"E il diavolo, menatolo in alto, gli mostro' in un attimo tutti i regni del mondo e gli disse: Ti daro' tutta quanta questa potenza e la gloria di questi regni; perche' essa m'e' stata data, e la do' a chi voglio." (Luca 4:5-6).
"1. Io fui e sono esistente e restero' fino alla fine col mio dominio sopra le creature e colla mia direzione delle imprese e degli affari di tutti coloro che stanno sotto il mio dominio."
(Dal I Capitolo del "Libro delle Rivelazioni", testo sacro Yezida)
(da mapipro@tin.it – vedi pagina Links, N. 28)
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[Mi e' capitato recentemente di ricevere la seguente "esternazione", che mi e' parsa meritoria di un commento, almeno per la parte che riguarda la moderna "economolatria"]
Cicap e ciarlatani.
Mi sono procurato una copia della rivista "scienza e paraculaggine" del cicap e l'ho letta d'un fiato: non ci si mette molto, visto che dicono sempre le stesse cose. Secondo questi signori illuminati, i medici omeopatici sarebbero ciarlatani, al pari del mago di Arcella. E sapete perché??? Perché le "percentuali di successo" vantate dalla medicina omeopatica non sarebbero sufficientemente "significative"!!!!!! Bene, è vero, sono ciarlatani (i medici omeopatici) e scemi (chi ci crede)......Esattamente come quei ciarlatani degli economisti e quegli scemi che credono loro. Lo sapete voi qual è la percentuale di successo che può vantare una previsione fatta da un economista??? Più o meno del 50% su un evento che prevede due possibilità, quindi esattamente come gettare una moneta e fare testa o croce o come andare dal mago di Arcella. Eppure gli illuminati del cicap non mettono in dubbio che l'economia sia una "scienza"!!! E tutti si prostrano di fronte all'autorità degli economisti, che la fanno da padroni, quotidianamente, nei telegiornali: al tiggiuno per dimostrare che il governo è bravo, al tiggitré per argomentare come i sindacati che fanno casino per avere più soldi hanno ragione, al tiggiquattro per sentenziare con carattere di definitività di che razza di imbecilli sia composto il nostro governo comunista che ci fa vivere nella cappa di piombo della dittatura comunista!!!!! Bravi, bravi, signori scienziati, applausi!!!!!!!!clap!clap!
Economia o economie??????
I signori economisti si danno arie da gran scienziati, e in fondo, forse hanno ragione: hanno o non hanno scoperto, con la teoria dell'interesse, quella "virtus dormitiva" che il medico di Molière aveva attribuito all'oppio per spiegare i suoi effetti??? Ci sono due concetti-base, zoccolo duro della filosofia che fa da sfondo alla loro piramide deduttiva: la teoria dell'equilibrio come condizione ottimale del sistema e la teoria del prezzo - valore della merce risultante dal gioco anonimo della domanda e dell'offerta. Ora, mica io voglio impedire agli economisti di costruire la loro disciplina partendo dai presupposti che vogliono loro!!! Però quando pretendono di essere oggettivi, francamente, fanno ridere, perché non si rendono conto che la loro disciplina poggia su principi che sono stati selezionati a priori fra una rosa di altri presupposti altrettanto attendibili e sui quali è possibile erigere un altro edificio teorico, un'altra economia. Ad esempio abbandonando il presupposto dell'equklibrio a tutti i costi, è possibile costruire un'altra economia, basata sullo squilibrio sistematico dei conti. Dobbiamo immaginare, in altre parole, che le transazioni economiche non conducono ad un prezzo di equilibrio perché gli agenti che le mettono in atto sono interessati, non già ad ottenere un prezzo oggettivo per la merce oggetto di scambio, ma a migliorare lo stato dei rapporti che li legano reciprocamente. Questo tipo di logica, che potremmo chiamare "altruistica", anche se forse l'aggettivo non è del tutto calzante, coesiste con l'altra logica "utilitaristica" che massimizza l'utile individuale a breve termine conducendo all'equilibrio quando si incontra con altri soggetti che agiscono secondo la medesima logica. Facciamo un esempio: i rapporti di scambio tra me e casasana. Noi ci scambiamo