L'arguta recensione di Alberto Bolognesi fa doverosamente il punto
su un fenomeno che sta diventando in effetti sempre più preoccupante
per chi ha cuore le sorti della "vera conoscenza" (la quale non può
che essere umile, ed ammettere tutto ciò che non sa, e forse non
saprà mai con certezza). Episteme si associa quindi senza
esitazioni alla denuncia dell'autore (che non è comunque coinvolto,
neppure parzialmente, nel presente commento).
Gli esempi di un tale malcostume vanno invero moltiplicandosi. Si va da Le Scienze (N. 418, giugno 2003, p. 55), in cui si trovano considerazioni come:
"Universi paralleli - Non è fantascienza: l'esistenza di altri universi è una conseguenza diretta delle osservazioni cosmologiche [...] Il più semplice e accreditato dei modelli cosmologici prevede che ognuno di noi abbia un gemello in una galassia che si trova a una distanza di circa 10 elevato alla 1028 metri da qui [...] In uno spazio infinito, anche gli eventi più improbabili devono avvenire, da qualche parte. Esistono quindi infiniti altri mondi abitati, e non solo uno ma infiniti fra essi ospitano persone che hanno il vostro stesso aspetto, nome e ricordi e che sperimentano tutte le possibili permutazioni delle vostre scelte di vita."
(e via su questo tono; si raccomandano naturalmente quel "circa", bontà dell'autore, e la dimostrazione che un siffatto scenario "esiste", da far impallidire le famose prove logico-filosofiche dell'esistenza di Dio - le quali fecero dire una volta, non rammento ora a chi, che da principio era un credente convinto, ma che aveva cominciato a nutrire qualche serio dubbio dopo aver studiato le più celebrate "dimostrazioni" ontologiche...),
per arrivare al gemello "minore" Focus, che ci tiene ovviamente a non rimanere fuori dal coro (N. 131, settembre 1003, pp. 32 e segg.):
"Al di là dell'universo - Ci sono forse immensi spazi vuoti, zone molto dense, bolle di 'falso vuoto' e perfino mondi identici al nostro - Un mondo identico al nostro? Potrebbe esserci, ma sarebbe lontanissimo [...] Un vuoto diverso dal nostro ci apparirebbe non come un vuoto ma come una materia durissima e impenetrabile. E, viceversa, per coloro che fossero dall'altra parte, il nostro vuoto sarebbe impenetrabile. [...] Secondo quest'ipotesi, il multiverso è nato da un vuoto primordiale freddissimo (allo zero assoluto) e totalmente privo di materia (a parte le fluttuazioni microscopiche), in cui il tempo non scorreva in una direzione precisa. Era così vuoto che anche le forze tra particelle erano inesistenti. etc."
(meravigliose, quelle forze "inesistenti" tra particelle dal canto loro necessariamente inesistenti perché si trattava di un vuoto tanto vuoto che più vuoto non si riesce a immaginare (e chissà come avrebbe potuto allora essere altro che "freddissimo", almeno secondo le concezioni correnti), a parte talune "fluttuazioni microscopiche" che vanno e vengono non si sa bene dove; e meraviglioso anche quel tempo che è incerto da quale parte scorrere; ma forse era un tempo ancora immaginario, o a un qualche imprecisato numero di dimensioni, stupidaggine per stupidaggine perché no? Comunque, rileviamo positivamente che si usa in maniera esplicita il termine ipotesi).
