APPENDICE
Le lettere di Vasco Ronchi mostrano come certi atteggiamenti siano probabilmente eterni, peculiari della natura umana, e del resto si tratta proprio di quanto in fondo aveva detto Croce, con le parole riportate nel Motto della home page.
Piace aggiungere alle precedenti due altre testimonianze dello stesso tenore. La prima, relativa al mondo della scienza, arriva allo scrivente del tutto a sorpresa: si tratta di una lettera, scritta da un noto fisico - con il quale c'era stato in passato qualche diverbio proprio sulle critiche portate alla teoria della relativita', lui sostenendo in quel caso il ruolo di "difensore d'ufficio" dell'ortodossia - a una corrispondente che mi ha fatto il favore di farmi conoscere questa rara "ammissione".
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February 28, 2000
Thank you very much for your letter of February 15, 2000,
about the reprints that I sent to you.
As you know, major scientific journals do not accept for
publication papers that disagree with Einstein's relativity theories
(special or general). Therefore I had to be very careful not to appear to
be overtly critical of Einstein's ideas in the four papers, copies of which
I sent to you.
An important common aspect of these papers is that they question
(albeit indirectly) Einstein's ideas of relativistic (kinematic) length
contraction and time dilation. The paper 1
shows that the alleged "proofs" of length contraction and time
dilation simply do not exist. The message in the paper 2
is more subtle. You will note that the paradox is
resolved without invoking length contraction of the moving capacitor
and without using relativistic expression for the density of the charge
residing on the capacitor. Quite obviously, the resolution of the paradox
that I have obtained in this paper could not be obtained if length
contractions and the associated effects were real physical phenomena.
The hidden message in paper 3 is similar to that in paper 2.
I believe that of the four papers, the last one
is the most important one. This paper shows that
relativistic length contraction (to which I intentionally refer, somewhat
incorrectly, as "Lorentz's contraction") is incompatible with relativistic
invariance of Maxwell's equations. In the paper I call Maxwell's
equations the "original Maxwell's equations," although there are, of
course, no other "Maxwell's equations." However, when (starting in
1997) I tried to have this paper published as a direct statement that the
length contraction could not be reconciled with the invariance of
Maxwell's equations, the paper and all its revisions were repeatedly
rejected by several American and European journals. Therefore, in the
version which was finally accepted for publication, I replaced
"Maxwell's equations" by "original Maxwell's equations" and presented
the question of the physical reality of relativistic length contraction as
a "dilemma," although I am convinced that the idea of the kinematic
length contraction (and the associated idea of the kinematic time
dilation) is sheer nonsense.
I think, it is now generally accepted that Einstein's derivations of
relativistic transformations published in his famous 1905 paper are
meaningless. Therefore the only possible justification of his special
relativity theory is that Maxwell's equations are invariant under
relativistic transformations as these transformations were interpreted by
him. Specifically, he interpreted Lorentz's coordinate transformation
formulas as relations signifying kinematic length contraction of moving
bodies, and of moving charge distributions in particular. But, as is
shown in my paper 4, Maxwell's equations are not invariant under transformations involving relativistically contracted charge distributions. Thus the paper actually shows that Einstein's special relativity theory has no meaningful theoretical support whatsoever.
Yours sincerely, ***
[Non posso che essere lieto di leggere le precedenti righe, anche se certe cose vengono purtroppo riconosciute solo "in privato"...]
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La seconda testimonianza riguarda il mondo degli intellettuali in generale, e proviene da Luigi Pintor (un articolo apparso in prima pagina su "il manifesto" del 9.4.2000, dal titolo "Genomi"). Lo spunto e' offerto dalle diffuse preoccupazioni per lo sviluppo incontrollato della ricerca in biologia, e delle sue applicazioni; dalle parole dello scrittore si desumerebbe che le posizioni che assumono solitamente gli scienziati siano dettate soprattutto da "interesse".
"Chiedo aiuto agli uomini di scienza neutrali, quale che sia il loro orientamento, purche' il loro pensiero e le loro competenze non siano dipendenti dallo stipendio o dagli affari e dai profitti delle corporazioni per cui lavorano.
Questa scoperta dei segreti piu' segreti della vita organica, della mappa del genoma e cioe' (suppongo) della natura unica e dei caratteri profondi di ogni individuo, non si puo' tradurre in volgare e riesce incomprensibile alla quasi totalita' dei viventi. Certo non posso chiedere aiuto ai mezzi di comunicazione di massa ne' agli intellettuali generici. Questi ultimi sono estinti, oppure cantori afoni delle magnifiche sorti e progressive del nostro tempo (sono sempre stati al servizio del principe ma almeno scrivevano l'Orlando furioso). Televisione e giornali, dal canto loro, brindano alle meraviglie della futura medicina e poi, cosi' tra le righe, ti dicono che tra un secolo queste scoperte potranno permettere di assoggettare gli uomini a un unico modello brevettato e di emarginare in partenza chi non ha il genoma in regola.
Il piccolo Leopardi Giacomo, che avra' il genio della poesia ma anche il gene della gobba, o sara' privato nel 2100 dell'uno e dell'altro o sara' relegato nel padiglione B, scala A. piano primo, reparto gobbi predestinati dell'ospedale civico di Recanati*.
Bili Clinton e Tony Blair hanno avuto l'audacia di dire in coppia siamese che una questione di questo genere non si puo' lasciarla nelle mani di uno scienziato pazzo o di un'azienda privata ma si sono pentiti in 24 ore per non turbare il mercato e le borse. Il prof. Veronesi richiama saggiamente i governi del mondo alle loro responsabilita' in materia di ricerca scientifica e sanitaria, ma non avra' l'ascolto che ha il prof. Modigliani sulla riforma delle pensioni. (E' come richiamare l'Europa alle sue responsabilita' nel Corno d'Africa: avete visto l'immagine televisiva di quel negretto scheletrico che ha solo grandi occhi e qualche osso e sembra un pupazzo di fantascienza?). Per la sinistra moderna, infine, il destino dell'uomo di oggi e di domani conta meno di un manifesto elettorale.
In fondo son cose che riguardano i nostri bisnipoti e buonanotte. Mi torna in mente il dott. Mengele, scienziato hitleriano pioniere della manipolazione genetica e della selezione razziale, che almeno non lo faceva per soldi, si sapeva quel che voleva, e si accontentava di sperimentare sugli ebrei non avendo il potere di farlo su tutto il genere umano".
[Cio' che e' stato appena detto ha evidentemente a che fare con quanto si lamenta a proposito della riforma in atto degli studi, non solo universitari - vedi i diversi punti A/i nella pagina dedicata all'Attualita' - piu' ispirata a valori pratico-economici che non etico-educativi. Si invita chi volesse mettere in pace la propria coscienza accettando l'opinione che certe "anacronistiche" opposizioni (che non cantano appunto le richiamate "magnifiche sorti e progressive") siano interpretabili semplicemente come una difesa di "interessi corporativi", e siano quindi a loro volta "viziate", a meditare sulla possibilita' che esse tentino invece un'ultima disperata difesa di una certa cultura e di certi valori - dietro i quali si possono certo schierare anche i portatori di particolari interessi di parte, ma del resto e' forse impossibile riscontrare un buon proposito nella storia che non sia stato contaminato dall'egoismo di chi agisce sempre e soltanto per il proprio tornaconto...]