parecchie cose, come fanno tuti gli amici: compagnia, inviti, pasti, informazioni, insulti, ecc. In teoria si potrebbero seguire due logiche in questo scambio: quella dell'equilibrio (io ti do una cosa e tu mi dai un'altra cosa dello stesso controvalore e se non ce l'hai hai un debito calcolabile e che dovrai saldare) e quella dello squilibrio, consapevole e voluto, che rovescia i termini (io ti dò tutto ciò che riesco a darti e acquisisco status sociale e benevolenza attraverso il "dare", quindi non calcolo quello che dò, e mi ritengo vincitore non se ho raggiunto l'equilibrio con quello che mi dai tu, ma se, fermatomi a pensare a tutto il ciclo di dare e avere che c'è tra me e te, mi ritengo in debito con te perché valuto di aver ricevuto da te più di quello che ti ho dato io). E' complicato??? Più complicato in verità a dirsi che a farsi! Se noi diamo, nel momento in cui si dà, è vero che si perde qualcosa, che viene contabilizzato dall'economia ufficiale, ma in quello stesso momento si sta anche alimentando un rapporto interpersonale, quindi è come se si stia investendo in un capitale, che, invece, l'economia ufficiale non contabilizza. Ecco che, secondo questa logica, l'equilibrio non è più la condizione senza la quale il sistema non funziona ma, al contrario, lo squilibrio ne diventa la condizione di funzionamento. Perché è soltanto lo squilibrio e la gratitudine che ne deriva che tiene unite le persone e le fa essere comunità: la comunità è il groviglio, la rete di relazioni dare-avere tra i suoi membri e più è fitto e più si ha comunità. In questo groviglio, quando le cose funzionano, nessuno sarà in grado di discernere quanto appartenga all'uno e quanto all'altro. Inoltre, lo squilibrio contabile produce un miracolo: che sempre, se il rapporto funziona, entrambi i contraenti credono di essere in debito l'un l'altro!!!!! Conoscete voi coniugi o coppie di amici nei quali l'uno dice dell'altro che "mi ha dato più di quanto io abbia dato"? E non è, questo, un meraviglioso "miracolo contabile" inspiegabile seguendo i parametri economici convenzionali secondo i quali se c'è uno che guadagna l'altro perde?? Ecco, è su questa base che si può costruire un'ECONOMIA SOLIDALE. E lo si può fare RIBALTANDO LE CREDENZE. Sì, perché il CREDERE è alla base del tutto. Credere in certi presupposti che fondino la nostra vita associata piuttosto che in altri. L'equilibrio è, in effetti, uno dei fattori che minano la socialità: se io, infatti, posso ad ogni istante recedere dal un rapporto a due perché non mi trovo in una situazione di credito né di debito, prima o poi, presentandosene l'occasione, lo farò, perché non ci saranno legami che mi trattengano. Così il tessuto sociale avrà una maglia in meno. Un altro esempio: considerate voi quello che succede quando le coppie si dividono: tutti e due cominciano a calcolare quello che prima non calcolavano, cioè i loro apporti verso l'altro e la coppia, e allora pensano entrambi di aver dato di più all'altro rispetto a quanto hanno ricevuto. E intanto, proprio attraverso questo calcolo, entrambi hanno peggiorato la qualità della loro vita!!! Questa è la prova del nove che mostra come il benessere derivi da credenze, che dobbiamo far proprie. Per costruire il villaggio, dobbiamo prima SCEGLIERE LE CREDENZE CUI APPOGGIARCI, COSTRUIRE I NOSTRI MITI, sottoponendo a critica i miti nei quali siamo stati educati e scegliendone degli altri.
Voi che dite????
Ciao.
Infringer
Caro Infringer,
ho trovato assai stimolanti le tue osservazioni su "Economia o economie?", dalle quali mi piace estrarre quello che mi sembra un indiscutibile punto fermo epistemologico:
"Ora, mica io voglio impedire agli economisti di costruire la loro disciplina partendo dai presupposti che vogliono loro!!! Pero' quando pretendono di essere oggettivi, francamente, fanno ridere, perche' non si rendono conto che la loro disciplina poggia su principi che sono stati selezionati a priori fra una rosa di altri presupposti altrettanto attendibili e sui quali e' possibile erigere un altro edificio teorico, un'altra economia."
