ANCORA SUL NOME AMERICA...

 

Si ritiene al solito di far cosa utile a eventuali interessati riportando brani di una lunga recente discussione sul nome "America", originata dal lettore Massimo Cardellini di Foligno, che sentitamente si ringrazia, insieme alle altre persone successivamente citate. Questi invitava infatti a contattare direttamente Christopher Knight e Robert Lomas - noti autori di saggi certamente "discutibili"sotto il profilo del "rigore accademico", ma bisogna ammettere pure in qualche misura interessanti (fosse solo per gli argomenti trattati, di solito disdegnati da ricercatori che mirano a una "vita comoda") - in ordine per esempio all'affermazione contenuta nel loro libro "La chiave di Hiram" (p. 84, e poi ancora nel seguito):

- "I Mandei … sostenevano che il luogo [una terra idilliaca posta oltre l'oceano verso occidente] fosse contrassegnato da una stella, detta Merica ... Chris concepi' per la prima volta l'idea che potesse esserci un nesso non trascurabile tra Merica e America…".

(in effetti, se la notizia corrispondensse a verita', non ci vorrebbe poi particolare sforzo immaginativo per collegare le due cose!).

- - - - -

1

Da una lettera a Bruno d'Ausser Berrau:

...Passo adesso ad altro, pur rimanendo nel campo degli studi para-storici. Tra i libri interessanti di questo tipo, anche se non sfuggono alle "critiche" generali cui ti accennavo, ci sono quelli di Christopher Knight e Robert Lomas, "La chiave di Hiram" e "Il secondo Messia". Del primo mi sembra avevamo gia' parlato un'altra volta (e tu eri critico nei suoi confronti perche' di massoneria te ne intendi!), il secondo lo esaminero' un po' piu' da presso proprio in "Episteme" N. 4, a proposito del libro di Carlo Giacche' su chi potesse essere davvero stato "l'uomo della sindone". Volevo pero' attirare la tua attenzione, ancora una volta forse, sul seguente fatto: nella prima delle due opere citate si afferma (p. 84, e poi ancora nel seguito) che: "I Mandei … sostenevano che il luogo [una terra idilliaca posta oltre l'oceano verso occidente] fosse contrassegnato da una stella, detta Merica". E' chiaro che, se questo fosse inoppugnabilmente vero, TUTTI resterebbero convinti, ma gli autori non si sprecano a dare uno straccio di riferimento bibliografico, di citazione testuale, etc.. ... Quella che ci voleva e' la NUDA NOTIZIA su cui poggia tutta l'argomentazione, sulla verita' della quale ho peraltro molti dubbi, visto che non ne ho mai sentito parlare da nessuno, e certe cose non sono esclusiva dei nostri autori ... Certo, rimettono insieme le cose in un modo che e', anche letterariamente, interessante, ma dal punto di vista del progresso della conoscenza lasciamo stare… Comunque, SE NE SAI QUALCOSA DI PIU' FAMMI CORTESEMENTE SAPERE, questa mi sembra una cosa importante, e se ci fosse stata davvero una stella chiamata Merica nell'antica cultura orientale…

Risposta:

Il paradiso orientale (ma chi lo ha definito occidentale?) dei Mandei si chiama Mishunia Kushta (pron. mishnè kushta) che vuole dire "rapiti di verità". Niente a che vedere con Merica che è pura fantasia o, forse, estrema deformazione del vero (c'è la "m"!) per le solite dementi affabulazioni.

2

Da una lettera a un amico astrofilo, Maurizio Caselli:

...mi capita sovente di ricevere da miei lettori mails che si riferiscono ai libri di Christopher Knight e Robert Lomas, "La chiave di Hiram" e "Il secondo Messia" (pubblicati da noi da Mondadori). Nella prima delle due opere citate si afferma (p. 84, e poi ancora nel seguito) che [vedi punti precedenti]: ...

Tu sai qualcosa di piu' su tale questione? C'e' stata davvero una stella chiamata Merica nell'antica cultura orientale? ... Cosa pensi comunque dell'espressione "the star of the morning"? Si tratta forse di Venere? Se hai altri commenti che ti vengono in mente sarei lieto di conoscerli...

Risposta:

... "I Mandei . sostenevano che il luogo fosse contrassegnato da una stella, detta Merica". Il problema è tutto qui. La nostra cultura, probabilmente, se lo trascina dietro dalla favola che vorrebbe i 3, 5, o 7 Re Magi che fossero, guidati alla grotta di Gesù dall'apparizione in cielo di una stella Cometa. E se questo, al limite, può anche essere accettabile per un breve periodo di tempo, è cioè quello in cui un determinato astro (stella, pianeta, cometa o supernova), si rende visibile subito dopo il tramonto, o poco prima dell'alba, rispettivamente verso ovest o verso est, indicandomi una direzione seppur approssimativa, non è assolutamente valido per uno qualunque di questi oggetti osservati in un altro momento dell'anno e/o in un'altra ora della notte. Perchè la sfera celeste RUOTA, e se io mi metto a seguire la direzione di Marte appena lo vedo in cielo in queste sere d'estate più o meno in direzione sud-est e lo seguo fino al tramonto, più o meno all'orizzonte sud-ovest, ti rendi conto da solo che avrò percorso sulla Terra un bell'arco di cerchio che non mi porta da nessuna parte. O, meglio, dappertutto!

Che poi, ADESSO, Marte non si discosta molto dall'orizzonte sud, ma se seguissi che so, Vega, che mi passa allo zenit, comincerei ad andare verso est appena compare la sera, per poi fermarmi quando ce l'ho allo zenit e infine per tornare verso ovest quando se ne va a tramontare...un bello spostarsi per restare dove si è! Uffa! E' banale Astronomia Sferica nei confronti della quale ci sono sempre grosse incertezze, anche da parte di noi divulgatori. E' un terreno minato che non sempre il solo ragionamento riesce a chiarire, molto meglio sarebbe OSSERVARE, ma chi lo fa più? E poi con questo cielo illuminato!