Cosa dire, di fronte a codeste costruzioni dell'umana fantasia, se non ricordare che il Signore quos vult perdere dementat, e che è avvilente pensare che alcune persone hanno messo in gioco la loro vita perché la "scienza", che stavano faticosamente edificando, contendendo il posto alla superstizione, si tramutasse poi in un siffatto gigantesco sciocchezzaio? Naturalmente, la scusa è sempre pronta (un po' come per i meteorologi, che da quando si sono affidati completamente all'elaborazione automatica incappano talvolta in clamorose cantonate relativamente alle previsioni a medio termine, ma hanno a disposizione i pretesti della complessità, e dell'effetto farfalla, concetti che fanno molto comodo peraltro pure ai loro colleghi economisti): in fondo, la scienza riproduce soltanto semplici "teorie", "modelli" utili o meno utili, da prendere in ogni caso con una certa dose di scetticismo e di umorismo, scusa che è però vanificata dalle continue allusioni a osservazioni, prove sperimentali, etc., le quali sottintendono che quanto appare sbalorditivo e incomprensibile al comune mortale non è tale per gli "specialisti", gli unici che non si smarriscono di fronte a un simile latinorum, e sono in grado di capire in modo esatto e completo. E' così anche sottinteso che da qualche parte essi esistono in carne ed ossa: ma dove precisamente, forse in un universo parallelo? Peccato infatti che quei comuni mortali che fanno sacrifici per far prendere una laurea scientifica ai figli non riescano neppure da questi (che non li hanno avuti a loro volta dai "professori") ad avere migliori chiarimenti. In effetti, difficile incontrare nella realtà un "esperto" che, sottoposto a stringente interrogatorio, mostri di sapere davvero di cosa si parla nel complesso ("fondamenti" compresi), appunto perché da specialista è specializzato solamente in un particolare aspetto della sua disciplina. Ricordo con una certa commozione un amico cosmologo, oggi scomparso, che mi confidava quanto fosse accademicamente confortevole la sua scienza: "Dopo tutto, chi può venire a rinfacciarmi che sbaglio, che la realtà non è così? Nessuno potrà mai andare tanto lontano a verificare sul posto, nessuno era presente nei primi istanti della nascita dell'universo".
Difficile è sopravvivere a questo continuo lavorio ai fianchi, non cadere nella tentazione di ammettere che siamo noi a non capire, perché non abbiamo "studiato" (sudato) abbastanza, e di tacere quindi per pudore, come nella famosa fiaba dei vestiti dell'imperatore. Raro imbattersi in persone quali il fisico Roberto Monti, autore di diversi articoli pubblicati da Episteme, che abbiano il fegato di sostenere apertamente e presuntuosamente (almeno così viene loro rinfacciato): "O sono stupido io o sono stupidi gli altri, io stupido non sono..." (l'ultima affermazione non è presunzione, ma soltanto "umanesimo" di stampo cartesiano, unito a un "principio di universalità" che descrive gli esseri umani sostanzialmente identici tra loro, salvo "peccati" della loro voluntas...).
Il bello è poi che gli stessi "scienziati" si preoccupano di combattere le irrazionalità dei "paranormalisti", i vari ben noti ed eterni (a quel che pare) deliri allucinatori di natura religiosa, etc. (essi appaiono sempre presenti, e con un ruolo rilevante, nel passato che conosciamo, ed è presumibile che forse sempre esisteranno), ma oggi sembrano addirittura "scientificamente" rafforzati grazie agli argomenti che i loro sostenitori più informati trovano nelle ultime speculazioni della scienza moderna. Un esempio eloquente ci viene offerto dalle seguenti righe (sorvoliamo per discrezione sulla fonte):
"Parapsicologia e medianità - [Tra le conquiste dell'ultima ora] c'è l'avvento del cosiddetto 'Paradigma olografico' su piuttosto solide basi scientifiche e sperimentali [...] Nel 1982 un gruppo di ricerca dell'Università di Parigi diretta dal fisico Alain Aspect, ha portato a termine un esperimento che potrebbe rivelarsi come il più importante del XX secolo. Esso ha infatti scoperto (ma l'idea era già nell'aria!) che, sottoponendo a certe condizioni delle particelle subatomiche come gli elettroni, esse siano in grado di comunicare istantaneamente tra di loro, indipendentemente dalla distanza che le separa, anche se si tratta di 10 miliardi di chilometri. E' come se ogni singola particella sapesse esattamente cosa stanno facendo tutte le altre. [...] David Bohm, noto fisico dell'Università di Londra, sosteneva che le scoperte di Aspect implicavano il fatto della non oggettività della realtà. A questo punto del ragionamento, l'Universo appare - anzi, sarebbe - una specie di 'fantasma', un ologramma gigantesco e molto dettagliato. [...] In base a questi fatti, Bohm si convinse che il motivo per cui le particelle subatomiche rimangono in contatto tra di loro, anche a grandissime distanze, sta nel fatto che la distanza che le separa è una illusione. [...] Sul piano del discorso scientifico la cosa naturalmente è più complessa, ma da questo primo approccio, per logica estensiva, discenderebbe che la realtà non esiste (sarebbe quindi la 'maya' delle credenze indù!) [...] che il mondo materiale è una pura illusione [...] Anche se, al momento, una parte degli scienziati non è d'accordo su tutto questo [Per fortuna! - nota della redazione di Episteme., si aspettano naturalmente libere elezioni, aperte possibilmente a "tutti", per decidere quale sia la "verità".], un'altra parte ne è rimasta entusiasta, fino a dire che esso è il più accurato modello di realtà finora raggiunto dalla scienza. [AHINOI!] In un Universo in cui le menti individuali sono dimostrate essere parti indivisibili di un ologramma, e dove tutto è infinitamente interconnesso, i cosiddetti 'stati modificati di coscienza' - punta di diamante delle recenti ricerche psi - potrebbero semplicemente essere il passaggio ad un livello olografico più elevato. etc."