Non avrei voluto commentare, perche' impiego gia' tantissimo del mio tempo qui davanti al PC, e non voglio finire con l'essere un grafomane, ancorche' controvoglia. Mi e' capitato pero' proprio da poco di partecipare a un seminario sui modelli matematici nell'economia, e piu' il relatore andava avanti piu' mi rendevo conto di quanto fossero azzeccate le tue considerazioni, e realmente terribile la "filosofia" di un'intera classe di persone, che purtroppo si trova in misura sempre crescente nei posti dirigenti la nostra societa' (italiana ed europea). Altro che valori della fraternita' e della solidarieta', una parte guadagna solo se un'altra perde, e viene descritto come sommo peccato ogni intervento dello Stato che cerchi di riportare un po' d'equilibrio in quello che deve restare viceversa un mercato "libero" e "adulto", libero appunto di ferire i piu' sprovveduti senza neanche provare senso di colpa, appunto perche' l'adulto che decide di competere nell'arena economica sa i rischi che corre, e quindi: nessuna pieta' per i vinti...
Tutto comincia quando si scambiano i ruoli gerarchici tra etica ed economia, ed al primato della prima viene fatto subentrare quello della seconda. Mi piace allora citarti il libro del grande economista e scrittore Geminello Alvi, "Le seduzioni economiche di Faust", Ed. Adelphi, 1989, nel quale si collega anche in modo inquietante lo sviluppo della scienza moderna con il "ribaltamento" sopra descritto (si possono naturalmente descrivere gli stessi "eventi" mantenendo la dipendenza di carattere "logico" dell'economia dall'etica, e parlando invece della sostituzione di alcuni valori determinanti provenienti dalla regione dello "spirito" con altri provenienti da quella della "materia"); inoltre, un illuminante pensiero di questo autore (non so se lo ha mai esplicitamente scritto da qualche parte):
"La matematica nell'economia spesso non e' altro che un espediente retorico per giustificare le scelte del potere."
Bene, concludo informandoti che, per aver sostenuto la tesi del primato dell'etica sull'economia, e la dipendenza delle "leggi" economiche da quelle "morali", fu cacciato dall'insegnamento nella Facolta' di Economia e Commercio a Bologna il Prof. Luciano Tansini (non ricordo ora esattamente quanti anni fa, direi quasi una trentina, potrei andare a guardare la data precisa - Tansini ricorda le sue vicissitudini in pagine bellissime), e che tutta l'attuale situazione non puo' che far venire in mente le parole di Ezechiele (28: 16-18):
"Per l'abbondanza del tuo commercio, tutto in te s'e' riempito di violenza, e tu hai peccato ... Il tuo cuore s'e' fatto altero per la tua bellezza; tu hai corrotto la tua saviezza a motivo del tuo splendore ... Con la moltitudine delle tue iniquita', colla disonesta' del tuo commercio, tu hai profanato i tuoi santuari...".
Ciao, e grazie,
UB
Risposta di Infringer:
Subject: VES dib. ECONOMIA COME GIOCO
Date: Fri, 18 Feb 2000 15:24:14 +0100
From: "Villaggio Ecologico Solidale" <santori@libero.it>
Organization: Santori Fabrizio
To: "VES Mailing List" <santori@libero.it>
Ciao, sono Infringer, il cattivo (ve lo dico perché sennò non si capisce
mai da chi arriva il messaggio, perché non lo fate anche voi?).
Grazie UB, per le tue parole. Voglio corroborare quanto tu dici da un altro
punto di vista.
Qualche giorno fa stavo giocando con alcuni bambini (come me). Giocavamo a rincorrerci in una magnifica piazza di un paese di collina. Ad un certo punto, ho proposto di mutare le regole del gioco, perché non mi sembrava sufficientemente stimolante. Lo volevo rendere più competitivo e allora siamo passati da un gioco che prevedeva l'immedesimazione e lo scambio dei ruoli (inseguitore-inseguito), ad un altro che prevedeva la competizione fra più squadre, una che avrebbe vinto e l'altra che avrebbe perso. Con mia sorpresa è venuto fuori che l'ethos competitivo ha peggiorato notevolmente il clima che si era creato fra noi. I bambini cominciavano a discutere sull'interpretazione delle regole e sulla correttezza o meno della loro applicazione e i loro sorrisi si erano spenti, al termine del gioco. Avevo sbagliato tutto, con quella proposta. I bambini (e anche io) preferiscono VIVERE DEI RUOLI e non COMPETERE. Poi ho pensato che ogni gioco può essere svolto secondo entrambe queste modalità. Nel mondo della produzione, la logica è la stessa. Ciò che facciamo di "economico" è un gioco, e può essere svolto secondo la modalità della cooperazione o secondo quella della competizione. Se pensiamo che quest'ultima sia l'unica modalità degna dei giochi economici, siamo veramente strabici: proprio come gli economisti saputelli che danno ricette per il "bene" della patria.