Cosa che invece era una costante nelle culture delle antiche civiltà. I Mandei (che non conosco), riderebbero a crepapelle nel sentire che una stella indica una certa regione della terra, e non a torto ci considererebbero dei Barbari. "Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino" Unica vera e precisa indicazione celeste per trovare un luogo, peccato che si tratti dell'isola che non c'è!

Per quanto riguarda il nome non ho alcuna idea in proposito, degli atlanti che ho gli unici nomi che somigliano (che poi, come dici tu, a certi speculatori basterebbe iniziassero per 'm') sono Merak dell'Orsa maggiore e Mirach in Andromeda, questi dovrebbero essere nomi di origine araba. A tal proposito un testo, il più completo mi è stato detto, è: Kunitzsc, P; Smart, T.: Short guide to the star names and their derivations. (Otto Harrassowitz, Wiesbaden, 1986).

Riguardo al problema che sollevi nella seconda mail [sul riconoscimento e i nomi delle costellazioni, a quali periodi e culture potessero esser fatti risalire, se davvero si poteva notare uniformita' e coerenza tra diverse civilta' a questo proposito] esistono molti studi in proposito. Effettivamente si suppone che l'origine delle costellazioni possa essere comune, ed è interessante l'articolo di Archie E. Roy 'La celeste eredità di Atlantide' uscito su "l'Astronomia" 24 del 1983, del quale ho trovato un'altra traccia: 'The origin of the constellation' su "Vistas Astron.", 27, 171-197 (1984). Naturalmente l'articolo de "L'Astronomia" te lo fotocopio. Comunque l'autore sostiene, ricostruendo un percorso intuitivo, considerando la Latitudine il periodo storico e le motivazioni, che l'origine delle costellazioni a noi pervenute attraverso la civiltà Greca, sia da ascrivere alla scomparsa civiltà Minoica che prima dei Caldei aveva codificato il cielo per esigenze di navigazione nel mediterraneo. Questa civiltà è poi scomparsa a seguito dell'esplosione del vulcano di Thera, oggi Santorini, che ha probabilmente provocato uno Tshunami che ha flagellato le coste della vicina Creta. Ma qui siamo gia ad un'epoca considerata 'recente' intorno al 2300 aC. Più attuale l'ipotesi dell'Antropologo russo Alexander Gurshtein, di cui, come il precedente, trovo traccia in bibliografia, e pari ti riporto, su un testo della Unione Astrofili Italiani, scritto da G. Vanin. Alexander Gurshtein, 'On the origin of the zodiacal constellation' "Vistas Astron." 36, 171-190 (1993) e A. Gurshtein, 'Prehistory of zodiac dating: three strata of upper paleolithic constellation' "Vistas Astron." 39, 347-362 (1995). Articoli che naturalmente io non ho letto ma nei quali egli sostiene che l'origine delle costellazioni abbia avuto un momento principale circa nel 16.000 aC. ma che poi, dal sesto millennio aC. le costellazioni zodiacali, indispensabili per calcolare il trascorrere delle stagioni, abbiano avuto tre momenti successivi. Il primo nel 6° millennio aC. appunto, con il riconoscimento del Quartetto dei Gemelli. Infatti in quell'epoca il punto gamma, e quindi l'equinozio di primavera, cadeva nei Gemelli il solstizio d'estate nella Vergine, l'equinozio d'autunno nel Sagittario ed il solstizio d'inverno nei Pesci. La civiltà ed il luogo non sono ben chiari, egli ritiene che si tratti comunque di una civiltà di tradizione indoeuropea. A causa della precessione degli equinozi, che provoca lo slittamento di una costellazione ogni 2400 anni circa, successivamente fu necessario riconoscere altre costellazioni in cui il Sole veniva a trovarsi negli equinozi e nei solstizi. Nacque così il Quartetto del Toro, punto Gamma, Leone, Scorpione e Acquario. Il contesto scelto da Gurshtein è quello del vicino oriente nel 3000 aC. Infine nel 1200 aC. nacque il quartetto dell'Ariete, punto gamma, Cancro, Bilancia e Capricorno, egli sostiene introdotte dalla civiltà Mesopotamica.

Come vedi un po' tutto il 'mondo' è implicato in questa faccenda, e non stupisce che popoli diversi abbino stesse costellazioni, ma ci sono eccezioni, i Cinesi ad esempio, hanno, o avevano, un cielo del tutto irriconoscibile, una quantità di costellazioni incredibili e molto piccole, un po' come il pollo alle mandorle!

Su questo ho un'interessante articolo su "L'Astronomia" che parla del ritrovamento sul soffito di una tomba in Cina di un'accurata carta celeste che si ritiene essere la più antica in assoluto. Lo cerco e lo fotocopio.

Infine un paio di testi:

Giovanni Pettinato, "La scrittura celeste: la nascita dell'Astrologia in Mesopotamia" Oscar saggi Mondadori n°637 (1999)

Christopher Walker, a cura di, "L'Astronomia prima del Telescopio" Dedalo collana Storia e Civiltà n° 43 (1997) ...

3

Quello che segue e' il primo mail che inviai agli autori in parola.

To Christopher Knight and Robert Lomas

Dear Sirs,

in the everyday life I am a mathematician, but I have also written an amateurish book about Columbus and the discovery of America (unfortunately only in Italian, otherwise I would have sent it to you as an attachment, if you would have asked me to do so). Well, I see in your book "The Hiram Key" that you make reference to a star called MERICA, a name which would have been used, you say, by the MANDAEANS, in connection with their conception of "paradise".

