieffiane, è oggi preda di lungometraggi come Dark City o Matrix, prova di quanto detto circa la "pedagogia rovesciata". Qualche idealista tedesco la chiamava "eterogenesi dei fini", ma era forse troppo ottimista.
Una cosa ancora è stata dimenticata in tutte queste congetture su Culianu: Furio Jesi, il temibile amico-nemico di Evola, di Kerenyi e di tanti altri, il cui ultimo romanzo pubblicato anni orsono postumo dalla Marietti, crea inquietanti enigmi sulla sua scomparsa. La velleità apologetica di Jesi forse nascondeva qualcosa, una paura ed una necessità di essere "ortodosso" ad ogni costo, l'elogio della Resistenza contro i regimi presunti "totalitari" che nulla ha da spartire con la storia della cultura, ma che rassicurava la menzogna sovversiva.
Ma dietro questa retorica da quattro soldi si cela l'"istante", dagli
gnostici ritenuto diabolico: l'orizzonte temporale finito che si dischiude
ad ogni possibile evento, nuova formulazione dell'antica heimarmene.
Evento che potrebbe dissolversi senza il conseguimento della palingenesia,
la "nuova creazione". Un rischio da correre per l'uomo di conoscenza!
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[Una presentazione dell'autore si trova nel numero 6 di Episteme.]
Via Paisiello, 76/B
10154 Torino
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(Il protagonista di Matrix, liberato dal suo contenitore, guarda
gli altri
esseri umani che "sognano" di vivere un'esistenza reale
attraverso immagini costruite dalle macchine.)