Un commento di Bruno d'Ausser Berrau

 

Sull'attuale numero di Episteme, nella postilla a "Una questione relativa alle origini della massoneria" (Episteme, N. 3), di Franco Baldini, leggo questo incipit:

<<In una breve nota pubblicata sul terzo numero di Episteme - intitolata Una questione relativa alle origini della Massoneria con uno scambio di idee sull'argomento con Bruno d'Ausser Berrau - ho formulato l'ipotesi di un collegamento tra il movimento culturale e poetico dell'Arcadia e la Massoneria moderna inglese delle origini. Collegamento non esclusivo perché è ben documentato che in questa istituzione confluirono numerose altre correnti dell'esoterismo occidentale: tuttavia prima d'ora Arcadia e Massoneria non erano mai state poste in relazione. Nonostante D'Ausser Berrau non ne fosse al corrente, le implicazioni esoteriche dell'Arcadia - da Sannazzaro a Cristina di Svezia - come ho documentato sono note e universalmente riconosciute dagli specialisti per cui non è il caso che io vi ritorni.>>

E, dal senso del riferimento alla mia persona, capisco che non ci siamo proprio intesi. Basta, infatti, un minimo d'informazione per ammettere le implicazioni esoteriche dell'Arcadia - in molti casi direi che esse siano proprio evidenti - così come lo sono gli interessi conformi di molti suoi membri.

Quello che io però intendo ribadire è che l'Arcadia, in quanto tale e sin dagli inizi, fosse soltanto una delle tante académies et sociétés savantes dell'epoca ossia, nello specifico, un'accademia romana. In seguito, grazie al notevole successo, ottenuto presso alcuni ambienti colti, insofferenti dell'asfittica atmosfera culturale della nazione, i quali, per la poesia italiana, <<mandata quasi a soqquadro dalla barbarie dell'ultimo secolo>>, vi scorsero un'occasione di riscossa, essa s'ampliò, nel raggiungere dimensione europea, in un vero e proprio movimento letterario.

Quello che però l'Arcadia non fu - ed è soltanto questo ciò che tengo ad affermare - è molto chiaro: non si trattava di un'organizzazione esoterica, cioè a dire, non era un gruppo con iniziazione, rituali ed una trasmissione ab immemorabili. La differenza è sostanziale, anche perché se - nonostante l'evidente costituzione ex novo - mi si volesse far presente che un ricollegamento alla remota, ininterrotta tradizione della poesia pastorale (antichità, medioevo ed età moderna) tuttavia esisteva, si potrebbe obiettare che, di bucolico, in quelle rime si trovava davvero ben poco, ma è anzi facile verificare come, in esse, la preferenza sia stata piuttosto rivolta alla lirica pindarica, a quella petrarchesca ed all'anacreontica.

Insomma, oltre alla siringa di Pan, al gianicolense Bosco Parrasio, la sceneggiata dei nomi ed un po' d'emblematica in tema, delle millenarie pastorellerie rimaneva proprio ben poco.

Naturalmente questo non scarta i probabilissimi rapporti con la Massoneria (organizzazione iniziatica) del tempo, e la sua eventuale influenza sui "fratelli". Fratelli che, d'altro canto, niente impediva fossero stati anche Arcadi. Questo vale sempre, sia per le società, sia per gli individui: chi s'occupa (anche) di tematiche esoteriche non necessariamente fornisce iniziazioni o ne ha ricevute. La mia non è una valutazione di merito ma una semplice constatazione.

In conclusione, si tratta di una differenza tecnica, che il Baldini, nonostante le notizie importanti da lui raccolte, ma a ragione dell'accenno polemico nei miei confronti, non sembra aver colto.

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[Una presentazione dell'autore si trova nel numero 1 di Episteme.]

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