SU UN PENSIERO DI BENEDETTO CROCE


Quando abbiamo iniziato il nostro studio "libero" di diverse questioni storico-scientifiche di grande rilevanza, quasi sempre al di fuori del nostro stretto (ristretto) ambito professionale (suscitando lo sconcerto di molti colleghi), abbiamo trovato ispirazione nelle seguenti parole di Benedetto Croce (che erano contenute in una lettera privata venuta nelle nostre mani):

"La maggior parte dei professori hanno definitivamente corredato il loro cervello come una casa nella quale si conti di passare comodamente tutto il resto della vita; da ogni minimo accenno di dubbio vi diventano nemici velenosissimi, presi da una folle paura di dover ripensare il già pensato e doversi mettere al lavoro. Per salvare dalla morte le loro idee preferiscono consacrarsi, essi, alla morte dell'intelletto".

Tali parole sono state in rete riprese da molti, sempre mancando però la citazione dell'esatta fonte di esse. Poiché in effetti la precedente affermazione consiste in una sorta di sintetizzazione dell'originale, ecco che ci pare finalmente venuto il tempo di fare chiarezza in proposito.


Umberto Bartocci, novembre 2019


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Un vivo ringraziamento al Prof. Antonio La Gioia, a Fiorenzo Zampieri (ricercatore privato, creatore del Circolo di PsicoBioFisica Amici di Marco Todeschini), alla Dott.ssa Paola Zenobi (della Biblioteca di Filosofia dell'Università di Roma 1)!


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L'affermazione è contenuta nel saggio "Scienza e Università", di Benedetto Croce (La Critica, 1906, 4, da p. 319), incluso successivamente in Cultura e vita morale. Intermezzi polemici (Laterza, Bari, 1914, seconda edizione raddoppiata 1926; ristampa: Laterza, Bari, 1955; ristampa: Bibliopolis, Napoli, 1993).


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Cultura e vita morale. Intermezzi polemici, 1914, p. 78.


E vi sono poi coloro, che hanno conquistato la loro «posizione scientifica», che hanno definitivamente arredato il loro cervello come una casa nella quale si conti passare comodamente tutto il resto della vita; e costoro, a ogni minimo accenno di dubbio e di discussione, vi fanno il viso dell'armi, vi diventano nemici velenosissimi: presi da una folle paura di dover ripensare il già pensato, di doverlo negare o correggere, di dover rimettersi al lavoro, e, insomma, vivere. Per salvare dalla morte i loro libri e le loro «conclusioni» (come se non fosse questo il destino naturale di tutti i libri e di tutte le conclusioni), preferiscono consacrarsi, essi, alla morte dell'intelletto.


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CHI VOLESSE LEGGERE L'INTERO BREVE SAGGIO DI CROCE, PUO' TROVARLO PER ESEMPIO QUI:


http://www.cartesio-episteme.net/benedetto-croce-scienza-e-universita.pdf


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