[PAGINA IN COMPLETAMENTO]

 

 

1 - Un articolo tratto da:

http://www.diabolos.com/rubriche/scienza/approfondi/approfondi_9.htm

 

 

FUSIONE FREDDA

 

"Più della metà dell’energia che si usa nel mondo occidentale viene utilizzata per riscaldare l’acqua. Dalle applicazioni derivanti della fusione fredda si potrà produrre un generatore ad uso domestico, in grado di fornire energia termica bastante per le necessità di una famiglia. Più della metà dei problemi energetici potrebbero essere così risolti. Il secondo passo sarà, studiando sistemi gassosi, usare temperature più elevate, aumentare l’efficienza termodinamica e quindi fare anche elettricità". Lo sottolinea il fisico Giuliano Preparata dell’Università di Milano, responsabile del Laboratorio Leda, a margine del workshop tecnico sullo stato della ricerca in queste campo che si è tenuto al Centro Ricerche dell’Enea di Frascati.

Si riparla di fusione fredda dunque e se ne riparla già in termini applicativi.

L’ing. Roberto Andreani, vice direttore del Dipartimento Energia dell’Enea, responsabile della Divisione Fusione e membro del Comitato Tecnico della Comunità Europea per gli aspetti tecnologici della fusione calda, aggiunge: "Vedo la fusione fredda come una fonte di energia distribuita, si potrà pensare all’uso di piccoli apparati, di oggetti a dimensioni ridotte, ma di grande diffusione".

La fase sperimentale non è ancora conclusa, ma gli esperimenti condotti si sono dimostrati riproducibili in una percentuale molto alta: il 90 % dei casi.

E’ trascorso un decennio da quando Martin Fleischmann e Stanley Pons sottoposero alla comunità scientifica internazionale i risultati della loro scoperta e furono accolti con un misto di clamore e scetticismo.

In questi anni laboratori fra i più qualificati al mondo hanno portato avanti in silenzio studi puntigliosi, benché la ricerca in campo energetico sembri arrivata al minimo storico per un concomitanza di fattori che vanno dalla disponibilità e dal prezzo del petrolio - che si è stabilizzato dopo la guerra del Golfo - all’abbondanza di gas metano. Il problema di reperire fonti non inquinanti si pone per le generazioni di domani: uno dei protocolli della Conferenza di Kyoto sull’ambiente, chiede l’impegno nominale per la diminuzione delle emissioni di anidride carbonica del 8% entro il 2010, ma data la crescita dei consumi, si tratterà di un valore ben superiore. La fusione fredda potrebbe essere una delle risposte risolutive.

Esperimenti in questo campo sono oggi condotti dall’Enea ( Ente per le nuove tecnologie l’energia e l’Ambiente ) dall’ Infn (Istituto nazionale di Fisica Nucleare), dall’Istituto di Chimica dell’Università La Sapienza di Roma, dal Laboratorio di Elettrochimica del Cnr ( Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Padova, dall’Università di Milano, dello Stanford Research Institute, dall’Università della California e dell’Illinois, e nei Laboratori di Los Alamos. Un programma sulla fusione fredda è stato di recente varato dal Ministero dell’Industria del Giappone ed è portato avanti dal CEA, il Commissariato per l’Energia Atomica di Francia.

Gli esperimenti coinvolgono competenze diverse che vanno dai chimici ai fisici nucleari, ai fisici dello stato solido perché si tratta di ricerche fortemente interdisciplinari. Si lavora su celle elettrolitiche, della dimensione di una piccola pentola, con elettrodi di palladio - un metallo bianco della famiglia del platino che ha la qualità di assorbire grandi quantità di idrogeno - caricati con deuterio, un isotopo dell’idrogeno.

Risultati importanti in tal senso sono stati ottenuti proprio nei laboratori dell’Enea di Frascati. Sottolinea l’ing. Andreani "Ci sono alcuni fatti sperimentali che sono innegabili ed osservabili: caricando elettrodi di palladio con il deuterio ed alimentandoli elettricamente si estrae una quantità di potenza superiore a quella che si immette, c’è in altri termini un eccesso di calore. Per molti anni non si è riusciti a capire come e perché il fenomeno si verificasse e come potesse essere riproducibile. Se il fenomeno non è riproducibile non è studiabile. Adesso riteniamo di averlo capito. Quando si supera una certa soglia nel caricamento dell’elettrodo, cioè sono immessi un certo numero di atomi di deuterio per atomi di palladio, allora si ha la riproducibilità. Stiamo dimostrando con chiarezza che riproducibilità e caricamento sono due fatti correlati, ma ci manca ancora una statistica completa".