Unfortunately, I do not find in the book any bibliographical reference to this piece of news, and I am very curious to know more about it, COULD YOU PLEASE HELP ME?

I finish just saying that a competent frend has informed me that the paradise of the Mandaeans was conceived to be at EAST, and not at WEST, and that it was called Mishunia Kushta (mishnè kushta), a name which has something to do with the TRUTH, and NOT with the name of a star. The only two stars which, as far as I know actually, have a name (presumably of arabian origin) which is similar to the one we are discussing, are MERAK (Ursa Major) and MIRACH (Andromeda), but I doubt that they could have any connection with the name America.

As a matter of fact, to prove the existence of the star Merica you are talking about would be very very interesting as far as the history of the discovery of the New World is concerned...

4

Christopher Knight rispose in effetti molto cortesemente, e sollecitamente, anche se era stato difficile ottenere un suo indirizzo e-mail. Ecco il suo commento, e la mia replica.

Subject: Mandaean stars

Date: Wed, 3 Oct 2001 15:46:04 +0100

From: "knight.research" <knight.research@tinyworld.co.uk>

To: <bartocci@dipmat.unipg.it>

Hi Umberto,

The reference we used was:

The Mandaeans of Iraq and Iran by e. S. Drowser. Publishers - Leiden (E.J.Brill) 1962.

The author connects Essene and Mandaean thinking and quotes a Mandaean friend of his:

"There is a star inhabited by men, the descendants of the Hidden Adam (Adam Kasia), but they aare semi-spiritual in nature, and not gross like ourselves. The star is called Merîkh, and is the star of the morning". Merîkh in English phonetically Merica with a soft 'a' ending and we speculated about a French speaking Templar may have referred to la Merica which would easily become America.

As to the direction, there seems to be different traditions with some refering to the north and some the west. Mshuni Kushta is another description which is certainly said to be in the north and said to be always like (sounds like the summer above the Artic cycle?).

I stress that this interpretation is speculative but it is more probable than the standard explanation.

Hope this helps.

Best Wishes,

Chris Knight

 

> Thank you very much for your kind and clear reply, if I will find something new about this argument I shall write to you again...

5

- La discussione ando' avanti "qui da noi", con il gia' citato BdAB, con Sabato Scala (vedi "Episteme" N. 4), e con alcuni altri, talora anche in modo indiretto. Eccone le parti piu' rilevanti-interessanti.

5.1 - ... il libro dei due inglesi non lo ho mai comprato perché, avendolo scorso in libreria, non mi è apparso valido ma scritto soltanto per impressionare e quindi vendere. Le mie informazioni sono sicure, quanto al lavoro del Drowser non lo conosco ancorché la Brill sia un'editrice serissima. Si tratta di verificare il testo oggi introvabile: però Merikh risulta sconosciuta ovunque. In ogni caso, t'allego qualcosa di mandaico per permetterti qualche verifica.

(BdAB)

5.2 - Home | Areas | Persian mythology | Search | Feedback

Adam Kasia

In Iranian mythology the soul of the first man, 'the hidden Adam'. Also called Adam Qadmaia ("the first Adam"). Among the Mandean (south Iraq and south-west Iran) it is the soul of every human. He shows many similarities with the Jewish Adam Kadmon.

Related information

Other names

Adam Qadmaia

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Source(s):

1.Encyclopedie van de Mythologie.

Mandaic Glossary

primary source E.S.Drower: The Mandaeans in Iran and Iraq. Clarendon Press, Oxford, 1937

Adam Kasia

the ultimate expression of Humanity perfected and spiritualized, a crowned and anointed king-priest who received the great teaching from the highest spirits so that he himself would become redemption for his kind, who in turn, are part of his body. Adam Kasia are a sort of Pre-creation Cosmic man and ideal for all the nasoreans to come.

Ahaba d Mania

The Giving of Garments. A form of Zidqa brikha for those who have died not wearing the ritual garment.

Andiruna

A ritual hut built for marriage rites and the consecration of a priest.

Anhura

Light.

Âsualia

- the elect priests. The preservers of the Nasorean tradition, which is the cornerstone of Mandeic religiousity.

Baptism

Baptism practised by the Mandaeans are not simply rituals of cleanliness or introduction into a brotherhood, it presents the initate with "herculian" tasks , fears of the elements and powers to be confronted, and an interior landscape of the myth of the redemptive journey to be explored and made acquiantance with . But this comes across, I imagine less, when first it is introduced in a modified manner , to newborn babies. I suppose one can be safe to say that the course of a Mandaeans life starts with baptism and ends with baptism. Seen through christian eyes the Mandaeans are not only anabaptist in terms of repeating, or propagating before all, the importance of adult baptism, but serially so - in the context of sickness, sorrow, distress, before and after marriage and "confirmation", for the women even more frequently in connection with the menstrual cycle, at the introduction into the elect , as well as among the priests at all occassions, at all holy days and so on. Basically, like the moslems can go into a mosque whenever he feels like praying, but are obliged to keep his observances five times a day - so too with the Mandaeans, should they find a priest willing to fill the role as baptist. The Mandaeans also baptise their dead, which may upset certain people, but this they do since they find it is needed for the Mandaean man or woman to receive blessing and benediction on their journey, as they are believed to be trapped in bodies as long as they are not sanctified in holy immersion in the waters of life.

Brihi

Fire-Saucer.

Burzina

Turban.

Butha

Petition, prayer, a section in the Book of Devotions.

Deywa

Daiwa, a div, an evil Spirit. (note the similarity to the Parthian Daeva.)

Drabsha

A banner, standard. Also a ray of light. (the name of the sacramental banners used at different mandaean rites).