Forse qualcuno, in buona fede, ritiene che l'economia debba essere così, competitiva, perché l'esperienza avrebbe dimostrato che le cooperative "non funzionano". Ma non funzionano proprio perché vengono sistematicamente ignorate quelle variabili che le farebbero funzionare: nelle cooperative che conosciamo non si è "gruppo", viene applicata malauguratamente la cosiddetta regola democratica del 51% (invece della condivisione), non si lavora sulla fiducia. Così le èlites che le dirigono riproducono esattamente le stesse dinamiche che vigono nelle gerarchie delle imprese capitalistiche, se possibile peggiorandole. E' noto, infatti, come queste élites mettano in atto strategie volte ad autoperpetuarsi, in barba ai principi della cooperazione.
Che ne dite se continuiamo la nostra discussione su questo registro (ECONOMIA COME GIOCO)? Qualcuno conosce il DILEMMA DEL PRIGIONIERO e può riproporlo nel gruppo, come stimolo per una presa di posizione?
Ciao da Infringer … quello delle stoccate pungenti!
[…] Lo sapete che anche Fazio, giusto pochi istanti prima che gli si
appiattisca l'elettroencefalogramma, ha scoperto che la globalizzazione può aumentare le disuguaglianze e che urge munire il mercato di regole etiche sennò è un casino? Che dite, forse c'è speranza! Lo mandiamo a un corso di alfabetizzazione?? Gli scriviamo una lettera facendo anche una colletta per pagarglielo? (mica scherzo, dico sul serio) […]
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Solidale (VES) inviare richiesta a santori@libero.it
Al momento sono iscritti n° 38 indirizzi (aggiornato il 18-02-00).
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Appendice:
Subject: VES links BILANCIOSOCIALE
Date: Fri, 18 Feb 2000 15:24:56 +0100
From: "Villaggio Ecologico Solidale" <santori@libero.it>
Organization: Santori Fabrizio
To: "VES Mailing List" <santori@libero.it>
BILANCIOSOCIALE.IT
http://www.bilanciosociale.it/
Qui si possono trovare informazioni relative ai metodi, alle tipologie di
Bilancio Sociale in Italia ed una lista di quelli presenti nel web.
"Il Bilancio Sociale e' uno strumento potenzialmente straordinario,
rappresenta infatti la certificazione di un profilo etico, l'elemento che
legittima il ruolo di un soggetto, non solo in termini strutturali ma
soprattutto morali, agli occhi della comunita' di riferimento, un momento
per enfatizzare il proprio legame con il territorio, un'occasione per
affermare il concetto di impresa come buon cittadino, cioe' un soggetto
economico che perseguendo il proprio interesse prevalente contribuisce a
migliorare la qualita' della vita dei membri della societa' in cui e'
inserito".
Leggete bene queste frasi, prese direttamente dalla prima pagina del sito,
e confrontatele con il sistema economico attuale. Come puo' un profilo
etico prendere corpo in una logica prettamente liberista, attenta al
concetto di monopolio travestito da concorrenza perfetta, e
contemporaneamente legittimarsi sotto il profilo morale agli occhi della
comunita' di riferimento? La risposta e' molto semplice: non puo'. Se si
utilizza il liberismo come una clava comandata dall'egoismo, e' impossibile
trovare forme di equita' sociale.
E' significativa, in questo senso, l'elaborazione del concetto di "bilancio
sociale", ovvero di un mezzo a disposizione dell'impresa per "individuare
la propria funzione sociale", un affiancamento al bilancio contabile di una
relazione sulle attivita' sociali svolte, "una sorta di bilancio delle
attivita' sociali compiute". Uno dei meriti principali di questo sito e'
proprio quello di fornirci informazioni trasparenti sulla redazione e sui
contenuti dei bilanci sociali di alcune grandi societa' italiane. Leggete,
in particolare, i dettagli relativi ad Acea, Eni, Enel, Telecom e Unipol;
sperando che, in futuro, anche altre societa' di primaria importanza
possano seguire il loro esempio.
Ernesto Di Nisio <erdinisi@tin.it>
caSASAna
Villaggio Ecologico Solidale
V.S.Bernardino 16/a, 60041 Sassoferrato An, Italy; c/c p.14622609
0348 5114842, 0732 959811 casa, icq #25476586
meglio santori@worldonline.it o santori@libero.it
"Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta" Socrate
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