Le perplessità della comunità scientifica risiedevano nella scarsa riproducibilità del fenomeno, ma anche nella difficile evidenza del carattere nucleare della reazione, e l’obiezione più diffusa era che l'eccesso di calore prodotto, potrebbe essere spiegato in termini di fisica classica o essere frutto di errori di misurazione. "L'altra via che seguiamo — spiega l’ing. Andreani - è quella di provare la natura nucleare e non chimica del fenomeno. E’ per questo che stiamo verificando se c’è produzione di elio. L’elio sarebbe la firma della natura nucleare del fenomeno. Quando questa reazione avviene in un plasma, a temperature molto elevate - parliamo di fusione calda - l’elio si dissocia in trizio, protoni, neutroni e così via, nel caso della fusione fredda invece la reazione si arresta allo stadio iniziale e si ha la fusione di due atomi di deuterio che vanno a formare un atomo di elio con produzione di raggi gamma, questi raggi gamma poi verrebbero assorbiti nel reticolo del palladio stesso e costituirebbero l’eccesso di calore".

E’ una ricerca sperimentale a carattere energetico puntualizza ancora l’Ing. Andreani: "L’energia solare e un’energia da fusione. Il nostro obiettivo è quello di rendere disponibile questa fonte di energia. L’uomo ha usato il legno, il petrolio, il gas, l’energia nucleare, prima o poi dovrà usare la fusione perché, in ordine di disponibilità, è forse la più ricca fonte come quantità potenziale, quindi, in un’umanità che si va espandendo, in un mondo che sta sempre più sfruttando le sue risorse, dovrà entrare nei cicli evolutivi dell’uso dell’energia".

Gli esperimenti del Laboratorio di Frascati sono supervisionati dal prof. Scaramuzzi, uno dei pionieri della fusione fredda che spiega: "Vorrei fare un parallelo con quanto è successo con la superconduttività ad alta temperatura. Quando nel 1986 questa scoperta venne annunciata l’interesse scientifico e l’interesse applicativo erano grandissimi, ma oggi ho la sensazione che i risultati siano minori delle aspettative. Qui il problema invece è stato estremamente più complesso: ci è voluto tanto tempo per combattere questa bestia della non riproducibilità ed il nostro gruppo lo ha scelto proprio come tema specifico e mirato, anche se purtroppo siamo in pochi. Non siamo ancora arrivati ad una situazione di totale riproducibilità, ci vorranno uno o due anni, ma è importante che il mondo scientifico sia consapevole di questa realtà. C’è ancora troppo scetticismo anche fra i nostri colleghi, e troppo pochi sono i ricercatori a tempo pieno. Un maggior numero di persone impegnate in questa ricerca abbrevierebbe di molto il tempo necessario per avere tutti i dati necessari a capire il fenomeno nella sua complessità. Come sempre accade è un problema di finanziamenti".

Il fenomeno naturalmente ha anche un aspetto teorico di non poco rilievo. Il prof. Giuliano Preparata ne spiega l’importanza : "Io sono un fisico teorico, un fisico delle particelle e delle alte energie - racconta - e vorrei dire che sono stati proprio in miei studi nell’ambito della teoria quantistica dei campi a suscitare il mio interesse per la fusione fredda. Secondo me la visione generalmente accettata, quella che sta dentro ai libri di testo per intenderci, è lacunosa: oggi la fisica della materia condensata viene pensata come un grosso meccano elettrostatico, si usa una sola delle quattro equazioni di Maxwell, solo un pezzo della teoria dell’elettromagnetismo, come se atomi e molecole venissero tenuti assieme da viti e bulloni. La visione che esce invece da questi studi, è che dentro la materia condensata ci sono delle forti interazioni e pertanto sono valide e devono essere prese in considerazione anche le altre tre equazioni di Maxwell. Del resto sono quelle che sono state fondamentali per Marconi, che hanno reso possibili la radio e la televisione ".

 

(M.S.F.)

 

 

2 - Un mail recentemente ricevuto

 

 

Subject: saggio

Date: Tue, 14 Mar 2000 18:32:06 +0100

From: "Roberto Germano" <Roberto.Germano@na.infn.it>

To: <bartocci@dipmat.unipg.it>

 