Dukhrana

Mention, remembrance by mentioning.

Fatira

The round unleavened sacred bread at the ritual meals for the dead. Word means also departed.

Ganzibra

Head Priest.

Gdada

White cloth to insulate contamination or protect from contamination.

Ginza Rba

- the great treasure. The principal ritual text of the Mandaean religion. It contains prayers, hymns and invocations connected to the observation of the two main Mandaean rituals ; Baptism in the River Jordan (symbolising the unceasing stream of life throughout creation and in Man) and The Masiqta, a ritual of redemption and "raising up" especially celebrated in connection with death and dying.

Hallali

A ritually and racially pure Mandaean.

Hamra

Water in which white grapes or sultanas have been pressed out.

Hawan

Mortar.

Hirmiana

Ritual girdle.

Hshukha

Darkness.

Ingirtha

Letter, a message in portable form.

Jemali

A reed hut with a pent roof.

Kangana

A clary ring used as a stand or a seat.

Kaptha

Small ritual drinking bowl.

Klila

Wreath.

Kukh

Hut. (Arabic)

Kûsta

The litteral meaning of the word are truth, vow and oath, and is viewed as a principle of the Godhead bestowed on just men in way of salvation - and denotes also the ritual act of giving the right hand and raise the initates during the Masiqta rite - as well as the sealing of a promise, wherein are given the Aidid Quishta (Kusta) ; "the hand of honour".

Lofani, Laufa

Communion ; a ritual meal for the dead eaten by laymen.

Malka

King, spirit of Power.

Malwasha

The religious name of the Zodiac.

Mambuha

The sacramental drink drunk in connection with the Blessed Oblation, the Masiqta and the Masbuta rituals ; it can be A: sanctified river-water, or B: a wine of made of dates and white grapes, served in a bowl from which all celebrants drink from. Mambuha is always used in connection with the eating of Pihta , always after the ingestion of the sacramental meal.

Manda

The name given to a dwelling, especially to the cult-hut.

Mandaeans , Mandee

the name derives from the worship of Manda d Hiia , the Great Life - and are a descriptive term of the general populace of the mandaean communities ; another name used in arab countries are Subba or Subbi, which means one who "immerses" in Arabian.

Mandaic

- the language used by the Mandaeans. The proper oral language of the Mandaeans , and most probably shared by all of the semitic rootrace of the Sabians, are Arameic, an Eastern dialect of Hebrew - when "Mandaic" is used it denotes the written language used in all kinds of litterature and writing by the Mandaeans, since the written testimonies of ages past are central in terms of ritual, it is justifyable to call the language "Mandaic". The Mandaeans use a simplified yet complex language of ciphers which correspond to late Sumerian, which makes every kind of sense if we look at the area in which Mandeism thrived.

Mandelta

A triple betyl.

Margna

The Ritual Staff, made of olive-wood.

Masiqta

The Masiqta , or raising up are primarely celebrated for the service of the newly departed, and food are eaten in the name of the departed, and a priest takes his position in the participation of the rite. The most important role this ritual serve are to bestow upon the departed a spiritual garment, clean and eternal nourishment, lustration in the holy water of life and praises sung in his name to the great counsel of heaven, to which the dead soul are transported by the help of the Sun-boat. The ritual in overall resemble also the Shamanic practises of certain peoples all over the world, which reach back into the very birth of our civilisations. Masiqta is the Mandaean sacrament which is most resemblant of the Christian Mass, it involves anointment as well as the celebration of a certain sacramental meal which is symbolic to the distribution of the vitality and divinity of the Great Adam in his race, a saviour who primarely has his work through men and women, but most of all in the Elect priests - an observance and contemplation of being one with this great being, and it being one with oneself through the ingestion of the sacred foods. It baffeled me the first time I read the sections descriptive of the Masiqta in the Ginza ; here we have not only a ritual that are resemblant of the Christian obsevance of the Eucharist on the exterior, involving the distribution and ingestion of bread and wine , but also an interior - descriptive of the redemptive dimension of participation in the mysteries.

Misra

A furrow to shut out pollution and enclose purified areas.

Mshunia Kustha

The ideal and ethereal double of the Earth, from which man was deported.

Nasifa

Stole-like strip of white cloth or muslin, worn by the priests during ceremonies.

Nhura

Light.

Niara

Bowl, or dish.

Paisaq

Priest debarred from all priestly duties but that of performing marriage rites for women not virgin.

Pandama

The cloth which covers the lower part of the face during some parts of ritual, or at a funeral.

Panja

The five (days).

Parwanaia

The five intercalary days.

Pihta

sacramental meal eaten in connection with most, if not all, sacraments celebrated by the Mandaeans. It is very close in terms of symbolic meaning, to the host served at the Christian Eucharist. A distribution of holy suistenance from the Godhead itself, another corollary are the symbolic meaning of the hebrew "Manna" having come from heaven. It is a doughbread of some kind, unleavened and unsalted , passed over the open flame, used for the lustration and purification of other sacramental elements, and solemnly prayed over eight times before being given to the hearers, whereas the p riest eats before and after the hearers/participants.

Qania

Bottle for sacramental water.

Quintha

A clay box stand.

Qauqa

A terra-cotta cube for holding incense.

Rba , Rabai

elect priest, chief intator and the ordainer of new Mandaean priests. Holds the office known as rabuta.

Rahmia

Devotions, presribed preliminary ritual ablutions. Celebrated three times every day.

Rasta

The ritual dress, always white.

Ratna

Modern Mandaean colloquial dialect.

Rishama

The minor daily and preliminary ritual ablutions.

Ruha

The frailer, weaker and sensual part of man`s nature, it loves spectacles, phenomena, colour, song and the pleasures of the senses ; and are thus constantly in the grips of the worldly and darker powers. With the nisimta, the higher part of man`s being, it survives, according to Mandaean tradition, by the help of the death rites performed, and eventually unite and travels with it to the realms of light.

