Scienza e Democrazia

 

Cara/o collega,

sto organizzando per la prossima primavera un convegno:

 

SCIENZA E DEMOCRAZIA

Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

Napoli, 20-21 aprile 2001

 

e le segnalo il sito dove potrà trovare informazioni sulle sue finalità e le modalità di partecipazione:

http://www.unibas.it/utenti/ogdc/scidem.html

Cordiali saluti,

(per il comitato organizzatore)

Marco Mamone Capria

 

Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli

Convegno internazionale

SCIENZA E DEMOCRAZIA - SCIENCE AND DEMOCRACY

 

Napoli, 20-21 aprile 2001

Comitato scientifico

F. Attena, E. Caccese, M. Mamone Capria

Collaborazione

C. Colacino

Segreteria:

Indirizzo: M. Mamone Capria, Dipartimento di Matematica - Università - 06123 Perugia

Tel.: 39.75.5855006

Fax: 39.75.5855024

Posta elettronica: mamone@ dipmat.unipg.it

Primo annuncio - settembre 2000

Il convegno si propone di riaprire la discussione su un tema la cui rilevanza per la vita - non solo intellettuale - di tutti è molto superiore all'impegno analitico e teorico speso attualmente su di esso.

La questione del controllo democratico sulla scienza, riproposta con vigore negli anni Settanta dall'epistemologo Paul K. Feyerabend, è oggi per lo più rimossa, in parte a causa di quasi automatiche associazioni con famigerati esempi di repressioni politiche della ricerca, come quelli legati ai casi Galileo e Lysenko. Sarebbe tuttavia difficile interpretare tali episodi in termini di abuso di potere da parte dell'opinione pubblica, la quale svolse in essi un ruolo, al massimo, di cassa di risonanza di decisioni e condanne avvenute 'a porte chiuse' nelle sedi usuali del potere (culturale e non).

Più recentemente, invece, nelle democrazie occidentali sono sorti movimenti di opinione - che si sono espressi attraverso iniziative di singoli e di gruppi, per lo più al di fuori dei canali della politica tradizionale - suscitati da vari tipi di preoccupazione per la salute, l'ambiente, e l'integrità della persona: ne hanno dato occasione l'introduzione di nuovi sistemi nella produzione energetica e agroalimentare; tecnologie ormai già entrate nella vita quotidiana (linee elettriche, telefonia mobile); la definizione a livello ufficiale di nuovi criteri scientifici di 'vita' e di 'morte'; l'assenza o l'insufficienza di riconoscimenti ufficiali per terapie mediche alternative ecc. Che il rapporto tra cittadini e scienziati - spesso ricoprenti il ruolo di 'esperti' e consiglieri di esponenti politici - non abbia ancora raggiunto un equilibrio che permetta un genuino dialogo è provato, da un lato, dai frequenti appelli degli 'esperti' affinché i cittadini si scrollino di dosso l'"analfabetismo scientifico" da cui sarebbero endemicamente afflitti, dall'altro dalla crescente sfiducia dei cittadini verso la comunità scientifica, sospettata di collusione con potenti interessi economici.

È evidente che il tentativo di eliminare alla radice il problema, riservando i dibattiti decisivi a cerchie privilegiate, e allestendo operazioni di propaganda per tutti gli altri, non potrà che allargare la frattura tra gli scienziati da un lato, e la società civile che ne sostiene l'attività professionale e garantisce loro un ruolo pubblico, dall'altro. È dunque importante approfondire i termini in cui si può creare uno spazio di reale confronto, lontano tanto dai rifiuti aprioristici (del resto piuttosto rari) che dai tentativi di indottrinamento (molto più frequenti). In quest'ultima categoria va senz'altro inserita, per esempio, l'identificazione, effettuata per screditare le critiche 'dal basso', tra rifiuto di certe tecnologie e rifiuto della tecnologia, o addirittura della scienza, in generale.