Gentile prof.Bartocci,

 

sono un fisico della materia, lavoro con l'Istituto Nazionale per la Fisica

della Materia (INFM), ed intendo proporre alla Sua cortese attenzione un libro divulgativo sulla "Fusione Fredda" (cfr. Indice allegato). Sono

passati, infatti, 10 anni dal primo annuncio di quelle anomalie

sperimentali, così difficili da replicare, battezzate col nome di "Fusione

Fredda". Ma ora - ed io stesso me ne sono meravigliato quando l'ho

scoperto - la mole di lavoro di ricerca che con svariate tecniche corrobora l’esistenza effettiva di quelle anomalie è enorme. In più, sembra addirittura che si sia giunti al punto di svolta tra studio sperimentale di base ed applicazione (malgrado gli aspetti teorici non siano a tutti ben chiari): una società privata del Texas, fondata da un attempato chimico (inventore "free lance" consulente di moltissime aziende ed autore di oltre 150 brevetti), ha mostrato in varie sedi ufficiali una piccolissima cella elettrochimica (2.5 cm diam. x 10 cm lunghezza) che utilizza microsfere di Palladio-Nichel e sali di Litio disciolti in acqua "normale", cioè H2O (e non l' "acqua pesante" D2O). Questa cella sarebbe capace di generare, continuativamente e senza scorie o radiazioni nocive, 500 Watt con un input di soli 0.1 W. In più, è ormai da oltre un anno che quest’azienda sta

fornendo a svariati laboratori statunitensi delle celle elettrolitiche,

simili a quella citata, allo scopo di far compiere tutte le verifiche

sperimentali sul fenomeno.

Questa stessa azienda ha brevettato anche un metodo per deattivare Uranio e Torio tramite una tecnica elettrolitica. Un altro aspetto nuovo dei fenomeni della cosiddetta "Fusione Fredda" è, infatti, quello che si sta delineando come un ancora più "incredibile" effetto di "trasmutazione nucleare a debole energia" nel metallo che assorbe l’idrogeno (il catodo della cella elettrolitica, ad es.).

In Italia, intanto, ho avuto la fortuna di conoscere gli unici fisici

teorici che abbiano elaborato un modello della Fusione Fredda. Ciò li

conduce ad ottenere (nel loro laboratorio privato) la perfetta padronanza

del fenomeno… Ed ora, a Frascati, sta per partire un laboratorio nazionale congiunto tra loro, l'ENEA e l'INFN.

Intanto la massicia e ricca lobbie dei frustrati propugnatori della

"Fusione Calda", nonché quella dei fisici nucleari troppo legati al vecchio paradigma in cui "la Fusione Fredda è impossibile e basta" tacciono colpevolmente… I padroni dell'energia prodotta coi metodi standard tacciono o insabbiano: forse la Fusione Fredda non è centralizzabile! E per l'osservatore superficiale, anche se magari professore di Fisica, la Fusione Fredda è una c…..ata!

Ma negli U.S.A. tutto questo è già agli onori della cronaca.

In Giappone, intanto, la MITSUBISHI e la TOSHIBA hanno depositato brevetti in tale campo...

 

[omissis]

 

Roberto Germano

 

FUSIONE FREDDA

Moderna storia d'inquisizione e d'alchimia.

 

 

I N D I C E

 

Prefazione di Giuliano Preparata.

 

Premessa. La teoria e l'esperimento.

 

Introduzione.

 

Cap.I Nascita e infanzia della Fusione Fredda.

 

Cap.II Uno "zoo" di esperimenti.

  1. Calibrazione errata
  2. Errati calcoli relativi all'energia che le celle elettrolitiche aperte perdono in forma di gas D2 e O2
  3. Errori nel tener conto delle varie reazioni chimiche che avvengono nella cella elettrolitica.
  4. Rilascio di energia accumulata
  5. Errato calcolo dei processi di trasformazione di energia relativi alla corrente elettrica applicata

 

Cap.III Molti corpi del reato e possibili moventi.

Parte I : Molti corpi del reato

Parte II: Possibili moventi

 

Cap.IV Trasmutazioni nucleari a debole energia. Alchimia del 2000?

 

 

Cap.V CETI Inc. (USA): la Fusione Fredda commerciale.

 

Cap.VI La Q.E.D. Coerente: l'Italia all'avanguardia teorica.

 

Cap.VII Futuri possibili.

 

Appendice A: L'elettrolisi.

 

Appendice B: La Fusione Calda.

 

Appendice C: Brevetti.

 

Bibliografia ulteriore.

 

 

 

"La buona coscienza ha la cattiva coscienza come avvio - non come contrario: giacché ogni cosa buona una volta è stata nuova, e di conseguenza insolita, contro il costume, immorale, e come un verme ha roso la coscienza del suo fortunato scopritore".

(Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano, vol. II).

 

 

 

"Osservare o meno una cosa dipende dalla teoria che usi. E' la teoria che decide cosa può essere osservato".

(Albert Einstein).

 

 

 

"Non appena la macchina ha emesso qualche parola il Signor Segretario Perpetuo si precipita sull'impostore e gli serra la gola con mano di ferro. - Vedete bene! - Dice ai suoi colleghi.

Con sbalordimento di tutti, la macchina continua ad emettere suoni".

(Dal resoconto del collaudo del fonografo all'Accademia delle Scienze di Parigi).

 

 

"Multitudo non est sequenda".

(Agostino di Ippona)

 

 

3 -