Sa

A roll or scroll fo bread used in ritual meals for the dead.

Sadra

Sacred Shirt.

Sarifa

Reed Hut.

Sharwala

drawers, leggings.

Shganda

Acolyte, servant (lit. "messenger")

Shwalia

Candidate for priesthood.

Skandola

Magical Signet-Ring.

Tabutha

The sacred food at ritual meals.

Tarmida

Priest.

Tura

Mountain.

'Uthra

A good Spirit.

Yalufa

A litterate person.

Yardna

Running water, river, a pool of flowing water.

Zrazta

A scroll on which a protective charm is written.

Zidqa brikha

A ritual meal for the dead.

Mandaean section

5.3 - ... ho parlato dei Mandei con [...] poiché essi e le loro credenze rientrano nelle sue competenze professionali; è andato anche a verificare sul dizionario di mandeo ma di Merîkh non ha trovato traccia. Mi ha detto inoltre che il testo citato esiste ed egli lo possiede in fotocopia ma l'autrice è Drower e non Drowser: un'ottima studiosa. Verificherà tutto. Pensa però che quello sia un riferimento minimo, presente (suppone) una sola volta nei documenti mandaici e che i due inglesi l'abbiano enfatizzato ben al di là della sua importanza contestuale. In ogni caso, mi farà sapere.

(BdAB)

5.4 - Caro professore,

siamo particolarmente fortunati: il libro è on-line!!!

In relazione alla supposta autrice le segnalo subito che il suo amico è in errore: Drower è la casa editrice e onn l'autore che, invece, risulta essere tale Hirmiz bar Anhar che, dal poco che vedo, raccoglie nel suo libro, una legenda. Non so se in versione integrale, ma, c'è integralmente, il brano citato dagli autori della Chiave di Hiram.

Eccole l'articolo:

http://www.geocities.com/mandaeanworld1/oral28.html

Dia anche una occhiata al sito che lo contiene, penso sia essenziale per verificare l'attendibilità della fonte:

http://www.geocities.com/mandaeanworld1/oral.html

Io ho inserito il bookmark sul sito che, mi pare, ricchissimo di spunti di riflessione anche per quanto riguarda il legame con l'essenismo.

Lo spedisco anche in copia nella presente per comodità di lettura:

(Sabato Scala)

#28 THE SIMURGH AND HIRMIZ SHAH

The Simurgh is a 'hidden' bird, her ways are mystery. She lives like a queen in the mountains, but every Sunday she likes to forth and visit sons of Adam--kings of the earth. When she approaches she is like a cloud, for she is big, and as soon as she is perceived coming in the sky, they play the big drum the women utter joy cries, and all are glad because of her coming. This was in the old time. Especially did the ruler to whom she made visit rejoice. Zal, Rustam, Kai Khosru, Sarhang, Afrasiab, all hoped that she might pay them a visit one Sunday, and used to sav, "O God! Let the Simurgh visit me." These were the days of the Pehlewan It happened one Sunday that the Simurgh came to visit Hirmiz Shah, who had prayed to his Lord that she might come, and had prepared a castle for her reception on a hill, which was set with trees and watered by clear rivers, and adorned with a garden. She alighted on this place, and when Hirmiz Shah saw her, he rejoiced greatly, and went to her saying, "Be welcome! God causes you to live! A thousand joy-cries for you (Elf halla bik).

In the lower room of the castle he had built for her --and from this room one looked out on the garden and upon a fountain--Hirmiz Shah had prepared a throne upon which the Simurgh could seat herself, so that she might rest and need not stand upon her two legs. It had a mattress covered with velvet, against which her breast might repose, and was like a nest in shape--her tail came out behind. The fountain of water was as clear as a lump of ice, and the water leapt straight up into the air white and pure, and spread out like a tree. Hirmiz sat before the bird, and, seeing that she gazed at the fountain, he looked at it, and saw in the water something, which resembled a being of light. The Simurgh knew that Hirmiz Shah had seen something When she turned away her head and did not gaze at the water, the appearance died away. The Simurgh aware that Hirmiz Shah was observing this, smiled and Hirmiz Shah smiled, too, far his heart felt rejoiced at that which he had seen.

Then the servants of the Shah brought fruits of the mountain country- peas, quinces, and apples, and set them before the Simurgh in baskets. She thanked him and began to eat of what he had offered her.

Said Hirmiz Shah, "I should like to kill a sheep and bring it to your honor, 50 that your honor may eat of it."

She smiled and replied, "l do not eat that which has breath I eat fruit only."

After she had eaten in the beautiful place which had been prepared for her, Hirmiz Shah said, "If your highness permits, I should like to show you how our women dance."

She answered, "As you please! Favour me!'

Now Hirmiz Shah had some maidens whom he had brought up from their earliest years. They were beautiful girls, intelligent, and carefully trained, and their voices were melodious and sweet. He sent for them and said, "I want you to dance and sing for the Simurgh."

They replied, "Gladly!" and musicians were brought who played on the pipes, which in Iran they call ambubi. If two or three musicians play on them in concert, the sound is delightful. Six pipers were brought who played with the utmost skill and sweetness. The girls began to dance. Lady! So well did they dance that you would have thought them made of a piece. If they turned, it was at the same instant. They bent together and rose together, and turned together; all exactly in unison, not one was behindhand. As the Simurgh witnessed their performance, she exclaimed, "How cleverly they dance!" and was delighted with them. When the girls had finished and were resting, she said to Hirmiz Shah, "I am extremely grateful to you for the pleasure and delight you have given me, and, in return, I will grant you your heart as wish!"