In cauda venenum, dopo tanti apprezzamenti scientifici, per organizzazioni come il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale (che forse dovrebbe cominciare a controllare anche affermazioni quali quelle dianzi riportate su giornali "scientifici")! Esempi di una simile prosa si potrebbero naturalmente moltiplicare ad libitum, e il "male" non è nelle concezioni filosofiche che vi vengono esposte (o nelle pretese esperienze personali che vengono comunicate), bensì nel volersi appoggiare per la loro difesa al "prestigio" conquistato dai "fisici" (non certo dalle ultime generazioni, che si limitano a vivacchiare di rendita*), a evidenze sperimentali ottenute in laboratori superfinanziati (che qualcosa debbono pur raccontare al pubblico per giustificare i denari che ricevono), necessariamente poco o mal comprese, e all'autorità di "noti" scienziati (il più citato in siffatti contesti, non è difficile indovinarlo, è il "grande" Einstein).
Per ciò che riguarda la fisica dei viaggi nel tempo, dei buchi neri, della cancellazione immediata delle distanze (che ispira i salti nell'iperspazio di innumerevoli romanzi di fantascienza, di cui chi scrive è peraltro appassionato lettore e collezionista) ricordiamo il caro e compianto amico Stefan Marinov. Questo brillante ed eccentrico uomo di scienza, invece di esprimere un'opinione articolata se una tal cosa che gli si proponeva fosse o no possibile (e ci vengono alla mente tante recenti discussioni con nostri corrispondenti sul cronovisore di padre Ernetti), si limitava a dire: do it boy, do it!
Insomma, piuttosto che reclamare a gran voce che non si è responsabili
del modo in cui viene interpretata e utilizzata certa "divulgazione", sarebbe
più onesto riconoscere che i "deliri irrazionali" (quando non autentiche
truffe premeditate ai danni dei più bisognosi e indifesi) combattuti
lodevolmente da organizzazioni come il nominato CICAP [Nei
momenti in cui non fa opera di agiografia (non ce n'è bisogno per
coloro che sono impegnati, professionisti o dilettanti, nella ricerca di
"verità" sia pure assai parziali; l'unica sua conseguenza è
di consolidare un principio di autorità dal quale benefattori
come Cartesio avevano cercato di liberare l'umanità nel periodo
protomoderno),
o non si attesta su posizioni conservatrici di retroguardia],
possono essere talora delle prevedibilissime ricadute di una scienza divenuta
purtroppo a sua volta "irrazionale".