Ma per tentare di risolvere il problema del controllo democratico della ricerca scientifica, bisogna prima affrontare un problema che raramente è messo in connessione con esso, e cioè quello della politica interna delle comunità scientifiche. Che il sapere scientifico aspiri al rango di conoscenza priva di connotazioni politiche o ideologiche non impedisce che esso sia un sapere profondamente sociale, e cioè prodotto all'interno di collettività dotate di una propria struttura gerarchica, che valutano, premiano e puniscono i propri componenti, che esercitano varie forme di controllo sulle opinioni che si possono sostenere o anche solo discutere pubblicamente, ecc. Questa dimensione è stata a lungo ignorata da epistemologi e storici, ma una nuova generazione di studiosi, negli ultimi due decenni, ha cominciato a proporre interessanti ricostruzioni del contesto della ricerca scientifica, restituendo ad essa quel carattere di attività umana, sia pure con importanti peculiarità, che le trattazioni tradizionali tendevano sostanzialmente ad abolire. E come nel caso della politica degli stati, cosí la politica interna delle comunità scientifiche non può comprendersi al di fuori della loro 'politica estera', cioè del rapporto con la società in generale - istituzioni politiche, forze economiche, media ecc.; viceversa questo rapporto risente in misura notevole delle istanze interne delle comunità, prima fra tutte la necessità di supporto economico, per ricerche sempre più costose e con ricadute sociali quanto meno da discutere seriamente.

La scienza è quindi luogo di incontro, e a volte di scontro, tra richieste di rassicurazione e di risoluzione di problemi, da parte della società, e di aspirazioni di gruppo e di carriere individuali, da parte dei suoi praticanti. Perciò un'analisi corretta dei rapporti tra scienza e democrazia esige una molteplicità di punti di vista e di dati, e la confluenza di esperienze e competenze diverse.

Il convegno si propone di investigare appunto queste due aree tematiche nei loro vari aspetti, aprendosi sia alle elaborazioni teoriche che all'esame di casi concreti e documentati. Esso si articola in due giornate, organizzate secondo la seguente partizione:

 

I. LA DEMOCRAZIA NELLA SCIENZA (1a giornata)

- Sociologia delle comunità scientifiche

- La formazione dello scienziato tra metodologia e specialismo

- Comunicazione e ricezione dei risultati scientifici

- Le controversie nella scienza

- Il giudizio dei 'pari': progetti di ricerca, articoli, carriere

- Dissidenza ed emarginazione nella scienza

 

II. LA SCIENZA IN UNA DEMOCRAZIA (2a giornata)

- Pubblico e privato nel finanziamento della ricerca scientifica

- Applicazioni tecnologiche e consenso sociale

- 'Esperti' e 'laici' nei dibattiti pubblici

- Insegnamento, divulgazione, informazione

- La razionalità scientifica e i suoi critici

- Giudicare la scienza senza essere scienziati

 

Partecipazione

La partecipazione è libera. Si invita a mandare i contributi completi entro il 31 gennaio 2001, all'indirizzo riportato nell'intestazione, di circa 10-15 pagine in formato A4, 12 punti; è gradito l'invio (per posta elettronica o in dischetto) di un file corrispondente, compilato in Word per Windows o in qualsiasi altro programma traducibile in questo formato. Tutti i contributi accettati saranno messi a disposizione sul sito del convegno. Per questa ragione si invitano gli interessati che non possano garantire la propria presenza al convegno a spedire comunque il proprio contributo.

Dati i limiti di tempo, non tutti i contributi accettati potranno essere oggetto di relazioni orali. Ad ogni partecipante sarà comunicato entro un mese dall'arrivo se il proprio contributo è stato accettato, ed entro il 28 febbraio 2001 dell'eventuale inserimento nel programma delle relazioni orali.

Si prevede la pubblicazione in volume di una scelta degli interventi accettati.