Hirmiz Shah was glad and said to himself, "God brought her here, and now I shall ask her the dearest wish of my heart!" To the Simurgh he said, "I only ask an answer to one question."

Replied the bird, "Speak! What is your wish?"

Said Hirmiz to her, "Simurgh the sons of Adam are nor persuaded of truth if they cannot see proofs with their eyes! We are children of Adam, and if nothing is revealed to our eve cannot speak with certainty about anything!"

She smiled, for she knew what Hirmiz was thinking and wishing.

Said Hirmiz, "We want to see the King of Light, with the melki and the 'uthri, so that our souls may receive certainty even in this world."

The Simurgh replied, "How do you know that I have knowledge enough to grant your request?"

Said Hirmiz, "When I saw you gazing at the fountain, I knew it, for when you turned your eyes upon the water, I saw a Being in it, a shape of light, crowned with light, in the water. Sometimes it was colored red, the color of flowers, at which my heart rejoiced. Sometimes it was yellow, but a yellow of great beauty, sometimes green, sometimes turquoise and exceedingly lovely, and sometimes blue like the robe of Ruha--a most beautiful blue. Sometimes it was black like a cloud, but even in the deepness of that black I could perceive a Shape, for my eyes were not dazzled by light. I saw this when you gazed at the water, and I was persuaded that you have knowledge, and that nothing can be hidden from you."

The bird, the Simurgh laughed and said, "Aferim! Bravo! You have understood! I have visited many kings, but never before have I seen one as intelligent as yourself!"

Said Hirmiz, "I ask you for this boon, that we may see the King of Light, with the melki and the 'uthri, so that seeing, our hearts may believe, and rejoice and rest!"

Answered the Simurgh "Later on I will show you!" Hirmiz Shah was delighted and said to the dancing girls, "I will give you money! I will give you all the money in my treasury!"

The dancing girls were overjoyed and said to him, "We will bring our birds to dance before the Simurgh." For the girls had birds which they had trained from nestlings to dance together as if they were human. They brought the birds, which were white, sky-blue, red, and other colors, and the birds stood in a row, one beside the other as their mistresses had trained them. The pipers began to play the pipes, the girls began to dance, and the birds struck their wings together in unison, like a drum, taq-taq-taq! It was very pretty.

The Simurgh was astonished at the training of these birds and the cleverness with which they struck their wings together in unison, and, indeed, it was a strange thing.

Thus the night passed in pleasant amusement of this kind, in dancing and eating fruit and conversation: the Pehlewan and nobles and other guests sitting together with the Shah and his guest.

At last the morning star, Ubreyha-her other name is Merikh-appeared in the sky. When she appears, the nomads go to milk their cattle, for she is seen shortly before dawn. The Simurgh when she saw the star said to the Shah, "The time has come, and I will now show you melki, and permit you to hear their voices and their incantations (lit. how they read). You shall see how they appear." She ordered two small bowls to be brought, and in the middle of each bowl was a small receptacle. She caused a thread to be passed through the receptacle of each bowl, and secured in the middle. Then the Simurgh put one bowl to her ear, and told Hirmiz to put the other to his ear and she rose and gazed at the fountain.

Hirmiz looked, and, behold! seven personages appeared in the midst of the water, each of his own kind color and shape. When they conversed with each other, their colors intermingled, and the play of color was exceedingly beautiful. Their voices, like a melody in sound, chanted,

Ya tali Ziwa (O rays of Light) Sharaghi Ziwa (Lamps of Light)

Hirmiz Shah gazed and was amazed and cried, "Can there be those in the world who deny the existence of spirits?"

After Ubreyha had gone, the moon appeared, and Hirmiz, looking, beheld one sitting in the water who had seven heads. Voices came from these seven heads, and they were very lovely and melodious. The seven-headed Personage sat thus--(the narrator sat upright with his hands on his knees).

Then the sun appeared in the east, and the Simurgh began to smile and Hirmiz rejoiced, saying to himself, "Now I shall behold that which is the best of all!"

The bowl was at his ear and the other bowl was at the ear of the Simurgh. As she gazed at the water, he gazed also, and he heard and perceived rounds, voices of great beauty and music like the rounds of flutes, a music far better than anything he had ever heard before. He thought he saw in the midst of the water a woman of such beauty and sweetness that he was entranced and exclaimed,

Aka hei (Aka hiia) (There is Life)

Aka marwy (Aka marai) (There is my Lord)

Aka Manda t Heil (Aka Manda d Hiia0 (There is life Incarnate)

So great was his joy that his understanding almost flew from him, and be cried, "Greater than this surely does not exist!"

But the Simurgh said to him, "Simat Hei (Simat Hiia, Treasurer of Life) is great indeed! She is the Mother of all Life, the mother of all. All life in this world proceeds from her. The birds when they twitter, utter her praises; the fishes praise the Mother of All Life and are her dervishes; cocks chant at dawn in her praise, and delight when she appears. Bulbuls, doves, sparrows, and all birds utter their joy at her presence!"

Said Hirmiz Shah, "l cannot confess or admit that there can be greater than this She. It would be difficult for me to do so."

The Simurgh laughed. But Hirmiz Shah said, "Yet I wish to see further"

She replied, "You shall see further"

The sun turned, and arrived at the North Star. Then the Simurgh prostrate herself, and began to pray, saying:

"Then, from the Life (I ask) your mercy, your healing power, your radiance, your compassion, yours, Great First Life! Forgive me, make me whole, awake me, have compassion on this my soul, mine, Nimrus Zaina, for whom this prayer which I have prayed and these devotions shall bring forgiveness of my sins. When the bird uttered the name 'Nimrus Zaina', Hirmiz Shah understood that she was none other than Ruha herself for Nimrus Zaina is one of the names of Ruha. And he fell before her, crying, "l crave your protection and that of your son"

But she said to him, "Behold, I have more things to show you!"