* Prevedendo che ci sia chi voglia obiettare a siffatta constatazione
portando sulla scena supertelefonini e supercomputer, supercollider e bombe
intelligenti, e simili gadget (non voglio ironizzare sui viaggi sulla Luna
che qualche tempo fa erano d'obbligo in tale genere di difese, ma che oggi
sono trascurati perché non se ne fanno più da un pezzo, o
su Shuttle che falliscono puntualmente), non potendo peraltro rinunciare
all'esperienza personale frutto di 40 anni di frequentazioni universitarie
(anche per corrispondenza, in Italia e all'estero), controbatterei che
delle due l'una: o i rapporti tra scienza e tecnologia non sono così
stretti come si sarebbe indotti a ritenere (tesi che è illustrata
in modo suggestivo in diverse opere di Giuseppe Sermonti), oppure che certi
sorprendenti progressi della tecnica abbiano una matrice diciamo ... extraterrestre!
E questo è proprio ciò che sostengono numerosi "ufologi",
ai quali si è sempre tentati di dare poco credito, o insinua sottilmente
"Strabone" nel presente numero di Episteme...
(Agosto 2003)
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Breve coda (novembre 2003).
Subito dopo aver pubblicato in rete il precedente commento alla recensione di Alberto Bolognesi, sono pervenuti alla redazione di Episteme diversi messaggi, dai quali ci piace estrarre, a futura memoria, alcune segnalazioni.
1 - Prima di tutto quella dell'iniziativa del Dott. Felice Masi, magistrato della Corte dei Conti a riposo, attuale direttore della rivista trimestrale La Ricerca psichica..., che ha proposto la fondazione di un CICAS, ovvero di un Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni della Scienza! <<Perché la cosiddetta "scienza" ci rifila ogni tanto una serie di asserzioni, che fa passare per vere; e noi ci crediamo perché le ha dette la "scienza", perché sono "scientifiche">>. Plaudiamo all'iniziativa, anche se da un punto di vista "filosofico" alquanto differente...
[E qui corre l'obbligo di una precisazione, simile a quella contenuta nella recensione al libro di Lucio Russo sulle maree: certo sano scetticismo nei confronti degli scienziati d'oggi (meglio parlare di uomini che non di "scienza") non implica necessariamente una tendenza ad apprezzare gli studi sul cosiddetto "paranormale". Essi sono ovviamente giustificati, così come è giustificata ogni umana curiosità, e l'esercizio della propria libertà di ricerca (bisogna ammettere che in effetti non si sa mai!), ma si tratta di una fenomenologia nella quale lo scrivente non si è mai imbattuto, né gli sembra che sia tanto "comune", o che le testimonianze relative ad essa, tenuto conto delle persone da cui di solito provengono, siano particolarmente degne di attenzione. Ciò motiva il suo attuale (ovvero fino a prova contraria) disinteresse, e conseguentemente quello di Episteme, verso l'intera tematica.]
2 - Poi, quella di un divertente gioco di parole, FANTASCIENZA O FINTA-SCIENZA?, un interrogativo proposto in alcune riflessioni di Corrado Malanga, vedi:
http://www.edicolaweb.net/edic009a.htm.
3 - Infine, la segnalazione di un articolo, reperibile presso la pagina web:
http://www.newmediaexplorer.org/sepp/2003/09/18/dutchman_predicts_scientific_revolution.htm,
dalla premessa del tutto condivisibile e attraente:
Dutchman predicts scientific revolution - Before twenty years we'll laugh at Einstein and the Big Bang.
[This article was published in a Dutch newspaper, the Groninger Gezinsbode, on the third of September 2003; Text: Hans Berens.]
<<Physics and astronomy took a wrong turn with Albert Einstein.
Also Newton was wrong with his ideas about gravity, that's how Eit Gaastra
(41) [Eit Gaastra studied at the Technical University of Delft in the eighties.]
is thinking. "Within twenty years we laugh at the Big Bang-theory, the
idea of a universe originating from a small point much smaller than an
atom, and also about black holes that would suck up everything."
"A paradigm shift within astronomy is at hand, like five hundred years
ago, when Copernicus argued that the Earth orbits the Sun instead of the
Sun orbiting the Earth as scientists thought at that time. After a paradigm
shift within astronomy a paradigm shift within physics will follow: Einstein's
relativity and Newtonian gravity will be left for theories that can explain
things in a better and more coherent way...">>
[Si ringraziano in modo particolare Josef Hasslberger e Luciana Petruccelli
per la gentile, costante e competente attenzione.]