After he had prostrated himself, he arose and saw a King of great Brilliance, all of light, surrounded by many 'uthri and melki. He who was I their midst was so dazzling to the sight that Hirmiz could not gaze upon him, but cast down his eyes.

Said the Simurgh, "You have seen Melka d Anhura the King of Light, Melka Ziwa, the Radiant Lord. The likeness of Simat Hei appears in the sun, but none can gaze upon her, none. Only I can show you--it"

And from that time, Hirmiz Shah abandoned all things (jazz) and left the world and went into the wilderness and became a darwish.

(When commenting upon this tale, I said to the narrator, Hirmiz bar Anhar, "In your story the planets and Ruha are honored, and yet the Ginza Rabba says that they are the portion of darkness."

The old man replied, "Lady, the enmity between Ruha and her children and the world of light does not exist in reality. Between the Darkness and the Light there in no enmity, because both are the creations of One and the Same. The enmity that you read is the creation of priests, and those who wrote the ginzi (treasures, holy books). Why should there be enmity between us and the powers of darkness or powers of darkness and those of the light? There is only love! Love holds all things together so that they form a whole)

The Mandaeans of Iraq and Iran By E.S. Drower Clarendon Press,

Oxford,1937 (Reprint Leiden:E.J. Brill 1962) pages 393-399

Narrator: Hirmiz bar Anhar

5.5 - ... Vengo dunque a Merikh. L'unico riscontro significativo che mi pare se ne possa trarre è nell'ebraico MoRIaH ovvero il nome del luogo dove avrebbe dovuto essere sacrificato Isacco (Gen. 22.2) e poi diventato la sede (un monte, cfr. 2Cr. 3.1) del Tempio. Altrimenti, la radice MRQ ha il senso di scour, polish: forzando un po' non siamo lontani dalla lucentezza di un corpo celeste e quindi può essere per quello che, in mandeo, è saltato fuori quel nome. Fammi però ricordare: tu vorresti dire che l'America è stata chiamata così perché, attraverso gli Esseni e poi i Templari, Colombo (o chi per lui perché il "battesimo" è avvenuto dopo) avrebbe voluto dare ad essa un nome da "terra promessa", insomma una seconda Moriah, pertanto, in definitiva, una riproposizione del Tempio. C'è però da osservare che, nell'area, i Mandei sono una setta molto marginale e le loro radici non risalgono agli Esseni e poi quel termine (Merikh) - se ho ben capito - appare una sola volta o giù di lì: davvero un po' poco per costruirci sopra tanti castelli. E se comunque così fosse perché non chiamarla semplicemente Moria come il colle del Tempio era detto nelle lingue latine? Ma forse ricordo male le connessioni e tu vuoi dire anche altro: fammi sapere.

(BdAB)

5.6 - ...le mie ipotesi sono tutte molto sul vago, soprattutto perché tra Moriah, più precisamente, detta con l'articolo ha-Moriah, e l'America, una qualche assonanza c'è anche se non sono proprio la stessa cosa. Questa supposizione ha però il vantaggio d'essere significativa (in una certa prospettiva: i Templari, il possibile ebraismo del Nostro…) mentre, tirare fuori i Mandei e la denominazione (apparsa, sembra, una sola volta) di una "loro" stella peregrina con tutta la vicenda….appunto: <<che ci azzecca?>>

(BdAB)

5.7 - ... come ti avevo detto, avevo richiesto anche a [...], che è un iranologo, maggiori informazioni su Merikh; la risposta è la seguente:

<<… la vocalizzazione in e non esiste in mandaico , l'originale non è quindi Merikh ma Marikh che, nell'astrologia mandaica, è un epiteto di Nerig/Marte: la cosa si spiega con il prefisso mar- il quale, nelle lingue semitiche, designa il signore, sia in senso uranico, sia legato al valore personale. Si parla così di Mar Mani per indicare il maestro Mani; non stupisce quindi che un appellativo di Nerig sia a base mar: nella demonologia planetaria mandaica esso, infatti, riveste il ruolo di signore della guerra….>>

Per mio conto posso aggiungere che, se ben ricordo, pel clero maronita, s'usa - come da noi il Don - il trattamento con Mar.

A questo punto l'ipotesi dei due inglesi mi sembra non abbia più ragione di sussistere, resta quella mia considerazione su ha-Moriah della quale sta a te decidere cosa fare…io sono perplesso.

(BdAB)

5.8 - ... avendo letto che qualcuno voleva Amerigo (s'intende il Vespucci) essere un nome inventato ovvero che esso fosse la speciosa deformazione di un autentico Alberigo, mi sono, ancora una volta, interessato a questa strana storia del nome dell'America. Intanto è necessario affermare che Amerigo, nelle forme latinizzate di Heimericus, Aimericus, Amerigus è un nome personale documentato in Italia sin dal X sec. e, quindi, autentico. La derivazione è germanica e, quasi senz'altro, franca se non, addirittura, ostrogota. L'originale doveva essere un Haimeric o Haimirich che è un composto formato da heimi-, patria e –rikia, potente, quindi signore: il senso è evidentemente regale o comunque quello di dux. Pare poi che, del Vespucci, sia stato trovato anche il certificato di battesimo, pertanto, sulla realtà del suo nome, non ci dovrebbero essere dubbi. La possibilità quindi che il toponimo derivi da lui, da un punto di vista linguistico, non presenta difficoltà.

Dell'eventualità ebraica, dalla forma ha-Moriah, ti ho già scritto in Ottobre. Non avevo però pensato che il nome potesse provenire da qualche dizione indigena ed allora, considerato come tra le due rive dell'Atlantico, dovesse sussistere, stante Platone (la misteriosa epeira ges), una qualche parentela, perché non cercare un possibile riscontro dalla parte celtica? Non avevi mai pensato all'Armorica (*)? Tanto più che la leggenda di Dahut il Rosso e del Re di Ys, mette in scena, con quest'ultima mitica città britannica, la storia così atlantidea di un dominio che viene inghiottito dalle acque. Non solo incontriamo un po' dappertutto in Europa, in quelli che erano gli amplissimi insediamenti celtici dell'età del bronzo, il suddetto ys sempre connesso all'acqua (l'Isère in Francia, l'Isarco in Italia, l'Isar in Baviera, l'Yser nelle Fiandre e l'Iser in Boemia e mi fermo qui perché potrei continuare**) ma, in celtico, Armorica viene da Aremori: are-, davanti +-mori, mare. Lo stesso procedimento che, in slavo, ha dato nome alla Pomerania: Pomor; po-, davanti + -mor, mare. In tedesco Pommer. Si tratta insomma di una terra identificata dal suo fare fronte ad un mare. Parimenti notevole è il dravidico armorika, ar-mor-ika, ciò che rimane di una terra sommersa dalle acque. I dravidi sono le popolazioni dell'India meridionale e dello Sri Lanka. Essi costituiscono la popolazione originaria del sub-continente e quindi potrebbero essere un "prolungamento" orientale della stessa civiltà antidiluviana. Prolungamento sul quale, nel secondo millennio prima della nostra era, si sovrapposero gli indoeuropei.

Siccome con America, inizialmente, s'indicavano le terre dell'America meridionale ed in particolare il Brasile, sarebbe interessante fare un'indagine nell'area per verificare se c'è un riscontro al possibile imprestito da una qualche lingua indigena.

(*) Cesare (DBG. 5.33; 7.75 e ss.) chiamava così le terre tra la foce della Loira e la Senna (attuali Bretagna e Normandia) ma Plinio (NH, 4.105) scriveva che, in antico, si chiamava così anche l'Aquitania, dimostrando che il senso del nome era eminentemente generico e sempre inteso a designare una terra litoranea.

(**) Cfr. il skr. isnati, mette in movimento. Da una supposta rad. i.e. iseros, impetuoso.

(BdAB)

5.9 - Mia risposta:

... Sulla questione del nome America, io non voglio sostenere proprio nulla, non sostengo interpretazioni diverse da quella "corrente", semmai mi chiedo come mai una denominazione tanto storicamente infondata, almeno a giudicare dalle ragioni apertamente addotte a suo sostegno, si affermo' in modo tanto universale, e rapido - ma in effetti poi soltanto in "certi" paesi, anche questo e' da tenere in giusto conto! Non dimenticare che l'ipotesi che possa esserci una connessione tra il termine mandeo e il nome assegnato a "Nuovo Mondo" e' di Knight e Lomas, e che io volevo soltanto verificare l'attendibilita' di quello che essi sostenevano ... Grazie comunque per le interessanti osservazioni, che peraltro mi si ricollegano nella mente a quanto aveva scritto Giorgio Galli nella prefazione al mio libro colombiano (li' lui parlava di MO URU, AMERU, e perfino di AMOREI). Del resto, non ritengo personalmente che sia necessario cercare tanto in profondita', quando l'origine del nome America "appare" del tutto chiara nelle stesse parole del "responsabile". Non c'e' dubbio alcuno che Waldseemuller nel 1507 riconducesse tale denominazione ad Americum Vesputium. Forse si sbagliava, il nome al Nuovo Mondo gia' era stato dato, e lui credeva che fosse a causa di Amerigo? O forse mentiva, copriva qualche segreto, al solito modo "esoterico"? Puo' darsi, ma allora bisognerebbe dire bene in quali ambienti girava questo nome, perche' le sue origini sarebbero state "segrete", al punto che nessuno sembra ci abbia lasciato informazioni, o obiezioni, in proposito, etc.. Per quanto riguarda il Vespucci, dei dubbi a cui accenni abbiamo gia' parlato, a quel che mi ricordo, e ti confermo che l'origine e' in Stefan Zweig, "Amerigo - Recit d'une erreur historique". In effetti, mentre Amerigho si legge benissimo in una lettera autografa di Vespucci (30.12.1492, conservata presso l'Archivio Gonzaga, a Mantova), e Amerigho compare pure, e ben due volte, nell'atto di battesimo che anche tu ricordi (18.3.1453, stile fiorentino, in realta' 1454, Opera del Duomo di Firenze: Amerigho Matteo di ser Nastagio di ser Amerigho Vespucci, che era quindi anche il nome del nonno del nostro), e' certo che il "Mundus Novus", che si ritiene fosse la fonte di ispirazione e di ammirazione del Waldseemuller, si apre con le parole: "Albericus Vespucius Larentio Petri de medicis salutem plurimam dicit". Come dire, che qualche problema c'e', ma non lo direi insormontabile. Piu' che capire cosa pensasse il Waldseemuller, che peraltro poi si persuase del suo "errore", e ritratto' (almeno mi sembra di ricordare) c'e' soprattutto da chiedersi come mai l'uso del termine da lui proposto fu accettato, e si diffuse, cosi' tanto. Io per me non ho dubbio a ritenere che fosse per le maggiori riconosciute connessioni tra il Vespucci e i Medici (ecco le societa' segrete!), che non tra Colombo e i Medici, connessioni che pure c'erano state, ma meno palesi. Colombo poi era ormai diventato un "simbolo" di Roma, e tanto bastava per cancellarlo, se mi permetti il termine, ai tuoi proto-fratelli, impegnati in una lotta politica, i cui esiti saranno sempre piu' chiari mano mano che si procede nella storia...